venerdì 17 agosto 2012

matrimoni gay

Il cardinal Barbarin: «Il Parlamento si occupi della crisi, non delle nozze gay»

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Il cardinal Barbarin
Il cardinal Barbarin

In Francia prosegue la polemica sui matrimoni omosex. “In un paese democratico si può parlare dell'amore di padri e madri per i bambini senza essere tacciati di omofobia?”

Domenico Agasso jrTorino

È polemica in Francia dopo la tradizionale Preghiera alla Vergine per la Nazione, risuonata in tutte le parrocchie il giorno di Ferragosto: a essere presi di mira sono i Vescovi, accusati di avere mobilitato i cattolici contro il progetto sulle unioni omosessuali che il governo intende attuare entro fine anno.


La Conferenza episcopale francese aveva invitato tutti i fedeli a pregare in particolare per i cittadini vittime della crisi economica, i governanti, le famiglie, i giovani e i bambini, ma alcuni media hanno interpretato l’iniziativa come un’indebita interferenza politica della Chiesa con riferimento, in particolare, alle recenti aperture del governo socialista alla legalizzazione dei matrimoni e delle adozioni omosessuali.


La diatriba si è concentrata in particolare su due personaggi: card. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi e Presidente della Conferenza episcopale, che aveva rivolto l’appello di pregare, nel corso della Messa dell’Assunzione di Maria Vergine, affinché i bambini «possano beneficiare pienamente dell’amore di un padre e di una madre», come era stato scritto nella Preghiera alla Vergine; e poi il cardinale Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione e Primate della Chiesa francese, che in un’intervista al quotidiano Le Figaro aveva dichiarato: «È uno choc di civiltà voler snaturare il matrimonio che da sempre è una realtà meravigliosa e fragile».


È su queste parole che si è scatenata la bufera.  Nei giorni successivi, lo stesso card. Barbarin è ritornato sull’argomento ribadendo che la Chiesa ha il diritto e il dovere di esprimere la sua opinione nei grandi dibattiti della società «quali che siano gli orientamenti dell’opinione pubblica», e respingendo al mittente le accuse di indebita interferenza. «La legge non dovrebbe entrare in campi che non sono di sua competenza», ha poi affermato in un’intervista al quotidiano lionese Le Progrès, «Il parlamento deve occuparsi di trovare lavoro, di sicurezza, salute, pace, ma non è il Padreterno! Ognuno deve avere il senso dei limiti delle proprie responsabilità».


Partendo dal presupposto che la missione della Chiesa è innanzitutto la preghiera, il Primate francese tuttavia non nega che anch’essa ha un ruolo «politico»: «Ma questo – ha affermato - in un Paese che si vuole democratico e non sottoposto a un pensiero unico è del tutto legittimo». In altre parole: si può pregare per gli sposi, i bambini e i giovani affinché «possano beneficiare pienamente dell’amore di un padre e di una madre» senza «per questo essere tacciati di omofobia».

“Le nozze gay? Uno shock di civiltà”

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Mons Vincenzo Paglia
Mons Vincenzo Paglia

Mons Paglia esprime la sua solidarietà alla conferenza episcopale francese. “Nessuna negazione di diritti, ma il matrimonio è un’altra cosa”

redazioneroma



Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia si dice «solidale con la Conferenza episcopale francese, con il cardinale Vingt-Trois che esorta a pregare perchè i bambini crescano con un padre una madre». «Ha ragione il cardinale Barbarin - dice alla Radio Vaticana - nel dire che parlare di matrimonio gay vuol dire uno shock di civiltà. Nessun vuol negare i diritti individuali: assolutamente no! Ma il matrimonio è un’altra cosa, e la famiglia nasce dal matrimonio».




Dopo le polemiche che hanno accompagnato ieri la preghiera alla Vergine per la nazione, risuonata in tutte le chiese della Francia, e che hanno preso di mira i vescovi accusati di aver mobilitato i cattolici contro il progetto sulle unioni omosessuali, mons. Paglia sottolinea oggi che «purtroppo, c’è una sorta di moda culturale che parte dall’esaltazione assoluta dell’individuo. L’individuo diventa lo snodo di tutto il pensiero, di tutta la politica e dell’economia stessa. Ma è qui - a mio avviso – la radice della crisi: perchè quando si incomincia a distruggere il ’noì che trova nella famiglia la sua prima cellula, mettiamo in crisi la stessa struttura della società».
  

Secondo il capo-dicastero vaticano della famiglia, «ora, non difenderla anzi, ferirla, direi bastonarla come sta accadendo, è veramente miope. In Italia, se non ci fosse stata la realtà familiare, questa crisi economica sarebbe stata drammatica, soprattutto per i più giovani. Ecco perchè io credo che dobbiamo recuperare la concezione della famiglia come risorsa indispensabile per l’umanità».


«Purtroppo - aggiunge -, si sta rafforzando sempre più la convinzione che la famiglia sia un peso e non una risorsa. Ed è questa una battaglia enorme e centrale che dobbiamo fare tutti: ovviamente i credenti, ma anche attraverso un’alleanza più larga possibile. La crisi contemporanea, se non rinsalda anche culturalmente la centralità della famiglia, rischia di avere un esito certamente più difficile, se non più drammatico».

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