Nuovo rito delle Esequie:
no allo spargimento delle ceneri del defunto
Le novità, gli adattamenti riguardanti le celebrazioni funebri sono state al centro della presentazione stamani, nella sede della nostra emittente, della seconda edizione in lingua italiana del “Rito delle esequie”, volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana. La novità più significativa è legata alla cremazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco
La seconda edizione del “Rito delle esequie”, che presenta in questo ambito una revisione di tutti i testi biblici e di preghiera, risponde anche a un dominante orientamento di distacco della società nei confronti della morte. Mons Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali: “La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana, anche dal punto di vista percettivo, mentre proliferano le sue spettacolarizzazioni. I malati terminali spesso scompaiono nella solitudine degli hospice e si muore per lo più lontano dalla famiglia. Ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni, perché potrebbero rimanerne turbati e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è, invece, parte rilevante della vita”.
Una prima novità presente nel volume “Rito delle esequie” riguarda il momento della visita alla famiglia, al centro di un paragrafo non presente nella precedente edizione. Mons. Angelo Lameri, dell’Ufficio Liturgico nazionale della Cei: “Per un sacerdote, è un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie”. [non conosciamo il testo: ma se non si dice altro, è un peccato che si sia perso l'occasione di suggerire al sacerdote -che come missione principale ha quella della preghiera- di recitare qualche prece per il defunto, fosse anche il S. Rosario; n.d.r.]Una seconda novità riguarda la sequenza rituale, rivista e arricchita, nel momento doloroso della chiusura della bara: “Si è andati nella direzione di cercare di proporre dei testi anche adatti a diverse tipologie, diverse situazioni. Sono proposti dei testi che sono per una persona anziana, per una persona giovane, per una persona morta improvvisamente e così via. Si è cercato di essere attenti a questi vari contesti”.
In riferimento al Rito delle esequie, un altro adattamento consente di pronunciare parole di cristiano ricordo del defunto nel momento del commiato. [???, n.d.r.]Un ulteriore adattamento riguarda la conclusione della celebrazione con l’introduzione della benedizione. Viene anche aggiunta una più ricca e varia proposta di formulari per la preghiera dei fedeli.
Ma la novità più significativa è costituita dall’appendice dedicata alle esequie in caso di cremazione. Ancora Mons. Angelo Lameri: “La denominazione 'appendice', oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina di riferimento, vuole richiamare il fatto che la Chiesa – anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei – continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici.
Va posta particolare attenzione, appunto, alla scelta dei testi più adatti alla circostanza. Eccezionalmente, i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nello stesso luogo della cremazione.
Si raccomanda anche l’accompagnamento del feretro, per quanto possibile, al luogo della cremazione. Particolarmente importante, poi, è l’affermazione che la cremazione si 'ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero'. Da leggersi come conseguenza di quanto affermato al numero 165 dello stesso rituale a proposito della prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero. Sappiamo che queste due possibilità sono contemplate dalla legislazione civile italiana. Ma queste prassi, soprattutto quella dello spargimento delle ceneri in natura, sollevano non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche”.
Il volume “Rito delle esequie”, vuole essere anche uno strumento per approfondire la ricerca sul senso della morte. Mons Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato, presidente della Commissione episcopale per la liturgia: “Questo libro attesta la fede dei credenti e condivide il valore del rispetto e della pietas verso i defunti, il rispetto per il corpo umano, anche morto. Attesta l’esigenza forte di poter coltivare la memoria, di aver un luogo certo per deporre la salma o le ceneri, nella certezza profonda che questo sia autentica fede e umanesimo autentico”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Catella ha infine confermato che “vi è certamente un incremento delle richieste di cremazione”, sottolineando peraltro che “questo è l’esito anche di una forte azione pubblicitaria delle agenzie specializzate”.
© Copyright Radio Vaticana
La seconda edizione del “Rito delle esequie”, che presenta in questo ambito una revisione di tutti i testi biblici e di preghiera, risponde anche a un dominante orientamento di distacco della società nei confronti della morte. Mons Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali: “La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana, anche dal punto di vista percettivo, mentre proliferano le sue spettacolarizzazioni. I malati terminali spesso scompaiono nella solitudine degli hospice e si muore per lo più lontano dalla famiglia. Ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni, perché potrebbero rimanerne turbati e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è, invece, parte rilevante della vita”.
Una prima novità presente nel volume “Rito delle esequie” riguarda il momento della visita alla famiglia, al centro di un paragrafo non presente nella precedente edizione. Mons. Angelo Lameri, dell’Ufficio Liturgico nazionale della Cei: “Per un sacerdote, è un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie”. [non conosciamo il testo: ma se non si dice altro, è un peccato che si sia perso l'occasione di suggerire al sacerdote -che come missione principale ha quella della preghiera- di recitare qualche prece per il defunto, fosse anche il S. Rosario; n.d.r.]Una seconda novità riguarda la sequenza rituale, rivista e arricchita, nel momento doloroso della chiusura della bara: “Si è andati nella direzione di cercare di proporre dei testi anche adatti a diverse tipologie, diverse situazioni. Sono proposti dei testi che sono per una persona anziana, per una persona giovane, per una persona morta improvvisamente e così via. Si è cercato di essere attenti a questi vari contesti”.
In riferimento al Rito delle esequie, un altro adattamento consente di pronunciare parole di cristiano ricordo del defunto nel momento del commiato. [???, n.d.r.]Un ulteriore adattamento riguarda la conclusione della celebrazione con l’introduzione della benedizione. Viene anche aggiunta una più ricca e varia proposta di formulari per la preghiera dei fedeli.
Ma la novità più significativa è costituita dall’appendice dedicata alle esequie in caso di cremazione. Ancora Mons. Angelo Lameri: “La denominazione 'appendice', oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina di riferimento, vuole richiamare il fatto che la Chiesa – anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei – continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici.
Va posta particolare attenzione, appunto, alla scelta dei testi più adatti alla circostanza. Eccezionalmente, i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nello stesso luogo della cremazione.
Si raccomanda anche l’accompagnamento del feretro, per quanto possibile, al luogo della cremazione. Particolarmente importante, poi, è l’affermazione che la cremazione si 'ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero'. Da leggersi come conseguenza di quanto affermato al numero 165 dello stesso rituale a proposito della prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero. Sappiamo che queste due possibilità sono contemplate dalla legislazione civile italiana. Ma queste prassi, soprattutto quella dello spargimento delle ceneri in natura, sollevano non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche”.
Il volume “Rito delle esequie”, vuole essere anche uno strumento per approfondire la ricerca sul senso della morte. Mons Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato, presidente della Commissione episcopale per la liturgia: “Questo libro attesta la fede dei credenti e condivide il valore del rispetto e della pietas verso i defunti, il rispetto per il corpo umano, anche morto. Attesta l’esigenza forte di poter coltivare la memoria, di aver un luogo certo per deporre la salma o le ceneri, nella certezza profonda che questo sia autentica fede e umanesimo autentico”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Catella ha infine confermato che “vi è certamente un incremento delle richieste di cremazione”, sottolineando peraltro che “questo è l’esito anche di una forte azione pubblicitaria delle agenzie specializzate”.
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