CANTALACAVOLATA: È TUTTA “COLPA” DELLA MADONNA!
Il frate-cortigiano si tenga Lutero, noi la Regina del Cielo
e della terra.
Il 2015 è agli sgoccioli e in
Vaticano non potevano che concluderlo con una bestemmia di stampo
sincretista. Il cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, nonché membro autorevole della corte dei giullari di Casa Santa
Marta, nell’ultima predica dell’Avvento di quest’anno, ha affermato che,
secondo lui, una via per favorire il dialogo ecumenico con le comunità
protestanti sarebbe il «riconoscimento da parte di noi cattolici del fatto
che spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere
Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta
esagerato e sconsiderato». Non poteva mancare un accenno al super-dogma, il
Vaticano II, che raccomanderebbe ai «fedeli una devozione “priva di sentimentalismi
e di vana credulità”».
La vera devozione
sentimentalista, piena di vana credulità, la vediamo chiaramente non nella
venerazione alla B.V. Maria, ma in quei raduni ecumenisti a cui
Cantalamessa partecipa molto volentieri. Buffonate in cui non si prega Dio
con la Chiesa per l’unità della Chiesa, ma ove si celebrano solamente eresie e
ideologie, con gesti blasfemi che ha avuto come protagonista anche lo stesso
frate: si è messo in ginocchio e si è fatto “imporre le mani” da un pastore
protestante.
Siamo su candid-camera?
Un gesto blasfemo che
Cantalamessa ripete volentieri in ambito (sedicente?) cattolico: ai raduni
del Rinnovamento dello Spirito, movimento di cui è membro, s’inginocchia mentre
dei laici gli “impongono le mani”.
Siamo a Scherzi a parte?
Cerchiamo di capire. Se la devozione mariana sarebbe
esagerata e sconsiderata, un sacerdote che si mette in ginocchio e si
fa imporre le mani da eretici e laici, che cosa sarebbe?
Cantalamessa vada a farsi disintossicare dal fumo dell' avversario e dopo a lezione di cristianesimo dai 33 minatori cileni che nel
2010 rimasero intrappolati sottoterra per 69 giorni in condizioni
avverse. Giorni che scorrevano al buio, allo sporco, con pochissimi viveri, ma
anche pieni di luce e speranza, perché non smisero mai di recitare il Santo
Rosario. Il giorno che furono salvati, prima di abbracciare le loro famiglie,
si misero in ginocchio, si fecero il Segno della Croce, e ringraziarono Cristo
e sua Madre. Era il 13 ottobre, anniversario dell’ultima apparizione della
Vergine a Fatima. Alla faccia della devozione sentimentalista!
Chi non è mariano, non è neppure cristiano.
http://www.papalepapale.com/strega/si-scrive-cantalamessa-si-legge-cantalacena/
CANTALACAVOLATA:
È
TUTTA “COLPA” DELLA MADONNA!
Papa Francesco non
vuole essere un principe rinascimentale, eppure è circondato da tantissimi
cortigiani che fanno di tutto per compiacerlo — “caricature” che hanno
superato di gran lunga il maestro nel dare il peggio di se stessi — tra cui
spicca il predicatore della Casa Pontificia, il cappuccino Raniero
Cantalamessa, secondo il quale i cattolici hanno “contribuito a rendere
Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta
esagerato e sconsiderato”, dunque sfavorendo il dialogo ecumenista. Bel modo di
chiudere il 2015!
Riportiamo – quale coronamento delle
“cavolate” dell’anno 2015, partite purtroppo da dentro la Chiesa – una
riflessione del Mastino che non potevamo lasciare cadere nell’oblio:
TUTTA
COLPA DELLA MADONNA!
«Tale via passa per un sincero riconoscimento da parte di noi
cattolici del fatto che spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo
contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola
in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale
devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo
subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù
stesso. Lo stesso Concilio Vaticano II raccomanda ai fedeli una devozione
“priva di sentimentalismi e di vana credulità”» (P. Raniero Cantalamessa,
cortigiano di Santa Marta).
Ma io – confida Mastino blogger, vedi
qui – gli rispondo che FRATELLI che non riconoscono la comune
MADRE sono, ai miei occhi, dei (perdonate il termine, lo uso in senso tecnico)
bastardi. E sono io a non riconoscerli come fratelli, preferisco avere una
madre che non dei fratelli, a dover scegliere. Senza Maria non vale la pena
essere cattolici. Chi li obbliga questi protestanti a ignorare Maria?
