Oggi noi cattolici celebriamo un rito comunitario in cui la
dimensione trascendente è ignorata ad esclusivo vantaggio di
un’immanenza di matrice modernista, di un sentimentalismo irrazionale.
In questa comunità si intende imbandire una cena che seduca i cuori e
inebri le menti di chi ha comunque già smarrito la Fede. Ma per
estendere l’invito al banchetto anche ai lontani, occorre eliminare da
esso tutto ciò che può creare divisione. Una cena in cui ci si limita a
procurare diletto agli altri, a vederli godere.
Ma Cristo è elemento di scandalo ed è dunque necessario non parlare di
Lui. Tacere il Suo insegnamento, i Suoi comandamenti, la Sua legge.
Finendo insomma per identificare il bene e il male, in nome di un’unità e
di una fraternità che pare basata sull’omissis eretto a sistema
teologico, in cui l’Incarnazione e la Passione di Cristo non hanno
importanza, non essendovi differenza tra vizio e virtù, tra dannazione e
salvezza.
Conclusione:
Oggi ci si rifiuta di compiere alcuna scelta tra bene e male, e si ritiene pragmaticamente queste categorie come apparenze, astratte entità fenomeniche.
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