«Tutte le percorribili strade della terra e del cuore non sono altro, in fondo, che i bracci della Croce.»
“Non temete se poveri siete. Saziatevi di gioia”.
Cammino verso casa dopo la messa domenicale e questa frase mi si è ficcata nel cervello e nel cuore.
Paura, povertà, gioia sino a esserne sazi: noi, quello che siamo, quello che vogliamo.
E questa settimana speciale che abbiamo davanti come un ponte fra qui e là, qui dove noi piangiamo ancora e là dove Lui è salito, Risorto.
E mi coglie un altro pensiero: là ci sono anche i nostri cari che ci hanno lasciati. Due mondi, diversità infinita, là è “già” quando qui è “non ancora”? Adesso e dopo? Come sarà, dopo? Come sarà la vita eterna? Ritroveremo i nostri cari che abbiamo perduto, ci riconosceremo, continueremo ad amarci? E come saremo? Giovani, vecchi, fissati per sempre nell’età del trapasso? E avremo occhi per guardarci e sorrisi e braccia per tenerci stretti? E che faremo, tutto il giorno?
Mi sto perdendo in domande di bambino, curiosità da fiaba raccontata per conciliare il sonno e favorire il sogno.
Mi dico che ogni illuminata cultura della ragione si affretta a rimuovere e a negare la domanda stessa o ne piega il senso dentro i labirinti delle ipotesi umane.
Ma le domande – pensieri segreti e confusi, inconfessato e maldestro tentativo di forzare il mistero – sottintendono e manifestano, con parole inadeguate, la grande, essenziale, vitale domanda sulle cose ultime, sulla fine della strada, su ciò che conta, insomma, e lo capiamo bene.
Si aprono, con questa settimana, giorni da capogiro.
E penso, penso, penso che se anche partiamo dai luoghi più lontani, dall’infinito dei punti cardinali, da ogni confine del mondo; se usciamo da tutte le stanze segrete della nostra esistenza e ci incamminiamo verso le ragioni che diano un senso all’accadere, se ci domandiamo chi siamo e perché; se inseguiamo le speranze, se scappiamo via dal dolore ci ritroveremo sempre e comunque in quel punto, come a un luogo convenuto, come a un appuntamento fissato.
Nel luogo fatale della morte, l’appuntamento misterioso mantiene intatto il suo disperante segreto. E condiziona i giorni, i sentimenti del cuore, i gesti della mano, il cammino delle storie e della storia, nell’invocazione di un senso.
Eppure, proprio dentro quel punto di convergenza universale e dolorosa – la morte – la fede ci dice che un’altra morte, una morte diversa, unica, incredibile, indicibile, sconfigge la nostra morte, scrive la parola definitiva, è la definitiva risposta. Tutte le percorribili strade della terra e del cuore non sono altro, in fondo, che i bracci della Croce.
Ci aspettano giorni troppo grandi. Giorni Suoi. Giorni nostri.
Sono arrivata a casa.
http://www.labottegadelvasaio.net/2014/04/14/gli-altri-bracci-della-croce/
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