sabato 31 marzo 2012

via crucis

VIA CRUCIS

 Dentro le  tue piaghe nascondimi,
non permettere che io mi separi da te.

INTRODUZIONE

Semplici suggestioni spirituali per la Via Crucis che vanno ad aggiungersi, come piccola goccia, all'oceano di considerazioni e preghiere che ininterrottamente sono state ap­puntate, fin dal Medio Evo, quasi nuovo "Muro del Pianto", in margine alle tappe dolorose del Signore Gesù che cammina verso il Calvario.

Lo schema è quello classico con le quattordici Stazioni, le tre "Cadute", la "Veronica", l'Incontro con la Madre ed altri quadri che, benché privi di una fondazione evangelica, hanno ispirato e guidato la preghiera di generazioni e generazioni di credenti, e per que­sto appartengono, al pari di alcuni inni e sequenze, al patrimonio della fede.

Auguro a te, lettore, di trarre vantaggio spirituale da queste pagine per una più convinta e appassionata adesione a Colui dalle cui Piaghe siamo guariti. Nello scorrere delle Stazioni ci sei anche tu, la tua vita, le tue storie, le tue promesse, le tue cadute. Alla fine capiremo che "Tutto è grazia".
                                                                A.A.


Sulla Via della Croce generazioni e generazioni di credenti hanno camminato, pregato, contemplato, pianto. È la Via battuta in avanscoperta da Gesù nei giorni della Sua Passione e Morte su cui, di anno in anno, di secolo in secolo si sono aggiunte schiere di popoli, comunità di credenti, singoli cristiani a baciare le orme insanguinate del Redentore. Anche noi, umilmente, ci uniamo al fiume di popolo che scorre ininterrotto sulla via Dolorosa per ripercorrere le tappe della nostra salvezza, per imparare l'arte di amare, di soffrire, di morire per risorgere. "Se con lui moriremo, con lui anche regneremo"!

La Via della Croce è anche un canovaccio di storia in cui gli uomini si alternano nei sentimenti di compassione e di indifferenza, di misericordia e di condanna, di odio e di amore, di fede e di ateismo. L'uomo e l'abisso del suo cuore vengono qui descritti nella contraddittorietà dei sentimenti, nelle passioni che sconquassano il petto, ma anche nella dolcezza dei legami che rendono bella questa "valle di lacrime".

La Via della Croce è anche la Via della Salvezza. Il credente sa che il Suo Signore l'ha percorsa per lui e che non c'è altro vanto che nella Croce di Cristo. Chiediamo di riassumere con più impegno l'annuncio della Passione e Morte di Gesù come occasione per essere salvi, alziamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, perché dalle Sue piaghe noi siamo guariti.

Con umiltà e fede iniziamo questo pellegrinaggio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.



I STAZIONE
Gesù è condannato a morte

"Pilato parlò di nuovo alla folla volendo rilasciare Gesù.
Ma essi urlavano: Crocifiggilo, crocifiggilo.'".

Non c'è più scampo per Te, Maestro, la folla è assetata di sangue e Pilato si nasconde dietro la "ragione di stato". Ti sei speso per la gente senza serbare nulla per Te, ma ora quegli stessi che hai beneficato hanno portato pietre per lapidarti. Se Tu guardassi verso la folla vociante riconosceresti i cinquemila affamati cui hai provveduto pani e pesci, scorgeresti i volti rinati dei dieci lebbrosi, gli storpi rimessi in piedi al suono della tua voce, i ciechi riconsegnati alla luce, gli indemoniati alla pace... Ma tu non alzi lo sguardo, hai il volto chino di chi si abbandona alla volontà del Padre, non protesti, non ti ribelli e, a guardarti più da vicino, ti si legge sul volto una infinita dolcezza avvolta in un velo di tristezza. Ora sei solo. Nessuno degli amici che ti hanno seguito dalla Galilea è riuscito a rimanerti accanto. La paura ha inghiottito i loro buoni propositi, le loro promesse di fedeltà, la dolce amicizia con cui li hai chiamati, fissati ed amati. Nei momenti più importanti della vita, nel nascere e nel morire, davanti ad una prova, quando il dolore bussa alla nostra porta siamo soli anche noi. Aiutaci allora ad andare incontro al nostro destino con la serenità di chi sa che anche il Maestro si è sentito solo ed invano ha cercato nell'Orto degli Ulivi il conforto di una parola amica. Ecco, è giunta l'ora. È giunta la tua Ora. Attesa e temuta da sempre ora ti viene incontro e Tu dici "Amen! Anche se non è quello che voglio, sia fatta la tua volontà, Padre! Sul rotolo del Libro è scritto di compiere il tuo volere. In Tua voluntade è nostra pace".

