SE PER EVITARE L’INTEGRALISMO ISLAMISTA VANNO APERTE LE MOSCHEE, ALLORA VANNO RIAPERTE ANCHE LE CASE DI TOLLERANZA PER EVITARE LA PROSTITUZIONE CLANDESTINA
.
[…]
questa volta la battaglia di Lepanto la perderemmo immediatamente sin
dalle prime battute, perché purtroppo manca in noi la fede e, con la
fede, l’ausilio della Beata Vergine Maria, invocata attraverso il Santo
Rosario dalla Lega Santa come Suprema Regina delle Milizie Cattoliche;
invocata dai rematori nelle stive delle navi che remavano scandendo «Ave Maria … Ave Maria …». Non ricordate forse che al contrario, nella nostra moderna Europa, dopo i primi sanguinosi attentati dei jiadisti a Parigi, fuori dal Bataclan, teatro della strage, un pianista circondato dalla folla, ha suonato e cantato Imagine
di John Lennon, le cui parole sono un inno nichilista all’ateismo? In
quei giorni io mi permisi di ricordare l’ovvio scrivendo che quel
pianista, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, aveva suonato la marcia funebre dell’Europa. Altro che i rematori nelle stive delle navi che durante la battaglia di Lepanto remavano scandendo ritmicamente «Ave Maria … Ave Maria …»!
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Autore
S.E. Mons. Ariel S. Levi di Gualdo Vescovo di Laodicea Combusta
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«Anche
tu sarai una voce non comoda all’interno della Chiesa. Per questo ti
invito a invocare sempre la grazia di Dio affinché questa scomodità
possa essere sempre tutta opera di Dio per il bene della Chiesa stessa,
mai però opera tua»
da un colloquio col Padre Oreste Benzi [cf. QUI]
.
.
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Come Vescovo di Laodicea Combusta, Diocesi
eretta come suffraganea del Patriarcato di Antiochia, in un Paese, la
Turchia, oggi ad assoluta maggioranza musulmana, penso di potermi
esprimere con una certa autorità in materia. Peraltro sono rientrato da
poco in Anatolia dopo un soggiorno di due settimane nella Capitale
dell’Arabia Saudita, dove ho assistito alle numerose manifestazioni che
si sono tenute nei dintorni della Mecca, dove migliaia di devoti fedeli
dell’Islam hanno protestato contro gli ultimi attentanti compiuti dagli
islamisti in Europa.
.
Presso la nostra cattedrale cattolica di Riad,
intitolata a Cristo Profeta Magno Sacerdote e Re dell’Universo,
costruita dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York con il
generoso contributo di Sua Maestà il Re d’Arabia Saudita عبد الله بن عبد
العزيز السعود [Abd Allāh bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd] e di Sua Altezza
Reale l’Emiro del Qatar لشيخ حمد بن خليفة آلثاني [Hamad bin Khalifa Al
Thani] ho celebrato anche una Santa Messa di suffragio per il presbitero
Jacques Hamel, sgozzato come un agnello sacrificale da un gruppo di jihadisti all’interno di una chiesa francese.
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Posso testimoniare che tra i sauditi musulmani è
molto apprezzato e condiviso il pensiero del Santo Padre Francesco che
il 4 giugno, ricevendo in Vaticano la seconda delle tre mogli dell’Emiro
del Qatar, ha affermato:
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«Cristianesimo e Islamismo hanno la stessa radice e credono nello stesso Dio».
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Certo, cambiano leggermente le forme puramente esteriori, quelle che in linguaggio filosofico potremmo definire come elementi accidentali puramente contingenti,
solo qualche esempio: nel mondo cattolico abbiamo lo stretto obbligo
del celibato sacerdotale e religioso, la castità estesa anche ai laici
sposati in certe condizioni e situazioni e la monogamia che di rigore è
per tutti. Dall’altra, invece, nel mondo islamico abbiamo la poligamia
degli emiri che mandano una delle loro seconde mogli in udienza dal
Romano Pontefice. Ma come dicevo poc’anzi si tratta solo di
sottigliezze, oserei dire puramente “semantiche”, un po’ come la nostra
sfumatura del “filioque” con i Cristiani Ortodossi … solo sfumature
che nulla tolgono alla vera sostanza costituita dalla «stessa radice»,
come ha detto il Santo Padre alla seconda delle tre mogli dell’Emiro del
Qatar. Ed il tutto benché a me, alle imminenti soglie del mio 53°
genetliaco, con le mie tre perpetue in età compresa tra i 19 ed i 24
anni ― perché giunte alla soglia dei 25 già le licenzio ―, dubito che il
Santo Padre concederebbe mai la grazia di ricevere Jasmine, la seconda
delle mie tre perpetue, la colombiana di Cartagena de Indias, anche se
io prete credo nello stesso identico Dio in cui crede l’Emiro del Qatar,
il quale però ha tre mogli ufficiali ed un harem ben più
nutrito ancora di donne, nessuna delle quali, tra l’altro, ha mai fatto
le scuole primarie e secondarie dalle Figlie di Maria Ausiliatrice come
invece ha fatto la mia perpetua Jasmine.
