La preghiera Eucaristica II sarebbe di Sant'Ippolito? Per modo di
dire.
Un post pepato e ben documentato fa bella mostra di sè sul blog messainlatino aperto di recente.
Da qualche tempo si discute animatamente sulla preghiera eucaristica II del
Messale Romano di Paolo VI, una abile invenzione ispirata al testo di un certo
pseudo-Ippolito (ma qualcuno pensa addirittura fosse una preghiera di ambiente
ariano). Comunque sia, il post di Messainlatino, fa una bella analisi,
attraverso un puntiglioso raffronto fra i testi autentici di questo autore del
II secolo e i rimaneggiamenti moderni, che portano il nome di preghiera
eucaristica II.
Alla fine,
chiunque legga senza pregiudizi, potrà vedere che - al limite - gli estensori
della "preghiera eucaristica più breve del messale" si sono tutt'al
più ispirati allo scritto del buon Ippolito,
accuratamente tagliando tutto quello che poteva vagamente ferire orecchie
"moderne" e abbondantemente integrando. La cosa più vistosa è invece
il vero e proprio "assassinio" dell'epiclesi post-consacratoria
(rimproverato anche dagli orientali), sacrificata alla ragion teologica della
moderna latinità che aborrisce ogni epiclesi dopo la trasustanziazione (ma
accetta di buon grado le invocazioni allo Spirito Santo per l'unione dei
comunicandi).
Non vi tedio
ulteriormente e vi lascio leggere con tutta l'attenzione necessaria la bella
analisi che trovate qui:
Chi è
padrone del passato,
è padrone del futuro.
La preghiera eucaristica di Ippolito
Alzi la mano chi, manifestando a
qualche prete il proprio interesse per il rito antico, non si è sentito
rispondere con sufficienza che la riforma liturgica è stata un ritorno alla più
antica e autentica Tradizione, sfoltita delle "incrostazioni medioevali", mentre i fautori della Messa
tridentina sono afflitti da una visione miope e incompleta della tradizione,
limitata al periodo successivo alla Controriforma e al Concilio di Trento
("si chiama tridentina ben per questo, ‘sta messa, no?"). Tanto vero, prosegue di solito questo sacerdote ipotetico (ma
molto reale), ripetendo quanto appreso sui testi di liturgia del seminario, la
riforma liturgica ha restaurato non solo l’orientamento originario verso il popolo
("Gesù mica dava le spalle agli Apostoli!"), ma anche tesori della liturgia dei primi secoli, come la
preghiera dei fedeli e la preghiera eucaristica di S. Ippolito, la più antica
che si conosca, anteriore di secoli rispetto al canone romano della Messa
tridentina (che è attestato "solo" dal quarto secolo d.C.).
Il fedele amante della tradizione, a
questo punto, è di solito costretto ad incassare; magari penserà tra sé che, se
la liturgia dei primi secoli era proprio come quella di oggi, la diffusione del
cristianesimo nel mondo ha avuto davvero molto di inspiegabile e di miracoloso.
Se ha confidenza col sacerdote, il fedele gli farà notare la contraddizione tra
il criticare le incrostazioni medioevali e insieme un’idea di tradizione che
non risalirebbe oltre il Concilio di Trento, che fu ben posteriore alla fine
del Medioevo; ma il discorso finirà comunque con una sostanziale resa agli
argomenti, in apparenza incontrovertibili, del prete insofferente di questi
petulanti che "vogliono spostare all’indietro le
lancette della storia".
Ma la diffusione di internet ha questo
di buono: ha reso accessibile a chiunque, con pochi clic, testi che, chiusi
nelle biblioteche, erano finora appannaggio esclusivo di studiosi e liturgisti;
e questi ultimi, in maggior parte modernisti, non li andavano certo a
divulgare.
O meglio, se divulgavano, ecco che
cosa scrivevano: "Quanto
alla seconda [preghiera
eucaristica], si noti che è
presa quasi letteralmente dal più antico testo liturgico conosciuto, quello della Tradizione
apostolica di sant'Ippolito (inizio del III secolo). Quello stesso Ippolito
che, dopo essersi opposto al papa Callisto da lui accusato d'essere troppo
indulgente coi peccatori, si ritrovò con il successore di questo pontefice, s.
Ponziano, condannato come lui per la fede, ad essere deportato in Sardegna!" (Y. CONGAR, La crisi nella Chiesa e Mons. Lefebvre,
Queriniana, 1976, p. 32). Abbiamo evidenziato noi quell’avverbio "quasi letteralmente",
perché giudicherete voi quanto sia appropriato.