II STAZIONE
Gesù è caricato della Croce

Gesù diceva a tutti: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?"
Sulle spalle del Condannato viene posto il palo del supplizio perché egli possa avviarsi verso il Calvario. Gesù abbraccia il legno della Croce che da simbolo di morte sta per diventare segno di vita e ne segue con la mano i nodi, le scanalature quasi a risvegliarne la linfa che un tempo, quando era albero, lo attraversava e lo faceva gemmare puntuale ad ogni primavera. Ora no, è natura morta, ulivo sottratto ai nidi e alla dolcezza dell'olio per diventare strumento di supplizio e di condanna. Eppure la mano del Maestro che accarezza il palo promette una nuova, rigogliosa, eterna primavera alla Croce che sta per diventare l'albero più fruttuoso del mondo alimentato dalla linfa vitale del Suo Sangue.
Insegnami, Gesù, l'amore alla Croce, alla mia Croce, alle croci nascoste e infamanti che non voglio portare perché senza gloria, lesive dell'immagine che gli altri hanno di me. Ricordami che nel naufragio della vita mi salverò solo aggrappato alla mia croce, tavola di salvezza, tessera d'identità di ogni credente, trono da cui regnare, talamo in cui darti prova del mio piccolo amore che naufraga nel tuo grande amore per me. Nel venire dietro di Te che porti la tua Croce, anche la mia appare più dolce e sopportabile, più leggera, più bella. Aiutami a mettere amore nelle mie giornate, nelle mie pene, nelle mie prove perché è l'amore che rende facili le cose difficili, leggere le cose pesanti, dolci le cose amare. Ecco, ti vengo dietro portando la mia croce. Amen.

III STAZIONE
Gesù cade per la prima volta

È pesante la Croce. In essa si condensano e si danno la mano i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi. Dal peccato dell'origine all'ultimo peccato in fondo alla storia tutto vi è presente, tutto vi è pesante. Ed aggrava le spalle e il cuore del Condannato che percorre la via Dolorosa. Ad ogni angolo, ad ogni svolta, ad ogni ansimare si accodano altre storie, altri pesi, altri secoli con i loro cumuli di rifiuti tossici. La Croce trascinata disegna sul selciato la geografia del male, il mappamondo del peccato con i suoi intrighi, le sue guerre, le sue ingiustizie, i suoi tradimenti. Fiumi d'ira, montagne di superbia, oceani di violenze, fondali di invidie, grotte di avarizia, foreste di adulteri, ghiacciai di indifferenze... È qui che il male viene finalmente annullato ed è qui che esso si da convegno per essere portato e redento. A un certo punto, davanti all'ennesima strage, alle grida di bambini seviziati, il Maestro soccombe e cade sotto il peso della Croce.
Anch'io, Gesù, a volte cado sotto il peso dei notiziari ed esco nauseato dalla lettura dei giornali che sono bollettini di guerra, immondezzai in cui ogni bruttura è raccontata con dovizia di particolari col perfido richiamo dell'emulazione. " Basta!" - mi dico - col desiderio di preservare almeno l'ultimo angolo di verginità, ma da altre fonti inquinate, come liquame, mi investe il male con tutte le sue forme e le sue contorsioni. Aiutami, Maestro, a resistere come tu hai resistito mantenendo la speranza nell'uomo anche quando sembra caduta ogni invocazione di bene. Insegnami a rialzarmi anche quando sono scoraggiato e infangato e a rilanciare in alto il cuore... come un aquilone.