.
E questa grande «radice» che unisce Cristianesimo e Islamismo,
prende sicuramente largo respiro dall’anelito profondo attraverso il
quale ― come sapientemente ci ha ricordato il Sommo Pontefice parlando
con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Polonia [cf. QUI, QUI] ― «Gli islamici cercano la pace e l’incontro».
.
Molto sommessamente oso correggere
una umana svista del Sommo Pontefice, perché solo di una umana svista
si tratta, ovvero l’essersi dimenticato di dire che in verità, «Gli
islamici», «la pace e l’incontro», la cercano in tutti i modi e soprattutto a tutti i costi.
E ripeto: Voglia la Santità di Nostro Signore l’Augusto Pontefice
felicemente regnante perdonare l’ardire di questo mio povero parlare
profondamente filiale e devotamente amorevole.
.
Il tutto, dalle «radici» agli «aneliti»,
ritengo di poterlo confermare e testimoniare, essendo stato accolto in
Arabia Saudita con una devozione tanto profonda quanto commovente,
recandomi come Vescovo ospite d’onore a Riad per battezzare 72 belle
bambine cristiane, data l’assenza al momento di una struttura diocesana e
di relative missioni cattoliche. E dinanzi a queste creature che
promettono di crescere molto bene in salute e soprattutto in bellezza,
gli uomini musulmani in particolare, presi da grande gioia, non facevano
che ripetermi: «Sappia Vostra Eccellenza che queste bambine sono già
creature del Paradiso, ad esso destinate sin d’ora per una mansione ben
precisa legata alla spirituale edificazione degli uomini beati …» [cf. QUI].
.
Per me, Vescovo di una piccola diocesi dell’Anatolia, non
è stato facile rispondere al Sovrano Saudita che ― e devo dire, pure
con una certa insistenza ― mi ha espresso il desiderio che a Riad sia
istituita quanto prima una sede arcivescovile metropolitana e che il suo
Vescovo possa essere promosso, eventualmente, anche alla dignità
cardinalizia, per il buon nome ma soprattutto per il prestigio storico
di questo antico Paese Arabo che all’interno del suo territorio ospita
la Città della Mecca.
.
A Sua Maestà Saudita,
cui sta molto a cuore l’antico prestigio del proprio Paese, ho risposto
che mi farò portavoce della sua richiesta presso il Romano Pontefice,
anche se dubito possa accoglierla, infatti, sebbene abbia fatto
cardinale il Vescovo dell’Isola di Tonga, dove i cattolici non arrivano
manco a 10.000 anime, dubito faccia altrettanto in Arabia Saudita, pure
dinanzi alla richiesta del suo Sovrano. L’Arabia Saudita è infatti un
Paese ricchissimo, ed il Santo Padre preferisce promuovere arcivescovi e
cardinali i presbiteri ed i vescovi appartenenti a quella nuova
categoria teologica che sono le periferie esistenziali, scegliendoli tra coloro che nel giro degli ultimi tre anni di storia ecclesiale si sono procurati la patente da “preti di strada, di frontiera, di periferia …”. Anche se sino a poco prima erano arcipreti della monumentale chiesa madre di Modica [cf. QUI],
Città d’arte nella quale si trovano chiese di straordinaria bellezza,
inclusa quella dedicata a San Giorgio, un tempio a cinque navate a
confronto del quale, la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, è poco
più di una cappella [cf. QUI].
