2 Febbraio
PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO
E PURIFICAZIONE DI MARIA SS
Senex puerum portabat:
puer autem senem regebat:
quem virgo peperit,
et post partum virgo permansit:
ipsum quem genuit, adoravit.
PER L' UFFICIO DI 12 LETTURE:
1 Dai Discorsi di san Sofronio di Gerusalemme.
Oratio III, De Hypapante,6-7. PG 87,3291-3292.
Corriamo tutti incontro a Cristo, noi che tanto sinceramente e profondamente adoriamo il suo mistero; mettiamoci in cammino verso di lui pieni di gioia spirituale.
Chi sarà il primo ad incontrarlo? Chi per primo scorgerà Dio con i suoi occhi? Chi per primo accoglierà Dio? Chi avanti a tutti lo reggerà fra le sue braccia?
Nessuno esiti ad affrettare il passo, nessuno rimanga indietro in questa corsa o vi rinunci; nessuno indugi ad accogliere Dio o si privi di partecipare alla festa; nessuno si mostri estraneo a questi misteri o sia privato di questa gioia luminosa.
Di fronte alla velocissima corsa del vecchio Simeone nessuno si mostri fiacco oppure appaia più lento di Anna l'ottuagenaria. Questi anziani così avanzati in età non possano minimamente accusare colui che vedessero strascicare i piedi non solo come incapace di correre ma, peggio, colpevole di torpidezza d'animo e di infedeltà, quasi rimproverandolo con parole profetiche!
Nessuno quindi si sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola.
2 Portiamo con noi anche ceri accesi, come simbolo dello splendore divino di colui che viene. Grazie a lui tutta la creazione risplende, anzi, viene inondata da una luce eterna che disperde le tenebre del male.
Ma i ceri accesi saranno soprattutto il simbolo della luminosità interiore con cui dobbiamo prepararci all'incontro con Cristo. Come infatti la Madre di Dio, vergine purissima, portò tra le sue braccia la vera luce offrendola a coloro che si trovavano nelle tenebre, così anche noi, tenendo fra le mani quella luce visibile a tutti e illuminati dal suo splendore, affrettiamoci incontro a colui che è la vera luce.
Sì, la luce è venuta nel mondo (Cf Gv 1,9) mentre esso era avvolto nelle tenebre e lo ha rischiarato con il suo splendore; colui che sorge dall'alto ci ha visitati (Cf Lc 1,78) per illuminarci mentre sedevamo nelle tenebre.
Questo è il nostro mistero. Per questo camminiamo, corriamo verso Cristo, tenendo in mano ceri accesi: essi sono insieme simbolo della luce che è Cristo e anticipazione dello splendore di cui saremo noi stessi penetrati per opera sua.
3 Corriamo insieme, corriamo tutti verso Dio. Se cediamo alla pigrizia, egli ci potrebbe accusare o di essere ingrati o addirittura di disprezzarlo. E sarebbe peccato ancora più grave.
Ascoltiamo le parole rivolte dal Signore stesso agli Ebrei che, immersi nelle tenebre, fuggivano la luce: La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie (Gv 3, 19) .La volontà di male infatti oscura l'anima e le impedisce di vedere la luce. Il vangelo dice ancora: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (Gv 1, 5) .
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo è venuta. Tutti, dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui.
4 Riceviamo esultanti nell'animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi; e subito fummo liberati dall'antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele.
Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.
5 Dai Discorsi di san Tommaso da Villanova.
Conciones in hoc festo I & II. Mediolani,1760, t 2,165- 167.158.
Nel riscatto dei primogeniti si nasconde un grande mistero. Se i primogeniti avessero dovuto rimanere nel tempio per diventare sacerdoti o leviti, si capirebbe il prezzo versato. Ma perché si deve pagare per loro? Dio ha forse bisogno di denaro?
E' mia opinione che unicamente per riscattare il primogenito che celebriamo fu stabilita quella legge, ossia per quest'unico atto di oggi ordinato a vantaggio ineguagliabile per l'umanità. Cercate di intuire, fratelli, il mistero, scrutatelo a fondo; oggi è versato il prezzo del mondo, oggi, tramite la mano della Vergine e mediante il ministero del sacerdote, il mondo acquista da Dio la sua liberazione.
6 Con l'atto di oggi tu sei tutto nostro, o Gesù; tu, il buono, sei consegnato a nostra utilità e a nostro beneficio. Se tu sei nostro, nostra è la tua vita, nostre le tue opere, nostri i tuoi meriti, i tuoi vagiti, i tuoi sudori, il tuo patire.
