16 AGOSTO
SAN ROCCO
seconda lettura Dai Discorsi di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(2° Discorso su Lazzaro, 1.6: PG 48, 981.992; trad. M, Pellegrino. Ricchezza e povertà. Roma 1947)
Abbiamo visto Lazzaro nell'atrio del ricco: guardatelo ora nel seno d'Abramo. Lo vedeste circondato dai cani che gli leccavano le piaghe: guardatelo scortato da schiere d'angeli: lo vedeste allora nella povertà: guardatelo ora nell'opulenza; lo vedeste nella fame: guardatelo ora nell'abbondanza d'ogni bene; lo vedeste combattente: guardatelo coronato; vedeste i travagli, guardate le ricompense, voi tutti, ricchi e poveri: voi ricchi, perché non crediate che sia gran cosa la ricchezza scompagnata dalla virtù; voi poveri, perché non crediate che la povertà sia un male. Agli uni e agli altri Lazzaro si presenta come maestro.
Impariamo da lui a non ritenere felici i ricchi e infelici i poveri. Anzi, se vogliamo dire il vero, ricco non è chi è circondato da molte cose, ma chi non ha bisogno di molte cose; né povero è chi nulla possiede, ma chi molto brama: questo, credete, è il vero concetto di ricchezza e povertà. Se dunque vedi uno che desidera molto, credi che quegli è più povero di tutti, anche se avesse le ricchezze di tutti; se invece vedi uno che non ha bisogno di molto, ritieni pure che quello è il più ricco di tutti, anche se non possedesse nulla. Noi usiamo giudicare la povertà e la ricchezza non dalla quantità di ciò che si possiede, ma dalla disposizione dell'animo. Certo, non diremo che sia sano uno che ha sempre sete, anche se nuota nell'abbondanza, se è adagiato presso fiumi e fonti. A che prò infatti quell'abbondanza d'acqua, quando non può spegnere la sete che lo tormenta?
Così dobbiamo fare con i ricchi: quelli che sempre bramano, come assetati, i beni altrui, non pensiamo punto che siano sani e che godano dell'abbondanza. Poiché chi non riesce ad acquietare le sue brame, possedesse anche le sostanze di tutti, come potrà mai trovarsi nell'opulenza? Coloro invece che si accontentano di ciò che hanno e sono paghi della loro condizione e non guardano intorno alla roba d'altri, fossero anche più poveri di tutti, è giusto considerarli più ricchi di tutti. Sì: chi non abbisogna delle cose altrui, ma è soddisfatto del suo stato, e più ricco di tutti. Se è possibile, ricordatevi di tutte queste cose; ma se tutto non potete, soprattutto ricordatevi sempre di questa verità: che il non far parte delle proprie sostanze è rubare ai poveri, è spogliarli del loro sostentamento; e che quanto possediamo non appartiene a noi, ma a loro.
Con tali disposizioni d'animo, profonderemo generosamente il nostro denaro, nutriremo quaggiù Cristo affamato, metteremo in serbo nell'altra vita un'abbondante ricchezza, e potremo conseguire i beni futuri, per la grazia e la benignità del Signore nostro Gesù Cristo, al quale col Padre e insieme allo Spirito Santo è gloria, onore, potenza, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
responsorio Cfr. 1 Cor 9. 19.22; Gb 29, 15-16
Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole con i deboli.
* Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
Ero occhio per il cieco, e piede per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
Ant. al Magn. Si fece povero e forestiero ed ebbe in eredità la dimora celeste.
orazione La fraterna intercessione di san Rocco che veneriamo nostro protettore, ci ottenga, o Pa-dre, il tuo aiuto e ci dia la speranza di condividere con lui l'eredità del tuo regno. Per il nostro Signore.
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