E Modica è una nobile e splendida città che già a livello
architettonico-urbanistico manifesta ricchezza opulenta e nelle cui … periferie esistenziali, non si trovano affatto le villas de las miserias
— come forse è stato fatto credere al Santo Padre da qualcuno dei
diversi delinquenti che lo circondano — bensì vi si trovano le
concessionarie della Maserati, della Porsche e della Ferrari [vedere angolo di periferia esistenziale di Modica, QUI]. È infatti proprio da questi ambienti o da queste periferie esistenziali, che nascono i libri degli allievi di Giuseppe Dossetti che poi magnificano una Chiesa povera per i poveri, quantunque l’opera più appropriata che dovrebbero scrivere forse sarebbe una rivisitazione clericale della Fattoria degli animali di George Orwell [cf. QUI].
Un po’ come certi personaggi della Comunità di Sant’Egidio di Andrea
Riccardi, le cui Signore vanno a distribuire i pasti ai poveri a Santa
Maria in Trastevere con indosso i vestiti di Armani e di
Dolce&Gabbana, con i gioielli di Bulgari e di Cartier.
.
Detto questo ho proseguito spiegando al Sovrano Saudita
che il Santo Padre è anche piuttosto restìo a che si faccia
proselitismo tra le popolazioni dei Paesi di cultura non cattolica, come
ha espresso nella sua memorabile omelia nella festa dell’Epifania:
.
«Per
la Chiesa essere missionaria non significa fare proselitismo, ma
equivale ad esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e
riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra
strada. La missione è la sua vocazione: far risplendere la luce di
Cristo è il suo servizio» [cf. QUI].
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Si tratta di una nuova lettura del celebre monito del Verbo di Dio che ci comanda:
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«Andate
in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e
sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» [cf. Mc
16, 15].
.
Premesso
però che forse, Nostro Signore Gesù Cristo, essendo Egli misericordia
infinita [cf. Mt 12,7], non si è preoccupato più di tanto di sviluppare
una teologia della misericordia, ecco che questo suo monito,
dopo venti secoli di fede e di tradizione cristiana, oggi va letto in
altro modo, come io stesso ho spiegato al Re d’Arabia Saudita per
anticipargli che la sua istanza potrebbe anche non essere accolta dal
Romano Pontefice, il quale sembra giudicare con un certo sospetto tutto
ciò che potrebbe somigliare anche vagamente al proselitismo. Una volta
spiegato questo, il Sovrano Saudita mi ha posto una domanda alla quale
non sono stato però in grado di dare risposta:
.
«Eccellenza
Reverendissima, con questo suo discorso che cosa intende dirmi? Forse
che al mondo, a fare proseliti, siamo rimasti solo noi musulmani?».
.
Ho replicato al Sovrano Saudita:
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«Purtroppo
io non sono in grado di dare una risposta, però posso suggerire a
Vostra Maestà di porre ella stessa questo quesito al Sommo Pontefice,
quando la prossima volta si recherà in Vaticano in visita di Stato».
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… come numerose volte ho spiegato
in miei scritti e pubbliche conferenze, la situazione ecclesiale
odierna è di una drammaticità senza precedenti storici. A più riprese ho
indicata l’accidia come il peccato più praticato dai miei Venerati
Fratelli Vescovi. Un’accidia aggravata da qualche cosa di devastante: la
fuga dal reale. Quando infatti la realtà non si vede, o quando la si
nega in maniera ostinata, a quel punto prendono corpo e vita le sfide
degli ottimisti rivolte allo Spirito Santo di Dio attraverso i loro psuedo-teologismi,
il tutto velato oltre la coltre di quella falsa speranza che li porta
più o meno a dire: «Non bisogna disperarsi né cadere nel pessimismo,
perché tanto la Chiesa è di Cristo, quindi ci penserà Lui». Indubbia
verità di fede, perché quella di Cristo ― sebbene scartata dai
costruttori di ieri e forse di più ancora da quelli di oggi ― rimane la
«testata d’angolo» [cf. Mt 21,42; Mc 12,10; Lc 20,17; At 4,11; Ef 2,20;
Rm 9,32], ma il nostro ruolo di Vescovi e di guide del Popolo di Dio ai
quali la Santa Sposa di Cristo è stata affidata, quale è, nell’economia
della salvezza e nel mistero della redenzione? Forse il nostro ruolo e
la nostra missione è di vivere in uno stato di paralisi e di speranzosa
impotenza? A questo punto mi sia concesso proporre la medaglia d’oro al
valore dell’ecclesiastica incoscienza a tutti questi ottimisti surreali
che per la prima volta, nell’intera storia della Chiesa, la grazia dello
Spirito Santo di Dio non la invocano, ma la sfidano proprio. E, cosa
peggiore, sfidano la divina grazia attraverso la loro accidia ed i loro
peccati di omissione dai quali nasce la loro fuga dal reale, di
conseguenza l’istigazione a fuggire dal reale rivolta a tutto quanto
quel Popolo di Dio verso il quale ai giorni nostri, il Signore Gesù,
proverebbe immensa «compassione», tanto i nostri fedeli gli
apparirebbero oggi più che mai «come pecore che non hanno pastore» [cf.
