ATTEGGIAMENTI DEPLOREVOLI: LA CRITICA CORROSIVA E LE ASSURDE PAURE

Diletti Figli e Figlie!
Noi dicevamo ai visitatori dell’udienza scorsa: costruite la Chiesa!
Ora riprendiamo il discorso con voi dicendovi: amate la Chiesa! Noi Ci riferiamo ancora allo spirito del Concilio, spirito che vorremmo puro e ardente in questi anni nei quali dobbiamo meditare e applicare i molti e grandi insegnamenti che il Concilio stesso ci ha lasciati. Alcuni pensano che il Concilio sia già superato; e, non ritenendo di esso che la spinta riformatrice senza riguardo a ciò che quelle solenni assise della Chiesa hanno stabilito, vorrebbero andare oltre, prospettando non già riforme, ma rivolgimenti, che credono potere da sé autorizzare, e che giudicano tanto più geniali quanto meno fedeli e coerenti con la tradizione, cioè con la vita, della Chiesa, e tanto più ispirati quanto meno conformi all’autorità e alla disciplina della Chiesa stessa, ed ancora tanto più plausibili quanto meno differenziati dalla mentalità e dal costume del secolo.
Uno spirito di critica corrosiva è diventato di moda in alcuni settori della vita cattolica: vi sono, ad esempio, riviste e giornali che pare non abbiano altra funzione oltre quella di riportare notizie spiacevoli circa fatti e persone dell’ambito ecclesiastico; non di raro le presentano in modo unilaterale e fors’anche un po’ alterate é drammatizzate per renderle interessanti e piccanti, e abituano così i loro lettori non già ad un giudizio obbiettivo e sereno, ma ad un sospetto negativo, ad una diffidenza sistematica, ad una disistima preconcetta verso persone, istituzioni, attività ecclesiastiche; e quindi inducono lettori e seguaci ad un affrancamento dal rispetto e dalla solidarietà, che ogni buon cattolico, anzi ogni onesto lettore, dovrebbe avere verso la comunità e verso l’autorità ecclesiale. Non la premura dell’informazione esatta e completa, non il desiderio della correzione fraterna là dove essa è meritata, ma il gusto del sensazionale, e la compiacenza della denuncia o della contesa guidano certi pubblicisti, seminando inquietudine e indocilità negli animi di tanti buoni cattolici, non esclusi alcuni Sacerdoti e compresi non pochi giovani fervorosi. Subentra così una strana mentalità, che ‘un rinomato e distinto Professore universitario protestante, in una conversazione privata, qualificava di paura; una curiosa paura di certi cattolici d’essere in ritardo nel movimento delle idee, che li fa volentieri allineare con lo spirito del mondo, adottare con favore le idee più nuove e più opposte alla tradizione cattolica consueta; cosa che non è, a mio parere, egli diceva, conforme allo spirito del Vangelo.

LA GIOIOSA EVIDENZA DELL’INCONTRO NELLA CARITÀ
Che cosa diremo poi di certi episodi di occupazione di Chiese Cattedrali, di approvazione di films inammissibili, di proteste collettive e concertate contro la Nostra recente Enciclica, di propaganda della violenza politica per scopi sociali, di conformismo e manifestazioni anarchiche di contestazione globale, di atti d’intercomunione contrari alla giusta linea ecumenica? Dov’è la coerenza e la dignità proprie di veri cristiani? dov’è il senso di responsabilità verso la propria e verso l’altrui professione cattolica? dov’è l’amore alla Chiesa?
L’amore alla Chiesa! Vogliamo ancora supporre ch’esso non sia spento in persone che si qualificano cattoliche e che si appellano a Cristo: se davvero esse lo amano e davvero vogliono vivere del suo Vangelo, l’incontro nella carità, e quindi nella Chiesa, che animata dallo Spirito Santo risulta appunto dall’intercomunione di quanti vivono della carità, dovrebbe essere sempre in atto, e venire, quasi per intrinseco impulso, in evidenza, in una gioiosa evidenza, che spesso ci manca. Noi tanto più lo desideriamo questo amore ecclesiale quanto maggiore è il Nostro rammarico d’osservare come molti di questi cattolici inquieti sono partiti da un’alta vocazione all’apostolato, cioè al servizio e alla dilatazione della Chiesa, e come per quell’acido spirito di critica negativa e abituale, del quale dicevamo, si sono impoveriti e talora svuotati di amore apostolico, fino a diventare, in certi casi, molesti e nocivi alla Chiesa di Dio. Vengono alle labbra le parole di Gesù: «Inimici hominis domestici eius» , i nemici dell’uomo saranno i suoi di casa! (cf. Matth. 10, 36).