Non temiamo più di dover rendere conto a Dio della nostra vita e abbiamo di che farci rimettere ogni debito. Così la redenzione non è solo l'opera della misericordia ma anche della giustizia, perché ci riscattiamo davanti a Dio con quello che è nostro e non di altri.
Ecco, fratelli, la prima ragione di questo contratto. Ve n'è un'altra. Eravamo tutti prigionieri sotto il peccato, schiavizzati dal suo dispotismo. Per acquistare la libertà, fu necessario che il Figlio di Dio fosse venduto come schiavo per rendere noi pienamente liberi. Cristo ha preso su di sé la maledizione della croce, perché noi fossimo in lui benedetti; ha accettato la schiavitù per darci la libertà.
A questo scambio allude l'Apostolo dicendo: Suo Figlio è nato sotto la legge. per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4‑5). Ecco le motivazioni di questa vendita sacra. Fu un contratto puro, santo, immune da ogni ingiustizia, perché chi consegna è il Padre e chi accoglie è la Vergine Madre.
7 0 Vergine altissima, che riscatti il nostro Redentore, tu ci hai acquistato Cristo, perché lui acquistasse noi. Sì, ai fini di riscattarci egli fu riscattato e a poco prezzo; lui però ha redento il mondo a un costo ineguagliabile.
Diremo, valendoci di un paragone, che mercanti generosi cedono per poco prezzo ai poveri, ma da chi è ricco, anche se amico, esigono somme favolose. Fuori di metafora, Dio ha dato suo Figlio al mondo quasi per niente, ma dal Figlio ricco e potente ha chiesto un prezzo carissimo. Con cinque sicli fu riscattato il Redentore, ma lui ha riscattato il mondo con le sue cinque piaghe.
Sei mio, Gesù buono, mio per doppia ragione. Il Padre ti ha dato a noi e tua Madre ti ha acquistato. Ho su di te un doppio diritto, per cui non ti appartieni più. Poco importa che tu dica a Dio: Io sono il tuo servo, Signore (Sal 115,16). Oggi non solo sei diventato lo schiavo di Dio, ma anche del mondo, affinché il tuo servire doni a noi tutti la libertà.
Ormai sei mio, Signore Gesù, perché la Vergine ti ha acquistato per me. Sei al mio servizio, per prenderti carico di tutti i pesi del mondo. Quali pesi? Lo spiega Isaia: Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti (Is 53,6).
8 Ecco la festa che oggi celebriamo, fratelli. Venite, o fedeli, venite voi che siete mossi da ardente desiderio, accorrete a questo scambio divino. Oggi Dio stesso si è offerto nel tempio. Il sacerdote sta sui gradini presentando Cristo a chiunque lo voglia.
Accorrete, comprate. Il prezzo non è caro. Con cinque sicli oggi si acquistano la salvezza e la vita. E non dalla tasca, ma dal cuore vanno estratti i denari da versare. Sborsa cinque sicli e ricevi Dio.
Offri il dolore per i tuoi peccati,
la gratitudine per i benefici ricevuti,
la lode per i misteri rivelati,
il timore in ordine a te,
l'amore riguardo a Dio,
e ricevi lui stesso come tua parte in eterno.
Ricevilo, possiedilo, tienilo e non lo lasciare, finché tu non l'abbia introdotto ‑ che dico? ‑ lui non ti introduca all'interno della dimora di tua madre, cioè della Gerusalemme di lassù che è la nostra madre (Cf Gal 4,26).
9 Dal vangelo secondo Luca. 2,22-33
A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto di Israele; lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
Dai Discorsi di Elredo di Rievaulx.
In Ypapanti Domini de diversis moribus. Sermones inediti Beat Aelredi. Ed. C.H.Talbot, Series scriptorum Ord.Cist.,I, Roma, 1952,49-52.
E' certo che il santo Simeone non aveva veduto il Cristo, ma la fede aveva svegliato il suo amore, quella fede che viene dal saper ascoltare. Tramite i profeti il santo vegliardo conosceva che Cristo sarebbe venuto, e venuto in modo estremamente povero. Sapeva anche il perché della sua venuta. Gli era stato infatti annunziato l'avvento del Figlio di Dio.
Come? Nella carne. Quale il suo aspetto? Se pensi alla bellezza, egli è il più bello tra i figli dell'uomo (Sal 44,3). Se pensi alla tenerezza, il suo spirito è più dolce del miele (Sir 24,19).