Prendessero anche loro il rosario, quei quattro gatti rimasti, e si accodassero
a noi a pregarla.
VIVA
MARIA!
PRIMA
DI TUTTO.
IL
RESTO È DEL DEMONIO!
E
DEI LECCHINI DI SANTA MARTA
Ma
questo cortigiano, quale si è dimostrato essere Cantalamessa in diverse
occasioni, non può ignorare che quel padrone di casa santa Marta per certi
versi la pensa così tanto diversamente da lui che ci conferma, come detto in
diversi articoli da noi, che gli allievi hanno superato di gran lunga il
maestro nel dare il peggio di se stessi.
“SENZA MARIA, UN CRISTIANO, È ORFANO”, parola di Papa Francesco.
Ma bando alle ciance veniamo alle
parole dirette del Papa Francesco, lasciando rispondere a lui direttamente a
questa ulteriore cavolata di fine d’anno:
Fratelli
e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza.
Pregate
per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la
Madonna, alla Salus Populi Romani, perché custodisca tutta Roma. (Primo
Discorso Urbi et Orbi 13.3.2013)
Ottobre
è anche il mese del Rosario, e in questa prima domenica è tradizione recitare
la Supplica alla Madonna di Pompei, la Beata Vergine Maria del Santo Rosario.
Ci uniamo spiritualmente a questo atto di fiducia nella nostra Madre, e
riceviamo dalle sue mani la corona del Rosario: il Rosario è una scuola di
preghiera, il Rosario è una scuola di fede! (Angelus 6.10.2013)
Una
bellissima espressione popolare della fede è la preghiera dell’Angelus [in
Brasile, l’Ora di Maria]. E’ una preghiera semplice da recitarsi in tre momenti
caratteristici della giornata che segnano il ritmo delle nostre attività
quotidiane: al mattino, a mezzogiorno e al tramonto. Ma è una preghiera
importante; invito tutti a recitarla con l’Ave Maria. Ci ricorda un evento
luminoso che ha trasformato la storia: l’Incarnazione, il Figlio di Dio si è
fatto uomo in Gesù di Nazaret. (Angelus da Rio de Janeiro per la GmG
26.7.2013)
Cari
fratelli e sorelle, al termine di questa celebrazione, invochiamo
l’intercessione della Vergine Maria affinché ci accompagni nella Settimana
Santa. Lei, che seguì con fede il suo Figlio fino al Calvario, ci aiuti a camminare
dietro a Lui, portando con serenità e amore la sua Croce, per giungere alla
gioia della Pasqua. La Vergine Addolorata sostenga specialmente chi sta vivendo
situazioni più difficili. (Domenica delle Palme – Angelus 24.3.2013)
Prima
di concludere questa celebrazione, vorrei affidare alla Madonna i cresimati e
tutti voi. Questo lo dico in modo particolare a voi, che oggi avete ricevuto la
Cresima: Maria vi aiuti ad essere attenti a quello che il Signore vi chiede, e
a vivere e camminare sempre secondo lo Spirito Santo! (Messa per i
Cresimandi Regina Coeli 28.4.2013)
La
Madonna ci aiuta anche a capire bene Dio, Gesù, a capire bene la vita di Gesù,
la vita di Dio, a capire bene che cosa è il Signore, com’è il Signore, chi è
Dio.(..) Ecco, pensiamo a questo, tutti: il Padre ci ha dato la vita;
Gesù ci ha dato la salvezza, ci accompagna, ci guida, ci sostiene, ci insegna;
e lo Spirito Santo? Che cosa ci dà lo Spirito Santo? Ci ama! Ci dà l’amore.
Pensiamo a Dio così e chiediamo alla Madonna, la Madonna nostra Madre, in
fretta sempre per aiutarci, che ci insegni a capire bene com’è Dio: com’è il
Padre, com’è il Figlio e com’è lo Spirito Santo. Così sia. (Omelia ai
bambini di Prima Comunione 26.5.2013)
Affidiamo
la nostra lode alle mani della Vergine Maria. Lei, la più umile tra le
creature, grazie a Cristo è già arrivata alla meta del pellegrinaggio terreno:
è già nella gloria della Trinità. Per questo Maria nostra Madre, la Madonna,
risplende per noi come segno di sicura speranza. E’ la Madre della speranza;
nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. E’ la
Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre che ci
accompagna nel cammino. Adesso preghiamo la Madonna tutti insieme, a nostra
Madre che ci accompagna nel cammino. (Angelus 26.5.2013)
Il
grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano
le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace. Per questo, fratelli e
sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo,
vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una
giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e
nel mondo intero. A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al
conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e
dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i
suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci
a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e
della pace. [Recita dell’Angelus] Maria, Regina della Pace, prega per noi!
