Davanti a Dio siamo tutti debitori in maniera più o meno grande; ma è l’amore che determina la misura del perdono.
pubblicata da Enzo Gallo il giorno giovedì 14 aprile 2011 alle ore 15.26 ·
Quando io rifletto sul pentimento di Maria Maddalena avverto maggiormente il desiderio di piangere piuttosto che di dire qual cosa. Infatti quale cuore, fosse anche di pietra, non si lascerebbe intenerire dall’esempio di penitenza che ci trasmettono le lacrime di questa peccatrice? Essa ha considerato ciò che aveva fatto e non ha voluto mettere limiti a ciò che stava per fare. Eccola che si introduce tra i convitati: arriva senza essere invitata, e in pieno festino non ha remore nel mostrare in pubblico le sue lacrime. Apprendete qui quale contrizione agita questa donna che non arrossisce nel piangere in pieno festino.
Quella che Luca chiama peccatrice e che Giovanni nomina Maria(Gv.11,2) noi crediamo sia quella Maria dalla quale il Signore ha scacciato sette demoni(Mc.16,19). E che cosa designano questi sette demoni se non tutti i vizi capitali. Poiché sette giorni bastano ad abbracciare l’insieme del tempo della creazione, il numero sette a ragione designa l’universalità. Maria ha dunque avuto in sé sette demoni perché era ripiena di tutti i vizi.
Ma ecco che avendo aperto gli occhi sulle colpe che la disonoravano essa corre a lavarsi alla fonte della misericordia, senza arrossire in presenza dei convitati. Così grande era la vergogna all’interno di sé che essa non vedeva nulla ad di fuori di cui avrebbe dovuto arrossire. Che cosa dobbiamo ammirare, o fratelli, la donna che viene o il Signore che la riceve? Dirò piuttosto: il Signore che la attira o che la riceve? Dirò meglio, che l’attira e la riceve insieme, essendo certamente Egli che la attira a sé interiormente colla sua misericordia e che l’accoglie esteriormente con la sua mansuetudine.
Giovedì di Passione
Lc. 7,36-50
S.GREGORIO MAGNO
Homilia 33 in Evangelia
Breviario romano, Letture dal Mattutino
Letture della Messa
Lezione( Dan. 3,25; 34-45) La preghiera di Azaria
La preghiera che Azaria rivolge al Signore indica quale deve essere l’atteggiamento interiore di colui che vuol incontrare e ricevere la grazia. La caduta di Gerusalemme e l’esilio in Babilonia hanno preparato e disposto il popolo ebraico a ricevere il Messia molto più che non gli anni della potenza e dello splendore di Salomeone.
Nella storia di Israele c’è in radice la storia di ogni anima. E’ necessario accettare la spogliazione, l’umiliazione, la povertà. La passione di Gesù non può portare i suoi frutti se non è accolta e vissuta nella nostra vita di ogni giorno. Dalla terra di esilio in cui viviamo, come gli antichi Ebrei lungo i fiumi di Babilonia, il ricordo della Patria celeste possa strappare dai nostri cuori lacrime di pentimento e salutari sentimenti di nostalgia.
Vangelo (Lc. 7,36-50)
La peccatrice ai piedi di Gesù
Cristo siede a mensa nella casa del Fariseo e una donna peccatrice viene a rendere a Gesù quel servizio di ospitalità che Egli non aveva ricevuto dal padrone di casa.
Il medico viene a trovarsi tra due malati: ma uno, benché in preda alla febbre, ha esatta coscienza di sé; l’altro, invece, non si rende conto del suo stato. E, mentre la donna piange i suoi peccati, il Fariseo gonfio com’è della sua giustizia, non fa che accrescere il suo male. Anzi, cosa più grave, non sospetta nemmeno di essere malato (S.Gregorio Magno).
Gesù difende la donna esaltandone la generosità e l’amore di fronte all’avarizia e alla meschinità di animo del fariseo e dichiara di fronte a tutti che le sono perdonati i suoi peccati.
La parabola dei due debitori serve a chiarire meglio le posizioni e a mortificare la superbia del fariseo. Davanti a Dio siamo tutti debitori in maniera più o meno grande; ma è l’amore che determina la misura del perdono. Alla peccatrice sono perdonati molti peccati perché molto ha amato. Coloro, invece, che si credono giusti e pensano di non aver bisogno di perdono, anche se poco hanno da essere perdonati, rimangono nel loro peccato.
La donna peccatrice, pur non essendo di casa, dà ospitalità a Gesù, anzitutto nel suo cuore. Gesù ricambia tale devozione accogliendo nella braccia della sua misericordia. E’ sempre necessario che, quando vediamo dei peccatori, di fronte alla loro miseria piangiamo la nostra. Perché se non siamo caduti, possiamo ancora cadere nelle medesime mancanze. Chi non è riuscito a perseverare, ritorni; chi non si resse in piedi, si rialzi, almeno dopo la caduta (S. Gregorio Magno).
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