Mc 6, 30-44].
.
È dunque lecito domandarsi: dinanzi
ad un Nunzio Galantino, che ormai privo d’ogni senso del cattolico
pudore se ne va magnificando le alte qualità teologiche di Dietrich
Bonhoeffer ― considerato eretico persino dai teologi luterani ortodossi ―
dedicando ad esso articoli commemorativi su quella specie di succursale
del Grande Oriente d’Italia tale par essere Il Sole 24 Ore [cf. QUI].
Dinanzi ad un Corrado Lorefice, che poco dopo essere stato eletto
Arcivescovo Metropolita di Palermo invita a parlare nella sua chiesa
cattedrale il cattivo maestro e falso profeta Enzo Bianchi [cf. QUI],
annunciatore e propagatore delle peggiori eresie. Dinanzi ad un Matteo
Maria Zuppi, che poco dopo il suo insediamento presso la cattedra
arcivescovile metropolitana di Bologna, negando e offendendo la sapiente
e prudente pastorale portata avanti dai suoi due predecessori Giacomi
Biffi e Carlo Caffarra, in questa città brulicante musulmani, invita
baldanzoso a risolvere i problemi dell’islamismo costruendo delle
moschee a Bologna e dintorni. Oppure, dinanzi ad un Carmelo Cuttitta,
Vescovo di Ragusa, che non esita a mettere alla pubblica berlina un
proprio presbitero “colpevole” di avere risposto a un quesito con una
lapidaria battuta sui gay ― decisa ma non oltraggiosa ― e che per tutta
risposta domanda in tempo record perdono con la cenere in testa,
ricevendo in episcopio nelle ore successive gli orgogliosi maggiorenti
dell’associazione sodomitica dell’Arcigay [cf. QUI, QUI,
ecc..] … Ebbene, dinanzi a questo ed altro ancora, quali miracoli
dovrebbe mai compiere lo Spirito Santo di Dio in quella Chiesa che a
dire di certuni … «tanto appartiene a Cristo», se proprio negli uomini
ai quali la Chiesa è affidata e che sono come tali preposti alla sua
tutela e alla soluzione dei suoi problemi interni ed esterni, manca nei
fatti la volontà di reagire e agire? Capisco che quando si invitano gli
Enzo Bianchi a parlare nelle cattedrali, o quando un Vescovo che rimanda
gli appuntamenti di settimane e settimane trova però tempo di ricevere
dopo poche ore la Pia Confraternita dei Sodomiti della Sicilia Sud Orientale,
più che alla frutta siamo ormai alla lavanda gastrica dopo un pranzo
che ha causato una intossicazione alimentare, ma affermare, dinanzi alla
clericale accidia ed all’impotenza del non agire … «tanto ci penserà
Cristo», perché «la Chiesa è governata dallo Spirito Santo», vuol dire
purtroppo non conoscere anzitutto i rudimenti del Catechismo della
Chiesa Cattolica, o in ogni caso falsarli, perché se Dio fosse aduso
intervenire e quindi inibire all’occorrenza la libertà dell’uomo ed il
suo libero arbitrio, anzitutto avrebbe impedito ch’esso avesse
sovvertito con un atto di superba ribellione il mistero della creazione
attraverso il peccato originale, trasmettendo da allora a seguire una
natura corrotta a tutta l’umanità. E queste cose, sinceramente,
dovrebbero essere i Vescovi ad insegnarle, non dovrebbe certo
rammentarle a costoro il Vescovo di una onirica diocesi archeologica,
poiché terrorizzato dal fatto che dinanzi alla Casa di Dio in fiamme,
molti membri del Collegio Episcopale affermano in tutta tranquillità:
«Non siate pessimisti, animo! Tanto la Chiesa è di Cristo ed è governata
dallo Spirito Santo di Dio, quindi ci penserà Lui!». E nel frattempo,
in attesa che Dio ci pensi, noi, oltre ad invitare gli Enzo Bianchi
nelle cattedrali, oltre a porgere le scuse ai sodomiti fieri e
orgogliosi, oltre a invocare la costruzione delle moschee, non è che per
caso dovremmo pensare anche ad annunciare il Vangelo per un verso, ed a
correre con gli idranti per spegnere il fuoco che divampa sempre più
dentro la Casa di Dio, per altro verso?
