venerdì 18 ottobre 2013

i gesuiti della Loyola University se ne sono lavate le mani

Loyola University, convergenze parallele sull'aborto




di Tommaso Scandroglio17-10-2013
Se fosse approvata la bozza attualmente in esame al Congresso statunitense del Patient Protection and Affordable Care Act, noto più comunemente con l’appellativo di Obamacare, tale legge potrebbe limitare gravemente la libertà delle istituzioni religiose perché queste sarebbero costrette a coprire le spese sanitarie dei propri dipendenti, comprese quelle relative all’accesso all’aborto e alla contraccezione, oppure a chiudere i battenti.

Ma c’è stato chi per zelo non ha aspettato la fine dei lavoriparlamentari ed ha deciso di muoversi per tempo nell’affrontare questo nodo cruciale. E così settimana scorsa la cattolica Loyola Marymount University (LMU) di Los Angeles, dopo ampio e articolato dibattito interno, ha negato la copertura assicurativa a favore di docenti e personale non docente in merito ad eventuali spese per ricorrere alle pratiche abortive e contraccettive. Però l’università dei gesuiti ha deciso che i dipendenti si potranno avvalere di un terzo soggetto esterno alla struttura dell’ateneo, denominato Third Party Administrator, al quale rivolgersi per ottenere la suddetta copertura finanziaria, pagando un premio un poco più elevato rispetto a quello che era previsto in origine a favore dell’università stessa. In breve: io non ti do i soldi per abortire ma ti indico un altro a cui potrai rivolgerti per avere questi soldi. Christopher Kaczor, professore alla LMU, ha infatti così commentato la delibera del suo ateneo: «È come se uno ti dicesse che l’aborto è pratica del tutto sbagliata, che pertanto non può accompagnarti alla clinica per l’operazione, ma che se aspetti qui arriverà un altro ad accompagnarti».

David Burcham, presidente dell’università in questione e di fede presbiteriana, ha replicato: «È un compromesso in linea con gli insegnamenti cattolici e la visione gesuita. Diamo la possibilità a terzi di farsi carico del problema». Le convergenze parallele non muoiono mai e a nessuna latitudine. «Si tratta di un compromesso sulla fede che contrasta gli insegnamenti cattolici» ha invece sottolineato Patrick Reilly, presidente della Cardinal Newman Society. Ma come aspettarsi da un presbiteriano che sia fedele al cattolicesimo?

Insomma i gesuiti della Loyola University se ne sono lavate le mani e con le stesse linde mani hanno indicato la strada in discesa per arrivare dritti dritti all’aborto in tutta tranquillità economica. L’ossimoro dottrinale trova una spiegazione nell’anima relativista che permea ormai da anni questo ateneo e che è ben sintetizzata in una nota ufficiale diramata dalla stessa università la quale mentre tenta di giustificare simile decisione affonda sempre più nel paradosso: «vogliamo […] riaffermare chiaramente che siamo una università in cui la diversità, la libertà accademica, il dibattito libero, l'esercizio incondizionato della verità e di confronto impegnato su importanti questioni contemporanee sono parte della nostra stessa natura e la chiave del nostro successo». Si vede che questi gesuiti sono più preoccupati di una verità incondizionata che di una verità condizionata da ciò che dice Santa Romana Chiesa, e più preoccupati del successo accademico in quanto a numero di iscritti che del successo suscitato in Nostro Signore e in quei bambini che grazie alla loro trovata non verranno mai al mondo. Lo ha ammesso anche il presidente Burcham: «Sappiamo bene che la questione dell’aborto […] spesso non lascia nessuno felice». Tanto meno i nascituri.

La decisione gianobifrontesca non nasce dal nulla, ma era in coltura da diverso tempo. Studenti raccontano che il fronte pro-choice in questo ateneo è forte: ci sono altoparlanti che diffondono negli spazi comuni messaggi a favore dell’aborto e professori che attaccano sulle porte dei propri uffici stickers che inneggiano al “diritto” d’aborto. Cattolico – aggettivo di cui si fregia la Loyola University - significa “universale”, ciò a voler dire che il messaggio di salvezza deve essere rivolto a tutti. Non significa che tutte le idee hanno diritto di cittadinanza in seno alla Chiesa e alle istituzioni che a lei si ispirano. Al cattolico non è permesso lo strabismo dottrinale, né attacchi di schizofrenia in merito all’ortodossia.

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