domenica 15 maggio 2016

ADDOMESTICARE gli ORTODOSSI

Dopo la "rivoluzione religiosa" nel mondo cattolico si sta ora preparando quella per il mondo ortodosso?


Sono convinto che qualsiasi discorso di tipo religioso, se vuole avere senso, non può e non deve prescindere da un certo discorso culturale-antropologico. Mi spiego. Nella parabola del seminatore, Gesù Cristo parla di un seme gettato su vari tipi di terreno, dal terreno buono a quello assolutamente inadatto per la germinazione del seme stesso. Iniziando dai Padri della Chiesa, abbiamo diverse interpretazioni su questo passo evangelico. Tutte, grosso modo, si riassumono nella considerazione che il seme è la Parola di Dio, o la sua Grazia, mentre il terreno è l’interiorità dell’uomo. Abbiamo anche qui, quindi, i due poli del discorso religioso: Dio e l’uomo.

È logico pensare, per chi si muove con i presupposti della fede cristiana, che il seme, o la Grazia di Dio, contenga in sé da sempre tutte le potenzialità di vita e di germinazione di bene. Le contiene e le conterrà sempre poiché nulla può alterare il dono di Dio, essendo espressione della realtà eterna di Dio stesso.
 
Ma l’uomo, mutando il proprio cuore, può rendersi totalmente incapace di accogliere tale dono.
 
Questo discorso deve farci volgere l’attenzione al contesto attuale. L’umanità, oggi, non ha più la forza, la dedizione e il sacrificio di quella di qualche generazione fa. I punti di riferimento di un tempo sono totalmente sfocati, quand’anche incompresi e totalmente rigettati. Un esempio: la differenza tra personale e condiviso, intimo e pubblico, si è sempre più assottigliata e non solo nella moda ma nel comportamento generale.
 
Ciò che un tempo era considerato intimo e personale, oggi è sempre più condiviso e pubblico. Il comportamento umano subisce, così, progressive “svolte” (alterazioni o evoluzioni, a seconda del modo in cui è giudicato). Non è, dunque, strano che le stesse esigenze morali di un tempo siano considerate sorpassate, i riferimenti stabili e perpetui, che la religione tradizionalmente insegna, siano niente più che semplici “etichette” intercambiabili con altre…

Il cambiamento culturale coinvolge tutti. Alla metà degli anni ’60 aveva coinvolto il Cattolicesimo stesso al punto che, iniziando dai livelli più bassi, è penetrato sempre più fino ai vertici della gerarchia ecclesiastica stessa. Oggi, con il papato attuale, si può pacificamente dire che il processo di penetrazione si è totalmente compiuto, tolta ancora qualche “sacca di resistenza” che o prima o poi verrà addomesticata. Così, per il mondo cattolico attuale, i riferimenti dogmatici sono per lo più una storia passata che non dice nulla al mondo odierno
Non a caso, in un recente torneo di calcio tra seminaristi del Triveneto, i chierici avevano sulle magliette i nomi di personaggi storici che, un tempo, il Cattolicesimo avrebbe severamente condannato al punto che sarebbe stato almeno vergognoso fregiarsene: Marcione, Giansenio, Novaziano… Anche questi nomi come, evidentemente, le dottrine sostenute da tali personaggi, sono divenuti “etichette”, un semplice flatus vocis dietro al quale non c’è nulla che possa sostanzialmente interessare
 
Evidentemente, perdendosi il senso dogmatico, si è perso il tradizionale legame con Cristo, quel legame che, un tempo, faceva dire ad un monaco del deserto: “Ditemi tutti gli insulti che volete, ma non ditemi ‘eretico’ poiché questo significherebbe che io mi sono opposto a Cristo”.Mi chiedo, allora, che tipo di eventuale legame ci sia oggi; sentimentale, idealistico, strumentale? Alla prima prova, questo legame apparente si spezzerà travolto, tra l'altro, dal vitalismo imperante.

