ARCHIDIOCESI DI MATERA
E’ NECESSARIO CONFESSARE
I PECCATI MORTALI
PRIMA
DELLA COMUNIONE
Miei dilettissimi Fratelli e Figli dell’ Archidiocesi
di Matera!
Ci pervengono frequenti lamentele e accorate
richieste di chiarificazione da parte di molti fedeli, per la diffusione di
dottrine che gettano deleteria confusione nel Popolo di Dio, circa la
necessità della Confessione Sacramentale dei peccati mortali, prima di ricevere la
Santa Comunione.
Ci sia consentito, nella nostra responsabilità, da Cristo affidataci,
di Maestro e Pastore di questa Chiesa che è in Matera, esprimere profondo rammarico se alcuni, per
imprudenza o temerarietà, in privato o in pubblico, si credessero autorizzati a
diffondere tali dottrine che sono solo ipotesi personali ma che non
appartengono alla fede vissuta dalla Chiesa.
Si assumerebbero costoro l’enorme
responsabilità di porsi — per malinteso spirito di novità — in contrasto con il magistero autentico e
con la comunione ecclesiale!
QUALE LA DOTTRINA AUTENTICA DELLA CHIESA?
1) S.
PAOLO APOSTOLO, nella 1" lettera ai Cristiani di Corinto - Parola di Dio !
- in cui narra l'istituzione della Santa Eucarestia, afferma categoricamente e con
parole roventi la necessità di essere in grazia di Dio prima di
accostarsi alla S. Comunione:
«Chiunque mangerà questo pane e berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del Corpo e Sangue del
Signore. Ciascuno dunque esamini se stesso e mangi di questo pane e beva di
questo calice. Perchè chi mangia e beve indegnamente, senza discernere il Corpo
del Signore, mangia e beve Ia propria condanna» (1 Cor. 11, 23-29).
2) Il monito
di S. Paolo fu fatto proprio dalle ANTICHISSIME LITURGIE che fanno dire al
celebrante: «Le cose Sante ai Santi», cioè a chi è in grazia di Dio. S. Giovanni Crisostomo commenta così
queste parole: «Tutti quelli che non sono santi (in grazia di Dio) non si accostino alla
Comunione».
La prassi della Chiesa ha sempre posto la
Comunione Eucaristica alla fine del cammino penitenziale che si concludeva con
la riconciliazione. Anzi, per molti secoli, la più dolorosa penitenza
consisteva — col prolungarne il periodo — nella privazione della Comunione. Ce lo ricorda S. Ambrogio nel suo
trattato sulla Penitenza (cfr. 2, 3, 18, 87).
3) In
concordanza col monito di S. Paolo e con la prassi della Chiesa, il CODICE Dl
DIRITTO CANONICO è tassativo: «Nessuno che abbia l’anima gravata di peccato mortale, anche se si
ritenga contrito, acceda alla Comunione senza aver premesso la Confessione
Sacramentale ... » (Can.
856).
4) I
VESCOVI ITALIANI nella loro veste di MAESTRI della FEDE,
hanno emanato il 12 luglio 1974 il
documento «Evangelizzazione e Sacramento della Penitenza» in cui scrivono al N. 58:
«Non è conciliabile con l’insegnamento della Chiesa la teoria secondo la quale l'Eucarestia, che pure è efficacissimo «antidoto che ci libera
dalle nostre colpe quotidiane e ci preserva dai peccati mortali» (Paolo VI: Euch.
Mysterium 35, 25 maggio 1967), perdonerebbe il peccato mortale senza che il peccatore ricorra al
Sacramento della Penitenza. L'affermazione del Concilio di Trento che l'Eucarestia
rimette i peccati gravi va vista nella luce di tutto il documento conciliare.
Esso significa che il Sacriflcio della Messa, da cui proviene alla Chiesa ogni
grazia, ottiene al peccatore il dono della conversione senza cui il perdono non
è possibile; al tempo stesso corrobora il penitente, già riconciliato con Dio,
nella lotta contro le tentazioni, suscitando in lui il fervore della carità.
Ciò non significa affatto che quelli che hanno
commesso un peccato veramente mortale possano accostarsi alla comunione
eucaristica, senza essersi prima riconciliati con Dio nella Chiesa: la
necessità di confessare i peccati mortali infatti deriva non solo dal precetto della
Chiesa, ma dalla volontà stessa di Cristo».