.
Con tutto il rispetto che gli è dovuto per il suo alto ufficio apostolico,
trovo inquietanti le teorie del mio Venerabile Fratello nell’episcopato
ed Arcivescovo Metropolita di Bologna Matteo Maria Zuppi, che pensa di
risolvere il problema dell’integralismo degli islamisti costruendo ad
essi delle moschee [cf. QUI, QUI], all’interno delle quali potrebbero essere a suo dire controllati i soggetti a rischio.
È un palese errore di valutazione molto pericoloso quello dell’episcopo
felsineo, giacché offrir loro di simili strutture, al contrario
vorrebbe solo dire mettere questi stessi soggetti a rischio
nella condizione di fare proseliti attraverso la predicazione dell’odio
verso l’Occidente e la Cristianità, il tutto in modo più comodo di
quanto non facciano adesso in molti capannoni ed in numerosi sottoscala
clandestini, dove forse è bene rimangano, fino a quando non mostreranno
di riconoscere tutte le regole civili e liberali del nostro Paese e
stipulando con lo Stato un concordato nel quale siano chiari i doveri
dei musulmani verso la Repubblica Italiana e per converso della
Repubblica Italiana verso i musulmani.
.
Perché non avere invece la lealtà di dire e ammettere ― dialoganti vescovi interreligiosi
in testa a tutti ―, che un accordo coi musulmani è reso da sempre
impossibile per l’esistenza di decine di gruppi diversi e frammentati
che non comunicano neppure gli uni con gli altri? Non dire questo, nei
concreti fatti vuol dire mentire, perché sempre, l’alterazione o il
rifiuto della realtà, porta inevitabilmente alla menzogna ideologica.
Ovviamente, i miei Fratelli Vescovi del dialogo interreligioso a tutti i costi e costi quel che costi,
questo non possono dirlo né ammetterlo, perché di conseguenza
dovrebbero ammettere che sia loro, sia soprattutto la Santa Sede, non
dialogano affatto con l’Islam, come talvolta vorrebbero farci credere
attraverso notizie e comunicati-stampa, ma che hanno solo scambiato
qualche parola con qualche gruppetto di islamici, semmai pure
minoritario e talvolta pure inviso alla gran parte degli altri gruppi,
facendo però apparire il tutto come dialogo a quei poveri fedeli cattolici forse considerati solo dei poveri beoti da buggerare col clericalese.
Detta in altri termini: gli ecclesiastici, a partire dalla Santa Sede e
dal Santo Padre, parlano soltanto, di tanto in tanto, con qualche
isolato imam o con qualcuno dei numerosi gruppetti islamici, che
equivale a dire: nei fatti concreti dialogano solo con sé stessi o con
l’idea che essi stessi si sono fatti dell’Islam. E nel fare questo, io
do del tutto per scontato ch’essi siano in buonafede, perché se invece
fossero di ciò consapevoli e quindi di conseguenza in malafede, la cosa
sarebbe di una gravità davvero inaudita, soprattutto verso il Popolo di
Dio, abituato a ragionare attraverso criteri religiosi unitari molto
solidi, legati anzitutto ad un solido concetto di autorità centrale
della Chiesa Cattolica, mentre invece, nell’Islam, è proprio l’esatto
contrario: non vige l’unità, ma la frammentarietà strutturata su criteri
antropologici di tribù.
.
La si smetta per ciò col dire che «il Grande Imam del Cairo
ha incontrato e abbracciato il Santo Padre Francesco», o che «Il Grande
Imam del Cairo ha condannato gli attentati terroristici». Perché non
solo, il Grande Imam del Cairo, non è affatto il Sommo Pontefice
dell’Islam, perché per quelle sue condanne è stato indicato come
“infame” e “traditore” da molti altri gruppi musulmani, non affatto e
non necessariamente jiadisti, taluni dei quali gli hanno
lanciata pure una “condanna a morte”. Il Grande Imam del Cairo, che è un
sunnita — senza bisogno di andare a cercare neppure alcuni degli altri
numerosi gruppi religiosi islamici avversi — non gode affatto
dell’appoggio e dell’universale favore da parte degli stessi musulmani
sunniti, immaginiamoci quindi cosa pensino di lui molti altri gruppi
islamici sparsi per il mondo.
