L’ex arcivescovo di Canterbury:
«Tra una generazione
la Chiesa in Inghilterra sarà estinta»
«La Chiesa anglicana sarà estinta tra
una generazione». È quasi apocalittica la sentenza di Lord Carey, ex
arcivescovo di Canterbury, che ha lanciato un allarme ieri in occasione
dell’apertura del sinodo della Chiesa di Inghilterra. Le sue parole sono state
riprese all’interno del Sinodo dall’arcivescovo di York John Sentamu, secondo
cui «discutere di qualsiasi cosa che non sia attrarre nuove fedeli è come
cambiare i mobili mentre la casa sta andando a fuoco».
DONNE VESCOVI E ALTRI CAVILLI. Durante il Sinodo, ancora una volta,
sarà riproposta la legislazione che
permette alle donne di essere ordinate vescovi. Ma per il reverendo Sentamu
«abbiamo speso troppo tempo a ragionare su cavilli mentre gli inglesi sono
lasciati ad annaspare in mezzo ad assenza di significato, angoscia e
disperazione». Nelle sue dichiarazioni Lord Carey, che più di ogni altro nella
Chiesa anglicana si era opposto al
matrimonio gay, ha anche aggiunto che «dovremmo vergognarci di noi stessi. Se
non investiamo sui giovani non avremo un futuro».
«CRESCENTE ANTIPATIA VERSO LA FEDE». In un documento presentato al
Sinodo e approvato anche dall’attuale arcivescovo di Canterbury, Justin Welby,
si legge che «c’è troppa violenza, troppe famiglie divise, una grande mancanza
di sicurezza sul lavoro e troppi giovani che non sanno per quale scopo
spendersi. C’è una crescente antipatia nei confronti della fede e sempre meno
religiosi devono occuparsi dello stesso numero di chiese ma con un numero
inferiore di fedeli. Se ci sarà un ulteriore declino sarà impossibile mantenere
la Chiesa di Inghilterra come istituzione nazionale, presente in ogni comunità».
«LA CHIESA PUÒ CRESCERE». L’arcivescovo di York è comunque
convinto che «la Chiesa possa crescere e debba crescere ma oggi far parte della
Chiesa non è più qualcosa di naturale nella vita delle persone». La Chiesa
anglicana è sempre più sotto attacco in Inghilterra: settimana scorsa la Società secolare nazionale ha
fatto causa allo Stato inglese per cercare di abolire l’incoronazione religiosa
del monarca. «Non è più appropriato insediare un capo di Stato con una
cerimonia religiosa di una denominazione cristiana che la domenica è seguita in
chiesa da meno del due per cento della popolazione».
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