p. Hamel, doppiamente vittima
Don Jacques Hamel è stato vittima non soltanto dei due fanatici
musulmani a piede libero che lo hanno sgozzato durante la Messa lo
scorso 26 luglio. Ora il suo martirio viene sfruttato dai centri di
potere mondialisti e dai chierici loro servi per imprimere una nuova
spinta alla studiata strategia del sincretismo religioso e della
confusione delle identità.
Vien da pensare che il barbaro assassinio del
sacerdote ottuagenario sia stato pianificato a tavolino, visti la
prontezza con cui le autorità supreme dell’Islam francese si sono
autoinvitate a Messa e il servilismo con cui i pastori trans- e
cis-alpini hanno accettato l’ordine di invasione delle nostre chiese nel
giorno del Signore da parte di chi Lo nega come Figlio di Dio e senza
sosta attacca la fede cristiana in questo punto preciso. Ben felici di
poter recitare le loro bestemmie nel cuore del culto cattolico, gli imam
non si sono fatti sfuggire l’occasione in barba alla proibizione
coranica, che la giurisprudenza sospende soltanto nel caso in cui
presenziare a riti di infedeli possa attirare adepti all’Islam.
Un capo musulmano non può certo essere sincero con chi, secondo le sue
convinzioni, va per forza convertito o sottoposto a tributo: egli non ne
ha né avrà mai alcuna stima, così come non ne ha di quanti già gli sono
soggetti e devono unicamente obbedire alle sue direttive; che siano
consenzienti o meno non ha la minima importanza, basta eseguire
meccanicamente dei precetti. Poi uno può pure sgozzare la moglie perché
ha scambiato con altri uomini qualche messaggio col cellulare, come
avvenuto in questi giorni in Francia; è un affare privato, la donna era
sua proprietà. Figuratevi che stima e rispetto quel capo potrà avere per
noi cristiani e per il nostro culto, che proclama al più alto grado ciò
che per lui è una gravissima bestemmia: che Dio abbia un figlio e che
quest’ultimo si sia fatto uomo per morire su una croce. Ma quanti preti e
fedeli credono ancora realmente alla divinità di Cristo? Non sarà mica
per questo che tanti non trovino nulla di sconvolgente nella
profanazione di domenica scorsa, ma ne siano anzi entusiasti?
Secondo la teoria della finestra di Overton [vedi],
è in questo modo che il potere impone surrettiziamente cambiamenti
sociali e culturali al fine di condurre le masse verso situazioni nuove
ma artificiali, innaturali, contrarie alla realtà delle cose, facendole a
poco a poco percepire come fatti dapprima ammissibili, poi doverosi e
infine obbligatori. Dagli incontri di “preghiera” interreligiosi sono
arrivati al coinvolgimento di musulmani nella santa Messa – quando
invece, nei primi secoli, anche i catecumeni ne erano allontanati dopo
l’omelia. Quale sarà la prossima tappa del programma? Che i maomettani
usino sistematicamente le nostre chiese come moschee, come già è loro
concesso da alcuni parroci zelatori della cultura dell’incontro?
Ciò che è certo, in ogni caso, è che d’ora in poi sarà impossibile far
comprendere ai nostri fedeli – specie ai giovani e ai bambini – le
differenze essenziali tra l’unica vera fede e le false credenze, come
già la necessità di una piena appartenenza alla Chiesa Cattolica ai fini
della salvezza eterna.
Anche la storia cristiana va riscritta da cima a fondo in conformità al
nuovo credo. Come ho potuto apprendere dalla recita conclusiva
dell’oratorio estivo in un ridente villaggio lombardo, il grande santo
di Assisi (dopo aver lasciato tutto perché aveva trovato la sua felicità ad aiutare i poveri)
andò da Saladino per cercare di porre fine alla guerra tra cristiani e
musulmani. San Bonaventura, dal canto suo, narra con dovizia di
particolari [qui]
la sfida lanciata da san Francesco al sultano allo scopo di mostrargli
la verità della fede cristiana e di provocarne la conversione; ma questa
è di certo una rilettura ideologica successiva: il Poverello non poteva
parlare che di pace. Queste idee, nella mente di un bambino, diventano
certezze indiscutibili che si sedimentano poi come un tappo ermetico a
qualsiasi tentativo di mostrargli la realtà storica; chi in seguito ci
proverà sarà da lui guardato di sottecchi con sospetto o ironia: un
povero matto o un invasato di destra… Come convincerlo, più a monte, che
il brillante figlio di Pietro Bernardone cambiò vita perché sedotto da
Cristo, piuttosto che per ragioni sociologiche e con una motivazione
puramente soggettiva?