5) E'
puro arbitrio attribuire valore di sacramento all’atto penitenziale che dà inizio alla Santa
Messa. E' solo un sacramentale, non un Sacramento! (cfr.
Ord. Penit. n. 37).
II S. Padre PAOLO VI lamentava questa
deviazione nell’allocuzione tenuta all’udienza generale del 9 giugno 1971:
«Occorre
avere l’anima pura, aver recuperato la grazia mediante la penitenza, il
Sacramento della riabilitazione, prima di accedere all'abbraccio di Cristo.
Oggi vi è chi tenta esonerare i fedeli da questa indispensabile condizione: ma
sono «fedeli» quelli che ne
dispensano?» (O.R. 10/6/1971).
6) Quali siano i peccati oggettivamente «gravi», abbiamo imparato sin
dall'infanzia dal Magistero vivo di Santa Madre Chiesa. Nessuno può osare distaccarsene. S.
Paolo nelle sue lettere presenta, solo a titolo esemplificativo, un elenco di
peccati che «escludono dal Regno di Dio».
Ci preme richiamare come oggettivamente
gravi: i peccati contro il VI e il IX comandamento
(pensieri, desideri, atti impuri), e il non voler partecipare alla S. Messa
festiva.
Questi non sono i soli peccati «gravi», né sono i più «gravi», ma l'esplicito richiamo
viene suggerito dal fatto che vi è chi osa presentarli come peccati veniali o
addirittura esaltarli come liberanti!
Sugli altri e su questi ritorneremo con uno
scritto più approfondito.
Altra cosa invece e la imputabilità soggettiva! Infatti, la
misura della consapevolezza e della libertà interiore, e quindi
della gravità, potrà variare a seconda dell’età, delle circostanze, delle persone e dei condizionamenti psicologici.
Su questo argomento, nel mese di gennaio del
corrente anno, indirizzammo al Clero, alle Religiose ed ai Laici impegnati
nella Pastorale una NOTIFICAZIONE dal titolo: «Coscienza personale,
norme morali e Magistero in relazione al Sacramento della Penitenza» riportata nel
Bollettino Ufficiale dell'Archidiocesi
di Matera del 14 settembre 1975, pp. 19-21.
Disponiamo che suddetta «Notificazione» venga letta e spiegata
ai fedeli come parte integrante del presente documento.
7) CONFESSIONE FREQUENTE E CONFESSORI
Bisogna evitare due eccessi: quello di chi — anche se non ha peccati
mortali — mai osa comunicarsi se prima non si confessi; e quello di chi si confessa
solo quando e conscio di peccati mortali. La Eucharisticum Mysterium, n. 35, ha
dato la regola giusta: «Si istruiscano coloro che hanno l'abitudine di comunicarsi ogni giorno o frequentemente,
ad accostarsi al Sacramento della Penitenza a intervalli
proporzionati alla loro condizione di vita».
In ogni caso: la confessione
fatta frequentemente e bene dei soli peccati veniali, permette moltiplicati
contatti con Cristo e risulta pertanto molto fruttuosa. Non è detto che le
confessioni fatte a lunga distanza siano le più ben fatte. Anzi .. . (cfr. Ord. Pent. nn. 7 a e b).
8) A voi sacerdoti diciamo: oltre che Confessori
per la riconciliazione, siate direttori spirituali, specie per chi vuol tendere alla
perfezione. Per questo ci vuole: carità che renda disponibili, vita di preghiera,
sforzo proprio di tendere alla santità, scienza e prudenza: e cosa pericolosa se manca
una di queste virtù. (cfr. Ordo Penit. n. 10, a, b, c, d).
Vi benedico tutti — auspice la Madonna SS.
del Rosario — con grande affetto, nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo.
+ Michele Giordano Arcivescovo
N.B.
1) II
presente documento deve essere letto e spiegato, unitamente alla Notificazione
su citata, in tutte le SS. Messe della
Domenica 12 ottobre.
2) Dal
giorno 11 ottobre 1975 al 31 ottobre 1976 deve rimanere affisso all’ingresso di
tutte le Chiese e nelle sale delle varie associazioni cattoliche il manifesto
copia del detto documento.
3) Sia subito stabilito e rispettato con
costanza, per i giorni feriali, un orario delle Confessioni che deve rimanere
permanentemente esposto all’ingresso della Chiesa.
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