Quanto poi alle disposizioni interiori, egli è mite e umile di cuore (Mt 11,29), talmente pieno di misericordia da chiamare pubblicani e prostitute, pieno di compassione per noi fino a prendere su di sé le nostre infermità, traboccante di carità al punto da amare i nemici e capace di sopportazione fino alla morte.
Perché tanta bellezza e mansuetudine? Perché tanti pregi? Che viene a fare? Una sola cosa: a salvare gli uomini, a giustificare quelli che ha redento e a glorificarli.
Ecco quanto Simeone poteva apprendere dai profeti. Alla lettura dei testi sacri si commoveva in modo arcano e sublime per quel Salvatore così nobile e grande, tanto umile in se stesso e così munifico verso gli uomini.
10 Simeone anela vedere e abbracciare colui che ama. Di qui i suoi sospiri, le lacrime, le parole che tradiscono l'intimo desiderio. Quando verrà il Messia? Quando nascerà? Lo vedrò? Vivrò fino a quel giorno, fino a quel momento?
Anima santa, perché ti tormenti in questo modo? Rispetta il segreto di Dio; non tocca a te conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha in suo potere. Sei presuntuoso, beato Simeone, se cerchi di sapere quello che nessun profeta rivelò, nessun angelo predisse, nessun apostolo ha mai annunciato.
Che cosa risponde Simeone? Siete tutti consolatori molesti (Gb 16,2). L'amore parla, il desiderio grida, l'entusiasmo previene. L'amore chiama perché ignora i ragionamenti, è sospinto dal desiderio e non dalla logica.
La mia anima non vuole andarsene, il cuore non ammette consolazioni, finché non avrò veduto l'oggetto della mia brama. Che io possa fissare colui che gli angeli contemplano e così egli, amandomi immediatamente, colmerà i miei desideri amorosi. Che possa vivere in questo corpo mortale fino a quando vedrò la salvezza di Dio.
Simeone che ama e che arde, che prega e fiammeggia, che cerca e bussa, riceve la risposta dallo Spirito Santo: Non vedrai la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Dio esaudisce il desiderio del povero.
11 Simeone si recò al tempio. Era quello il luogo adatto per l'incontro del Verbo con l'anima. Se in ogni dove bisogna cercare il Verbo, nel tempio egli va trovato. Va' dunque in cerca di lui, perlustra dappertutto, investiga presso chiunque, passa e attraversa ogni via, per sboccare alla fine nel tempio, nella casa del Signore: lì troverai.
Mosso dallo Spirito, Simeone si recò al tempio. Nota bene: Dallo Spirito. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio (Rm 8,8).
E quando il santo vegliardo riceve in braccio il Bambino Gesù, il suo amore è colmato: ormai tocca, abbraccia, si gode quel che cercava.
Fratelli, finora la lingua ha cercato di esprimersi come poteva, adesso non le rimane che tacere. Qui nulla è meglio del silenzio, di fronte alle segrete comunicazioni degli sposi, alle loro intime incomunicabili gioie.
Qual è il tuo segreto, o sposa, tu che sola hai conosciuto la felicità del bacio spirituale? In tale bacio lo spirito creato e lo Spirito increato si congiungono, per essere due in uno, anzi per formare una sola cosa, giustificatore e giustificato, santificatore e santificato, deificatore e deificato. Mi metterò a descrivere quello che avete sperimentato meglio e più a fondo di me? E' questo il linguaggio dell'amore, comprensibile soltanto a chi ama.
12 Quando l'anima è purificata dai vizi che la deturpavano, sente nascere in sé la gioia dallo slancio del cuore; dalla gioia scaturisce l'amore e dall'amore spunta il desiderio. Allora ogni altro attaccamento affettivo si assopisce, ogni effimero desiderio svapora, il vorticare dei pensieri si placa.
Completamente immersa nell'abisso di amore per il suo Dio, l'anima aderisce a lui in casta delizia; nulla vuole sapere, nulla conoscere se non lui. Lo spirito si sente afferrato dalla stretta di colui che abbraccia ed esclama pieno di sicurezza: Trovai l'amato del mio cuore (Ct 3,4).
Potessimo dire anche noi quel che segue: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò.
Ecco quanto ha meritato il santo Simeone che dice: Ora lascia. Signore, che il tuo servo vada in pace. Perché vuole andarsene? Come può volere lasciare Cristo o essere lasciato da lui?
In realtà egli aspira a lasciare i vincoli della carne per stringere più forte con l'affetto del cuore Gesù Cristo, nostro Signore, lui che è benedetto nei secoli. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento