mercoledì 6 novembre 2013

CHIESA A BREVE TERMINE

Le aperture di Papa Francesco sono un bene: però attenti a non esagerare

CHIESAL’EDITORIALE. Mercoledì, 6 11 2013
A me il carisma di Papa Francesco piace molto. Mi piacciono le parole finalmente vicine alle persone comuni. Mi piace l’idea di una Chiesa che ritorni alla parola semplice del Vangelo. Mi piace una Chiesa che ricordi l’umiltà. Mi piace un Papa che non se la tiri. Mi piace la modernità delle sue strategie comunicative.
Non posso non sottolineare difatti – sono un giornalista, questo è il mio mestiere – che Bergoglio sia pure un marpione… che le sue dichiarazioni sappiano quali corde andare a toccare, che l’idea della “telefonata” è una trovata mediatica sensazionale, che al conclave fu precisa la scelta di “rimodellare la Chiesa” rispetto “all’austerità” di Papa Benedetto XVI.
Tutto questo a me piace, mi sta bene, ci sta.
Però bisogna stare attenti più che mai. Sono molto perplesso – ve lo confesso – di fronte al “questionario” che la Chiesa da ieri rilascia su temi come la contraccezione, il divorzio e i matrimoni gay. E’ un’altra geniale trovata di Francesco, è un’altra grande mossa per avvicinarsi al grande pubblico dei fedeli, però sono un po’ preoccupato.
Le aperture di Francesco ai gay e ai divorziati le avevo accolte con lo stesso spirito di cui vi parlavo prima: consapevole del fatto che fossero trovate mediatiche molto azzeccate, ma nello stesso tempo favorevole a una Chiesa meno austera di prima. Idem sui discorsi che Francesco ha tenuto all’isola di Lampedusa: mi rendo conto che un Papa debba essere sempre per l’apertura, e dunque ho ingoiato la pillola un po’ amara delle sue “frontiere aperte”.
Ma il questionario no. Il questionario mi sembra troppo. La strategia comunicativa di ringiovanimento della Chiesa non può e non deve minare – secondo me – l’autorità dell’ente morale. Nessun questionario può mettere in dubbio il fatto che un bambino debba avere un papà di genere maschile e una mamma di genere femminile. Bisogna difendere la procreazione naturale, bisogna difendere la famiglia “tradizionale”- o meglio: la Chiesa deve farlo.
Il questionario è un’arma davvero a doppio taglio. Sono un giornalista, amo le sfumature di grigio, amo le domande, mi pongo sempre il dubbio. Ma oggi sento di dover dire che serve una Chiesa che non transige su certe cose; visto che poi – altrove – si cerca in tutti i modi di fare perdere dei valori. La Chiesa – perdonatemi la paradossale espressione! – deve essere sempre “l’avvocato del diavolo”. La Chiesa deve insistere su determinati concetti (come la “famiglia tradizionale” per l’appunto) in modo da presentarsi forte dinanzi a qualsiasi trattativa con la storia.
Ma se la Chiesa stessa comincia a traballare, a concedere, a farsi venire dei dubbi, beh… di sicuro riceverà tanti applausi, e sarà più popolare della posizione che io sto esprimendo in questo momento… ma un domani (e la Chiesa ha il dovere di pensare a lungo termine) tutto questo potrebbe rivelarsi un boomerang da cui sarebbe difficile tornare indietro.
Fermo restando che io sono per la libertà, per la modernità e per la grande umanità di Papa Francesco… che cosa succederebbe se al questionario la stragrande maggioranza delle persone rispondesse di sì ai figli affidati a coppie gay? Per carità, cosa legittima… ma questa cosa otterrebbe dunque il patrocinio della Chiesa Cattolica? E’ questa la domanda.
Salvatore-Todaro_avatar_1378053232-100x100Salvatore Todaro
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