11 febbraio
N. S. di Lourdes
S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello
Lourdes, 25 luglio 2011
Grotta di Massabielle
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Omelia
Fratelli e sorelle,
perché non siamo andati ad Acapulco o sulla Costa Azzurra? Mentre noi siamo qui sotto una pioggia battente, a Taormina e a San Remo splende il sole, e in Sardegna e negli altri luoghi di turismo tante persone stanno distese sulla spiaggia o sotto gli ombrelloni. Se in questo momento qualcuno ci guardasse dall’esterno: cosa direbbe? “Sono folli! Hanno speso i loro risparmi per andare in un luogo non bello, sotto la pioggia, al freddo e al gelo … Noi invece siamo stesi al sole e ci godiamo la vita!”.
Ho voluto iniziare in una maniera un po’ provocatoria questa riflessione, perché la nostra celebrazione qui, nel cuore di Lourdes, nel cuore del cuore, che è questa grotta, avviene in condizioni ancora più disagiate. Qui ci sono tanti ammalati, e in migliaia stiamo sotto la pioggia …
Perché siamo qui? È importante che ce lo diciamo in questa condizione di estrema precarietà, di estrema povertà.
In una situazione analoga, si racconta nel Vangelo che Gesù, guardando gli straccioni e i poveri che stavano intorno a lui, esultò nello Spirito e disse: “Ti lodo, Signore, Padre del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.
Fratelli e sorelle, noi apparteniamo a questo popolo di piccoli, di poveri, di malati, di gente che non va nei luoghi di villeggiatura vip, ma sceglie Lourdes come meta di un pellegrinaggio. Ci sentiamo poveri e al tempo stesso ricchissimi. Spero sia la percezione di tanti di voi, certamente è questa la tonalità dello sguardo di Dio su di noi in questo momento.
Abbiamo ascoltato il Vangelo, inizio della storia della Redenzione: un angelo, l’Arcangelo Gabriele, fu mandato da Dio in una città chiamata Nazareth, a una giovane, promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe. La sposa si chiamava Maria, Miriàm.
Cos’era Nazareth, duemila anni fa? Che cos’era Lourdes, centocinquant’anni fa?
Ci troviamo nella stessa dimensione di piccolezza: un borgo del tutto dimenticato, si sarebbe detto, “da Dio e dagli uomini”, ma in realtà solo dagli uomini. Dio non sceglie Gerusalemme, la città della grande culto; Dio non sceglie Roma, la capitale del grande impero, che estendeva i suoi tentacoli a tutto il mondo conosciuto; Dio non sceglie neanche Atene, la capitale della cultura del tempo e culla della cultura occidentale. Dio sceglie Nazareth. E Nazareth era nulla! Sulle cartine geografiche, semmai ce n’erano a quel tempo, non era contrassegnata neanche da un puntino. In quel borgo nascosto, vive nascostamente una ragazza, Miriàm: a lei - e non a una regina -, a Nazareth - e non a Roma, a Gerusalemme, ad Atene - è mandato il messaggero di Dio; a Lourdes, e non nelle grandi capitali che si contendevano il primato, è mandata Maria. Lo sguardo di Dio si ferma su Maria e lo sguardo di Maria, centocinquant’anni fa, si è fermato su una ragazza, su una pastorella: Bernadette Soubirous.
Noi siamo qui, in questo crocevia della grazia, Lourdes come Nazareth, luoghi piccoli, persone insignificanti, che vengono indicati come trasmettitori di una grande speranza. Siamo qui, sotto la pioggia, per sentirci contenti, anche se non stiamo ad Acapulco e a Saint-Tropez; siamo qui, a Lourdes, bagnati, speriamo bagnati di grazia, per ricevere la salute o la salvezza? È il grande bivio che ci divide, divide i nostri cuori: sei venuto a Lourdes per ottenere la salute o la salvezza?
