domenica 5 agosto 2012

sant' Emidio

5 AGOSTO 
S. EMIDIO


SECONDA LETTURA
Dai "Discorsi" di S. Agostino, vescovo.  (Disc. 340,1: PL38, 1483-1484)
Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano

Da quando mi è stato posto sulle spalle questo peso, di cui dovrò rendere un non facile conto a Dio sempre sono tormentato dalla preoccupazione per la mia dignità. La cosa più temibile nell'esercizio di questo incarico, è il pericolo di preferire l'onore pro­prio alla salvezza altrui. Però, se da una parte mi spa­venta ciò che io sono per voi, dall'altra mi consola il fatto che sono con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di un mandato che ho ricevuto, questo è nome di grazia. Quello di pericolo, questo di salvezza. Veramente ci sentiamo come in un mare immenso e come sbattuti dalla tem­pesta, proprio a causa dell'incombenza pastorale affidataci. Ci ricordiamo però a prezzo di quale sangue siamo stati redenti e, consolati da questo pensiero, entriamo come in un porto sicuro. Mentre ci affati­chiamo nel lavoro apostolico, ci conforta la certezza del beneficio comune che ne risulta. Assai più mi consola il pensiero di essere stato redento con voi, che non il fatto di essere stato prepo­sto a voi. Seguendo perciò il comando del Signore, cercherò ancora di essere più pienamente al vostro servizio, per non essere ingrato a quel riscatto che mi ha reso vostro fratello. Debbo infatti amare il Redentore, e so quello che ha detto a Pietro; "Pietro mi vuoi bene? Pasci le mie pecorelle" (Gv 21, 17). Qesto disse una prima, una seconda, una terza volta. Prima veniva richiesto l'amore e poi imposto l'onere, perché dove maggiore è l'amore, minore è il peso e la fatica.
"Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?" (Sal 115, 12). Se dico di offrire al Signore il ministero di pascere le sue pecorelle, dico la verità. Lo faccio, infatti, "non io, ma la grazia di Dio che è con me" (1 Cor 15, 10). E allora come posso credere di essere uno che da il contraccambio, se in tutto sono prevenuto da lui? Se amiamo disinteressatamente e pascoliamo il gregge gratuitamente, come possiamo esigere la ricompensa? Non sembra-no inconciliabili le due cose: amore disinteressato e servizio gratuito con Io stipendio? E tuttavia si conciliano. Infatti non si potrebbe esigere la ricompensa da colui che viene ama-to disinteressatamente, se chi è amato non costi­tuisse lui stesso la ricompensa dell'amore. Se infatti in cambio dell'amore di averci redenti, gli rendiamo il servizio di pascolare le sue pecorelle, qual contrac­cambio potremo ancora offrirgli per il fatto che ci ha costituiti pastori? Effettivamente cattivi pastori, che Dio non voglia, lo siamo per nostra colpa, mentre buoni pastori, che Dio lo voglia, non possiamo esserlo se non per sua grazia, perciò, miei fratelli: "Vi esortiamo a non accoglie­re invano la grazia di Dio" (2 Cor 6,). Rendete frut­tuoso il nostro ministero. "Voi siete il campo di Dio" ( I Cor 3, 9). Dall'esterno ricevete chi pianta e chi irri­ghi, dall'interno, invece, colui che fa crescere. Aiutateci con la vostra preghiera e la vostra obbedienza, perché troviamo la nostra gioia non tanto nell'es­sere vostri capi, quanto nell'esservi utili servitori.

RESPONSORIO
Non abbandonare il tuo gregge, Signore, * Pastore buono che instancabile ci guardi. Veglia su di noi con la tua misericordia, perché l'a­stuzia del maligno non ci vinca.
Pastore buono che instancabile ci guardi.