.
Premesso quindi che l’Islam non è una realtà omogenea
ma un insieme antropologico di realtà e di tribù, di culture e di
sentire religiosi a volte pure in aspro confitto tra di loro, la domanda
mia dovrebbe meritare una risposta seria, precisa e soprattutto
realistica: Beatissimo Padre, Eminentissimi ed Eccellentissimi Fratelli
Vescovi e Cardinali, volete spiegare, ai devoti fedeli cattolici, di cui
siete per divino mandato guide e pastori, con chi, in verità, state
dialogando, ammesso dialoghiate veramente con qualcuno? Dialogate con il
grande e grave problema islamico, oppure, fingendo invece di dialogare
con esso, cercate soltanto di esorcizzare una paura che rischia di
diventare presto una triste realtà? Vale a dire la seguente: questa
volta, la battaglia di Lepanto, la perderemo immediatamente sin dalle
prime battute, perché purtroppo manca in noi la fede e, con la fede,
l’ausilio della Beata Vergine Maria, invocata nel 1571 attraverso il
Santo Rosario dalla Lega Santa come Regina delle Milizie Cattoliche; invocata dai rematori nelle stive delle navi che remavano scandendo «Ave Maria … Ave Maria …».
.
Non ricordate forse che al contrario, nella nostra moderna Europa, dopo i primi sanguinosi attentati a Parigi fuori dal Bataclan, teatro della strage jiadista, un pianista circondato dalla folla ha suonato e cantato Imagine di John Lennon, le cui parole sono uno sprezzante inno nichilista all’ateismo? [cf. QUI]. In quei giorni io mi permisi di ricordare l’ovvio scrivendo che quel pianista, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, aveva suonato la marcia funebre dell’Europa [cf. mio precedente articolo QUI]. Altro che i rematori nelle stive delle navi che durante la battaglia di Lepanto remavano scandendo ritmicamente «Ave Maria … Ave Maria …»! Macché … come ho appena detto, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, al grido svirilizzato del «Peace&Love» che campeggia tra i piumini di struzzo dei gay pride, oggi la folla emotiva, senza più radici cristiane e senza più Dio, canta:
.
.[traduzione in Italiano]
Imagine
Immagina non ci sia il paradiso
è facile se ci provi
nessun inferno sotto di noi
sopra di noi solo il cielo
immagina tutti quanti
vivere per l’oggi
Immagina non ci siano paesi
non è difficile da fare
niente per cui uccidere o morire
e neanche religioni
immagina tutti quanti
vivere la vita in pace
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono l’unico
spero che un giorno ti unirai a noi
e il mondo sarà tutt’uno
Immagina nessuna proprietà
mi chiedo se puoi
nessun bisogno di avidità o fame
una fratellanza di uomini
immagina tutti quanti
dividersi il mondo
E il mondo vivrà come unico
[testo originale QUI]
.
.
Posta questa situazione basata sui dati puramente oggettivi
e non certo sugli umori soggettivi catastrofici che non mi sfiorano
nemmeno, per quanto riguarda l’invocata costruzione di moschee, penso
sia lecito dire che applicando la stessa logica del mio Venerato
Fratello Vescovo dell’Arcidiocesi Felsinea, si dovrebbe similmente
invocare la riapertura delle case di tolleranza, visto e considerato che in tal modo sarebbero tolte centinaia di Signorine che al calar del sole affollano i viali che circondando la cinta muraria urbana bolognese. Con agevoli e confortevoli case di tolleranza a disposizione, un fitto esercito di corpivendole potrebbe svolgere il proprio antico mestiere
in condizioni igieniche assai più vantaggiose, avrebbero riscaldamento
in inverno, aria condizionata d’estate, adeguati controlli medici e via
dicendo. E un simile principio non è applicabile solo alla
prostituzione, lo è anche allo spaccio di sostanze stupefacenti. Se
infatti hashish e marijuana fossero legalmente venduti
presso le tabaccherie come monopolî di Stato, sarebbe tolto tutto il
mercato delle cosiddette droghe leggere che – senza pena alcuna di
possibile accusa di razzismo – stando ai fatti ma soprattutto agli atti
giudiziari, è perlopiù in mano ai nordafricani dei Paesi del Magreb, che
naturalmente nulla hanno a che fare con i musulmani; e se gran parte di
essi sono tali, vanno considerati solo come dei “compagni che hanno
sbagliato”, come dicevano i vecchi comunisti ad ogni attentato
terroristico delle Brigate Rosse.