Ma ora, dicevamo, anche il fedele
qualsiasi che abbia voglia di documentarsi un po’ (è già un punto di partenza
leggere la nostra pagina sugli scritti
liturgici dell’allora card. Ratzinger), scopre agevolmente che
quelle affermazioni sono una vera e propria mistificazione, un travisamento
della storia. Come aveva ben capito George Orwell (nel suo profetico libro 1984),
domina il futuro chi è in grado di riscrivere il passato. Ma oggi, grazie a
internet, possiamo recuperare, dai "buchi della memoria" dove li
avevano cacciati i riformisti, i dati seguenti:
- La Messa tridentina non è per niente
... tridentina, perché il Papa S. Pio V, dopo il Concilio di Trento, si limitò
a rendere universale il rito in uso a Roma da secoli (cioè dai tempi dei più
antichi Messali conosciuti e, nella sostanza, fin dai tempi di S. Gregorio
Magno, mille anni prima).
- La celebrazione verso il popolo è
una creazione interamente moderna, prima d’ora (e quindi anche ai tempi
apostolici) del tutto sconosciuta.
- La seconda preghiera eucaristica
introdotta col nuovo Messale, che non solo è la più usata (anche perché la più
corta), ma siccome attribuita ad Ippolito sarebbe più antica e venerabile del
canone romano della Messa tradizionale, è in realtà ben lungi dall’essere
identica "quasi
letteralmente" all’originale di Ippolito. Solo circa la metà
delle parole di quest’ultimo sono state trasfuse nella preghiera eucaristica
numero 2 (e nel suo prefazio proprio che, peraltro, è nell'uso spesso
sostituito da altro testo). Sono state, tra l’altro, omesse parti estremamente
significative, ma sgradite ad orecchi 'modernisti': "spezzare le catene del demonio,
calpestare l'inferno, illuminare i giusti, fissare la norma",
o l’invocazione allo Spirito Santo dopo la consacrazione "per confermare la loro fede nella
verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per Gesù Cristo".
Per contro la formulazione moderna aggiunge, per almeno due terzi, testo del
tutto difforme da quello di Ippolito. Non ci credete? Giudicate voi da questo
raffronto sinottico: le parti in verde sono quelle effettivamente corrispondenti
(e spesso non nelle parole né nella loro collocazione, ma solo nei concetti
generali); quelle in rosso, le parti del canone di Ippolito che i riformatori
hanno del tutto tagliato; infine le parti in nero non sottolineate sono le
parole della preghiera eucaristica II aliene rispetto al testo di Ippolito.
Così la prossima volta saprete cosa rispondere ad un prete saccente...
Anafora di Ippolito (circa 215 d.C.)
Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo
del tuo diletto figliolo [puerum] Gesù Cristo, che
negli ultimi tempi hai inviato a noi come salvatore, redentore e
messaggero della tua volontà; egli è il tuo Verboinseparabile, per mezzo del
quale hai creato tutte le cose e
fu di tuo gradimento; che hai mandato dal cielo nel seno di una vergine e, accolto
nel grembo, si è incarnato e si è manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e dalla
Vergine. Per compiere la tua volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese
le mani nella passione per
liberare dalla sofferenza coloro che confidano in te.
Mentre si consegnava liberamente alla passione per distruggere la morte,
spezzare le catene del demonio, calpestare l'inferno, illuminare i giusti,
fissare la norma e manifestare la risurrezione, preso il pane ti rese grazie e disse:
"Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi".
Allo stesso modo fece col calice
dicendo: "Questo è il mio sangue che sarà versato per voi. Quando fate
questo, fatelo in memoria di me". Ricordando dunque la sua morte e la sua
risurrezione, ti offriamo il pane e il calice e ti rendiamo grazie per averci
fatti degni di stare alla tua presenza e di renderti culto. E ti preghiamo di inviare il tuo Spirito
Santo sull'offerta della santa Chiesa. Unendo in una sola cosa, dona a coloro
che partecipano dei santi misteri la pienezza dello Spirito Santo per
confermare la loro fede nella verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo
per Gesù Cristo tuo figliolo, per il quale gloria e onore a te con lo Spirito Santo nella tua santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli. Amen.