Orazione  O Dio onnipotente ed eterno, che a Sant' Emidio hai dato la forza di sostenere fino all'ultimo la pacifica battaglia della fede, concedi anche a noi di affrontare, per tuo amore ogni avversità, e dì camminare con entusiasmo incontro a te, che sei la vera vita. Per iI nostro Signore...

Ant al Ben. Mi sono fatto tutto a tutti perché tutti siano salvi.

Ant al Magn. Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo.

La storia di Emidio è narrata nella "Passio" composta probabilmente da un monaco di origine franca, intorno all'undicesimo secolo, dopo il ritrovamento delle reliquie del santo Emindius morto decapitato, reliquie portate nella cripta del Duomo e conservate in un sarcoago romano. Emidio nacque a Treviri nel 279 da famiglia pagana e si istruì nelle arti liberali. All'età di ventitrè anni lascia le dottrine filosofiche e diviene catecumento, riceven-do quindi il battesimo. Iniziò quindi a studiare le Sacre Scritture divenendone un buon conoscitore e iniziò così la sua vita da predicatore. La sua predicazione suscitava molte conversioni e ciò irritava i pagani che lo catturarono e lo portarono ad un tempio dedicato a Giove, dove Emidio fece una solenne professione di fede alla quale seguì un improvviso terremoto che spaventò i suoi carcerieri. Raggiunti i compagni Euplo, Germano e Valentino partì alla volta dell'Italia, anche perché una voce nel sonno gli suggerì questo viaggio. Giunse a Milano ove stette per tre anni all'oratorio di San Nazario continuando la predicazione che spesso spingeva alla conversione i suoi ascoltatori. In seguito alla persecuzione di Diocleziano dovette fuggire a Roma dove trovò rifuhgio presso un certo Graziano, padre di una ragazza paralitica e emoroissa. Saputo che Emidio praticava anche l'arte medica, Graziano gli chiese aiuto per la figlia ed Emidio promise la guarigione se la ragazza si fosse battezzata. Tutta la famiglia di Graziano si convertì e chiese il battesimo e la guarigione fu ottenuta. Sempre a Roma Emidio guarì nello stesso modo e pubblicamente un cieco e moltissimi dei convenuti chiesero di essere battezzati. I pagani pensavano trattavasi di un incarnazionde del dio Esculapio e portarono all'isola Tiberina dove sorgeva appunto il tempio dedicato ad Esculapio, anche qui Emidio guarì oltre mille infermi e testimoniò la sua fede, spezzando l'ara pagana e gettandola nel Tevere. Dapprima i sacerdoti pagani lo andarano a denunciare al prefetto, ma non avendo ottenuto soddisfazione da questi si ricredettero su Emidio e si recarono da lui per farsi a loro volta battezzare. Successivamente lo stesso prefetto saputo della distruzione dell'altare all'Isola Tiberina scatenò una persecuzione contro i cristiani. Un angelo in sogno invita Emidio e i compagni a recarsi da papa Marcello, che li accolse, ordinò Emidio vescovo di Ascoli e Euplo diacono e li inviò in quella città. Durante il viaggio Emidio si fermò a predicare e convertì l'intera popolazione della città di Pictavis (che però non è stata identificata). Emidio entrò quindi in Ascoli, città ancora pagana, e iniziò la sua predicazione. Il governatore Polimio lo fece chiamare invitandolo a sacrificare agli dei senza ottenere risposta. Data la giovane età di Emidio il governatore anziché arrestarlo gli diede alcuni giorni per riflettere ed Emidio ne approfittò per predicare e per compiere una guarigione miracolosa che convertì moltissimi ascolani. Il governatore Polimio lo richiamò per ottenere il sacrificio agli dei e credendolo incarnazione del dio Esculapio gli promise in matrimonio la propria figlia Polisia. In un incontro con la stessa Emidio la porta a conversione e dopo pochi giorni la battezza nelle acque del Tronto. Nella borgata Solestà battendo la roccia come Mosè Emidio fa scaturire una fonte di acqua limpida dove battezza più di mille ascolani. Polimio infuriato ordina l'arresto della figlia, che preferirà uccidersi lanciandosi in un burrone piuttosto che lasciarsi prendere; quindi ordina la decapitazione di Emidio, durante la quale avvenne l'ultimo miracolo del santo, che invece che stramazzare al suolo raccolse il proprio capo e camminò fino al monte ove aveva costruito un oratorio dove morì. Era il 5 agosto 309, i fedeli sepellirono Emidio nella grotta sottostante l'oratorio e assalirono il palazzo di Polimio abbattendolo. Nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche ma non colpì la città di Ascoli, si dice protetta dal suo patrono, che è invocato oggi a protezione dai terremoti. In seguito a questo episodio la città di Ascoli eresse nel 1717 una chiesa dedicata appunto al santo e il cui interno è appunto la grotta dove Emidio morì e dove secondo la leggenda fu trovato il sepolcro del santo ricoperto di basilico.  Autore: Maurizio Misinato

