Istruzione sulla Settimana Santa
La Settimana Santa, che si dice anche la Settimana Maggiore a motivo dei grandi misteri che furono in essa compiuti da Gesù Cristo, e di cui si rinnova la memoria nella Chiesa, è quella che precede immediatamente la solennità della Pasqua, cominciando dalla Domenica delle Palme.
Fino ai tempi apostolici essa venne consacrata ad onorare i misteri della Passione, Morte e Sepoltura di Gesù Cristo, ed a rappresentarli agli occhi ed alla mente dei fedeli mediante l’ufficiatura e le cerimonie che vi si praticano.
Nei primi tempi della Chiesa si digiunava in questa settimana più rigorosamente che nel resto della Quaresima: era denominata la Zerofagia,cioè il mangiar secco; i fedeli si astenevano dai piaceri più innocenti fino al bacio di pace di solito a darsi nella Chiesa; era vietato ogni lavoro; chiusi i tribunali; si ponevano in libertà i carcerati; si facevano mortificazioni speciali, e ne davano l’esempio i principi stessi e gli imperatori.
Nell’ ufficiatura dei tre ultimi giorni si lascia il Gloria Patri:
per significare che in quei giorni non si proferivano contro di Cristo che maledizioni e bestemmie; per conformarsi ai desideri di Gesù che per la sua elezione volle in questi giorni tener nascosta la sua gloria per diventar l’obbriobrio degli uomini e l’abbiezione della plebe.
per significare che in quei giorni non si proferivano contro di Cristo che maledizioni e bestemmie; per conformarsi ai desideri di Gesù che per la sua elezione volle in questi giorni tener nascosta la sua gloria per diventar l’obbriobrio degli uomini e l’abbiezione della plebe.
Si cantano le Lamentazioni perché ciò che Geremia diceva del popolo ebreo rimproverandolo di ingratitudine, minacciandolo di desolazione, la Chiesa con più ragione lo ripete sopra i Cristiani, i quali spesso rinnegano coi fatti il loro Redentore e si tirano sul proprio capo i flagelli più spaventosi della sua collera.
Si spengono i lumi nel corso e nel fine dell’Ufficio delle Tenebre per significare che in tal Tempo: Cristo, vera luce del mondo, fu oscurato con mille obbrobrii, e poi estinto colla morte; gli Apostoli destinati ad essere la luce del mondo si tennero per timore nascosti, quasi che in loro fosse estinto il lume della Fede.
Spegnendosi le candele del triangolo si conserva sempre accesa la più alta, la quale poi si nasconde: per conservar sempre nella Chiesa il lume sacro, che è il simbolo di quella Fede che nella Chiesa non fu mai estinta; per mostrare che la divinità di Cristo, mistico fuoco, inseparabile dalla sua umanità, non fu mai estinta, né oscurata, ma solamente nascosta; per significare che la parte superiore dell’anima di Gesù Cristo godeva la gloria dei comprensori, mentre la inferiore era esposta a tutti i travagli dei viatori.
Si fa gran rumore dopo l’Ufficio delle tenebre per significare: la sollevazione che i capi della Sinagoga eccitarono nel popolo contro Gesù; lo schiamazzo della turbe che gridava a Pilato: Crucifige, crucifige benché Gesù, dal giudice stesso, fu dichiarato innocente; lo sconvolgimento di tutta la natura alla morte di Gesù Cristo.
Il Giovedì Santo si chiama in Coena Domini: perché Gesù Cristo fece in tale giorno coi suoi Apostoli l’ultima Cena solenne in un magnifico salone di Gerusalemme; perché in essa istituì Gesù Cristo la gran Cena spirituale dell’Eucarestia preparata per tutti i popoli fino alla consumazione dei secoli.
Nel Giovedì Santo si fa la comunione anche del Clero per ricordare che in tal giorno Gesù Cristo di propria mano distribuì ai suoi Apostoli il SS. Sacramento, da lui istituito dopo la cena legale, sotto le specie del Pane e del Vino.
Non si dice che una Messa e questa dal primo dignitario di ciascuna chiesa in cui si celebra, per indicare che in tal giorno il solo Gesù Cristo consacrò e dispensò di sua mano il Pane ed il Vino già tramutati nel suo corpo e nel suo sangue.
Si consacravano dal Vescovo gli olii che si usano per i quattro Sacramenti, il Battesimo, la Cresima, l’Estrema Unzione e l’Ordine, nonché nella consacrazione delle cose destinate al culto divino e ciò per dimostrare: che in tal giorno Gesù Cristo deputò gli Apostoli in suoi speciali ministri, facendoli non solo sacerdoti ma anche Vescovi; che ogni benedizione procede dalla Passione a cui Gesù Cristo diede principio coll’Orazione nell’orto dopo la Cena.
Si fa cessare il suono delle campane per significare con questo silenzio: la mestizia della Chiesa; il silenzio degli Apostoli che, per timore dei Giudei, cessarono di predicare Gesù Cristo e si diedero alla fuga.
Si fa la lavanda dei piedi: per onorare la memoria di quella che fece Gesù Cristo ai suoi Apostoli; per assecondare l’invito che fece Gesù Cristo che dopo aver lavato i piedi ai suoi Apostoli, li esortò tutti ad imitare il suo esempio.
Si fa il Santo Sepolcro con molta magnificenza per ricordarci: che Gesù Cristo fu sepolto in un sepolcro nuovo, reso poi sommamente glorioso nella sua Resurrezione; che Gesù Cristo anche nel suo corpo separato dall’anima, merita l’adorazione di tutto il mondo, perché unito inseparabilmente alla divinità; che deve essere con molta cura purificato il nostro cuore quando in esso, come già nel Sepolcro, sta per essere depositato Gesù Cristo come colla SS. Comunione.
