domenica 3 gennaio 2016

un accidente per la CHIESA

L'ISCHEMIA FINALE DELLA CHIESA SESSANTOTTINA



"Siamo tornati alla chiesa anni '70, di netto ci siamo ripiombati in quel clericalismo allucinato e mortale: chi l'avrebbe detto!"


   Dico stamattina al monsignore che un tempo mi battezzò, e ancora se ne ricorda perché fui battezzato in un garage adibito a chiesa, e per tutto il rito, io che non piangevo mai, piansi disperatamente tant'è che più volte il giovane prete dovette fermarsi nella celebrazione, confuso dalle mie grida tanto da sbagliare le parole della liturgia. 

   "Era il 5 maggio, data della morte di Napoleone: peccato era stato tolto il rito dell'esorcismo, altrimenti te l'avrei praticato".

   E a proposito degli anni '70, mi dice, lui che certo non è un "conservatore":
“Non m'impressiono sai, sono diventato prete allora. Una chiesa così era destinata a morire, a viste umane. Paolo VI sembrava quasi un ultimo papa. Poi venne il papa polacco: tutto si rimise in moto, nonostante lo scoppio di qualche ruota in seguito, con pericolosi sbandamenti. Non mi sono nemmeno illuso che fosse finita lì, perché i seminaristi sessantottini sarebbero stati i vescovi di domani, dunque non poteva finire così facilmente. E infatti vedi questo revival di retoriche anni '70, questo ideologico disarmo generale ad opera delle stesse gerarchie. Avevo dimenticato che se ci fossero stati vescovi sessantottini, prima o poi ci sarebbe anche stato un papa sessantottino. Eccolo, per quanto anomalo, migliore spiritualmente e moralmente degli altri sessantottini, poco istruito e facilone al pari loro.

   Ma credimi, se ti dico una cosa, da prete che ha assistito molti moribondi. Mi è capitato di notare una cosa: anziani colpiti da una qualche ischemia, dalla quale soprendentemente si riprendevano senza apparente danno. Le prime volte, inesperto, non mi preoccupavo e dopo il perfetto recupero, se non richiesto, gli risparmiavo gli estremi sacramenti: erano tornati più in forze di prima. Grande illusione. Infatti poi, invariabilmente, dopo 3 o 6 mesi erano fulminati dalla seconda fatale ischermia. Era soltanto una "miglioria della morte", non un ritorno alla vita. Da allora li convinco "per sicurezza" a prendere tutti i sacramenti subito dopo il primo colpo, perché so che ci sarà il secondo, finale.


   Ecco, è questa la situazione ecclesiale odierna: è la seconda ischemia della vecchia chiesa sessantottina. Quella fatale. Non una reviviscenza. Dopo o ci saranno cuori nuovi e pastori nuovi o saranno cieli nuovi e terre nuove. E' contro la fine del mondo, non della chiesa, che si combatte”.

Antonio Margheriti Mastino

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