L’olio di nardo ed il Vescovo di Limburg
(di Mauro Faverzani)
Fa discutere la rimozione del Vescovo di Limburg, Mons. Franz-Peter Tebartz-van
Elst, decisa formalmente a causa delle spese sostenute per la costruzione della
sede vescovile, spese ritenute eccessive. C’è chi ritiene che contro di lui si
sia abbattuta una campagna mediatica. C’è chi, come il quotidiano “Die Welt”,
solleva dubbi di procedura e di diritto circa le modalità seguite, trovando
quanto meno strano che «sia stato non il Vescovo, ma il Capitolo della
Cattedrale ad approvare la costruzione».
Perplessità ampiamente
documentate dall’agenzia d’informazione cattolica tedesca “Kath-net”, mentre in Diocesi, tra
clero e fedeli, cresce l’impressione che, in realtà, l’intera vicenda ed il
clamore ad essa riservata siano stati semplicemente un pretesto, «per cacciare
l’uomo», come pubblicato ancora da “Die Welt”.
Perché? Di certo il fatto che Mons. Tebartz-van Elst si collochi da sempre
su posizioni tradizionali lo ha posto non solo in minoranza all’interno della
Conferenza Episcopale Tedesca, bensì inviso ai soliti ambienti
catto-progressisti. In una Chiesa, quella di Germania, ove sempre più forti si
levano le voci liberaleggianti di chi, contro la Sacra Scrittura e contro il
Magistero, chiede che i preti si sposino, che i Vescovi vengano eletti
“democraticamente” dal popolo e che le donne accedano al sacerdozio, non
stupisce che gli scandali si abbattano su chi canti fuori dal coro.
L’episodio dell’Arcidiocesi di
Friburgo, con la richiesta giunta dal locale Ufficio di Pastorale Familiare di
riammettere ai Sacramenti i cattolici divorziati e risposati parla da solo. Senza che ciò abbia provocato reazioni nelle Gerarchie, dettesi
anzi disposte a parlarne al prossimo Sinodo. A tali ambienti certamente non
sarà sfuggito questo giovane Vescovo, Mons. Tebartz-van Elst, più volte e da
tempo incontratosi con i pochi Confratelli nell’episcopato con lui in sintonia,
per discutere della situazione grave in cui versa la Barca di Pietro e
concordando circa la necessità di mettersi in gioco. L’impressione od anche
solo il timore, paventati sulla stampa, che non si cercasse che l’occasione per
fermarlo trova così corpo, accreditandosi almeno come verosimile e plausibile.
Cosa stupisce in tutta questa
vicenda? Il metodo. Colpisce il
puntiglio e la costanza, con cui ci si è presi la briga di informare
costantemente Papa Francesco in merito. Colpisce la fretta, con cui si è
proceduti all’allontanamento di Mons. Tebartz-van Elst, impedendogli di
esercitare il suo ministero, pur permanendo al momento in carica, e
rimpiazzandolo con un nuovo Vicario Generale. Qui si è esercitata con forza
un’inedita autorità, viceversa mai utilizzata in altri casi ben più gravi.
Casi, in cui in discussione non v’erano fatti amministrativi, bensì abusi
morali e dottrinali.
Qui non si è di fronte ad un
episodio come quello dell’ultraprogressista ex-Arcivescovo Weakland di
Milwakee, che pagò con 450 mila dollari, sottratti dalle casse
dell’Arcidiocesi, il silenzio dell’amante omosessuale. Per non citare i problemi provocati in molte Diocesi da sodomiti e
pedofili a tutti i livelli. Né sono in discussione le “bizzarre” idee di alcuni
alti prelati, favorevoli al riconoscimento delle cosiddette “unioni civili”
omosessuali ed al matrimonio dei preti, come il Presidente della Conferenza
Episcopale Tedesca, Mons. Robert Zollitsch, oppure al ricorso alla “pillola del
giorno dopo” in caso di stupro, come l’Arcivescovo di Colonia, il Card. Joachim
Meisner. Peraltro sentiti entrambi dal Santo Padre, proprio prima di ricevere
il Vescovo di Limburg e comunicargli la triste notizia. Si è deciso
d’intervenire subito e con la mano pesante. Nonostante la posta in gioco fosse
semplicemente l’aver eventualmente “abbellito” troppo la sede vescovile, fatto
evidentemente imperdonabile in un tempo di pauperismo architettonico
ecclesiale.
Le accuse, tra l’altro, sono
ancora tutte da dimostrare: eventuali responsabilità
dovranno essere accertate infatti dalla Commissione istituita dalla Conferenza
Episcopale Tedesca. Eppure la “rimozione” c’è già stata. Uno dei pochi casi, nella Chiesa, di azione “preventiva”. C’è chi parla già addirittura di
trasformare il complesso in una mensa per poveri, in una biblioteca per preti,
in un asilo, in un ospizio religioso o in un ritrovo per giovani…Predicar la
povertà va bene. Ma il dubbio che, anche nella Chiesa, stia imperversando una
sorta di “spirito del pauperismo” o di “ventata del catarismo” sorge. Pur senza
entrare nel merito della questione specifica, vi fu chi contestò che a Cristo
si cospargessero i piedi con il prezioso olio profumato di vero nardo, dicendo:
«Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli
ai poveri?». Costui fu Giuda Iscariota. E sappiamo la storia come sia andata…
(Mauro Faverzani)
Nessun commento:
Posta un commento