Nella stessa parrocchia, una conferenza sull’emergenza dell’ideologia gender e delle “unioni civili” ha suscitato diffidenza e prevenute prese di distanza: un’iniziativa politica
non dovrebbe essere ospitata in chiesa. Un gruppo di famiglie
cattoliche con numerosi figli e il loro relatore hanno così ricevuto
un’accoglienza ben meno calorosa di quella che, altrove, è stata
riservata agli islamici: troppo identitari, schierati, portatori
di divisione, restii a quell’inclusione misericordiosa di cui, secondo
il segretario dei vescovi italiani, sarebbe stato maestro Abramo. Dato
che il soggetto in questione non può essere così ignorante da non
conoscere la storia biblica, siamo di fronte a un’altra evidente
mistificazione, come quella già subita da san Francesco. Quella gente ha
tanta stima dei giovani che li tratta da perfetti cretini; se poi non
fossero abbastanza informati sul sesso, eccoli a distribuire opuscoli a
centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che, passando una calda notte
estiva ammucchiati su un prato, non devono averla occupata tutti solo
sgranando rosari…
I nostri pastori si sono venduti al nemico, agitandosi come
banderuole per assecondarlo in tutto come gira il vento. «Vattene,
Satana», ha ripetuto più volte l’esangue don Jacques sul punto di
rendere l’anima a Dio. Possiamo facilmente immaginare che cosa il
nemico del genere umano gli stesse sibilando nella mente: «Vedi come ti
lascia crepare Colui che hai servito per tutta la vita? Peggio di un
cane, proprio te che, con i tuoi ottantasei anni, ti ostinavi a
rinnovare ogni giorno quell’atto che ha segnato la nostra rovina e ogni
volta ci infligge una nuova sconfitta … Guarda come ti sta ricompensando:
che aspetti a rinnegarlo?». Bisogna che noi ministri veniamo a trovarci
tutti in una situazione del genere per respingere il diavolo e le sue
seduzioni? Se tutte le religioni sono uguali e chiunque si salva senza
fede né opere, i beni eterni non valgono un bel nulla e la Chiesa
diventa un’organizzazione umanitaria che aiuta la gente a vivere meglio
su questa terra. Se Dio non richiede almeno il desiderio della salvezza
in chi, senza sua colpa, non conosce Cristo Salvatore, bisogna
concludere che Egli la impone anche a chi non la vuole, in modo ingiusto
e arbitrario. Ciò non è degno né di Lui né dell’uomo.
Nessuno, ovviamente, fa di queste affermazioni in modo esplicito, ma
certe azioni parlano molto meglio dei discorsi: in fin dei conti, il
messaggio che è passato domenica scorsa è proprio questo. Molti chierici
e religiosi, in realtà, sono stati formati in modo da odiare la Chiesa
Cattolica e la sua storia per quello che sono, contrapponendo ad esse un
ideale astratto e una revisione storica di chiara impronta marxista.
Non cediamo però all’amarezza né allo scoraggiamento: sarebbe una
mancanza di fede in Colui che tiene il mondo nelle mani e dirige la
storia in modo infallibile. «Sono stati confutati e sono arrossiti tutti: insieme se ne sono andati in confusione i fabbricanti di errori. […] Verranno al Signore e saranno confutati quanti gli si oppongono» (Is 45, 16.24 Vulg.).
Nella traduzione di san Girolamo, il profeta vede la futura vittoria di
Dio come un fatto compiuto: la fede ci fa vedere già realizzato quanto
da Lui promesso. Preghiamo perché non debba scorrere troppo sangue prima
che, nel Suo stesso Popolo, si cominci a rinsavire, a cominciare dalle
guide.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2016/08/don-elia-padre-hamel-doppiamente-vittima.html
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