PRAEPARATIO ad Missam, 2
Secondo un codice manoscritto del XIII sec., conservato a Patmos, il sacerdote "prende tempo'' recitando, dopo aver baciato le sante icone, la seguente preghiera:
«O Dio, o Dio nostro, tu che sei invisibile ai Cherubini, inconoscibile per i Serafini e inaccessibile a tutte le Potenze celesti, tu che nel tuo ineffabile amore per l'uomo e nella tua bontà imperscrutabile hai unito te stesso alla nostra povertà e umiltà e hai dato la norma del sacerdozio a noi, tuoi servi peccatori ed indegni: tu stesso, buono e misericordioso qual sei, sostienimi, o mio salvatore filantropo, mentre mi accingo al ministero della grazia divina che mi è stato affidato. Mi accosto, infatti, al tremendo e terribile servizio del santo tuo altare non confidando nella mia forza o nella mia purezza, ma nel mare infinito della tua misericordia. I miei peccati, infatti, non riusciranno a superare la moltitudine delle tue compassioni.
Perciò ti prego, Sovrano filantropo, rivesti il tuo servo indegno della veste e grazia sacerdotale del tuo divino e santissimo Spirito. Illumina gli occhi della mia mente perché io contempli lo splendore della tua grazia, rendi chiara la mia lingua perché irreprensibilmente ti esalti, mantieni concentrato il mio intelletto, fà che la mia mente non si distragga e custodiscimi interamente nella tua santità, esaudisci le richieste che elevo a te, santo Signore, accogli il mio sacrificio come incenso immacolato e olocausto divino, e concedimi la dolcezza della tua bontà.
Invia dall'alto un angelo di luce che concelebri con me e mi sostenga, affinché, dopo aver insegnato rettamente la parola della tua vera sapienza, diventi anche degno della comunione ai tuoi celesti e immortali misteri, e illuminato grazie ad essi nell'anima e nel corpo, meriti altresì il godimento dei tuoi beni eterni assieme a coloro che davvero hanno amato e seguito i tuoi precetti.
Tu infatti hai detto, o Sovrano, che quanto è chiesto nel tuo nome viene immancabilmente ottenuto dal tuo coeterno Padre e Dio. Perciò anch'io, peccatore, nel rivestirmi degli abiti sacerdotali supplico la tua divinità: concedimi, Signore, per la mia salvezza, ciò che nella preghiera ti ho domandato».
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