sabato 5 ottobre 2013

Omelia XXVII Domenica anno C

XXVII Domenica anno C


Il giusto vive di Fede. La prima lettura di questa domenica ci parla dei problemi della vita quotidiana di ogni tempo dove le persone oneste dubitano perfino di essere degli ingenui, vedendo violenze ed oppressioni, imbrogli e iniquità, ma afferma c’è un premio per il giusto, c’è un termine, il Pantocrator non è corrotto come l’ uomo e non fa parzialità: ognuno raccoglie ciò che semina, l’ iniquo soccombe, cade nella fossa che ha scavata, ma il giusto vivrà per sempre grazie alla sua fede. Il salmo 1 ci parla degli empi che sono come pula che il vento disperde, ma anche dei saggi che non seguono il consiglio degli empi, non s’ attardano nella via dei peccatori e non siedono con gli stolti, cosi cresceranno verdeggianti come alberi piantati lungo i corsi d’ acqua.

Ci incamminiamo verso il termine dell’ anno liturgico ed aspettiamo il Cristo giudice, riecheggiano nel nostro cuore le parole del Dies irae, percepiamo che troppo spesso abbiamo invidiato la prosperità dei malvagi e l’inno di Tommaso da Celano, che reciteremo nella liturgia delle ore nelle prossime settimane ci suggerisce le giuste disposizioni:  Accoglimi tra le pecorelle, e tienimi lontano dai caproni, ponendomi alla tua destra. Smascherati i malvagi, condannati alle fiamme feroci, chiamami tra i benedetti.

La salvezza però è escatologica, se avessimo speranza in Cristo solo per questa vita saremmo da compiangere, tanto varrebbe mangiare e bere perché poi ci sarebbe solo la morte, ammonisce la Parola di Dio tramite s. Paolo (1 Cor 15 , 19).

Ma se ci salviamo tramite la Fede, come si può ottenerla, visto che è un dono di Dio? Non trova la Fede chi non è sincero con se stesso e con Dio. Essa esige una disponibilità a seguire la verità. E’ l’obbedienza della Fede che ci porta a lasciarci coinvolgere dalla comunione alla vita divina. La Fede ci porta necessariamente a credere in Cristo vero uomo e vero Dio, come ci viene annunciato dalla Bibbia e dalla Chiesa; credere nella Trinità, nella Chiesa di Cristo: la Chiesa cattolica, Sacramento universale di salvezza. Fede significa Credere nell’ unico vero Dio, ma anche a Dio che parla. Credere significa confidare in Dio, nella divina provvidenza.

Tutto questo ci fa capire il perché gli Apostoli, cioè coloro che hanno abbandonato tutto per seguire il Messia, nella pericope del Vangelo di oggi, chiedano proprio la Fede. La fede per non ricadere nel dilemma di san Pietro: “che cosa ne avremo?” (Mt 19,27). 
E capiamo perché il Signore nella risposta parli dei servi che lavorano per il padrone senza che questi siano gratificati in modo particolare, Egli sembra ricordarci che bisogna servire senza aspettarci altra ricompensa che sapere di compiere la volontà divina. Non si crede per averne un tornaconto temporale od eterno, non dimentichiamo la preghiera attribuita a s. Francesco Saverio:  Mio Dio, ti amo! Non è per il cielo che io ti amo. Né perché coloro che non ti amano tu li punisci con il fuoco eterno. La croce, mio Gesù: tu mi hai stretto sul tuo cuore. Hai sopportato i chiodi, il colpo di lancia, il colmo della vergogna, dolori senza numero, il sudore e l’angoscia, la morte … Tutto questo per me, al mio posto, per i miei peccati. Allora, Gesù che tanto ami, perché dunque non amarti anch’io di un amore disinteressato, dimentico del cielo e dell’inferno, non per ricevere ricompense, ma semplicemente come tu mi hai amato? È così che ti amo, così che ti amerò, solo perché tu sei il mio re, solo perché tu sei il mio Dio.


Il Signore ci chiede un servizio gratuito e tuttavia il Signore ricompenserà chi su questa terra lo avrà servito con cuore generoso. Sant’ Ignazio ci ricorda il principio e fondamento della nostra vita:  L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così salvare la sua anima in questo mondo; le altre realtà di questo mondo sono create per l'uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo.

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