Ci sono tra voi tanti malati. Direi che ci sono malati consapevoli e malati che non sanno d’esserlo, ma siamo qui per ottenere la salute del corpo o la salvezza? La salute del corpo è per un istante; la salvezza è per sempre. Io spero che nel vostro cuore sorga forte l’impeto di questa risposta: Signore, donaci la salvezza!
E che cos’è la salvezza? Lo esprime molto bene il Vangelo che abbiamo ascoltato: l’angelo fu mandato da Maria e le disse: “Maria, non temere, il Signore è con te!”.
Vorrei che queste parole restassero impresse nel vostro cuore, nella memoria del vostro cuore: “Non temere, il Signore è con te”. È questa la salvezza: il Dio vicino, l’Emmanuele, il Dio-con-noi; non il Dio lontano, non il Dio che si disinteressa delle nostre vicende. La salvezza è Dio accanto a me, Dio pellegrino, Dio crocifisso per me e con me. Lo dico per tanti di voi che sono venuti a Lourdes piagati nel corpo. In Gesù, Dio non ci ha liberati dal dolore, ma ci ha liberati e salvati nel dolore, assumendolo Egli stesso. Dunque la salvezza non è la guarigione del corpo: la salvezza è la certezza che Dio è con me, è nella mia vita, è nella mia difficoltà, è nella notte che sto attraversando.
Fratelli e sorelle, stiamo attraversando una grande notte, molto più problematica di questa giornata uggiosa. La Chiesa stessa sta attraversando una notte difficile! De Gregori, un cantautore italiano, ci fa dire: “Questa notte passerà senza farci del male”, perché Dio è con te, perché non devi temere, perché gli idoli che sembrano grandi, in realtà “hanno bocca e non parlano - dice il salmista - hanno mani e non toccano”: sono tutta apparenza.
Ecco, siamo qui per questo. Celebriamo l’Eucarestia qui, come nelle nostre parrocchie sperdute, per lo stesso motivo: per conservare la santa memoria del Dio-con-noi, del Dio compagno delle nostre strade, delle nostre vicende. E allora non temere, se Dio è con te la tua capanna diviene una reggia e la tua povera esistenza diventa vita regale perché Egli viene a visitare la tua indigenza e la inonda di luce.
Non temere, qualsiasi sia la tua condizione fisica; non temere, qualsiasi sia la tua condizione morale. Dio guarda in te ciò che è più debole per fare cose grandi. Dio non guarda a ciò che in noi è perfetto; Dio guarda quell’aspetto di noi, della tua famiglia, della tua parrocchia, della tua Diocesi dove ti sembra che tutto sia perduto: proprio lì Dio ti visita. È quella la tua Nazareth, è quella la tua Lourdes, dove ci si innamora di uno sguardo.
Maria è andata avanti e ha fatto fronte a tante difficoltà, a tanti sospetti delle sue amiche, degli abitanti di Nazareth, facendo memoria dello sguardo di Dio attraverso l’angelo. E anche Bernadette si innamorò dello sguardo della “bianca Signora”; è andata avanti per tutti i giorni della sua vita nel nascondimento della clausura, quasi per coprire con un santo pudore e custodire quello sguardo. La fede, fratelli e sorelle, è questa percezione di essere stati guardati da Dio. Guardati ed amati. Dio non ci guarda perché siamo belli, ma ci rende belli guardandoci. Egli ci fissa e ci ama.
Simone Weil, una mistica del Novecento, dice che “tutto il Vangelo si riassume in uno sguardo”. E tu sei venuto qui per alzare lo sguardo a Maria, a tua Madre, per riconoscerla e per riconoscere, nel suo sguardo, lo sguardo benevolente di Dio.
Dio non ti giudica: Dio ti benedice.