IV STAZIONE
Gesù incontra sua Madre

Le cattive notizie si fanno strada da sole e, con la velocità della luce, valicano monti, percorrono strade, si trasmettono di bocca in bocca e bussano alla porta di una donna sola che vive del ricordo di un figlio partito dietro il vento dello Spirito. Non servono parole. Basta uno sguardo, il salire frettoloso di una ragazza che viene dalla piazza ansimante senza la giara con cui era partita per attingere acqua. Basta il nome: "Gesù...". Ed ella sobbalza nel sapere ciò che aveva sempre saputo. Dall'infanzia del Figlio catturato emerge chiara la voce del vecchio Simeone come fosse oggi "Anche a te una spada trafiggerà l'anima!" È partita cosi come si trovava lasciando acceso il lume sulla madia perché un figlio sul limitare della morte torna bambino e dice: "Mamma!.."
"Madre, ora l'ora è giunta. Quell'ora che a Cana vietava il miracolo e che tu mi estorcesti per amore è qui, adesso. È questo il giorno nuziale dell'acqua e del sangue e le giare si arrosseranno perché vi si possa attingere vino da portare al maestro di mensa. Ma tu... perché sei venuta? Il saperti lontano, nella casa dei giochi, mi dava conforto perché non avresti visto come è ridotto quel figlio partito libero e puro a inseguire le fiabe del Regno. Ora qui tu vedi come sono io l'uomo esperto in soffrire che sillabando leggevo bambino sul rotolo del grande Isaia, col volto arrossato di sangue e piagato e con questa croce che non so se riuscirò a portare fin sul luogo del Cranio. Madre, il mio dolore specchiato nel dolce tuo volto aumenta il soffrire del Figlio che avrebbe voluto saperti al sicuro, lontano da lance e bastoni che battono me, ma in te hanno eco profonda. Madre, perché sei venuta?
"Figlio, perché ci hai fatto questo? Vedi come tuo padre ed io ti cercavamo!". Ricordi, eri appena ragazzo, quando ti ritrovammo nel tempio e tu ci rispondesti che dovevi occuparli delle cose del Padre. Anche quella parola ora diventa evidente ed io capisco che è il Padre che invoca il tuo sangue. Ma lascia che io, tua madre, ti sia vicina nel calice amaro e con te, dolorante, salga l'erto tuo colle fino alla fine. La tua morte sarà come a Betlemme la notte in cui rompesti le acque perché nascita e morte sono come sorelle abbracciate.

V STAZIONE
Simone di Cirene porta la Croce di Gesù

"E mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù"
Dopo una giornata di lavoro in campagna Simone è requisito e costretto a portare per un tratto la croce del condannato. I carnefici non vogliono che Gesù muoia per strada e per questo provvedono un aiuto, una protesi temporanea per non vanificare la crocifissione: la gente è accorsa per questo ed è bene che si goda lo spettacolo! Non dunque un atto di pietà, ma una soluzione di opportunismo per fare in modo che Gesù beva il suo calice fino in fondo, senza sconti, senza fughe premature nella morte.
Il Centurione ha guardato tra la folla uno che facesse al suo caso...: non poteva essere un cittadino romano, sarebbe stato troppo ignominioso. Non sceglie neppure un ebreo, uno dei tanti che hanno gridato il "Crucifige!", ma, ad una svolta della strada, si rivolge ad un uomo corpulento che stanco tornava dal lavoro campestre, un uomo dalla pelle scura, proveniente dalla Cirenaica, regione dell'impero a nord d'Africa. Un servo della gleba.
Il pensiero va a te, Simone, che senza entusiasmo hai soccorso un Dio che era stanco e, sia pure per un tratto di strada, hai avuto a portata di mano e di bacio la più preziosa reliquia della Passione: la Croce. A te, Santo dimenticato, alfiere di una grande schiera di poveri sulle cui spalle è stata gettata la croce di altri, compagni muti del dolore altrui, vicini di letto in una anonima corsia di ospedale che escono dal loro dolore per chinarsi al capezzale di un moribondo...
Il pensiero va a te, Chiesa giovane d'Africa di cui Simone di Cirene è il primo fortunato componente. A te, sulle cui spalle per secoli l'Occidente evoluto ha fatto cadere il peso oscuro della schiavitù e del razzismo, ed oggi, con guanti eleganti, senza armi e soggezioni nazionali, tiene sottoposta al potere economico di debiti insanabili in aumento in maniera esponenziale. Miserere!

