lunedì 26 marzo 2012

Annunciazione

Discorso per l’annunciazione della santissima Nostra Signora, la Madre di Dio e semprevergine Maria




       Avvicinandosi dunque questa venerabile festa, che segna l’inizio della nostra salvezza - quando dalle celesti altezze scese volando il grande comandante Gabriele, incorporeo, massimo divin soldato del gran Re, primo apostolo della grazia e nobile ministro della nostra salvezza, per recare lieta novella alla tutta pura, santa e immacolata Vergine e gridarle il «Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te», che annulla il «Partorirai i figli nel dolore», castigo della prima madre, portando così agli uomini l’assoluzione della giusta condanna, ed instaurando una splendida gara fra angeli e uomini - mi rammaricavo di non aver tra mano nulla per una così divina solennità, né letture antiche, né una traccia recente di discorso. Non riuscendovi dunque a comporlo da me, per mancanza di conoscenze e di interiore illuminazione, dopo esser rimasto per un po’ di tempo come muto, ho deciso alla fine di gridare alla Vergine «Ave», con le parole dell’arcangelo, perché la sua grazia m’illumini la mente a pensare e mi conceda la parola quando apro la bocca a sua gloria: non già che la Glorificata da Dio abbia bisogno della nostra gloria ma perché Lei piuttosto glorifichi con gloria salvifica quanti la glorificano.
       Ma cominciamo proprio da dove è meglio: da dove cioè ebbe il migliore inizio la parola: non quella del mio presente discorso, ma quella che segnò il principio e la causa dell’essere per tutti gli esseri: questo infatti volle apertamente indicare la lettera alfa. E come fu concesso anche agli uomini, e non solo agli angeli, di cantare l’inno trisagio, così noi pure, dopo aver imparato dall’arcangelo l’«Ave», acclamiamo con l’«Ave» la purissima Vergine. Non si può infatti trovar nulla di più elevato o grazioso od esplicito tra noi uomini di questa parola per salutare la Vergine: perciò molte volte oso rivolgere quest’espressione, benché con labbra indegne, alla Madre di Dio e ripetere «Ave» alla Vergine illibata.
      Ave, illibatissima Madre del Figlio coeterno all’ingenito Padre
              e ricettacolo santissimo dello Spirito Santo.
      Ave, trono che porti il Re della gloria,
              nel quale i Cherubini nel cielo non possono fissare lo sguardo.
      Ave, più alta delle schiere celesti, perché hai contenuto l’Incontenibile
              e hai portato Colui che esse non riescono a contemplare.
      Ave, primo cielo fissato da Dio, in cui abita la luce senza tramonto.
      Ave, firmamento, da cui è sorto il Sole della giustizia.
      Ave, sole che non tramonta, dal quale sono stati illuminati i confini della terra.
      Ave, lucentissima luna, per cui furono scacciate le tenebre dell’incredulità
              e introdotta la luce della fede.
      Ave, moltiplicato splendore di molteplici astri.    
      Ave, tu per cui s’aprirono le porte celesti e furono infrante le porte e le sbarre dell’Ade.
      Ave, vortice celeste, da cui noi mortali fummo rapiti in alto.
      Ave, nuvola portatrice di pioggia, da cui fu irrorata la vastità della terra.
      Ave, soffio di vento purissimo e fresco, che ristori i fedeli.
      Ave, arcobaleno, segno dell’alleanza di Dio con gli uomini.
      Ave, porta inaccessibile, per cui passò l’Angelo del gran consiglio, lasciandola chiusa.
      Ave, scala celeste, per cui sulla terra discese Chi è al di sopra dei cieli.
      Ave, tu che hai sciolto la condanna del progenitore e della prima madre Eva.
      Ave, paradiso spirituale del fiore d’immortalità.
      Ave, sorgente che sgorghi dall’Eden a irrigare il paradiso - che è la Chiesa di Dio e le schiere dei fedeli - da dove si dividono «ai quattro cardini» i quattro vangeli a irrorare la terra: ivi «Dio fece spuntare ogni albero bello a vedersi» con la mente - cioè i santi dottori e martiri - «e gustoso in cibo» per l’anima.
       Ave, «Albero della vita che è nel mezzo del paradiso», del cui frutto noi fedeli ci nutriamo per la remissione dei peccati.
        Ave, porta del paradiso, che introduci i credenti ed escludi gli increduli.
        Ave, campo inseminato, da cui spuntò la spiga che porta la vita.
        Ave, vite fiorente e tralcio fruttuoso, piantata dal Padre, irrigata dallo Spirito, coltivata con arte dal Figlio, che invita con bando sublime le schiere dei fedeli, mesce «nella coppa il suo vino» e sollecita tutti: «Abbandonate la stoltezza e vivrete; ritornate al senno per vivere; bevete il vino che io vi ho versato» e inebriatevi «all’abbondanza della mia casa».
       Ave, mare grande e spazioso, in cui navigò il nocchiero dell’universo.
       Ave, sale delle virtù, che hai salato il mondo.
       Ave, nave guidata da Dio, sovraccarica di beni celesti.
       Ave, porto di salvezza e muraglia inespugnabile.
       Ave, torre potente, che mantieni illesi di fronte al nemico quanti si rifugiano in te.
       Ave, giusto castigo del mondo egiziano infedele e giusta liberazione del popolo d’Israele.
       Ave, nuvola che fai luce di giorno e colonna lucentissima dai bagliori di fuoco nella notte.
       Ave, tu che hai sommerso nel mare gli infedeli e il peccato del Faraone,
               anzi lo stesso Faraone spirituale e i suoi complici.
       Ave, tenda santa più vasta dei cieli, in cui Dio parlò agli uomini.
       Ave, tavola degna d’onori divini, scritta dal dito di Dio.
       Ave, arca santa, che racchiudi Colui che toglie il peccato del mondo.
       Ave, anfora della manna.