Sant’Emidio da Ascoli: Protettore dai terremoti

Sant’Emidio è un martire d’origini tedesche vissuto nel IV secolo. Lasciata la natia città di Treviri per sottrarsi alle persecuzioni, si rifugiò a Milano ove fu ordinato sacerdote dal vescovo S. Materno. Mosse quindi per Roma, dove ricevette la consacrazione episcopale dal papa che lo inviò ad Ascoli Piceno. Qui convertì molti pagani e fu decapitato nel 303. Del santo si cominciano tuttavia ad avere notizie solo nel secolo XI in un documento ove si accenna alla Cattedrale di Ascoli sotto il titolo della B. V. Maria e Sant’Emidio martire. Probabilmente la doppia intitolazione sarebbe dovuta al fatto del ritrovamento in città, tra il 996 ed il 1052, delle ossa del Santo ed alla errata convinzione che egli fosse stato protovescovo della città. Ascoli da allora ne celebra con solennità la festa il 5 agosto ed a lui si rivolsero in ringraziamento gli ascolani rimasti illesi dopo il terremoto che nel 1703 sconvolse le Marche. Da quella data si cercò, anche con l’autorità dell’Arcivescovo di Treviri, di estenderne il culto altrove, quale protettore dai terremoti. Contemporaneamente si diffuse l’iconografia che rappresenta il Santo in atto di sostenere un muro barcollante sotto l’impeto delle scosse telluriche. Il suo corpo riposa nella cripta della Cattedrale di Ascoli.
Lo sciame sismico che ha colpito la nostra città e parte della Romagna nel 2000, mi offre lo spunto per ricordare questo Santo Martire che Castel Bolognese annovera tra i suoi protettori ed al quale è dedicato un altare, quello centrale della navata sinistra, nella chiesa di San Petronio. Il motivo di questo singolare culto è dovuto, manco a dirlo, ad un evento sismico: quello che colpì Castel Bolognese nella sera del 4 aprile 1781. Questo sommovimento tellurico è il più grave che la storia cittadina ricordi; esso, tuttavia, non provocò danni catastrofici, salvo vaste crepe in alcune chiese (specialmente quella del Suffragio), il danneggiamento della cupola e del campanile di San Francesco, il crollo di alcuni tetti di abitazioni, e rese inservibile la chiesa di San Petronio, per cui la comunità, piuttosto che ripararla, dal momento che da tempo v’era il desiderio di avere una chiesa più capiente, decise di atterrarla e di ricostruirla nelle forme che attualmente vediamo. Non così il suo campanile, che ebbe solo danni alla guglia: soltanto la furia bellica ne ebbe la meglio il 24 dicembre 1944. Sopra i danni al campanile, l’Emiliani ricorda che la guglia era talmente collabente da rischiare di cadere sulle maestranze addette alla sua demolizione, tanto che “nessun capo mastro del paese ebbe l’ardire di accingersi a tal opera pericolosa; ma don Giulio Ortolani, cappellano dell’arciprete con ammirevole coraggio intraprese e compì da solo tale lavoro”. Non si contarono vittime a causa del terremoto.