VI STAZIONE
Una donna asciuga il volto di Gesù

Dalla folla si stacca una donna. Audace nel suo proposito: asciugare con un panno il volto del condannato e poi sparire prima che i soldati romani la vedano e possano fermarla. Veloce e leggera come una farfalla si ferma un attimo davanti al fiore più bello e stende il suo velo a raccogliere lacrime e sangue e a dare un attimo di dolce freschezza. Come una carezza. Quando la sera ripenserà a quel gesto si darà del "Pazza!" ed estraendo dal grembiule il fazzoletto di lino macchiato per fare il bucato, resterà muta a guardare l'autografo che il Condannato le ha lasciato come dote delle sue prossime nozze. Per tutta la notte piangerà guardando quel quadro di amore e dolore e nessuno le saprà dire che è la prima foto della storia. Prima e ultima. Unica foto del Cristo impressa in trasparenza sul tessuto vegetale del lino o sulla pergamenata carta del cuore sensibile.
La Veronica, Maestro, è maestra di gesti folli, quando l'amore rompe gli argini della ragione e ci induce a fare ciò che non serve alla soluzione del problema eppure lo sospende fosse anche per un attimo. È istruttrice di carezze date a moribondi, di gocce d'acqua che non estinguono la sete, ma detergono labbra bruciate di febbri, è capofila di quanti umilmente sanno di non poter fare molto, ma non trascurano quel poco che possono e sanno fare. La Veronica porta una rosa a un condannato, narcisi a chi muore di fame, suona Chopin ai malati di mente, regala cartoline illustrate ai non vedenti e semina fiori nella neve...
Insegnami, Maestro, la sapienza dei piccoli gesti che non risolvono il grave problema, ma aiutano ad andare avanti fino a sera: nel grande deserto della vita insegnami a piantare palme per creare una parentesi d'ombra. Oasi, solo oasi, ma oasi di pace. Amen.

VII STAZIONE
Gesù cade la seconda volta

Anche senza la Croce Gesù cade. Il Cireneo lo vede accasciarsi davanti a sé come un sacco vuoto e ne ha compassione finalmente, vincendo quel muto rancore che lo aveva preso verso il Condannato che non era in grado di portare il legno del suo supplizio. A volte si cade, si precipita dentro, quando il problema esterno sembra risolto almeno temporaneamente, ma è il cuore a cedere, a spaccarsi in due proprio quando il peso esterno sembra allentato. Capita anche a noi di far fronte ad una tragedia, ad una emergenza, con una forza che non sapevamo d'avere, si va avanti per giorni, a volte per mesi, con possenti risposte d'adrenalina. Poi quando il problema accenna a fermarsi o addirittura a risolversi, noi che avevamo sopportato quintali, sprofondiamo sotto il peso di qualche grammo soltanto, e cominciamo a piangere come bambini che si sono perduti nel baccano di una festa di paese.
Non è la Croce sulle spalle, ma la Croce sul Cuore che fa cadere Gesù. Ad un tratto il bacio di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l'abbandono degli altri discepoli, la solitudine dell'Orto, il silenzio del Padre alla sua preghiera che si passasse il calice senza amarezza, tutto gli torna in mente e gli turbina in cuore. La durezza di cuore dei dodici ("Non capite ancora?"), le false motivazioni di sequela delle folle che venivano solo perché avevano il pane assicurato, la irriconoscenza dei nove lebbrosi che, guariti, non erano tornati alla fonte, le spalle del giovane ricco che si allontanava preferendo i beni al Bene, perfino una ingiustizia subita nel gioco da bambino coi suoi coetanei nella piazzetta di Nazareth, gli era tornata alla mente e si assommava a tutti i mali, a tutto il male del mondo fino a provocare la perdita delle forze e la caduta apparentemente immotivata. Ecco ora e a terra e per poco il Cireneo non ha inciampato nel suo corpo cadendogli addosso col peso della Croce.
Maestro, aiutami a portare la Croce esterna, ma sorreggimi anche quando a precipitare è il cuore spossato dal male reiterato e crudele. Il vederti a terra mi consola nelle mie cadute di tono e rende divine anche le mie lacrime di bambino che deluso guarda sconsolato il palloncino che gli è sfuggito dalle mani e sale dritto tra i palazzi come fiore su uno stelo attratto da una inversa forza di gravità.

