giovedì 9 luglio 2015

Tocca ai laici combattere

Card. Pell: «Tocca ai laici combattere». Sì ma ...



L'ultimo articolo di Marco Tosatti, riportato di seguito, si riferisce a recenti affermazioni del cardinale Pell in ordine a quanto si muove sul fronte politico-culturale attraverso le nuove derive innescate dalle scelte culturali e politiche ormai non più pro-vita.
Il Prefetto del Segretariato per l’Economia, il cardinale George Pell, ha dichiarato che l’esito del referendum irlandese e la decisione della Corte Suprema USA in tema di matrimoni fra persone dello stesso sesso dimostrano quanto la società occidentale stia abbandonando molte delle sue fondamenta legali. 

Nel suo discorso all’VIII Conferenza internazionale sulla Liturgia a Cork ha definito l’esito del referendum irlandese “una vittoria per John Stuart Mill e l’utilitarismo”. Ha aggiunto che le cosiddette “guerre culturali” “stanno entrando in una nuova fase di lotta politica che può essere combattuta solo dai laici”.

Ha citato la “Christifideles laici” del 1988 di Giovanni Paolo II per sottolineare l’importanza di rivalutare la missione dei laici, e ha detto che la battaglia verterà sulla salvaguardia delle libertà religiose e sul diritto di insegnare la dottrina cristiana pubblicamente nelle scuole e nelle parrocchie, in particolare nelle istituzioni che ricevono finanziamenti statali.

Dovremo lottare pacificamente e democraticamente per assicurare che i nostri ospedali non siano forzati a offrire aborto e eutanasia”. Pell ha esortato i giovani a impegnarsi nella vita politica e ha ammonito i laici dal fuggire il mondo e invece di occuparsi dei servizi di chiesa e dei compiti dei preti. “Non abbiamo bisogno di preti annacquati e incerti, e non abbiamo bisogno di fedeli laici che sembrino determinati a riempire quei vuoti”.
Mi pare che si dimentichi, ma sia ineludibile, che abbiamo a che fare con diverse facce di una stessa medaglia. Infatti a queste degenerazioni se ne accompagnano altre: la teoria del gender, l'omofilia e le conseguenze antropologiche e sociali che ne derivano; nonché il pensiero unico dell'omogeneizzazione di popoli e religioni, mentre è proprio da parte dei ranghi più alti della gerarchia ecclesiale che la morale risulta sganciata dalla Verità perché è pervicacemente ignorata, quando non contraddetta, l'opera divino-umana del Signore, dalla quale soltanto scaturisce ogni autentica etica, veicolata solo da insegnamenti retti e vita sacramentale corrispondente e non da una pastorale aggiornata in dialogo col 'mondo' e intrisa di falsa misericordia senza giustizia.

Di conseguenza i laici, oggi, non sono (o dovrebbero essere) coinvolti solo sul fronte politico, che è il loro impegno civile più ovvio; ma anche su quello ecclesiale, per difendere, riaffermare e diffondere la vera Fede, insieme allo jus divinum al culto autentico - culmen et fons di tutto il resto - espresso mirabilmente dal Rito Romano Antiquior, che alcuni non hanno abbandonato e non abbandoneranno MAI, e che invece troppi sacerdoti (compresi vescovi e cardinali ) non insegnano né celebrano più, quando non lo disprezzano! Certo, sappiamo bene che nessun laico può riempire il vuoto di preti annacquati e incerti, ma chi li richiama alla loro funzione di alter Christus, così drammaticamente confluita e diluita nella orizzontale Presidenza dell'Assemblea celebrante che sostituisceinvece di lasciarsene assumere per poi viverla, l'Actio, Unica, di Cristo Signore?

Infatti, se è vero che “dovremo lottare pacificamente e democraticamente per assicurare che i nostri ospedali non siano forzati a offrire aborto e eutanasia”, chi lotterà per riaffermare il primato della Verità sull'azione, che è un discorso a monte che fonda ogni nostra scelta, anche politica? E, se nessun pastore se ne fa carico, non dovranno gridare anche le pietre? (Maria Guarini)

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