FERRANDINA: 40 ORE 2012
in Chiesa Madre
La Comunione spirituale soddisfa almeno in parte a quell’ansia ardente di essere sempre “uno” con chi si ama.
LA COMUNIONE SPIRITUALE
La “comunione spirituale”. Il fatto che durante la Messa a Madrid innumerevoli giovani per cause non previdibili non abbiano potuto fare la comunione sacramentale ci ha aiutato a ricordare le parole preziose di un recente documento del Papa, che mettono in guardia da “un certo automatismo, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla mensa eucaristica. Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla Santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa”. In queste circostanze bisogna “coltivare il desiderio della piena unione con Cristo”, come dice un’antica e bella tradizione, fare la “comunione spirituale” (Sacramentus caritatis, n.55). Nella Messa la comunità della Chiesa celebra la morte e la risurrezione di Gesù, vivo e presente. Riceverlo sacramentalmente rimane un dono gratuito; il desiderio intenso di essere uniti a lui è anch’esso fonte efficace di comunione. Questa è una parola importante di speranza e di solidarietà per tutti coloro che per tanti motivi – pratici o legati alla condizione di vita familiare - non possono fare oggi la comunione sacramentale. E’ un grande messaggio positivo del non voluto digiuno eucaristico di un milione di giovani a Cuatro Vientos alla Giornata mondiale della Gioventù del 2011.
COSA SIGNIFICA FARE LA COMUNIONE SPIRITUALE?
La Comunione Spirituale è la riserva di vita e di amore eucaristico sempre a portata di mano per gli innamorati di Gesù Ostia. Mediante la Comunione Spirituale, infatti, vengono soddisfatti i desideri d’amore dell’anima che vuole unirsi a Gesù suo Diletto Sposo. La Comunione spirituale è unione d’amore fra l’anima e Gesù Ostia. Unione tutta spirituale, ma reale più reale della stessa unione fra l’anima e il corpo, “perché la anima vive più dove ama che dove vive”, dice S. Giovanni della Croce.
La Comunione spirituale suppone, è evidente, la fede nella Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli; comporta il desiderio della Comunione Sacramentale; esige il ringraziamento per il dono ricevuto da Gesù. Tutto questo è espresso con semplicità e brevità nella formula di S. Alfonso de’ Liguori: “Gesù mio, credo che voi siete nel SS. Sacramento. Vi amo sopra ogni cosa. Vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore... (pausa). Come già venuto, Vi abbraccio e tutto mi unisco a Voi. Non permettete che io mi abbia mai a separare da voi”.
La Comunione spirituale produce gli stessi effetti della Comunione Sacramentale a seconda delle disposizioni con cui si fa, della maggiore o minore carica di affetto con cui si desidera Gesù, dell’amore più o meno intenso con cui si riceve Gesù e ci si intrattiene con Lui.
Privilegio esclusivo della Comunione spirituale è quello di poter essere fatta quante volte si vuole (anche centinaia di volte al giorno), quando si vuole (anche in piena notte), dove si vuole (anche in un deserto o su... un aereo in volo).
È conveniente fare la Comunione spirituale specialmente quando si assiste alla S. Messa e non si può fare la Comunione sacramentale. All’atto in cui il Sacerdote si comunica, l’anima si comunichi anch’ella chiamando Gesù nel suo cuore. In questo modo ogni Messa ascoltata è completa: offerta, immolazione, comunione.
Quanto sia preziosa la Comunione spirituale lo disse Gesù stesso a S. Caterina da Siena in una visione. La Santa temeva che la Comunione spirituale non avesse nessun valore rispetto alla Comunione sacramentale. Gesù in visione le apparve con due calici in mano, e le disse: “In questo calice d’oro metto le tue Comunioni sacramentali; in questo calice d’argento metto le tue Comunioni spirituali. Questi due calici mi sono tanto graditi”.
E a S. Margherita Maria Alacoque, molto assidua nel mandare i suoi desideri di fiamma a chiamare Gesù nel Tabernacolo, una volta Gesù disse: “Mi è talmente caro il desiderio di un’anima di ricevermi, che lo mi precipito in essa ogni volta che mi chiama con i suoi desideri”.
Quanto sia stata amata dai Santi la Comunione spirituale non ci vuol molto a intuirlo. La Comunione spirituale soddisfa almeno in parte a quell’ansia ardente di essere sempre “uno” con chi si ama. Gesù stesso ha detto: “Rimanete in Me e io rimarrò in voi” (Giov. 15, 4). E la Comunione spirituale aiuta a restare uniti a Gesù, sebbene lontani dalla sua dimora. Altro mezzo non c’è per placare gli aneliti di amore che consumano i cuori dei Santi. “Come una cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a Te, o Dio” (Salm. 41, 2): è il gemito amoroso dei Santi. “O Sposo mio diletto - esclama S. Caterina da Genova - io desidero talmente la gioia di stare con te, che, mi pare, se fossi morta risusciterei per riceverti nella Comunione”. E la B. Agata della Croce provava così acuto il desiderio di vivere sempre unita a Gesù Eucaristico, che ebbe a dire: “Se il confessore non mi avesse insegnato a fare la Comunione spirituale, non avrei potuto vivere”.