VIII STAZIONE
Gesù incontra le pie donne

"Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?"
C'è un modo superficiale, epidermico di seguire Gesù sulla via della Croce senza chiedersi il perché di tanto dolore e tanto amore. Un modo di stargli accanto limitandosi ad una emozione solo esterna, con lacrime di compassione che non sono ancora lacrime di pentimento. Questo pericolo il quadro dell’VlII Stazione vuole mettere in mostra. Le donne piangono e si lamentano in maniera rituale, ma senza capire che il Condannato porta e paga i loro peccati. Per questo Gesù le scuote con parole che sembrano dure, ma che debbono risvegliare la loro coscienza addormentata.
Anche la mia coscienza, Gesù-Maestro, è appisolata sotto un cumulo di peccati che le hanno tolto il senso del bene e il peso del male. Perdona lo stato anestetico in cui sono caduto aggiungendo peccato a peccati senza più sentire il rimorso, senza più nutrire voglia di cambiare, senza più desiderare la santità. Il peccato ripetuto lentamente addormenta la volontà e chiude l'orizzonte della grazia allontanando la luce e la percezione di Dio. Il tuo rimprovero mi ripone dinnanzi l'imperativo della conversione, il senso del peccato risvegliato dal costo alto che hai dovuto pagare per il mio riscatto. Insegnami a piangere sui miei peccati a partire dalle tue piaghe. Amen.

IX STAZIONE
Gesù cade la terza volta

Anche le imprese più grandi, anche i sacrifici più eroici hanno bisogno di una motivazione ideale per essere portati a termine. L'eroe affronta l'impossibile, anche il pericolo di morte, per il bene di un altro o per la salvezza di un gruppo. L'ideale lo chiama, lo reclama infondendogli un amore più grande della paura della morte.
Ma, a volte, l'orizzonte si oscura e la forza dell'ideale non è più fruibile. È allora che le forze vengono a mancare e si cade sulla strada di una grande causa prima liberamente scelta e su cui, sulle prime, si volava nonostante le difficoltà.
È ciò che accade a Gesù in questo momento. Ha iniziato il suo cammino verso la Passione e Morte con forza pensando all'umanità che ne avrebbe attinto salvezza, ma ora tutto gli appare inutile e folle. Tanti, nonostante il suo sacrificio, sceglieranno di rimanere avvinti nell'ombra di morte, renderanno vano, con libera scelta, il suo potenziale di grazia, benché naufraghi, non si aggrapperanno alla scialuppa della Croce e moriranno annegati nei loro peccati. È una tentazione che attraversa il cuore già indebolito di Cristo e lo prostra, una forte sensazione di inutilità lo avvolge facendogli percepire che tutto quello che ha fatto e ha detto è stato vano. Per questo si accascia. Precipita, non incespicando in un sasso della strada, ma in un baratro del cuore.
Maestro, che hai voluto farmi compagnia anche in questa stazione-tentazione, aiutami a rialzarmi e a riprendere il cammino anche con il cuore angosciato. È così facile demordere. È così difficile restare fedeli alla propria vocazione in certi giorni. Tu mi insegni ad andare avanti anche quando l'orizzonte si oscura e siamo costretti a navigare a vista. Tu sei compagno dei giorni difficili.