IL NOSTRO PROSSIMO INCOMINCIA DAI FRATELLI DI FEDE
Ma ora parliamo a voi, figli fedeli, e in voi Ci piace vedere quanti con cuore umile e franco vogliono bene alla Chiesa, e fanno eco col sentimento e con l’opera al Nostro invito: amate la Chiesa! è venuta l’ora di amare la Chiesa con cuore forte e nuovo.
La difficoltà da superare è quella della nostra miopia spirituale, che ferma lo sguardo all’aspetto umano, storico, visibile della Chiesa, e non vede il mistero di presenza di Cristo, che essa reclama e nasconde all’occhio profano non illuminato dalla fede e dall’intelligenza profonda della sua mistica realtà; questo sguardo esteriore vede la Chiesa composta di uomini imperfetti e di istituzioni temporali e limitate, mentre vorrebbe subito vederla tutta spirituale, tutta perfetta, anzi tutta idealizzata spesso secondo una immagine arbitrariamente concepita. Il volto concreto e terreno della Chiesa fa ostacolo all’amore facile e superficiale; la realtà materiale della Chiesa, quella che appare nel quadro dell’esperienza comune, sembra smentire la bellezza e la santità ch’essa per divino carisma contiene. Ma è proprio a questo punto che si prova l’amore. Se nostro dovere è l’amore del prossimo, qualunque sia l’apparenza sotto la quale esso ci si presenta; e se tanto più grande dev’essere tale amore quanto più squallida e sofferente è quella apparenza, noi dobbiamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo, anzi è il nostro prossimo per eccellenza, composta com’è da quei «fratelli di fede» (Gal. 6, 10), a cui è dovuta la preferenza del nostro amore operoso; così che i difetti ed i malanni stessi degli uomini di Chiesa dovrebbero rendere più forte e più sollecita la carità di chi della Chiesa vuol essere membro vivo, sano e paziente. Cosi fanno i figli buoni, così i Santi.

«OGGI LA CHIESA È TUTTA RIVOLTA ALLE SUE SORGENTI PER SENTIRSI VERA E VIVENTE»
E possiamo dire di più: questa difficoltà di dover amare la Chiesa nella sua umana realtà è oggi diminuita. Oggi la Chiesa presenta un volto più degno d’ammirazione, che di rimprovero e di commiserazione. Oggi in tutta la Chiesa si notano sforzi magnifici di autenticità, di rinnovamento, di vitalità cristiana, di santità; una santità meno abituale e ambientale, se volete, di quella d’altri tempi, ma più personale e cosciente, ed anche più comunitaria e più operosa. Oggi la Chiesa, dopo il Concilio, è tutta tesa verso la sua interiore riforma; preghiera e dogma si illuminano a vicenda e danno alla vita spirituale della Chiesa il senso di verità e di pienezza al suo colloquio con Dio, una profondità interiore e scavata nelle singole anime e un’espressione armonica e corale nella celebrazione liturgica dei misteri sacramentali. Oggi ogni Vescovo, ogni Diocesi, ogni Conferenza episcopale, ogni Famiglia religiosa è in fase di riforma e d’intensità d’autentica vita cattolica. Oggi ogni fedele è chiamato alla perfezione, ogni laico all’operosità apostolica, ogni gruppo ecclesiale alla responsabilità dell’attività ecclesiale, ogni coscienza ed ogni comunità all’espansione missionaria; e tutta la Chiesa al senso della propria unità e della propria cattolicità, mentre l’ardua ma leale e ardente ripresa dei contatti ecumenici riporta i cattolici alla propria riforma e alla rinnovata capacità di cordiale dialogo con i fratelli separati; oggi la Chiesa è tutta rivolta alle sue sorgenti per sentirsi vera e vivente, tutta aperta ai contatti rispettosi e salutari col mondo, cercando di trovare nella simbiosi con esso la propria funzione ministeriale di «luce» e di «sale» per un’universale salvezza; oggi l’avvertenza del suo pellegrinaggio escatologico la rende povera, libera, audace, riportata alla sua primitiva missione di teste della risurrezione di Cristo e fonte di quella trascendente speranza che infonde sicurezza e vigore ad ogni onesta speranza terrena; oggi, mentre essa si purifica da ogni indebita contaminazione terrena, alla terra predica e infonde energia morale incomparabile, fratellanza autentica e solidale, capacità di conquista d’ogni verità e di ogni ricchezza della creazione, gioia di vivere nell’ordine e nella libertà, nell’unità e nella pace.
Amare la Chiesa; ecco figli e fratelli, il dovere dell’ora presente. Amarla significa stimarla ed essere felici d’appartenervi, significa essere strenuamente fedeli; significa obbedirle e servirla, aiutarla con sacrificio e con gioia nella sua ardua missione; significa saper comporre l’appartenenza alla sua visibile e mistica compagine con l’amore onesto e generoso ad ogni altra realtà del creato che ci circonda e ci possiede, la vita, la famiglia, la società; la verità, la giustizia, la libertà, la bontà.
Così, così, figli carissimi, con la Nostra Apostolica Benedizione.