La domanda sorge spontanea: "Oggi, quando va bene, la Chiesa balbetta là dove dovrebbe urlare. Perché?"
Pubblichiamo quest’articolo magistrale di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, uscito su “Il Foglio” di oggi. In questi giorni la Chiesa “conciliare/conciliante” ha mostrato tutta la sua debolezza di fronte al mondo: in primo luogo mostrando a tutti che sull'oltraggio al Santo Volto si può benissimo abbozzare; che se il Governo minaccia di alzare le tasse e di far pagare l’Ici agli Enti ecclesiastici, invece di fare uno sfracello in difesa del principio, ci si limita ad auspicare (meglio a supplicare) di tener conto degli enti non-profit; che Celentano può ragliare alla luna senza che si vada oltre ad una reazione isterica di chi è stato colto su di un fatto di una gravità inaudita (è vero, infatti, che del Paradiso non ce ne importa più di tanto); che il Vaticano è una corte di veleni e sospetti, di carrierismi e malversazioni. Le uniche cose su cui si tiene il punto sono la Messa di sempre, che suscita "qualche perplessità" (come insegna il conciliabolo tridentino rockettaro) e la richiesta pressante affinché la Fraternità San Pio X si impicchi con le sue mani a uno di questi alberi che non sono stati piantati da Nostro Signore vale a dire la libertà religiosa (=diritto all’errore=eclissi del dovere di conoscere la Verità), l’ecumenismo (=indifferentismo), e la collegialità, i cui contorni restano ancora sfumati nello stesso Concilio Vaticano II.
E’ stato scritto giustamente: « I Ministri di questo governo tecnico dicono spesso: "E' l'Europa che ce lo chiede", come se bastasse questo per legittimare sacrifici, tasse, imposte, licenziamenti ecc. Nessuno li ha eletti, e sono stati imposti come salvatori della Patria dalle banche, dall'alta finanza, dall'Europa. Un'Europa impersonale, lontana dai cittadini, nelle cui Commissioni decidono persone che non sono state elette da nessuno. Il deficit dell'Italia non è stato causato dagli Italiani, ma si chiede a loro di pagarlo.
Sul versante cattolico, i Vescovi dicono spesso: "E' il Concilio che ce lo chiede", come se bastasse questo per legittimare la distruzione della Liturgia, l'annacquamento della Dottrina, il rilassamento della Morale ecc. Il Concilio: un'entità impersonale, lontana dai Cattolici, nelle cui Commissioni decidono persone che spesso non sono nemmeno insignite dell'Ordine Episcopale, e che talvolta sono chiaramente moderniste o addirittura sospette di eresia. La crisi della Chiesa non è stata causata dai fedeli, ma si chiede a loro di farsene carico».
Pare davvero che quasi tutti gli sforzi della Chiesa e del Clero in questi ultimi decenni, in particolare, siano di adattarsi allo spirito del mondo, di risultare simpatici, di andare nella direzione opposta quella insegnata dal Maestro divino: "siete nel mondo, ma non siete del mondo". Un cattivo zelo per la "pastorale" ha portato il Clero a secolarizzarsi sempre di più, abbandonando preghiera e penitenza, snobbando, anzi disprezzando il patrimonio di fede e di esperienza nella cura delle anime, acquisito dalla Chiesa nella sua vita bimillenaria, perdendo così non solo di incisività, ma anche di motivazioni, dal momento che, secondo i cattivi maestri della teologia contemporanea, tutti gli uomini sono già inconsapevolmente ed implicitamente cristiani, tutte le religioni sono vie di salvezza, ... e poi, a tutto supplisce la Divina misericordia, naturalmente anche senza il desiderio ed il minimo sforzo di conversione e di salvezza, lì dove i Sacramenti sarebbero solo un optional.
Oggi ne paghiamo lo scotto spiritualmente, mediaticamente, economicamente…. oltre a quella del titolo un'altra domanda sorge spontanea: ma dove sono i vantaggi, perbacco? (il capitano De Falco userebbe un’espressione più colorita). Leggiamo Gnocchi e Palmaro....
Il Vaticano e il mondo
di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
I fatti son fin troppo noti: la previsione della morte del Papa, le manovre per decidere fin da ora il successore, gli intrighi di palazzo e i furbetti della cittadella che parlano coi giornali. In casa cattolica, c’è chi trova la vicenda “tutta da ridere”. C’è chi la stigmatizza, ma senza trarne motivo di scandalo. C’è chi nasconde la notizia in una colonnina a pagina 19, così che il povero Bordin a Radio Radicale non fa in tempo ad arrivarci prima di finire la rassegna stampa.