X STAZIONE
Gesù è spogliato delle sue vesti

Un condannato perde tutti i suoi diritti, anche quello del pudore. Gesù è stato già oggetto di scherno e di violenza gratuita nelle mani dei soldati la notte scorsa. Ed ora, giunto esanime in cima al Calvario, mani volgari lo spogliano per l'ultimo atto della esecuzione capitale. Il corpo di un condannato è cosa pubblica, appartiene a tutti tranne che a se stesso, può essere appeso a una croce o a una forca come un panno immondo messo ad asciugare al sole.
Ricordi, Maria, quando fasciavi e sfasciavi Gesù bambino con quanta grazia tu compivi il tuo gesto materno? Era per te come una liturgia al tempio. Solenne e velata di mille pudori come volute di incenso davanti all'Arca o avanti la tenda del Santo dei Santi. Le fascie erano bianche e profumate di bucato e lavanda e gli angeli venivano a frotte, come le rondini, nella tua povera casa, ma all'ultimo giro di fascia si coprivano il volto per non essere abbagliati dalla carne del Figlio diventato bambino. Ricordi, Maria, tu cantavi e gli angeli rispondevano al canto col battito d'ali! Ed ora quel corpo è piagato e profanato da mani sacrileghe come e più di quando i pagani entrarono rozzi nel tempio e varcarono con armi la soglia dell'invalicabile Tenda!
Cerco il tuo sguardo, Maestro, ora che ti hanno privato della tunica tessuta da tua Madre e del mantello che nella frangia guariva malati al solo toccarlo. Tu ti eri già spogliato della divinità all'atto di entrare nella storia, e ieri, nel Cenacolo, avevi deposto le vesti di maestro per lavare i piedi agli apostoli timorosi. Cerco il tuo sguardo, Maestro, e ti chiedo, con le parole del Salmo 50, "Crea in me un cuore puro!". Per me e per tutti chiedo la grazia di uno sguardo limpido e il senso di un ritrovato pudore. Amen.

XI STAZIONE
Gesù è inchiodato alla Croce

Battono i martelli. Si gonfiano i muscoli degli incaricati a fissare il Condannato al Patibolo. Fanno in fretta, come non si trattasse di un uomo, e pensano al riposo che li attende nel giorno di Sabato. Per Gesù non c'è riposo, ma un nuovo lancinante dolore lo sveglia dallo stato di semincoscienza e chiama tutto il corpo e la mente all'ultimo martirio che precede l'esecuzione capitale: nei quattro punti dove le carni sono lacerate dai chiodi. Nessuno grida "Basta!" e gli addetti continuano il loro lavoro come da copione. Costituiranno una voce nel bilancio della pubblica amministrazione nella nota-spese per le crocifissioni e Pilato nemmeno si fermerà, prima di firmare, su quanto è di spettanza per i "Battitori". Gesù ha voluto essere compagno anche per tutti i torturati della storia: uomini che hanno superato la soglia del dolore dopo essere andati oltre la barriera del suono con le loro grida strazianti. Escono a frotte, a gruppi, a migliaia dalle secrete dei castelli e dalle sale di tortura delle prigioni di massima sicurezza di ieri e di oggi e si avvicinano silenziosi all'Uomo dei dolori che ben conosce il patire. Hanno la carne a brandelli, piagati, bruciati, torturati da macchine infernali o da elettrodi collocati sul corpo... anche per essi nessuno ha gridato "Basta!" e sono andati così dentro il dolore da desiderare la morte.
Anche per te, Tommaso, apostolo dubbioso ed assente la sera di Pasqua nel Cenacolo, anche per te si sta compiendo questo straziante lavoro. Per te, che chiederai ai compagni che ti racconteranno la Pasqua, di porre il dito nel posto dei chiodi! Come gli altri anche tu sei scappato nell'Orto all'arrivo di Giuda con le guardie, ed hai corso a lungo, ansimante, con il cuore che ti batteva in gola, risalendo la valle del Cedron fino in città. Anche ora, benché siano passate dodici ore, da quell'incidente notturno, ti batte forte il sangue nelle tempie, ritmato e straziante. Non lo sai, non è il cuore, ma il martello a battere e il suono si amplifica e ti ricorda che mentre tu sei scappato, il Maestro è rimasto, ed ora si lascia inchiodare alla Croce per te. Per te e per me. Per tutti. I chiodi tracciano nuove strade, aprono squarci perché tutti gli uomini possano avere accesso al cuore del Salvatore.