Orbene, in città fino a quell’epoca si soleva recare in processione, quando si verificavano scosse telluriche, l’immagine della Madonna del Rosario, affresco attribuito a Giovanni da Riolo, dapprima conservato nella chiesa del Rosario Vecchio, poi in quella del Rosario Nuovo ed attualmente in San Petronio, nel medesimo altare dedicato a Sant’Emidio, di cui costituisce il sottoquadro. Anche in quella circostanza i castellani organizzarono solenni ringraziamenti per i limitati danni che Castel Bolognese ebbe a subire. Su richiesta dell’Arciprete, dei parroci del territorio e delle Monache Domenicane, l’immagine mariana fu scoperta ed in offerta la Comunità portò dodici candele da una libbra ciascuna. Inoltre, il Consiglio Comunale avanzò una supplica all’Arciprete ed ai parroci del Vicariato affinché venisse fatto un voto alla Madonna del Rosario. Si stabilì pertanto che a partire dal successivo anno 1772, e per la durata di dieci anni, la sera del 4 aprile si scoprisse l’immagine della Madonna del Rosario fino alla sera del giorno successivo. Alle 21,15 del 4 aprile, in ricordo della scossa tellurica, si sarebbero suonate tutte la campane del Castello e del Vicariato durante la preghiera alla Vergine; la mattina del 5 aprile si sarebbe mossa in processione l’immagine con la partecipazione di tutto il clero del Vicariato, degli Ordini Regolari, delle Confraternite e di numeroso popolo; al suo ritorno l’Arciprete di San Petronio avrebbe celebrato una messa solenne in canto. Nella stessa seduta del 7 giugno 1781 la Comunità stabilì di nominare Sant’Emidio protettore di Castel Bolognese, partecipando alle spese per la sua festa da celebrarsi, come da calendario, il 5 agosto. Da allora, la città si mise sotto la protezione del santo ascolano per scongiurare o limitare gli effetti delle scosse telluriche. Difficile sapere come la Comunità abbia saputo delle doti taumaturgiche di questo Santo: l’evento di Ascoli era infatti alquanto vicino, essendo avvenuto appena ottant’anni prima. E’ probabile che qualche sacerdote ovvero Regolare di quelle zone lo abbia fatto conoscere a Castel Bolognese. Nella nuova chiesa di San Petronio, appunto, gli si dedicò un altare, con una bella pala attribuita al lughese Benedetto Del Buono; in essa è rappresentato Sant’Emidio con San Domenico ed un altro Santo Martire. Le tre figure sono in piedi sopra un piedistallo; Sant’Emidio, a sinistra, vestito di abiti episcopali, china lo sguardo verso il popolo orante, mentre la mano sinistra è protesa verso l’alto ad indicare l’immagine della Vergine posta nel sottoquadro; San Domenico, a destra, volge lo sguardo alla Vergine, in segno di orazione; le sue braccia aperte vogliono significare l’offerta a Maria, per mezzo suo, di tutte le preghiere del popolo. Tra i due, in secondo piano, si scorge il terzo santo con le mani incrociate sul petto che reggono la palma del martirio. Dietro le figure una nube avvolge il sottoquadro della B. V. del Rosario; da essa spuntano sulla destra le teste di due angeli. Un terzo angelo è seduto sul piedistallo reggendo con la mano sinistra un cartiglio ove si legge: Per intercessionem et merita Beati Emygdii Episc. & Mart. a flagello terræmotus libera nos Domine.
Nel tempo, è andata scomparendo a Castel Bolognese sia la devozione a Sant’Emidio, sia quella all’immagine della Madonna del Rosario quali protettori dai terremoti; l’attualità e la solerzia di Don Gianni ne hanno ravvivato il culto fra i castellani in occasione dello sciame sismico del 2000.