[Pseudo-IPPOLITO, Tradizione apostolica,
Introduzione, traduzione e note a cura di Elio Peretto, Roma, Città Nuova,
1996, pp. 108-111]
Preghiera eucaristica II
(Messale 1970)
Prefazio
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogoa te, Padre santo, per Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio.
Egli è la tua Parola vivente, per mezzo di lui hai creato tutte le
cose, e lo hai mandato a noi salvatore e redentore, fatto uomo per opera dello
Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria.
Per compiere la tua volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese le
braccia sulla croce, morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione.
Per questo mistero di salvezza, uniti
agli angeli e ai santi, cantiamo a una sola voce la tua gloria:
Santo, Santo, Santo...
Consacrazione
Padre veramente santo, fonte di ogni santità,
santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi
il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.
Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie,
lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: "Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi". Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: "Prendete e
bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti [latino: pro multis] in
remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me".
Mistero della fede.
Assemblea: Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta. Oppure: Ogni volta che mangiamo di
questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore,
nell’attesa della tua venuta. Oppure: Tu ci hai redenti con la tua
croce e la tua risurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo
Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti
offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il
servizio sacerdotale.
Ti preghiamo umilmente: per la
comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un
solo corpo.
Ricordati, Padre, della tua Chiesa
diffusa su tutta la terra [nelle
domeniche:] e qui convocata nel giorno in cui il Cristo ha vinto la
morte e ci ha resi partecipi della sua gloria immortale: rendila perfetta
nell’amore in unione con il nostro Papa N., il nostro Vescovo N., e tutto
l’ordine sacerdotale.
Ricòrdati dei nostri fratelli, che si
sono addormentati nella speranza della risurrezione, e di tutti i defunti che
si affidano alla tua clemenza: ammettili a godere la luce del tuo volto.
Di noi tutti abbi misericordia: donaci di aver parte alla vita eterna, insieme
con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi,
che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la
tua gloria.
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni
onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen
Il testo originale greco del canone di
Ippolito è perduto; ci è giunta solo la traduzione in latino. Per chi desidera
operare il raffronto tra il testo d’Ippolito nel latino in cui ci è pervenuto
con quello, pure in latino, della Prex Eucharistica II del Messale di Paolo VI,
riportiamo i due testi di seguito in caratteri più piccoli:
ANAFORA DI IPPOLITO (circa 215 d.C.)
Gratias tibi referimus, Deus, per
dilectum puerum tuum Jesum Christum, quem in ultimis temporibus misisti nobis
salvatorem et redemptorem et angelum voluntatis tuae, qui est verbum tuum
inseparabile, per quem omnia fecisti et bene placitum tibi fuit, misisti de
caelo in matricem virginis, quique in utero habitus incarnatus est et filius
tibi ostensus est, ex Spiritu Sancto et virgine natus. Qui voluntatem tuam complens et populum sanctum tibi
acquirens, extendit manus cum pateretur, ut a passione liberaret eos qui in te
crediderunt.
Qui cumque traderetur voluntariae passioni, ut mortem solvat et vincula diaboli
dirumpat, et infernum calcet et iustos illuminet et terminum figat et
resurrectionem manifestet, accipiens panem gratias tibi agens dixit: Accipite,
manducate, hoc est corpus meum quod pro vubis confringetur.
Similiter et
calicem dicens: Hic est sanguis meus qui pro vobis effunditur. Quando hoc
facitis, meam commemorationem facitis.
Memores igitur
mortis et resurrectionis ejus, offerimus tibi panem et calicem, gratias tibi
agentes quia nos dignos habuisti astare coram te et tibi ministrare.