Don Antonio Vivaldi, Credo RV 591, Crucifixus
XII STAZIONE
Gesù muore sulla Croce

Lentamente, dopo tanto strazio e immane crudeltà, la vita del Maestro viene meno. La febbre gli brucia le membra e le labbra e dice: "Ho sete" come alla Samaritana al pozzo di Sicar. Dio è nel bisogno, Mendicante d'amore alla porta di ogni cuore perché sia estinta la sua sete. Non bastano tutti i fiumi del mondo, non servono i laghi grandi quanto mari, invano scorrono sorgenti da ghiacciai perenni... L'unica acqua che disseta Dio e il "sì" dell'uomo che corrisponde al Suo amore.
Anche gli ultimi istanti il Maestro non li tiene per sé, ma li dispensa per perdonare i suoi persecutori che non sanno quello che fanno, e per consolare un compagno di sventura che gli chiede un posto nel Suo Regno: "Oggi sarai con me in Paradiso!". Il nostro tempo non è nostro, ma stanze per ospitare gli altri, per arricchire fratelli con la nostra povertà, per dispensare a piene mani ciò che non sarebbe bastante per noi. Grazie, Maestro, anche per quest'ultima preziosa lezione di vita sul limitare della morte. Fa che anche la nostra vita e la nostra morte siano un alto di amore. Siano amore.
La dodicesima Stazione della Via della Croce non è, come altre, un luogo di passaggio, una sosta nel cammino, ma un punto di arrivo. Qui ci fermiamo perché non vogliamo sapere altro che Gesù Cristo e questi Crocifisso. Il resto è pula che il vento disperde. Qui siamo al centro del mondo e al centro della storia. L'intero cosmo gira intorno all'asse della Croce e da essa prende senso e movimento.
Gesù, Maestro, alzo lo sguardo a Te che sei stato trafitto per me, e so che attendi il mio sguardo da sempre. Resto qui a lasciarmi inondare dal tuo sangue che mi lava, mi purifica, mi inebria. Qui sono salvato, qui nasce la Chiesa e i Sacramenti: "E subito dal costato squarciato uscì sangue ed acqua".
"Anima di Gesù, santificami!
Corpo di Gesù, salvami!
Sangue di Gesù, inebriami!
Acqua del costato di Gesù, lavami!"

XIII STAZIONE
Gesù è deposto dalla Croce

Ora che tutto è compiuto, ora che i curiosi e le guardie tornano a casa, ora che il Condannato è morto e non costituisce più un pericolo pubblico, può entrare in scena la compassione e, in essa, la Madre. Nel Calvario che si va spopolando, ci si può anche accostare alla Croce e calare il Corpo martoriato del Maestro. Ora che il Figlio torna sulle ginocchia della Madre (mancava da quand'era bambino!), lei può contare le sue piaghe e soffrire per ciascuna di esse. Nel cuore di Maria, con eco profonda, continua la Passione del Figlio come l'ultimo accordo di un concerto permane nell'aria anche quando l'orchestra ha deposto gli strumenti e il direttore è sceso dal podio.
"Donna, ecco tuo figlio!", ti ha detto pocanzi Gesù con l'ultimo filo di voce indicandoti Giovanni il discepolo. Ma ora, Madre, questo è tuo figlio, ridotto a una grande piaga dalla passione per l'umanità. Questo è il figlio che l'Angelo ti aveva annunciato, nato nel mistero, partorito a Betlemme, portato in Egitto per sfuggire alla furia di Erode, perduto e ritrovato a Gerusalemme nel tempio... Allora dodicenne lo riavesti, e ti seguì a Nazareth, nella casa dei cento natali..., ma ora lo hai perduto e stasera da sola farai ritorno nelle stanze che raccontano di lui bambino, adolescente, giovane, partito dietro un sogno e mai più ritornato... Donna, ecco tuo Figlio! Puoi ricoprirlo col tuo manto in un ritrovato calore. In un ritrovato pudore. No, Maria, siamo noi ora i tuoi figli! In Giovanni che ti è stato affidato noi tutti eravamo presenti e attendiamo che come sei stata Madre del Capo, così sarai madre del Corpo. Alza lo sguardo e guardaci, stasera, anche se ingrati e peccatori, noi ci aspettiamo una carezza da te, Addolorata!
"Figlio, ecco tua madre!". Gesù moribondo lo ha sussurrato a Giovanni e anche a noi. Noi ti custodiremo, Madre Chiesa, come si accudisce e si ama una madre anziana che ha speso i suoi giorni per noi. Noi ti difenderemo, Madre-Chiesa con tutte le nostre forze e da te ci attendiamo l'ultima carezza per entrare più fiduciosi nel sonno della morte. Come bambini.