Maria, Regina della Pace, prega per noi! (Angelus 1.9.2013)
Cari
fratelli, oggi ricordiamo anche la Natività della Vergine Maria, festa
particolarmente cara alle Chiese Orientali. (..) Gesù è il sole, Maria è
l’aurora che preannuncia il suo sorgere. Ieri sera abbiamo vegliato affidando
alla sua intercessione la nostra preghiera per la pace nel mondo, specialmente
in Siria e in tutto il Medio Oriente. La invochiamo ora come Regina della Pace.
Regina della Pace prega per noi! Regina della Pace prega per noi! (Angelus
8.9.2013)
Qui,
ai piedi della Madonna, vorrei ringraziare tutti e ciascuno di voi, cari
fedeli, i sacerdoti, i religiosi e le religiose,(…) voglio affidarvi a Maria,
Nostra Signora di Bonaria. (..) penso a tutti i numerosi santuari mariani della
Sardegna: la vostra terra ha un legame forte con Maria, un legame che esprimete
nella vostra devozione e nella vostra cultura. Siate sempre veri figli di Maria
e della Chiesa, e dimostratelo con la vostra vita, seguendo l’esempio dei
santi! (Angelus da Cagliari 22.9.2013)
La
Vergine Maria è nostro modello. Le chiediamo che ci insegni a incontrarci ogni
giorno con Gesù. E quando facciamo finta di niente, perché abbiamo molte cose
da fare e il tabernacolo rimane abbandonato, che ci prenda per mano.
Chiediamoglielo! Guarda, Madre, quando sono disorientato, conducimi per mano.
(Omelia Messa con i Vescovi per la XXVIII GMG 27.7.2013)
La
Madre di Cristo e della Chiesa è sempre con noi. Sempre, cammina con noi, è con
noi. Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento
contro le forze del male. La preghiera con Maria, in particolare il Rosario –
ma sentite bene: il Rosario. Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Ma, non so
… [la gente grida: Sì!] Sicuro? Ecco, la preghiera con Maria, in particolare il
Rosario ha anche questa dimensione “agonistica”, cioè di lotta, una preghiera
che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici. Anche il
Rosario ci sostiene nella battaglia. (Omelia Solennità Assunta
15.8.2013) Questo ti chiediamo questa sera, O Maria, Salus Populi Romani,
per il popolo di Roma, per tutti noi: donaci la salute che solo tu puoi
donarci, per essere sempre segni e strumenti di vita. Amen.
Viva la Salus Populi
Romani. Viva la Madonna. E’ la nostra Madre. Affidiamoci
a lei, perché lei ci custodisce come una buona mamma. Io prego per voi, ma vi
chiedo di pregare per me, perché ne ho bisogno. Tre “Ave” per me. (Rosario
a Santa Maria Maggiore 4.5.2013)
Chiediamo
alla Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di sanare le ferite del
peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la
Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del
suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero. Chiediamo a Lei di
farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, suo figlio e nostro Signore, e di
avere il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della sua Misericordia
e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne.
(Discorso alla Curia 22.12.2014)
Già
oggi, adesso, il Signore vi chiama: volete rispondergli? Non abbiate paura. Non
siamo soli! Siamo sempre con il Padre celeste, con Gesù nostro Fratello e
Signore, con lo Spirito Santo; e abbiamo la Chiesa e Maria per madre. La
Madonna vi protegga e vi dia sempre la gioia e il coraggio di testimoniare il
Vangelo. (ai giovani 6.6.2015)
E,
per concludere, ma ci sarebbe tanto altro da riportare, riferiamo di altre due
battute del Papa fatte a braccio; durante la meditazione svolta in lingua
spagnola nella basilica di San Giovanni in Laterano al raduno mondiale
dei sacerdoti:
«Non
è femminismo osservare che Maria è molto più importante degli apostoli».
I furbetti del Sinodino
«Negli ultimi due secoli
la chiesa delle condanne aveva rinunciato alla via dell’annuncio per condannare
tutto — la modernità borghese, il liberalismo, il capitalismo, il comunismo, la
cultura dei diritti, eccetera». È un passaggio esemplare del pensiero di
Alberto Melloni messo nero su bianco sul Corriere della Sera del 28 dicembre.