Paolo Grandi

Sant'Emidio, apostolo e martire della fede,
accogli benigno la preghiera
che fiduciosi ti rivolgiamo.

Intercedi per noi presso il Signore affinchè,
a tua imitazione, la nostra fede,
vivificata dalle opere,
sia testimonianza di filiale amore a Dio
e di fraterna carità per il prossimo.

Spronàti dal tuo esempio,
promettiamo di vivere
col cuore staccato dai beni della terra
e disposti a sacrificare tutto
pur di restare fedeli a Dio e alla Chiesa.

Estendi su di noi,
sulle nostre famiglie
e sulla nostra città e diocesi
la tua protezione affinchè,
preservati dal terremoto e da ogni altro flagello
possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla,
tutta intesa a dare gloria a Dio
e a rendere più sicura la salvezza
delle nostre anime.

Oh, Sant'Emidio accogli questa nostra supplica accogli la preghiera che fiduciosi noi ti rivolgiamo intercedi per Nostro Signore Gesù  affinchè questa nostra supplica venga ascoltata, ti preghiamo e ti supplichiamo  con il cuore in mano e ti chiediamo con tutto l'amore che possiamo di estendere su tutti  la TUA  PROTEZIONE affinchè ci PRESERVI dal terremoto che in questi giorni sta distruggendo e la vita dei nostri fratelli ma anche quella di ognuno di noi che viviamo con il cuore in gola per la paura, e preservaci da ogni altro flagello e che la nostra vita possa continuare ad essere tranquilla e serena come lo era prima, a rendere gloria a Dio.

Sant'Emidio  prega per noi

preghiera per sant'Emidio
protettore dai terremoti

Sant’ Emidio, accogli benigno la preghiera che fiduciosi ti rivolgiamo.
Intercedi per noi presso il Signore affinché, a tua imitazione, la nostra fede, vivificata dalle opere, sia testimonianza di filiale amore a Dio e di fraterna carità per il prossimo.

Spronati dal tuo esempio, promettiamo di vivere col cuore staccato dai beni
della terra e disposti a sacrificare tutto pur di restare fedeli a Dio e alla Chiesa.

Estendi su di noi, sulle nostre famiglie e sulla nostra città e diocesi la tua protezione affinché, preservati dal terremoto e da ogni altro flagello, possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, tutta intesa a dare gloria a Dio e a rendere più sicura la salvezza delle nostre anime.

Sant'Emidio, prega per noi!

- Padre nostro

- Gloria al Padre

Veneratissimo sant'Emidio, per quei miracoli coi quali, appena battezzato, esaltaste la fede in Treviri, in Milano e a Roma, liberateci dal tremendo flagello dei terremoti.

Gloria al Padre........
Sant'Emidio prega per noi.

Gloriosissimo sant'Emidio, per quei miracoli con i quali, appena ordinato vescovo propagaste negli Abruzzi e nelle Marche la fede, liberateci dall'orrendo flagello della peste.

Gloria al Padre........
Sant'Emidio prega per noi.

Potentissimo sant'Emidio, nostro particolare protettore, umilmente vi invochiamo.
Noi ringraziamo la ss.Trinita' che ha reso tanto glorioso in terra il vostro nome e tanto efficace in cielo la vostra intercessione. Ricordatevi che, troncatovi dal busto il capo voi lo portaste in mano fino all'oratorio del monte. Per tutti i vostri trionfi ricevete tutti noi sotto il vostro patrocinio e liberateci dai flagelli meritati con i nostri peccati e specialmente dalla peste, dalla carestia e dai terremoti.
Otteneteci pure una breve e tranquilla agonia, e dateci la vostra fede la vostra carita' nell'ora della nostra morte. Amen.

Gloria al Padre.......
Sant'Emidio, prega per noi.

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