XIV STAZIONE
Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

Abbiamo sperimentato tutti lo strazio di una bara che scende in una fossa, di una lapide che si chiude, che viene murata. Finché abbiamo il cadavere di una persona da toccare, da baciare, da vegliare, la morte non è ancora morte. Ma quando viene l'ora dell'ultimo bacio, quando si chiude la bara il cuore sente che è veramente finita e rischia di schiantarsi la speranza. Il sepolcro di Giuseppe di Arimatea è in un giardino vicino al Calvario e, mentre in città si accendono le lampade del Sabato solenne, i pochi rimasti compiono il corteo del commiato. La grande pietra che è fatta rotolare all'ingresso del sepolcro pesa tutta sul petto della Madre e le spezza il respiro calamitando i suoi occhi e il suo cuore. Giovanni dovrà faticare non poco, con mille promesse, a far staccare Maria dalla pietra per farla rincasare. "E da quel giorno il discepolo la prese nella sua casa". Per noi sei santa, Pietra del sepolcro di Gesù! Per poche ore il corpo del Maestro hai potuto ospitare, ma il tuo spessore ci è più prezioso del più grande diamante del mondo. Il tuo peso ci porta in alto, come il vuoto del sepolcro ci riempie di gioia perché Dio-Amore che si è precipitato nella morte ha spezzato le catene degli inferi e ha aperto sentieri di luce laddove regnava nera la notte. Ancora stasera vediamo solo striature di luce come aurora boreale, ma dalla pietra del sepolcro vuoto ci viene la certezza di un giorno finalmente senza tramonto. Pasqua è una parola esplosiva. Sovversiva di ogni dinamica di morte. E noi stasera tentiamo nuovamente a sillabarla, come parola d'ordine di una santa insurrezione.
Grazie, Maestro, che mi affidi la certezza che il dolore, il limite, la morte sono armamentari di un mondo in declino di cui percepiamo oggi solo il colpo di coda. Aumenta la mia fede, rafforza la mia speranza, infiamma il mio cuore perché io possa essere testimone della tua Risurrezione. Attraverso le tue piaghe, ora feritoie di luce, già mi giungono i primi bagliori del mondo rinnovato. In esse mi nascondo attendendo l'alba di Pasqua. Poi sarà Alleluia.

O Dio, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per essere preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per il nostro Signore.

Alla Santa Croce nella notte del mondo
Mentre le tenebre della notte già incombono, eloquente immagine del mistero che ricorda la nostra esistenza, noi gridiamo a te, Croce della nostra salvezza, la nostra fede! Signore, un fascio di luce si sprigiona dalla tua Croce. Nella tua morte è vinta la nostra morte e ci è offerta la speranza della risurrezione. Aggrappati alla tua Croce, noi restiamo in fiduciosa attesa del tuo ritorno, Signore Gesù, nostro Redentore!






Nessun commento:

Posta un commento