Ce n’è per tutti, compresi quei cattolici ordinari che aprono i giornali e non sanno se si trovano nella cronaca nera o nella pagina degli spettacoli, col bel risultato di farsi venire gli stessi pensieri di fior di anticlericali, anche se con opposto palpito di cuore. E ne hanno ben donde, poveretti. Perché, a non voler nascondere sotto il tappeto la sporcizia denunciata a suo tempo dal cardinale Ratzinger, da ridere pare proprio che non ce ne sia. Anzi, forse ce n’è abbastanza da scandalizzarsi senza timore di passar per paolotti della più bell’acqua. E certamente si dovrebbe tirare la notizia un po’ più su di pagina 19, tanto ormai la sanno tutti.
Questo desolante incrocio tra il Festival di Sanremo, dove si intriga per sapere in anticipo il nome del vincitore, e una serie tv stile “Codice da Vinci”, dove il sacro si dilegua davanti al profano, rappresenta fin troppo bene certi esiti dello scellerato patto stipulato dalla teologia moderna con il mondo. Tra le primizie pastorali di quel patto, doveva esserci una Chiesa protagonista dei mass media: eccola, sulle prime pagine dei giornali, in tv sul, web. Ma senza l’inossidabile sfavillìo festivaliero e senza l’ipnotica suspense del thriller di razza. Eccola, spogliata anche del minimo appeal, mostrare al mondo uomini occupati da tutto quanto rimane di solamente umano quando il divino è stato messo da parte.
Chi va con il mondo, avrebbe detto Totò che di spettacolo se ne intendeva, impara a mondanizzare. Però lo fa male e replica maldestramente copioni altrui illudendosi di recitare in proprio. Operazione aggravata dal fatto che mettere in scena un pessimo “Codice da Vinci” con personaggi veri è infinitamente più dannoso che subirne uno geniale a mezzo stampa.
Eppure, le avanguardie della nuova Chiesa pneumatica avevano promesso ben altro. Una volta gettata a mare la Chiesa costantiniana, il suo sfarzo liturgico, il suo trionfalismo e i suoi legami con il potere, non si sarebbero più replicate le nefandezze della Roma rinascimentale. Tempo il finir di millennio, il secondo, e la Chiesa sarebbe stata tutta nuova e spirituale. Invece, come accade sempre quando ci si occupa solo dello spirito, si finisce per sentirsi liberi da ogni vincolo e abusare del corpo: quello individuale proprio e altrui, quello sociale e quello mistico. Se si guarda con onestà da questo punto di vista, si spiegano tutte le piaghe che hanno flagellato in questi anni la Chiesa dall’interno, senza concorso di terzi. Tutto ciò con gran soddisfazione del mondo, per il quale non c’è alleato migliore di chi non se ne cura in quanto troppo occupato da pensieri spirituali.
E così, adesso, ci si trova davanti al paradosso di vasti, vastissimi, sterminati settori della Chiesa che, dopo una buona dose di mea culpa battuti sul petto altrui, ora si trovano al cospetto di ben altro, e non possono neppure incolpare il passato. Crolla lo schema ideologico secondo cui la Chiesa di oggi è sempre migliore di quella di ieri. Evapora la presunzione per cui i cristiani contemporanei sarebbero adulti e vaccinat), mentre quelli di una volta sarebbero tutti ignoranti e dunque indefessi peccatori. In tutta questa oscura faccenda dai contorni obiettivamente indefiniti, la Chiesa di sempre non fa un plisset, perché come scrive Vittorio Messori, manifesta quella fetta di umano che si porta inevitabilmente con sé. Il guaio vero si manifesta quando l’umanesimo si mangia il cristianesimo, il sentimento la dottrina, l’orizzontale il verticale. A questo punto i complotti e i maneggi non sono più una patologia, ma la più logica delle conseguenze.
Qui giunti, le persone comuni, credenti e non credenti, si pongono la stessa domanda: ma quei signori ci credono davvero? Fatta salva la fede dei singoli, su cui il giudizio tocca al Padreterno, non si può pensare che lo smantellamento sistematico della dottrina, della morale, della liturgia non abbia effetti. E questa è una constatazione amara per credenti e non credenti: i quali, forse, si pongono la domanda fatidica con diverso palpito di cuore, ma sicuramente amerebbero avere la stessa risposta.
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