Perché guardare a Oriente
don Elia.
Per chi avesse dei dubbi in proposito, il nostro guardare alla Russia non nasce da un’idealizzazione romantica né da un personale gusto slavofilo. È pur vero che ci sentiamo doppiamente orfani (di Chiesa e di Nazione), ma non per questo ci sentiamo autorizzati a sceglierci a piacimento un’ideale o spirituale patria alternativa, anche perché – psicologicamente parlando – non sarebbe altro che una fuga illusoria. No. Ciò che guida il nostro orientamento è una duplice costatazione. Sul piano religioso, è il fatto che la Madonna abbia espressamente e ripetutamente chiesto la consacrazione di quel grande Paese al Suo Cuore Immacolato. Sul piano geopolitico, è il fatto che la Russia, insieme con la Cina, costituisca a livello politico, economico e militare un valido polo alternativo a quello euro-americano, responsabile di averci sprofondato in uno sfacelo che non risparmia più nulla e diventa sempre più pervasivo, non trovando più ostacoli neanche da parte della Chiesa Cattolica, i cui vertici, in buona parte, assecondano anzi la demoniaca opera di sovversione, quando non vi cooperino attivamente.
La macchina propagandistica occidentale, ovviamente, si è da anni
scatenata senza ritegno in una campagna diffamatoria priva di scrupoli
nei confronti del capo del Cremlino. È interessante sapere che un
ufficiale del Pentagono sia stato intercettato mentre sbraitava con i
suoi sottoposti in Siria per ottenere che i bombardieri americani
fossero ben camuffati così da essere scambiati per aerei russi. È
curioso che, dopo un presunto bombardamento con i gas, zelanti
giornalisti armati di telecamere si siano trovati tempestivamente sul
posto e abbiano ripreso le vittime senza riportarne danni, mentre degli
operatori sanitari le maneggiavano allegramente senza guanti e, magari,
senza neppure la mascherina. È incredibile che, dopo la presa di Aleppo,
siano stati trovati militari occidentali nelle zone controllate dai
“ribelli”. È quanto meno sospetto che la propaganda si faccia quanto mai
aggressiva, proprio ora che Assad, grazie al sostegno russo, sta
riprendendo il controllo del Paese e vincendo una guerra progettata,
armata e guidata da israeliani, americani e sauditi.
Siamo peraltro ben consapevoli che riguardo alla Cina, d’altra parte,
non ci sia proprio da star tranquilli. La tipica perfidia dei suoi
dirigenti comunisti si coniuga a una saggezza millenaria che ha permesso
ai cinesi di sfuggire ai tentativi di colonizzazione; lo stesso
marxismo ha assunto una tinta propria, mentre l’attuale sviluppo in
senso capitalistico (che ha del prodigioso), lungi dal minacciare
l’egemonia della classe al potere, l’ha resa invincibile e potrebbe
mettere in scacco il sistema economico basato sul dollaro (che, com’è
ormai risaputo, è carta straccia). L’impero cinese rimane un enigma. Ciò
che è certo è che detiene un terzo del debito pubblico degli Stati
Uniti (che è una voragine senza fondo); in cambio di carta straccia sta
comprando, uno dopo l’altro, i gioielli dell’industria europea; è ormai
padrone, di fatto, di buona parte dell’Africa; ha forti legami con
l’America Latina; ha invaso il mondo con i suoi emigranti e i suoi
prodotti. La Russia è legata ad esso da accordi militari, economici ed
energetici; oltre alle imponenti infrastrutture che stanno rendendo
l’Asia continentale un immenso spazio comune, è stata creata una banca
di sviluppo che l’affranca dai ricatti della Banca Mondiale e del Fondo
Monetario Internazionale, mentre le transazioni finanziarie in yuan sono
garantite da un sistema alternativo al SWIFT.
Sulla Cina – e soprattutto sui suoi attuali rapporti con il Vaticano –
bisognerà tornare. Qui ci preme capire semplicemente da che parte tiri
il vento nei destini del mondo (e nei piani divini che li governano).