.
Nessuno ricorda quegli amabili imam espulsi anni fa nel Nord del nostro Paese, i quali predicando una morale ed un’etica alquanto sui generis
― sotto certi aspetti vagamente simile a quella casuistica dei Gesuiti
di oggi ― affermavano ai propri fedeli residenti in Italia e originari
della Tunisia e del Marocco, di professione spacciatori di droga, che
tale spaccio non era contro le leggi dell’Islam, se le droghe erano
vendute solo agli “infedeli cristiani”? Il nome di questi imam, la data
esatta del fatto e la loro espulsione dall’Italia non li ricordo, però,
chi volesse verificare il tutto, può sempre rivolgersi alla Procura
della Repubblica di Treviso che procedette all’arresto degli spacciatori
ed alla espulsione dal nostro territorio nazionale dei due predicatori,
perché nei fascicoli giudiziari d’archivio sono sicuramente sempre
conservate anche le registrazioni di quei mirabili sermoni con relativa
traduzione giurata dall’arabo all’italiano.
.
Pure in questo caso, per
evitare che sulla scia di umori e malumori qualcuno faccia di tutta
l’erba un fascio, il Sommo Pontefice Francesco ci richiama doverosamente
al reale umano e cristiano affermando, sempre parlando con i
giornalisti nel suo recente viaggio di ritorno dalla Polonia:
.
«Se
io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica
[…] ma non tutti i cristiani sono violenti così come non tutti gli
islamici lo sono» [cf. QUI].
.
Se fossi una persona che anziché seguire la nebulosa ambiguità casuistica gesuitica applicasse
invece la logica aristotelica, a questa affermazione potrei rispondere ―
ma ovviamente sbagliando, s’intende! ― attraverso due domande chiare e
precise: c’è qualcuno, a partire dal Sommo Pontefice, in grado di
portare con analogo esempio il caso di uno solo tra i circa 400.000
membri del clero secolare e regolare della Chiesa Cattolica sparsi per
il mondo, che abbia affermato dal pulpito di una nostra chiesa che lo
spaccio di sostanze stupefacenti non è contrario alla morale cattolica,
se le droghe vengono vendute solo agli eretici luterani, pentecostali,
avventisti e via dicendo? E c’è qualcuno in grado, a partire dal Sommo
Pontefice ― sempre per quanto riguarda la «violenza cattolica» cui
accennava il Santo Padre ad alta quota aerea laddove manca a volte
ossigeno ― di elencare quando e dove, i cattolici, hanno sgozzato esseri
umani, dirottato aerei civili, fatto esplodere bombe tra cittadini
inermi? Oppure, quand’è accaduto che un solo cattolico sia entrato
dentro una moschea a sgozzare un imam mentre predicava, urlando a
squarciagola col coltello insanguinato: “Cristo è grande!”? A fronte di
questa sua ennesima affermazione, o il Santo Padre dimostra qualche cosa
del genere a supporto della sua ipotesi riguardo la «violenza
cattolica», oppure, su modello di tutti i suoi prudenti, sapienti e
Santi Predecessori, prenda l’abitudine di parlare solo dopo accurata
riflessione e dopo altrettanta accurata preparazione di testi scritti
che siano anzitutto misurati e ponderati, lasciando agli attori di
Hollywood ed alle pop-star i colloqui a braccio coi giornalisti. Posto che, sia gli attori di Hollywood sia le pop-star,
tendono a esprimersi, per la loro buona immagine e per quella delle
loro società di produzione, con prudenza a volte persino maggiore di
quella che nei fatti non dimostra invece di avere il Capo della Chiesa
Cattolica.
.
Ebbene, questi vescovoni e cardinaloni, in fase avanzata di mondanizzazione e di incorreggibile piacioneria,
che dialogano con tutto e con tutti meno che coi loro fedeli cattolici e
che come il mio Venerato Fratello Arcivescovo Felsineo invocano la
costruzione delle moschee — il tutto in un momento storico-sociale ad
altissimo rischio nel quale le nostre chiese sono sempre più vuote,
mentre nel nostro Paese il tasso di natalità è da 25 anni un punto e
mezzo al di sotto dello zero — si rendono conto che stanno usando le
identiche argomentazioni di fondo degli abortisti? Sì, esattamente le
stesse: «legalizzare l’aborto vuol dire sconfiggere ed eliminare la
piaga dell’aborto clandestino». Cambia l’oggetto ma la logica di base
che anima l’argomentare di Matteo Maria Zuppi è la stessa: «per tenere
sotto controllo ed eliminare l’integralismo islamista, bisogna evitare i
ritrovi clandestini e costruirgli delle moschee alla luce del sole».
