lunedì 21 febbraio 2011


22 FEBBRAIO
CATTEDRA DI SAN PIETRO, APOSTOLO (f)


Ad Officium lectionis
Hymnus
Iam, bone pastor, Petre, clemens áccipe
vota precántum, et peccáti víncula
resólve, tibi potestáte trádita,
qua cunctis cælum verbo claudis, áperis.

Sit Trinitáti sempitérna glória,
honor, potéstas atque iubilátio,
in unitáte, cui manet impérium
ex tunc et modo per ætérna sæcula. Amen.

Lectio altera
Ex Sermónibus sancti Leónis Magni papæ
(Sermo 4 de Natali ipsius, 2-3: PL 54, 149-151)
Ecclesia Christi in Petri fidei firmitate consurgit
De toto mundo unus Petrus elígitur, qui et universárum géntium vocatióni, et ómnibus Apóstolis cunctísque Ecclésiæ pátribus præponátur: ut, quamvis in pópulo Dei multi sacerdótes sint multíque pastóres, omnes tamen próprie regat Petrus, quos principáliter regit et Christus. Magnum et mirábile, dilectíssimi, huic viro consórtium poténtiæ suæ tríbuit divína dignátio; et, si quid cum eo commúne céteris vóluit esse princípibus, numquam nisi per ipsum dedit quidquid áliis non negávit.
Omnes dénique Apóstolos Dóminus quid de se hómines opinéntur intérrogat; et támdiu sermo respondéntium commúnis est, quámdiu humánæ ignorántiæ ambigúitas explicátur.
At ubi quid hábeat sensus discipulórum exígitur, primus est in Dómini confessióne, qui primus est in apostólica dignitáte. Qui cum dixísset: Tu es Christus, Fílius Dei vivi, respóndit ei Iesus: Beátus es, Simon Bar-Iona, quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus qui in cælis est; id est, ídeo beátus es, quia te Pater meus dócuit, nec terréna opínio te feféllit, sed inspirátio cæléstis instrúxit; et non caro nec sanguis, sed ille me tibi, cuius sum unigénitus Fílius, indicávit.
Et ego, inquit, dico tibi: hoc est, sicut Pater meus tibi manifestávit divinitátem meam, ita et ego tibi notam fácio excelléntiam tuam: Quia tu es Petrus: id est, cum ego sim inviolábilis petra, ego lapis anguláris, qui fácio utráque unum, ego fundaméntum præter quod nemo potest áliud pónere; tamen tu quoque petra es, quia mea virtúte solidáris, ut quæ mihi potestáte sunt própria, sint tibi mecum participatióne commúnia.
Et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Super hanc, inquit, fortitúdinem ætérnum éxstruam templum, et Ecclésiæ meæ cælo inserénda sublímitas in huius fídei firmitáte consúrget.
Hanc confessiónem portæ ínferi non tenébunt, mortis víncula non ligábunt: vox enim ista vox vitæ est. Et sicut confessóres suos in cæléstia próvehit, ita negatóres ad inférna demérgit.
Propter quod dícitur beatíssimo Petro: Tibi dabo claves regni cælórum. Et quæcúmque ligáveris super terram, erunt ligáta et in cælis; et quæcúmque sólveris super terram, erunt solúta et in cælis.
Transívit quidem étiam in álios Apóstolos ius potestátis istíus, et ad omnes Ecclésiæ príncipes decréti huius constitútio commeávit; sed non frustra uni commendátur, quod ómnibus intimétur. Petro enim ídeo hoc singuláriter créditur, quia cunctis Ecclésiæ rectóribus Petri forma præpónitur.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 4 nell'anniversario della sua elezione, 2-3); PL 54, 149-151)
La Chiesa di Cristo s'innalza sulla salda fede di Pietro
Tra tutti gli uomini solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. Carissimi, Dio si è degnato di rendere quest'uomo partecipe del suo potere in misura grande e mirabile. E se ha voluto che anche gli altri principi della Chiesa avessero qualche cosa in comune con lui, è sempre per mezzo di lui che trasmette quanto agli altri non ha negato.
A tutti gli apostoli il Signore domanda che cosa gli uomini pensino di lui e tutti danno la stessa risposta fino a che essa continua ad essere l'espressione ambigua della comune ignoranza umana. Ma quando gli apostoli sono interpellati sulla loro opinione personale, allora il primo a professare la fede nel Signore è colui che è primo anche nella dignità apostolica.
Egli dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; e Gesù gli risponde: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16, 16-17). Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un'ispirazione celeste. La mia identità non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito. Gesù continua: «E io ti dico»: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. «Tu sei Pietro». Ciò significa che se io sono la pietra inviolabile, «la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo» (cfr. Ef 2, 14. 20), il fondamento che nessuno può sostituire, anche tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Così la mia prerogativa personale è comunicata anche a te per partecipazione. «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Cioè, su questa solida base voglio costruire il mio tempio eterno. La mia Chiesa destinata a innalzarsi fino al cielo, dovrà poggiare sulla solidità di questa fede.
Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell'inferno chi la nega. E' per questo che a san Pietro viene detto: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherei sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 19). Certo, il diritto di esercitare questo potere è stato trasmesso anche agli altri apostoli, questo decreto costitutivo è passato a tutti i principi della Chiesa. Ma non senza ragione è stato consegnato a uno solo ciò che doveva essere comunicato a tutti. Questo potere infatti è affidato personalmente a Pietro, perché la dignità di Pietro supera quella di tutti i capi della Chiesa.


 

Oratio
Præsta, quæsumus, omnípotens Deus, ut nullis nos permíttas perturbatiónibus cóncuti, quos in apostólicæ confessiónis petra solidásti. Per Dóminum.

Prefazio tratto dal Messale Ambrosiano:
    
E’veramente cosa buona e giusta
renderti grazie, o Dio eterno e buono,
e ammirare la tua grandezza
specialmente nei santi che ponesti a sostegno della tua Chiesa.
   L'avevi prefigurata, con mirabile consiglio,
nell'antica alleanza
e al compiersi dei tempi
la innalzasti sul fondamento degli apostoli.
   Tra loro volesti scegliere Pietro,
che primo riconobbe la divinità del tuo Cristo,
e ne facesti la solida roccia
su cui venne edificata la Chiesa.
   Tu lo hai costituito guida e custode
di tutto il tuo gregge
perché nei secoli confermasse i suoi fratelli.
   Il tuo Figlio e nostro Signore Gesù
gli affidò le chiavi del regno
perché quanto stabilisse sulla terra
tu, o Padre, ratificassi nei cieli.
  Oggi noi celebriamo con ossequio devoto
il compito provvido e singolare,
affidato al capo degli apostoli,
mentre uniti ai cori degli angeli
cantiamo l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo, ...



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