Visto come stanno le cose, le continue provocazioni occidentali alla
Russia non possono che apparire totalmente irrazionali. Vladimir Putin,
parlando ai giornalisti, ha chiaramente messo in guardia gli idioti che
ci dirigono dal compiere atti irreparabili, ma sembra proprio che da noi
ci sia chi voglia a tutti i costi la guerra; tanto loro (idioti, ma non
del tutto) hanno rifugi sotterranei dotati di ogni comfort dove si può
egregiamente sopravvivere per anni. Del resto una nuova guerra globale
(come già le prime due) servirebbe alle menti che manovrano gli idioti
per instaurare il nuovo ordine mondiale. Se è vero che la
globalizzazione ha favorito soprattutto la Cina, mentre artificiali
crisi finanziarie hanno indebolito l’economia occidentale, questo
procedere apparentemente contraddittorio fa pensare a un potere occulto
che, stando al di sopra degli uni e degli altri, si stia servendo di
tutti all’unico scopo di raggiungere i suoi scopi, per poi sbarazzarsi
di tutti quando non servano più.
Per questo risulta sempre più necessaria la consacrazione della Russia:
per poter contrastare efficacemente quanti si sono messi a servizio
delle potenze infernali per chiudere la partita, in definitiva, con il
Nazareno liquidando il mondo che da Lui è nato, deve scendere in campo
una potenza soprannaturale, ma è pur necessario che ci sia chi si metta a
sua disposizione come attivo strumento. Se a questo fine si pensa che
sia necessaria una previa conversione del popolo russo alla fede
cattolica, credo che, almeno per ora, ci si possa mettere una pietra
sopra. Per toglierci ogni fantasia idealizzante e ogni pretesa di stampo
integralistico, ci basta ascoltare le omelie del patriarca Kirill. In
una di esse, egli sottolinea con forza il fatto di essere stato
intronizzato proprio nel giorno in cui si celebra san Marco di Efeso,
cioè l’unico metropolita ortodosso che si rifiutò di firmare i decreti
di unione al Concilio di Firenze. La coincidenza è interpretata da
Kirill come un esplicito richiamo ad adempiere la sua missione di
difensore dell’Ortodossia; egli ricorda che l’unione con omelie del patriarca Kirill, immersa in un contesto estremamente degradato e corrotto, non
può essere dettata da motivi politici. Ora, se è vero – come è vero –
che gli orientali, specie in occasioni particolarmente solenni, non
rievocano il passato se non per mandare precisi messaggi, non ci è
difficile intuire che cosa valgano realmente, per i Pastori della santa
Russia, le farse degli incontri ecumenici e delle dichiarazioni
congiunte, tanto enfatizzate a casa nostra.
Il ritorno della Russia all’unità cattolica dell’unica Chiesa di Cristo
rimane comunque un obiettivo, ma non saranno certo quattro modernisti
finocchi a raggiungerlo con le loro ridicole manfrine. La Chiesa russa è
governata da uomini, i quali avvieranno un dialogo serio con i
cattolici solo quando avranno di fronte altri uomini come interlocutori –
uomini di Dio, intendo. Per questo dobbiamo chiedere alla Madonna di
suscitarli e di condurli ad avere dei ruoli di responsabilità nella
Chiesa Cattolica; dall’altra parte c’è già chi (sicuramente dietro
suggerimento del suo Patriarca) ha messo se stesso e il proprio Paese
sotto la protezione della Madre di Dio, per cui dobbiamo semplicemente
pregare che si lascino effettivamente guidare da Lei. Quando Suo Figlio
vorrà – e nel modo in cui vorrà – ritroveremo anche la piena comunione;
per ora supplichiamoli di servirsi degli strumenti da Loro scelti per
affrancarci dal potere nefasto della banda di depravati che sta
rovinando anche i nostri bambini per farne dei sudditi incoscienti delle
loro voglie perverse.
Non è il momento delle grandi manifestazioni pubbliche, che vengono
comunque ignorate, ma espongono i sacerdoti promotori a provvedimenti
disciplinari che possono facilmente trasformarsi in esclusione
irreversibile. Il Signore non ci chiede di correre al massacro per farci
mettere fuori gioco in modo irrimediabile; è Lui che salverà la Chiesa,
non noi. Questo è il momento della preghiera, della penitenza e della
riparazione. Bisogna sì alzare la voce perché in alto capiscano che non
tutti sono con loro e che non potranno mai imbavagliare chiunque
dissenta; ma non è questo che affretta l’intervento di Cristo, bensì i
sacrifici nascosti di quanti si immolano silenziosamente per pura fede,
speranza e carità, rimanendo aggrappati alla verità e ai mezzi della
grazia per non essere risucchiati nel vortice e aiutare altri a venirne
fuori.
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