Alcuni problemi cattolici...
Un lettore mi
scrive:
Secondo lei cosa si
dovrebbe fare?
Mettiamo che in
futuro (volesse il Cielo!) venga eletto papa un sacerdote tradizionale. Cosa
dovrebbe fare? (......) dovrebbe imporre dall'altro la liturgia antica?
Potrebbe "abrogare" i documenti del Concilio? Il Papa in teoria può
farlo? ( .....) In questa miserevole e difficile situazione cosa potrebbe fare,
con tutta l'opposizione clericale che potrebbe fare un immenso scisma? Sarebbe
difficile abrogare, non sarebbe diciamo opportuno, perché verrebbe visto come
un'imposizione etc. So che tutte queste nostre ipotesi e ragionamenti ipotetici
non servono a nulla concretamente, dato che noi laici non possiamo farci nulla,
ma perlomeno queste ipotesi potrebbero magari edificarci o aiutarci a farci
comprendere di più la realtà.
Il giovane lettore
che mi scrive, vedendo nel cattolicesimo attuale tutta una serie di mal
funzionamenti e contraddizioni, pone questa raffica di domande, sollecitato
dalle mie riflessioni che cercano, al contrario, di porre delle basi coerenti e
in continuità sostanziale con la tradizione antica.
Le sue domande
possono essere quelle di un qualsiasi lettore cattolico con sensibilità
tradizionale.
Spiace dirlo ma,
purtroppo, sono domande ingenue.
Forse si poteva
iniziare a farle all'indomani della morte di Giovanni XXIII o all'inizio del
pontificato di Paolo VI. Oggi la situazione è cambiata e, mano a mano che il
tempo passa, è in continuo cambiamento. Francamente temo sia una situazione
sostanzialmente alla deriva.
Oggi nel mondo
cattolico si può pressapoco dire che:
- 1/10 ha una sensibilità
prossima a quella del mio lettore,
- 6/10 sono
piuttosto indifferenti a tutto e abbastanza avversi a qualsiasi
imposizione,
- 3/10 sono
fieramente avversi alla sensibilità tradizionale e paladini del nuovo in quanto
nuovo o comunque di un nuovo in rottura col passato.
Con una composizione
così anomala com'è possibile fare leva sul principio di autorità per
"imporre" qualsiasi cosa? Se il papa attuale ha la fama che ha, ciò è
principalmente dovuto non tanto alla sua decantata simpatia quanto al fatto che
risulta simile a quei 9/10 che compongono la maggioranza del cattolicesimo
attuale.
E se il papa
precedente risultava antipatico questo derivava proprio dallo stesso fatto ma
rovesciato: i 9/10 del cattolicesimo di fatto non lo amavano sentendolo estraneo
a sé. Gli stessi suoi timidi tentativi d'instaurare qualcosa di tradizionale,
parallelamente a quanto esiste e senza minimamente toccare quanto c'è, ha
generato un'onda di mal celato fastidio, in qualcuno pure di terrore.
Un prete mi diceva
chiaramente: "Se questo papa tedesco m'impone di celebrare la messa antica
io lascio il sacerdozio". Penso non fosse affatto l'unico a pensarlo.
Le dimissioni del
papa tedesco (secondo diversi imposte) hanno finalmente allontanato questo
spettro e con esso pure la "riforma della riforma" del rito moderno
cattolico...
Il problema di
fondo, a mio modesto avviso, non è, come dissi, una questione di latino o di
lingua vernacolare. Il problema è che qui si sta instaurando un cattolicesimo
completamente nuovo dimentico non solo delle sue radici antiche (che lo
assimilerebbero meglio al mondo ortodosso) ma anche di quelle moderne; un
cattolicesimo indifferente all'oggettività della verità e al senso della
tradizione (1). Se dall'alto giunge ancora qualche insegnamento è come un seme
che cade in un deserto: i 9/10 non sono in grado di farlo fruttificare e non
gl' interessa proprio.
E poi che senso ha
decantare che Cristo è il redentore del mondo quando lo stesso clero che lo
afferma pone di fatto azioni che rivelano un agnosticismo pratico?
Quest'affermazione, in un contesto che non la supporta, non è che un fantasma
retorico!
I 9/10, quest'ampia
base, stanno di fatto trascinando tutto il cattolicesimo in una nuova realtà,
impensata fino ad alcuni decenni fà.
Quello che mi ha
stupito è che, la mia opinione è condivisa pure da qualche semplice cattolico
praticante, nonostante parta da altri punti di vista e abbia molte meno
informazioni di me.
Non sono d'accordo
con il mio lettore quando dice che "noi laici non possiamo farci
nulla". Ognuno dal canto suo fà qualcosa se coltiva quant'è positivo. Non
si tratta di andare a contestare in piazza. Si tratta di espandere una corretta
mentalità, nei limiti e nelle possibilità consentite ad ognuno, o almeno di
viverla. In questo modo almeno in certi ambienti, forse, la tendenza si
rovescerà. E se altri correranno in una direzione opposta e dispersiva la
responsabilità, alla fine, sarà unicamente loro.
Credo che, alla
fine, non è personalmente importante se sta nascendo un nuovo cattolicesimo
(cosa che di fatto accade) ma se si è nella linea della tradizione che ci pone
in comunione con i testimoni antichi della fede. Solo da qui si può vedere cosa
fare e come comportarsi.
__________
1) Lo stesso papa Ratzinger, passato per molto conservatore, nel dialogo con i "lefebvriani" sottolineava che nella tradizione l'elemento importante non è tanto il contenuto oggettivo del messaggio, come si diceva fino a poco tempo fà, ma la continua presenza del soggetto che lo trasmette. Non è importante dire, ad esempio, che Dio è uno e trino ma è importante che esista una realtà ecclesiale che afferma una confessione di fede.
Tuttavia, questo cambio di prospettiva può armonizzare anche i contrari: se è più importante il soggetto che trasmette, oggi si può tranquillamente dire il contrario di ieri in nome della tradizione e non sentire alcuna contraddizione. Ma se, viceversa, è importante l'oggettività del contenuto, la situazione si rovescia! Questo cambio di prospettiva - che sta alla base dell'identità di una Chiesa intera - sinceramente mi sgomenta e continua a darmi la prova che il Cattolicesimo si sta preparando per essere qualcosa di totalmente nuovo, fatte salve le solite apparenze esterne.
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