LA CHIESA AVANZA O RESTA INDIETRO? RIFLESSIONI DOPO LA MORTE DEL CARD. MARTINI - di P. Giovanni Cavalcoli, OP
di P. Giovanni Cavalcoli, OP
Non posso non unirmi anch’io alla commozione generale per la morte del card. Martini. Prego per la sua anima e Dio voglia accoglierlo nella sua gloria dopo una così lunga ed operosa vita spesa al servizio della Parola di Dio e della Chiesa.
Non si può non restare ammirati davanti ad una personalità così ricca e poliedrica, dalla cultura così vasta e dall’umanità così sensibile ai gravi problemi ed ai valori del nostro tempo, desiderosa di incarnare le esigenze morali del Vangelo nei casi umani di maggiore attualità con soluzioni audaci e magari discutibili, nonché con quello slancio e a volte quella spericolatezza che caratterizza a volte lo spirito di avventura, se così posso esprimermi, dei figli di S.Ignazio, sempre alla ricerca di nuove frontiere ad maiorem Dei gloriam.
Colpiscono altresì i numerosi attestati di stima che giungono da molti ambienti ad di fuori della Chiesa, dagli ebrei ai protestanti, dai laicisti ai non credenti, e da parte di ogni ceto della società civile ed ecclesiale. Tutto ciò indubbiamente per noi cattolici fa piacere; tuttavia - e qui voglio esser franco - questo successo oceanico non sappiamo quanto sia dovuto ad un’integrale e lineare testimonianza del Vangelo o quanto invece non sappia di successo mondano dovuto a quanto pare ad un eccessivo e indiscriminato attaccamento del Cardinale alla modernità con i suoi valori, ma anche con i suoi pericoli e difetti, o quanto non sia piuttosto dovuto ad un dialogo irenista più preoccupato di consensi che non di esprimere con chiarezza e schiettezza le ardue esigenze del Vangelo, così come ci vengono mediate ed interpretate dal dogma e dalla dottrina della Chiesa nella loro cristallina e luminosa precisione.
Al riguardo e ovviamente prescindendo da una gran quantità di esempi che si potrebbero fare, voglio fermarmi soltanto su di una affermazione assai infelice e quanto meno equivoca rilasciata dal Cardinale in una recente intervista pubblicata giorni fa dal Corriere della Sera.
Richiesto di un giudizio sull’attuale situazione della Chiesa, il Porporato ha affermato che “la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni”. La prima domanda che ci viene in mente davanti ad una dichiarazione del genere è la seguente: rimasta indietro rispetto a che cosa? Viene spontaneo e ci sembra logico rispondere: rimasta indietro rispetto alla modernità, come se nel suo cammino nella storia la Chiesa non fosse luce e guida del mondo, ma quasi dovesse essere il mondo col suo progresso ad essere luce e guida della Chiesa.
Il Corriere della sera, dal canto suo, ha dato notizia del commento che la BBC, la nota agenzia radiofonica inglese, ha dato di questa frase. Il commentatore, tutto gongolante, ha detto di essere rimasto stupito di sentire queste parole da un Cardinale di Santa Romana Chiesa, il quale con tali parole avrebbe portato a modello l’illuminismo, notoriamente affermatosi in Inghilterra nel secolo XVIII, inquantochè questa tendenza culturale è fiorita appunto circa due secoli fa.
D’altra parte sappiamo anche quanto la modernità è impregnata di illuminismo, come ce lo ha ricordato più volte Papa Benedetto XVI. Ora, è ben noto come tale corrente filosofica non priva di alcuni valori, che peraltro si ritrovano anche nella massoneria fondata a Londra nel 1717, contiene in se stessa un orientamento razionalistico ed antropocentrico, che considera come superstizione e fanatismo quella dimensione misterica e soprannaturale della Chiesa, che è precisamente oggetto della fede cattolica e il clima spirituale nel quale vive la carità cristiana.
Il problema vero della Chiesa di oggi non è che essa sia rimasta indietro, non si sa bene rispetto a quale modernità. Il problema vero è quello di realizzare quella vera modernità, ben distinta dal modernismo, che ci è proposta da una retta interpretazione del Concilio Vaticano II. E’ questa la vera e sana modernità rispetto alla quale non si deve dire che la Chiesa è rimasta indietro perché è la Chiesa stessa che la propone, e semmai, chi è rimasto indietro è un piccolo settore nella Chiesa, il quale per un malinteso concetto di Tradizione non è capace di assumere il rinnovamento promosso dal Concilio. Quindi non si tratta di superare il Concilio per una “modernità” del tutto equivoca, ma semplicemente di realizzarlo.
Viceversa nelle parole del Card. Martini si ha le netta impressione che nella sua mente ci sia un modello illuministico, secolarista e modernista, che non corrisponde al ritratto che la Chiesa fa di se stessa secondo gli insegnamenti della Tradizione, della Scrittura, del Concilio e dello stesso Magistero perenne della Chiesa. Allora, quale “Chiesa” sarebbe rimasta indietro?
Se la vera Chiesa è quella che ci viene dall’illuminismo, come lascia intendere il Cardinale Martini, non c’è altra alternativa a questa Chiesa se non pensare alla Chiesa che ci è presentata dal Magistero stesso della Chiesa, il quale nella persona del Papa, ci presenta ancor oggi una Chiesa veramente moderna in opposizione all’illuminismo.
Semmai la Chiesa arretrata è quella dell’illuminismo, e quindi quella del Cardinale Martini, intendendo per illuminismo quella forma mentis che è ristretta alla pura verità empirica e non è capace di elevarsi o di allargarsi, come dice il Papa, sì da accogliere la superiore verità della Parola di Dio. E’ questo modello illuministico di Chiesa che appare come arretrato e quindi superato dalla Chiesa, che va oltre l’illuminismo per abbracciare la trascendenza del Vangelo.
Bologna, 3 settembre 2012
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