Siamo venuti qui per essere benedetti, fratelli e sorelle, e diciamo a Maria: benedici le nostre famiglie, benedici le nostre parrocchie, le nostre Diocesi. La percezione di essere sfortunati, maledetti, accompagna e amareggia le nostre esistenze rendendole ottuse e buie. Come i bambini noi viviamo dello e nello sguardo di nostra Madre che ci guarda e ci benedice rimandandoci una percezione positiva della nostra vita. Bartolo Longo, il beato della Campania, in un luogo che nella geografia dello spirito, fa da pendant a Lourdes, nella supplica alla Madonna di Pompei ha scritto: “Non ci staccheremo dalle tue ginocchia, finché non ci avrai benedetti”. I bambini, quando hanno paura, si aggrappano alle ginocchia della madre. Anche noi ci aggrappiamo alle ginocchia di Maria e le diciamo, con le parole di Bartolo Longo: “Non ci staccheremo da te, non ce ne andremo da questo luogo finché non ci avrai benedetti!” E Maria ti dice dolcemente: Non c’è bisogno che io ti benedica, perché tu sei già benedetto; sei benedetto nel Battesimo, sei benedetto nella Cresima, la vita è una benedizione, pur con tutte le sue limitazioni. Voi presbiteri, siete stati benedetti il giorno della vostra Ordinazione Diaconale e Presbiterale e, ogniqualvolta celebrate l’Eucaristia, mangiando il Corpo e il Sangue di Cristo, voi siete benedetti.
È con questa percezione che vogliamo ripartire.
Concludo con un messaggio speciale, innanzi tutto agli ammalati: Sèntiti benedetto, anche se limitato; senti che nella tua malattia, nel tuo limite, c’è uno sguardo di misericordia e di predilezione da parte di Dio. Dobbiamo fare della malattia e del limite il luogo dell’incontro con Dio. E poi ai giovani, quelli dell’Unitalsi che prestano servizio e anche ai tanti giovani di Mondovì che ho visto ieri con le magliette gialle: non abbiate timore di affidarvi a Dio totalmente! Maria di Nazareth, Bernadette Soubirous non hanno voluto salire sull’isola dei famosi dove tanti giovani, presi dall’abbaglio della notorietà, pensano di poter salire come luogo di felicità. Dio guarda Nazareth e guarda Lourdes, guarda Maria; e Maria, dall’alto di questa grotta, guardò Bernadette; e tu, giovane, sei guardato: nella tua piccolezza puoi fare cose grandi, se ti affidi. Diffidate, sento di dire ai giovani presenti, del paese dei balocchi, di promesse mai mantenute da parte del male e di chi in qualche maniera organizza e partecipa a questo carnevale falso e bugiardo, a questo spettacolo dagli effetti speciali…, ma nella fede affidatevi al Signore.
L’ultima parola è ai sacerdoti che, certo, vengono a Lourdes per accompagnare i pellegrini, trovando qui una sorgente per riprendere la quota alta della santità. Coraggio, preti che state per tornare nelle vostre parrocchie, dove non ci sono le folle di Lourdes, dove per fare una processione raccolta, come quella di ieri, forse passeranno ancora 200 anni, dove si fatica a portare avanti il Vangelo, dove le persone preferiscono altri luoghi, altri lidi, altri pani. Il Signore è con te, è nelle tue mani: fiorirà anche in questa Eucaristia, nelle mie e nelle tue mani. Coraggio, non temere.
E l’angelo partì da lei. L’angelo si allontanò da Maria, ma Dio restò con lei, iniziò a farsi carne nel suo grembo; anche noi, tra qualche giorno, tra qualche ora, ci allontaneremo da questo luogo di grazia con un ultimo sguardo alla grotta, alla statua, ai campanili di Lourdes che svettano verso il cielo.
Maria, anche se andremo via, tu non ci lasciare, non ci abbandonare, e nei momenti in cui saremo più tentati di abbandonare l’esercito dei piccoli di cui Dio si compiace, nel momento del buio e della tentazione non smettere di ripeterci: “Non temere, il Signore è con te”.
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