Vatileaks, le responsabilità di cui nessuno parla
di Ettore Gotti Tedeschi
Avendo avuto personalmente
una esperienza, molto sofferta, nel 2012 su temi assimilabili (Vatileaks 1) e
molto simili nello svolgimento a quelli di Vatileaks 2, desidero fare un paio
di osservazioni per i lettori, al fine di contribuire alla comprensione di
questi fatti senza far vacillare il nostro amore per la Chiesa.
La prima
osservazione riguarda i fatti che sono stati considerati “scandalosi” (l’uscita e pubblicazione dei
documenti). Qui ci sono quattro attori che hanno differenti responsabilità, ma
solo i primi due attori sono imputati e oggetto di attenzione. Il primo attore
è composto dai giornalisti che hanno pubblicato nei libri i documenti,
prendendosi coscientemente, o no, la responsabilità di farlo. Il secondo attore
è composto da tre persone accusate di aver fatto uscire detti documenti, esse
dovranno spiegare perché lo hanno fatto. Gli altri due attori che seguono
appaiono esser vittime dei primi due. Il terzo attore è composto da quelli che
con il loro comportamento personale hanno originato quelli che sono definiti
scandali o illeciti, o persino solo “errori”.
Il quarto
attore è chi ha permesso questo comportamento, contribuendo a “smontare” le
norme, le procedure e i
sistemi di controllo che furono voluti a realizzati da papa Benedetto XVI nel
2010. E qui la responsabilità sale di grado e vuole attenzione. Ora, la
sensibilità mediatica resta (come fu nel 2012) alta solo sul chi ha fatto cosa,
ma non sul perché lo ha fatto e sul perché sia stato possibile farlo. Sembra
proprio che si voglia concentrare l’attenzione sul dito, anziché su ciò che
esso indica e va guardato. Ma sembra anche emergere il rischio che si pensi che
nella Chiesa taluni sappiano vedere la pagliuzza nell’occhio del vicino e non
la trave nel proprio. Se poi si volesse esser più approfonditi nella
valutazione, si potrebbe persino sospettare che (come fu nel 2012 per i
cambiamenti della Legge antiriciclaggio) si voglia distrarre l’attenzione
pubblica da altri problemi importanti (quali la gestione del
post-Sinodo).
La seconda
osservazione si riferisce alle mie preoccupazioni per la Chiesa, essendo
convinto che questi
avvenimenti non devono far vacillare il nostro amore per lei. Cristo è morto
per la Chiesa per renderla con il Suo sangue “bella e pura da ogni macchia”
(Ef 5,27), ma questa preoccupazione non sembra esser comune a tutti, nonostante
la Chiesa sia la nostra ricchezza ed il presupposto della nostra ricerca di
santità. Perciò vorrei ricordare in proposito ciò che scrisse Romano Guardini (Il senso della Chiesa,
Morcelliana) «Anche sulla Chiesa incombe la tragedia di tutto ciò che è uomo e
quindi difettoso. L’assoluto e perfetto si fonde con il limitato e imperfetto».
E ancora scrive: «Per quanto possa sembrare paradossale, la imperfezione
appartiene alla natura della Chiesa terrena. Si potrebbe quasi osare di
riproporre l’equazione: le manchevolezze della Chiesa sono la croce di Cristo.
É stato detto che noi ci faremo una ragione dei difetti della Chiesa solo
quando ne intenderemo il senso. Forse il senso è questo: essi devono
crocefiggere la nostra fede affinché cerchiamo veramente Iddio e la nostra
salvezza e non noi stessi. Cosa avverrebbe di noi se davvero le debolezze umane
sparissero dalla Chiesa? Chissà, forse diverremmo orgogliosi, egoisti e
prepotenti. Non saremmo più fedeli per il solo motivo giusto, cioè per trovar
Dio. Le manchevolezze della Chiesa sono la Croce, purificano la nostra fede.
Dobbiamo amare la Chiesa così come è, solo allora la ameremo davvero».
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-vatileaks-le-responsabilita-di-cui-nessuno-parla-14509.htm#.Vlow8dIvet9
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