       Ave, verga d’Aronne.
       Ave, fonte della vita.
       Ave, terra della promessa.
       Ave, terra che scorri latte e miele.
       Ave, terra degli uomini miti.
       Ave, fiume divinamente copioso.
       Ave, santa fontana.
       Ave, fonte di acqua sorgiva.
       Ave, arca santa, che fermi l’impeto del Giordano.
       Ave, tromba di Dio.
       Ave, rovina degli infedeli.
       Ave, sostegno di quanti credono nel Figlio tuo.
       Ave, monte santo.
       Ave, città di Dio.
       Ave, santa Sion, dimora di Dio.
       Ave, tempio che contiene Dio.
       Ave, Santo dei Santi.
       Ave, turibolo d’oro.
       Ave, mensa.
       Ave, candelabro.
       Ave, lampada d’inestinguibile luce.


     
Ave, strada al regno celeste: Ti glorificano gli angeli, perché sei più elevata di loro, assisa alla destra del Re della gloria: gli stai accanto come ancella e intercedi come madre, regalmente splendida, «con frange d’oro, avvolta in un vestito variopinto intrecciato d’oro», come predisse David.
       Ave, potenza del regno di quaggiù: «I ricchi del popolo ti supplicano», e tutti, re e sacerdoti, pontefici e turbe di monaci e folle senza numero di dotti e d’ignoranti t’invocano protettrice.
       Ave, gloria delle città.      
       Ave, salvezza dei villaggi.
       Ave, forza delle isole.
       Ave, speranza dei monaci.
       Ave, ornamento di Giacobbe.
       Ave, figlia di David.
       Ave, frutto dei giusti Gioacchino ed Anna.
       Ave, inesauribile tesoro dei confini della terra.
       Ave, insonne custode di Cipro.
       Ave, sommo presidio di Pafo.
       Ave, sicura espiazione dei fedeli.
       Ave, rifugio di tutti gli uomini e della mia meschinità. Ma come potrò invocare, celebrare, magnificare il tuo potere, o Signora? «Ci hai ferito il cuore, ci hai ferito», come disse Salomone nella Cantica. Te magnificano in cielo gli angeli, te sulla terra invoca la moltitudine degli uomini, te temono le orde dei demoni. Tu hai fatto rifulgere il decoro della verginità, hai nobilitato la maternità, hai benedetto il sesso femminile, hai resa pura la stirpe degli uomini e l’hai portata a Dio. Tu, pura e immacolata, accogli i puri perché amante dei buoni e brami purificare i non puri, perché misericordiosa. Purificaci, illuminaci, guidaci all’eterna vita.
      Ave, roveto incombusto che vide Mosè e voce divina, che manifesti la mirabile unione di Dio con gli uomini: fuoco, perché «il nostro Dio è fuoco che divora»; roveto, perché incorrotta è la natura umana a cui Egli s’unì per amore, conservandola illesa.
      Ave, monte boscoso e ombreggiato antevisto da Abacuc: boscoso, perché grande e quindi impenetrabile agli occhi del corpo; ombreggiato, perché non visibile ad alcuno, prima che in te splendesse il Sole della giustizia, oppure perché tu togli l’arsura del male.
     Ave, monte santo, «monte pingue - come dice David -, monte condensato, monte ove piacque a Dio abitare: il Signore vi porrà dimora per sempre»; «l’Altissimo ha santificato la sua abitazione: Dio è in mezzo ad essa, non sarà smossa».
       Ave, monte che Daniele previde, da cui «fu tagliata la pietra senza lavoro di mani», da cui cioè nacque un bambino senza seme, «e colpì la statua» dell’incredulità per sempre, infrangendo i regni dei tiranni infedeli: «ma il suo regno non avrà fine».
      Ave, tu prefigurata dalla fornace dei Caldei, che conservò illesi i fanciulli: te infatti il fuoco della divinità conservò incorrotta.
       Ave: Colui alla cui presenza stanno «mille migliaia e diecimila miriadi», scese nel tuo grembo «come pioggia sul vello».
       Ave, vero compimento dei tipi e delle figure della legge antica.
       Ave, di ogni portento principio e termine.  Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 239-249


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