.
A questo punto non ci resta che attendere
che qualcuno dei miei Fratelli Vescovi testé menzionati tra queste
righe apra la fase diocesana del processo di beatificazione di Marco
Pannella, a ben considerare che non pochi vescovi, ed in specie quelli
di ultima nomina, argomentano attraverso criteri logici che hanno
caratterizzato le istanze del leader radicale nelle sue
richieste sulla legalizzazione dell’aborto, dell’eutanasia, delle
sperimentazioni genetiche, delle droghe … facendo passare il male come
bene allo scopo di evitare dei mali maggiori o di risolvere comunque dei
gravi problemi sociali legati alle diverse pratiche o commerci
clandestini. Ora, che in questo modo abbia argomentato un accolito di Lucifero
come Marco Pannella, nulla da dire, ma che con altrettanta logica di
fondo argomentino oggi svariati vescovi, in verità ho molto da dire; e
visto che nessuno dice, a questo punto dico io, levando la mia voce
episcopale dalle antiche rovine della mia onirica chiesa cattedrale
ridotta a quattro sassi sparsi sul terreno turco della regione
dell’Anatolia, posto che il mio dire può essere mosso: o da totale
incoscienza, o da imperativi di coscienza che mi pervengono dalla grazia
di Dio. Una cosa è certa, se a Bologna, su istanza dell’Arcivescovo e
sulla base delle motivazioni da esso portate, fossero aperte delle
moschee, per quanto mi riguarda, facendo uso delle stesse argomentazioni
logiche, potrei farmi promotore per la richiesta di riapertura delle case di tolleranza,
perché in fondo: meglio avere le prostitute sotto controllo alla luce
del sole che sparse in giro in modo clandestino, con tutto ciò che di
male questo comporta, inclusa mafia nazionale e internazionale, racket
e soprattutto violenze su queste povere creature che, il Venerabile
Presbitero Oreste Benzi chiamava «donne ridotte dalla crudeltà dell’uomo
in stato di schiavitù per il proprio piacere».
.
Venerato e amato Padre Oreste Benzi,
nel mese di maggio del 2007, pochi mesi prima della tua morte, senza
avermi mai visto né mai avendomi conosciuto prima di quel nostro unico
incontro, mi dicesti: «Anche tu sarai una voce non comoda all’interno
della Chiesa. Per questo ti invito a invocare sempre la grazia di Dio
affinché questa scomodità possa essere sempre tutta opera di Dio per il
bene della Chiesa stessa, mai però opera tua». Se un giorno ti
raggiungerò nel Paradiso vero — non certo in quello materialista ed
edonista dei musulmani premiati con 72 vergini [cf. QUI]
e semmai pure con 72 suocere! — ciò sarà prova che ho messo in pratica
il tuo santo consiglio lasciando operare la grazia di Dio. Se invece
dovrò farmi un lungo purgatorio, con 72 vergini isteriche e soprattutto
con 72 suocere più isteriche ancora di loro, ciò sarà prova del fatto
che invece ho operato io; ed operando io ho inesorabilmente sbagliato,
sino a meritarmi la severa purgazione in una parodia di Paradiso con 72
vergini frigide e 72 suocere incarognite.
http://isoladipatmos.com/se-per-evitare-lintegralismo-islamista-vanno-aperte-le-moschee-allora-vanno-riaperte-le-case-di-tolleranza-per-evitare-la-prostituzione-clandestina/
Questo "vescovo" non esiste. Non nella Chiesa Cattolica, perlomeno. Non è titolare di nessuna sede. Immagino che anche tutto ciò che dice sia paccottaglia.
RispondiEliminaLa paccottiglia sia la Chiesa Cattolica!
RispondiEliminahttp://isoladipatmos.com/il-sommo-pontefice-ha-eletto-vescovo-ariel-s-levi-di-gualdo-nominandolo-segretario-della-commissione-ecclesia-dei/
RispondiEliminaInvece esiste!
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