Esemplare perché è solo l’ultimo degli interventi di intellettuali, teologi,
vescovi che intendono dimostrare come nella Chiesa sia in atto una rivoluzione
che taglia drasticamente con il passato: il pontificato di Francesco come la
“nuova Chiesa” che finalmente si afferma pur tra mille resistenze. Da qui anche
la necessità di inventarsi cospirazioni e nemici, così da poter legittimare
qualsiasi balzo in avanti. Melloni stesso – vera guida della progressista
“Scuola di Bologna” - è stato ai tempi del Sinodo fra i più attivi cacciatori
di cospiratori.
Proprio il
Sinodo è stata l’occasione per intensificare questa lettura della Chiesa che non ha nulla a che vedere con quanto la
Chiesa invece ha sempre creduto: ogni Papa ha certamente una sua sensibilità,
una sua spiritualità, le sue priorità pastorali ma al fondo c’è una continuità
che non può essere interrotta dal momento in cui Cristo stesso ha istituito la
Chiesa e fino a quando essa «avrà il suo compimento» al ritorno di Gesù. Né il
magistero di un Papa può negare il patrimonio di fede che la Chiesa tramanda da
duemila anni.
Nella
narrativa di Melloni e soci invece c’è un passato da cancellare e i due secoli “condannati” corrispondono
più o meno al periodo che inizia con l’affermarsi della Rivoluzione francese;
periodo di tempo non casuale se anche il cardinale Carlo Maria Martini nel suo
testamento spirituale aveva parlato di una Chiesa in ritardo di due secoli.
Insomma a sentire costoro, fino a poco meno di tre anni fa la Chiesa avrebbe
vissuto arroccata, costruendo muri, condannando, chiudendo le porte, negando la
misericordia. C’è stata sì la stagione del Concilio Vaticano II che ha
finalmente cambiato il corso della storia della Chiesa, ma purtroppo i
pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno richiuso quelle porte
che ora finalmente Francesco sta riaprendo (da notare che coloro che oggi
brandiscono l’obbedienza cieca al Papa contro chiunque si azzardi a fare anche
delle semplici domande, sono gli stessi che fino a ieri teorizzavano e organizzavano
la disobbedienza).
Inutile
ricordare che Giovanni Paolo II è stato il Papa “missionario” per eccellenza, che ovunque è andato ha invitato ad
«aprire, anzi spalancare le porte a Cristo», che ha dato un contributo
rilevante all’abbattimento del vero muro che esisteva tra Oriente e Occidente,
che ha istituito la festa liturgica della Divina Misericordia a cui ha dedicato
anche un’enciclica, che ha “inventato” le Giornale mondiali della Gioventù e
gli Incontri mondiali delle famiglie; altrettanto inutile ricordare che a
proposito di Concilio Vaticano II, avendovi partecipato Benedetto XVI ha
qualche titolo in più di Melloni per spiegarlo, che lo stesso Benedetto ha
posto in modo chiaro i termini del dialogo con il mondo islamico. È inutile
ricordarlo a chi lo sa bene ma non aspettava che l'occasione di seppellire la
memoria per affermare un progetto ideologico di Chiesa.
È però
stupefacente notare come tanti uomini di Chiesa, tanti vescovi che pure fino a poco tempo fa
parlavano in altro modo vadano dietro – in maniera più o meno esplicita – a
questa lettura che nega la continuità. Da questo punto di vista il doppio
Sinodo sulla famiglia è stato una palestra e il direttore della Civiltà
Cattolica, padre Antonio Spadaro, autonominatosi interprete ufficiale del
pensiero di papa Francesco, con il suo continuo inno alla rivoluzione in corso
è certamente un caposcuola. Non per niente di tutti i temi che riguardano la
situazione della famiglia, l’unico che per costoro è davvero importante è
l’accesso alla comunione dei divorziati risposati, e se non fosse bastato il
Sinodo ce lo hanno fatto abbondantemente capire nel dopo-Sinodo, quando si sono
sprecate le interpretazioni da veri “dottori della legge”. Vale a dire: deciso
che si vuole ottenere una cosa, si cercano cavilli giuridici, appigli storici,
usanze pastorali per giustificarla. Ovviamente scegliendo dei particolari e
omettendone altri.
