sabato 7 settembre 2013

XXIII Domenica anno C

La Parola di Dio per la
XXIII Domenica C


La prima lettura di questa domenica riecheggia il Salmo 8: O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato. 
Ma essa ci ricorda anche il profeta Isaia lì dove avverte da parte di Dio: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55,6-9).
L’ uomo è creato grande da Dio, quasi un partner di Lui, ma la sua sapienza è limitata. Egli può elevarsi ad altissime conoscenze ma non può penetrare nel profondo della sapienza divina. Senza il dono dello Spirito, attraverso la Parola di Dio e la Tradizione, che sono le fonti della rivelazione, egli non può giungere alla pienezza della verità. E’ vero che anche fuori dalla Fede ci sono elementi di verità ma sono come semplici riflessi della vera Fede e ad essa orientati.

La cultura scientifica e tecnica, così come la filosofia, meritano il nostro apprezzamento ma non andranno a buon fine senza essere orientati dalla luce del piano di salvezza di Dio per l’ uomo. E tale piano può essere conosciuto grazie alla Chiesa, maestra di saggezza, chiamata ad annunciarlo a tutte le genti. Esiste una vera e una falsa sapienza, che sono facilmente individuabili dal loro rapporto con la Bibbia, il Magistero, la preghiera e l’ umiltà …... Grazie allo Spirito santo possiamo fare il discernimento necessario distinguendo il bene dal male, ed il bene momentaneo da quello eterno. La sapienza umana possiede molti aspetti positivi, ma non è libera dalla menzogna e dall’ errore, oltre che dall’ illusione. Solo la Fede è fonte di sapienza autentica … invece coloro che hanno rigettato la Parola del Signore quale sapienza possono avere? ( cfr Ger 8,9) Proprio perché la sapienza è dono di Dio dobbiamo chiederla e accoglierla con umiltà perché il Signore si lascia trovare da coloro che non ricusano di credere il Lui, (Sap 1,2)

D’ altra parte il salmo 126 è chiaro:  Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno. Lo stesso Apostolo delle genti afferma che la sua predicazione non si è basata su discorsi persuasivi di sapienza umana ma sulla manifestazione dello Spirito (1 Cor 2, 1-6).

Anche il brano del vangelo di Luca ci parla della sapienza che deriva dall’ incontro con Cristo, una Sapienza incarnata per la quale vale la pena di sacrificare ogni altro affetto, anche legittimo. Gesù non chiede certo ad alcuno di odiare i parenti, ma di preferire loro la sua sequela, con il linguaggio di sant’ Ignazio negli Esercizi Spirituali potremmo usare il concetto di magis, dove non si tratta di scegliere tra il bene e il male, ma tra un bene minore ed uno maggiore, tra un bene particolare ed uno universale …. Gesù non ha mai addolcito le esigenze della sequela per favorire le masse, e puntare sul numero. Ad ognuno chiede: amice ad quid venisti? (Mt 26,50). Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.  Perciò Gesù disse ai dodici: Volete andarvene anche voi? (Gv 6, 66-67) Gesù non si fa complice della nostra debolezza ma ci vuole coinvolgere nelle esigenze della sua generosità, con grande magnanimità. Dio ama chi dona con gioia ( 2 Cor 9, 7)

Il Vangelo di questa domenica ci mostra come il Signore colga l’ uomo nella sua vita reale, nell’ ambito più intimo delle sue relazioni familiari, ma come proponga un legame di gran lunga superiore agli affetti naturali e parentali. Termini come padre, madre fratello in Cristo assumono una pregnanza assai più ricca i quella naturale. Il Vangelo non distrugge ma va oltre i legami umani, in una sublimazione rispettosa del modello umano.


L’ esigenza del Cristo non è mai disumana e non eccede le nostre forze, ma non si deve isolare tele esigenza dal suo contesto di Fede e di Amore. La stessa croce va valutata in prospettiva del Magis, del bene superiore. D’ altra parte san Vincenzo de Paoli diceva che nessun vero bene si fa senza soffrire, e s. Teresa di Lisieux affermava che l’ amore non vive che di sacrifici. Qual è l’ amore che non ricorre al linguaggio del sacrificio? Esso è la prova e l’ espressione del mio amore.

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