Effettivamente stiamo constatando il trionfo dell’umanismo sulla religione e sul Cristianesimo stesso. L'umanismo altro non è che un atteggiamento (che fa cultura) per cui tutto inizia e termina nell'uomo e la vita stessa è osservata in modo strettamente razionalistico.
Il suo trionfo, che in Occidente ha oramai raggiunto il culmine, sta facendo grandi progressi nelle Chiese ortodosse. Lo abbiamo segnalato a più riprese. Esso si concretizza nei seguenti punti:

a) Tendenza ad isolare il monachesimo e a creare una prassi parallela e sempre più antitetica a quella tradizionale della Chiesa;
b) tendenza ad imporre il clericalismo, ossia l'autoritarismo di pochi sui molti, il che esige la semplice obbedienza passiva, com'è accaduto in Occidente in modo progressivo dalla riforma gregoriana in poi:
c) tendenza al formalismo liturgico, da una parte, e al pietismo, dall'altra, ossia a sottolineare il soggettivismo nella fede, in luogo dell'ossequio all'equilibrio della tradizione, dove il soggetto si sottomette alla tradizione e non si erge su  essa per relativizzarla, marginalizzarla e, alla fine, rifiutarla.

Questi e altri presupposti in atto, sono in grado di alterare il mondo ortodosso e di strapparlo dolcemente dalla tradizione che fino ad oggi ha conservato, almeno in diversi suoi ambienti.
Tutto ciò lo abbiamo detto in alcuni post e a più riprese su questo blog per cui oggi non dovrebbe affatto stupire se, in preparazione al sinodo panortodosso con il quale si vorrebbero “aggiornare” alcune prassi pastorali, si sta, in realtà, tentando di preparare una piccola rivoluzione sul tipo di quella realizzata con il Concilio Vaticano II nel Cattolicesimo.

Traduco di seguito un documento significativo che farà riflettere i miei lettori in tal senso e lascio loro ogni ulteriore giudizio di merito. Personalmente vi intravvedo una stupefacente somiglianza con la svolta avvenuta nel Cattolicesimo negli anni '60 fatte, ovviamente, le dovute distinzioni. Dietro a questi fenomeni tra le diverse idee possibili in tale assise, s'intravvede quell'identica cultura e mentalità ovunque diffusa, quella mentalità non cristiana e per certi versi anticristiana che è l'umanismo.

Diversi monasteri del Monte Athos hanno risposto ai documenti preparatori per il prossimo Consiglio panortodosso in lettere indirizzate alla Santa Comunità del Monte Athos e messe a disposizione del pubblico.
 
I documenti preparatori per il prossimo Consiglio panortodosso sono stati inviati ai monasteri del Monte Athos dal Patriarcato di Costantinopoli e, dopo la revisione dei documenti stessi, è stata decisa una riunione straordinaria dei rappresentanti e igumeni dei venti monasteri per esporre una reazione comune della Santa Comunità. Quest'incontro si terrà dopo la Settimana del Rinnovamento (settimana dopo Pasqua).
 
Come un certo numero di vescovi, sacerdoti e teologi - in particolare le Chiese di Grecia, Bulgaria, Georgia e la Chiesa ortodossa russa all'estero - i padri atoniti hanno  risposto gravemente, per richiamare l'attenzione sui diversi problemi dei documenti preparatori e in particolare:
 
- la sottovalutazione del principio di conciliarità e una teologia che promuove fortemente il primato (a causa della limitata partecipazione dei vescovi e dell'eccessiva autorità data ai Primati delle Chiese locali).
 
- delle ambiguità inaccettabili nei testi pre-conciliari, che si prestano a interpretazioni tali da discostarsi dal dogma ortodosso.
 
- L'istituzione, come base per il dialogo, "della fede e della tradizione della Chiesa antica e dei sette concili ecumenici" in modo che la successiva storia della Chiesa ortodossa sembra in qualche modo manchevole o suscettibile di compromessi.
 
- Un tentativo da parte di alcuni di ottenere una conferma panortodossa di testi inaccettabili stabiliti dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
 
- L'applicazione inaccettabile del termine "Chiesa" per comunità scismatiche o eretiche.
 
Diverse lettere indirizzate alla Santa Comunità possono essere lette in greco qui.
 

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