Per S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe, ugualmente, la Comunione spirituale era l’unico sollievo al dolore acuto che provava nello stare chiusa in casa, lontana dal suo Amore, specialmente quando non le era concesso di fare la Comunione sacramentale. Allora saliva sul terrazzo della casa e guardando la Chiesa sospirava fra le lagrime: “Beati coloro che oggi ti hanno ricevuto nel Sacramento, Gesù. Fortunate le mura della Chiesa che custodiscono il mio Gesù. Beati i Sacerdoti che sono sempre vicini a Gesù amabilissimo”. E solo la Comunione spirituale poteva placarla un po’.
Ecco uno dei consigli che P. Pio da Pietrelcina dava a una sua figlia spirituale: “Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell’anima, ed egli verrà e resterà sempre unito con la anima mediante la sua grazia e il suo santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al Tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente”.
Approfittiamo anche noi di questo grande dono. Specialmente nei momenti di prova o di abbandono, che cosa ci può essere di più prezioso dell’unione con Gesù Ostia mediante la Comunione Spirituale? Questo santo esercizio può riempirci le giornate di amore come d’incanto, può farci vivere con Gesù in un abbraccio d’amore che dipende solo da noi rinnovare spesso fino a non interromperlo pressoché mai.
S. Angela Merici aveva la passione amorosa della Comunione Spirituale. Non soltanto la faceva spesso ed esortava a farla, ma arrivò a lasciarla come “eredità” alle sue figlie perche la praticassero perpetuamente.
La vita di S. Francesco di Sales non dovette forse essere tutta una catena di Comunioni spirituali? Era suo proposito fare una Comunione spirituale almeno ogni quarto d’ora. Lo stesso proposito l’aveva fatto il B. Massimiliano M. Kolbe fin da giovane. E il Servo di Dio Andrea Beltrami ci ha lasciato una breve pagina del suo diario intimo che è un piccolo programma di vita vissuta in Comunione spirituale ininterrotta con Gesù Eucaristico. Ecco le sue parole: “Ovunque mi trovi, penserò sovente a Gesù in Sacramento. Fisserò il mio pensiero al S. Tabernacolo anche quando mi svegliassi di notte, adorandolo da dove mi trovo, chiamando Gesù in Sacramento, offrendogli l’azione che sto facendo. Stabilirò un filo telegrafico dallo studio alla Chiesa, un altro dalla camera, un terzo dal refettorio; e manderò più sovente che mi sarà possibile dei dispacci d’amore a Gesù in Sacramento”. Quale continua corrente d’amore divino su quei cari ... fili telegrafici!
Di queste e simili sante industrie i Santi sono stati molto attenti a servirsi per dare sfogo alla piena del loro cuore che non si saziava mai d’amare. “Più Ti amo, meno Ti amo - esclamava Santa Francesca Saverio Cabrini - perché di più vorrei amarTi. Non ne posso più... dilata, dilata il cuor mio...”.
Quando S. Rocco da Montpellier passò cinque anni carcerato perché ritenuto un pericoloso vagabondo, nel carcere stava sempre con gli occhi fissi al finestrino, pregando. Il carceriere gli chiese: “Che guardi?”. Il Santo gli rispose: “Guardo il campanile della Parrocchia”. Era il richiamo di una Chiesa, di un Tabernacolo, di Gesù Eucaristico suo indivisibile amore.
Anche il S. Curato d’Ars diceva ai fedeli: “Alla vista di un campanile voi potete dire: là è Gesù, perché là un Sacerdote ha celebrato la Messa”. E il B. Luigi Guanella, quando accompagnava in treno i pellegrinaggi ai Santuari, raccomandava sempre ai pellegrini di rivolgere il pensiero e il cuore a Gesù ogni volta che vedevano un campanile dal finestrino del treno. “Ogni campanile - diceva - ci richiama a una Chiesa, nella quale è un Tabernacolo, si celebra la Messa, sta Gesù”.
Impariamo dai Santi anche noi. Vogliano essi comunicarci qualche fiamma dell’incendio di amore che consumava i loro cuori. Ma mettiamoci anche noi all’opera, facendo molte Comunioni spirituali, specialmente nei momenti più impegnativi della giornata. Allora anche in noi avverrà presto l’incendio d’amore, perché è consolantissimo quel che ci assicura S. Leonardo da Porto Maurizio: “Se voi praticate parecchie volte al giorno il santo esercizio della Comunione spirituale, vi dò un mese di tempo per vedere il vostro cuore tutto cambiato”. Appena un mese: inteso?
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