Non si tiene Acqua Santa nella Chiesa per indicarci: che i fedeli in questi giorni devono essere così mondi da ogni peccato da non abbisognare di purificazione; che quando Cristo ci lava col sangue, non conviene usare altra aspersione.
Si fanno devote visite al Santo Sepolcro: per riparare i tanti torti fatti a Gesù Cristo nei sette viaggi della Sua Passione; per imitare la SS. Vergine e le altre pie donne che onorarono Gesù Cristo ora coll’accompagnarlo fino al Calvario per assistere alla sua morte, ora coll’avviarsi al sepolcro per imbalsamare il cadavere.
Il Venerdì Santo si chiama Parascere, che vuol dire Preparazione: per indicare che in tal giorno i Giudei preparavano tutto l’occorrente per il sabato compreso negli otto dì della Pasqua, in cui veniva proibito qualunque lavoro, ed anche la preparazione del cibo; per avvisare i cristiani di prepararsi spiritualmente alla prossima Santa Pasqua.
Si legge il Vangelo e si fa la predica della Passione di Gesù Cristo per invitare tutti i fedeli: a leggerla e meditarla con devozione; a ringraziare Gesù Cristo per il suo amore dimostrato e i nel patire tanto per noi; ad imitarlo davvero, mortificando le nostre passioni e distruggendo in noi il peccato che fu il vero crocifissore di Gesù Cristo.
Si prega per tutti gli Stati e per tutte le Nazioni del mondo per indicare: che Gesù Cristo ha sparso il suo sangue per tutti gli uomini; che la sua redenzione è così copiosa da poter pagar sovrabbondantemente i debiti di tutti, per quanto vecchi ed enormi, solo che si unisca ai suoi meriti una penitenza sincera per parte di chi ha peccato.
Non si dice alcuna Messa, perché nel giorno in cui Cristo ha compiuto il suo sacrificio visibile e cruento coll’effusione del proprio sangue, non conviene il nostro sacrificio che è incruento, quindi soltanto commemorativo di quello che è compiuto sopra il Calvario, sebbene per l’identità della vittima che si sacrifica contenga in sé tutti i meriti, e rinnovi a pro nostro tutti gli effetti che furono prodotti dal primo.
Si lasciano nudi tutti gli Altari: per significare la nudità di Cristo nella flagellazione e sulla Croce; per indicarci che Gesù Cristo in tal giorno fu spogliato non solamente d’ogni veste, ma ancor d’ogni seguito, dacchè i suoi Apostoli si diedero alla fuga; per ispirarci i sentimenti di disprezzo per le vanità della terra, condannate da Gesù Cristo con tante sue umiliazioni; perché si rappresenti la tristezza della Chiesa per la morte del Figlioul di Dio.
Si adora solamente la Croce: per dimostrare col fatto che Gesù Cristo, morendo su di essa la nobilitò, la santificò, la rese adorabile in tutto il mondo; per indicare la stima che noi, come veri credenti, professiamo a tutto ciò che servì di strumento alla nostra redenzione.
Si bacia il Crocifisso: per indicare che per mezzo della Passione Dio si è riconciliato con l’uomo, il Cielo ha fatto pace colla terra; per imprimere nel nostro cuore l’amore della Croce indispensabile a portarsi per arrivare a salute; per impegnar Gesù Cristo ad accordarci tutti quei beni che colla sua morte di Croce ci ha procurati. Si deve quindi adorare la Croce: con spirito di compunzione, riconoscendo che i nostri peccati furono la vera causa per cui su di essa morì Gesù Cristo, poiché colla sua morte ha soddisfatto per noi alla divina Giustizia; con volontà risoluta di sempre onorare la Croce, pigliando dalle mani di Dio, tutte le mistiche croci da cui possiamo essere travagliati.
Nel Sabato Santo si fa il Fuoco Nuovo e il Lume Nuovo per significare: la vita nuova che pigliò Gesù nella resurrezione; la vita nuova che devono condurre tutti i cristiani; la nuova sorte a cui furono chiamati tutti gli uomini, dacché Gesù Cristo portò sulla terra il mistico fuoco del santo amore.
Il Cero Pasquale significa Gesù Cristo resuscitato e si lascia fino al giorno dell’Ascensione per significare che in tutto questo tempo Gesù Cristo restò visibile sopra la terra.
I Cinque Grandi d’Incenso con cui si rappresenta la Croce sul Cero Pasquale, significano le cinque piaghe di Gesù Cristo, in virtù delle quali ogni cristiano deve spargere dappertutto il buon odore di Cristo con una santa condotta.
Le tre candelette disposte a triangolo in cima ad una canna significano: le Tre Marie, sempre fedeli nel seguir Gesù Cristo in mezzo alle sue umiliazioni; le Tre Divine Persone, glorificate in tutto il mondo per la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo.
Si adopera il Triangolo per accendere il Cero Pasquale onde significare: che la SS. Trinità fu quella che risuscitò l’umanità di Gesù Cristo; che le Tre Marie furono le prime a riconoscere e pubblicare la di Lui Risurrezione.
Le Campane che si suonano e l’Alleluja che si canta al principio della Messa di questo giorno significano: l’allegrezza di Maria e di tutti gli Apostoli per la Risurrezione di Cristo; la gioia che proveremo noi tutti, quando, dopo aver partecipato alle sue umiliazioni qui in terra, saremo fatti partecipi della sua gloria in cielo.
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