Et petimus ut
mittas Spiritum tuum Sanctum in oblationem sanctae ccclesiae: in unum
congregans des omnibus qui percipiunt sanctis in repletionem Spiritus Sancti ad
confirmationem fidei in veritate, ut te laudemus et glorificemus per puerum
tuum Jesum Chrislum, per quem tibi gloria et honor Patri et Filio cum Sancto
Spiritu in sancta ecclesia tua et nunc et in saecula saeculorum. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA II (Messale 1970)
Vere dignum et
iustum est, aequum et salutare, nos tibi, sancte Pater, semper et ubique
gratias agere per Filium dilectionis tuae Iesum Christum, Verbum tuum per quod
cuncta fecisti: quem misisti nobis Salvatorem et Redemptorem, incarnatum de
Spiritu Sancto et ex Virgine natum. Qui voluntatem tuam adimplens et populum
tibi sanctum acquirens xtendit manus cum pateretur, ut mortem so1veret et
resurrectionem manifestaret. Et ideo cum Angelis et omnibus Sanctis gloriam
tuam praedicamus, una voce dicentes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus
Vere Sanctus es, Domine, fons omnis sanctitatis. Haec ergo dona,
quaesumus, Spiritus tui rore sanctifica, ut nobis Corpus et Sanguis fiant
Domini nostri Iesu Christi. Qui cum Passioni voluntarie traderetur, accepit
panem et gratias agens fregit, deditque discipulis suis, dicens:
Accipite et manducate ex hoc omnes: hoc est enim Corpus meum, qui pro vobis
tradetur
Simili modo, postquam cenatum est, accipiens et calicem, iterum tibi gratias
agens dedit discipulis suis, dicens:
Accipite et bibite ex eo omnes: hic est enim Calix Sanguinis mei novi et
aeterni testamenti, qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem
peccatorum. Hoc facite in meam ommemorationem.
Mysterium fidei.
Acclamazioni dei fedeli
(omissis)
Memores igitur mortis et resurrectionis eius, tibi, Domine, panem vitae et
calicem salutis offerimus, gratias agentes quia nos dignos habuisti astare
coram te et tibi ministrare. Et supplices
deprecamur ut Corporis et Sanguinis Christi participes a Spiritu Sancto
congregemur in unum.
Recordare, Domine, Ecclesiae tuae toto orbe diffusae, ut eam in caritate
perficias una cum Papa nostro N. et Episcopo nostro N. et universo clero.
Memento etiam fratrum nostrorum, qui in spe resurrectionis dormierunt, omniumque
in tua miseratione defunctorum, et eos in lumen vultus tui admitte. Omnium
nostrum, quaesumus, miserere, ut cum beata Dei Genetrice Virgine Maria, beatis
Apostolis et omnibus Sanctis, qui tibi a saeculo placuerunt, aeternae vitae
mereamur esse consortes, et te laudemus et glorificemus per Filium tuum Iesum
Christum.
Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate
Spiritus Sancti, omnis honor et gloria per omnia saecula saeculorum.
Citiamo, per concludere il discorso,
quanto scritto da P. CANTONI, Novus Ordo Missae e fede cattolica,
Quadrivium, 1988, p. 115 s. (interamente consultabile a questo link): "La II Prex eucharistica è quella che
ha sollevato (e solleva) più problemi. Il riferimento sacrificale è in essa
veramente assai tenue. Generalmente, nel rispondere alle critiche, ci si è
accontentati di trincerarsi dietro l'origine venerabile per antichità di questa
preghiera. [..] Basta
un confronto, anche superficiale, con l'antica anafora per rendersi conto di
cosa valga questo argomento. Anche p. Lanne, che non può certamente essere
annoverato fra gli avversari della riforma liturgica, rileva che "nella nuova anafora
romana... quanto si riferisce all'opera salvatrice di Cristo è stato
arbitrariamente abbreviato perché male si adattava alla mentalità moderna.
Cristo con la sua Passione libera coloro che credono in lui; egli ha spezzato i
vincoli del diavolo, calpestato l'inferno, illuminato i giusti ... Il testo
ippolitiano dice: "Et
petimus ut mittas spiritum tuum sanctum in oblationem sanctae ecclesiae, in
unum congregans de omnibus qui percipiunt sanctis in repletionem spiritus
sancti ad confirmationem fidei in veritate ut ..." ... È’
stata ritenuta... la domanda perché coloro che partecipano al Corpo e al Sangue
di Cristo siano uniti come una sola cosa mediante lo Spirito Santo, mentre è
scomparso l'oggetto di questa unione per opera dello Spirito: la confermazione
della fede nella verità. Si noterà che questa soppressione corrisponde a quella
fatta poco prima nella commemorazione dei vari elementi dell'opera salvatrice
di Cristo: la Passione libera coloro che credono in lui. Per ben due volte
quindi in questa anafora d'Ippolito la fede viene posta al primo piano, mentre
è scomparsa nel nuovo testo. Tutta l'eucaristia come proclamazione della fede
risente di una certa incrinatura" [E. LANNE, Introduzione a M. THURIAN, L’Eucaristia
Memoriale del Signore, Sacrificio di Azione di grazie e d’intercessione,
Ed. A.V.E., 1971, p. XXIV s.]".