L’ultimo
esempio lo troviamo nel saggio del vescovo di Albano Marcello Semeraro («Il
Sinodo della famiglia raccontato alla mia Chiesa») così come presentato da Vatican Insider. Cosa
racconta dunque Semeraro ai suoi fedeli riguardo a coloro che si trovano in
situazioni irregolari? Sostanzialmente, spiega Vatican Insider, fino all’avvento di
Giovanni Paolo II nella Chiesa si procedeva già caso per caso, ammettendo
quindi ai sacramenti anche i divorziati risposati nell’applicazione della
«approvata prassi della Chiesa in foro interno», richiamata anche nell’ultimo
Sinodo. Per foro interno si intende un processo che vede coinvolto un fedele
(la sua coscienza) con un sacerdote nel sacramento della riconciliazione e
della penitenza.
A conferma di questa tesi il vescovo Semeraro cita un documento del 1973 della Congregazione per la Dottrina della Fede, approvato da Paolo VI, che dice: «Per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti gli ordinari del luogo vogliano, da una parte, invitare all’osservanza della disciplina vigente nella Chiesa, e, dall’altra, fare in modo che i pastori delle anime abbiano una particolare sollecitudine verso coloro che vivono in una unione irregolare, applicando nella soluzione di tali casi, oltre ad altri giusti mezzi, l’approvata prassi della Chiesa in foro interno». Specifica Vatican Insider che si parla chiaramente di ammissione ai sacramenti di quanti sono in unioni irregolari: «Senza però l’aggiunta di ulteriori specificazioni o restrizioni. Chi ritenne di aggiungere la clausola dell’impegno a vivere «in piena astinenza», fino a quel momento assente, fu Giovanni Paolo II, nell’omelia per la chiusura del VI Sinodo dei vescovi (25 ottobre 1980)».
A conferma di questa tesi il vescovo Semeraro cita un documento del 1973 della Congregazione per la Dottrina della Fede, approvato da Paolo VI, che dice: «Per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti gli ordinari del luogo vogliano, da una parte, invitare all’osservanza della disciplina vigente nella Chiesa, e, dall’altra, fare in modo che i pastori delle anime abbiano una particolare sollecitudine verso coloro che vivono in una unione irregolare, applicando nella soluzione di tali casi, oltre ad altri giusti mezzi, l’approvata prassi della Chiesa in foro interno». Specifica Vatican Insider che si parla chiaramente di ammissione ai sacramenti di quanti sono in unioni irregolari: «Senza però l’aggiunta di ulteriori specificazioni o restrizioni. Chi ritenne di aggiungere la clausola dell’impegno a vivere «in piena astinenza», fino a quel momento assente, fu Giovanni Paolo II, nell’omelia per la chiusura del VI Sinodo dei vescovi (25 ottobre 1980)».
Il messaggio è
chiaro: fino a
Paolo VI la Chiesa già ammetteva alla comunione – a certe condizioni e caso per
caso – i divorziati risposati. Il problema, il muro, è stato creato da Giovanni
Paolo II e confermato da Benedetto XVI.
Fosse davvero
così sarebbe uno scoop, neanche i padri sinodali si erano accorti che già c’era una prassi
del genere approvata dal Papa fino al 1980. E infatti nessuno ha finora
impugnato questo argomento. Il motivo forse sta nel fatto che nel racconto del
vescovo Semeraro manca una parte della storia. Infatti alla domanda di
chiarimenti da parte di alcuni vescovi sul significato della “pratica approvata
in foro interno”, l'arcivescovo Jean Hamer, segretario della Congregazione per
la Dottrina della Fede, rispose il 21 marzo del 1975 chiarendo così: «Vorrei
affermare ora che questa frase [probata praxis Ecclesiae] dev’essere intesa nel
contesto della tradizionale teologia morale. Queste coppie [cattolici che vivono
in unioni coniugali irregolari] possono essere autorizzate a ricevere i
sacramenti a due condizioni: che cerchino di vivere secondo le esigenze dei
principi morali cristiani e che ricevano i sacramenti in chiese in cui non sono
conosciute in modo da non creare alcun scandalo».
Dunque Giovanni Paolo II
non ha introdotto nulla, nella
fattispecie ha solo ribadito con chiarezza ciò che era già magistero
della Chiesa.
Ah, questi dottori della legge….
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-i-furbettidel-sinodino-14831.htm#.VoaMPrbhCt9
Padre Raniero: cade un altro pilastro! Sono rimasta scioccata dopo aver letto le sue parole sulla Madonna.
RispondiEliminaViva, viva, viva, viva, viva Maria!!!!!!!