Atto sacrilego nella chiesa di Traffiume, sul Lago Maggiore, ma si “minimizza”...
(di Mauro Faverzani) La notizia è passata quasi inosservata, ma è di una gravità inaudita: l’ennesimo gesto sacrilego è stato compiuto lo scorso 4 agosto, in pieno giorno, presso la chiesa intitolata alla Purificazione di Maria, a Traffiume. Qui ignoti hanno tolto la Croce dalla mensa eucaristica, l’hanno capovolta ed appoggiata ad una colonnina. Davanti vi hanno accatastato gli arredi relativi alla celebrazione liturgica: altare, organo, messale, lezionario, Bibbie, santorali, tovaglie, sede, ambone, ampolline, candele ed i libretti delle preghiere.
Poi hanno appiccato il fuoco. Subito dopo han tentato di far saltare la porta del tabernacolo, senza riuscirvi. Quindi, vi son saliti sopra e si sono avventati contro la statua del Sacro Cuore, staccandole di netto le mani e tentando d’incendiarla con un tizzone ardente vicino al volto. Senza esito, essendo di gesso. “Disturbati” poi dal sopraggiungere di alcuni parrocchiani, i delinquenti sono fuggiti da una piccola porta ignota ai più, abbandonando la torcia accesa davanti al tabernacolo.
Il blitz è durato una mezz’oretta in tutto. Abbastanza, per provocare danni ingenti. I Carabinieri hanno compiuto i rilievi del caso. Sui media – il quotidiano “La Stampa”, una televisione locale e news on line- ci si è subito preoccupati di minimizzare, la versione ufficiale parla di semplice atto vandalico, del gesto di un folle. Ma la scelta “mirata” degli oggetti e le modalità seguite inevitabilmente suggeriscono altri, più inquietanti scenari rispetto alle bizze di un balordo. In molti si è subito fatta strada l’ipotesi della pista satanica, anche perché si dice che il circondario non sia nuovo ad episodi analoghi: del resto, la croce capovolta, i lumini posti circolarmente, tante sono le tracce convergenti per gli “addetti ai lavori”.
La stessa comunità locale è rimasta sconvolta dalla violenza del gesto, compiuto in odio alla fede. Anche i parrocchiani meno “assidui” si son commossi di fronte al desolante scenario. Subito 150 di loro si sono rimboccati le maniche, per ripulire il tempio dai segni dell’oltraggio, tanto da potervi già poche ore dopo celebrare anche una Santa Messa. Durante l’omelia il Parroco, don Fabrizio Mancin, ha evidenziato come questi siano i frutti dell’odio serpeggiante a più livelli contro la Chiesa e contro i sacerdoti. A sottolineare la gravità dell’accaduto, ha contribuito anche la giunta straordinaria, in Comune a Cannobio, che ha stanziato 3 mila euro a fronte di danni stimati in almeno 100 mila euro.
In cenere l’altare, i paramenti, una tela del Seicento, mentre la chiesa è rimasta devastata dal rogo, secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa”, citando il parere del responsabile diocesano dei Beni Culturali e Artistici, don Carlo Scaciga. Ma la ferita più profonda è quella inferta a Nostro Signore ovvero proprio quella su cui più si è cercato di far calare un inquietante silenzio. Tecnicamente quanto avvenuto è configurabile come sacrilegio: “Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio”, specifica il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2120.
E l’allora Rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Angelo Scola, in un articolo apparso il 15 febbraio 1997 su “L’Osservatore Romano” ben evidenziò quanto “i riti satanici spesso contengano come parte integrante del loro svolgimento il sacrilegio”. Non è bene prender dunque sotto gamba tali fenomeni: questo non aiuta ad affrontarli, né tanto meno ad arginarli. Ed è davvero strano come a certe “prudenze” ed a metodici silenzi si ricorra solo quando, ad esser gravemente ferita, è la sensibilità religiosa cattolica, dimenticandosene viceversa bellamente quando, ad esempio, al posto della Bibbia, vi sia una copia del Corano, ed al posto della chiesa una moschea. Mauro Faverzani.
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