giovedì 26 novembre 2015

lettera al patriarca moraglia

Signor Patriarca Moraglia, ....


«Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua …. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?  E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?  Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,34-38).

Vogliamo allora scrivere questa “Lettera aperta” al Patriarca di Venezia.


Mons. Francesco Moraglia è patriarca di Venezia dal 31 gennaio 2012.

Mons. Francesco Moraglia è patriarca di Venezia dal 31 gennaio 2012.Ecc. Rev.ma, Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia,
dire basiti è poco, ma il suo “discorso” ai funerali “laici” (sic!) non ci sono proprio piaciuti e, come cattolici seppur laici, abbiamo il dovere di dire come stanno le cose, e di rimanere vigili quando, chi dovrebbe vigilare, perde la bussola e si allea con il mondo.

La saggezza antica dice che “un funerale non si nega a nessuno” perciò, sia ben chiaro, che non abbiamo nulla contro “un funerale” specialmente se non cattolico perché ben sappiamo che ogni essere umano è costato caro prezzo, quindi non ci vengano attribuite intenzioni completamente estranee a quanto diremo anche perché preferiamo seguire il consiglio del vero Maestro e Signore Nostro Gesù Cristo +, Colui che ha pagato a caro prezzo la nostra libertà e salvezza (e diciamolo tutto intero questo Nome glorioso, visto che ora si teme di fare il Suo Santo Nome in pubblico per non dispiacere gli uomini): “Ma sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; poiché il di più vien dal maligno” (Mt 5,37).

Veniamo al dunque suggerendo di leggere l’articolo di Renato Farina su Il Giornale – vedi qui – ne riportiamo un passo assolutamente da condividere:
Le motivazioni però di questo gesto pubblico meritano di essere discusse, anche perché la testimonianza di dignità data da questi genitori rischia di trasformare in dogma il loro giudizio. Il padre Alberto ha spiegato: «Non abbiamo voluto un funerale cattolico perché mia figlia non ha avuto una educazione religiosa, ma non ho contrarietà rispetto a una benedizione o all’intervento di un imam». Ha aggiunto: «Volevamo qualcosa che non fosse di proprietà di qualcuno, che non fosse divisivo, ma aiutasse a unire»
Come dire: la colpa delle divisioni, e alla fine, quello che favorisce il terrorismo, è l’identità dichiarata, è la croce. La croce divide. Non esiste religione di Stato, il cattolicesimo non lo è più.

Ma qui siamo ad una nuova religione di Stato, il cui segno è di non avere segni. Ciò che unisce, deve essere secondo quanto dice Alberto Solesin privo d’identità. Ne deriva che l’unica identità accettabile è la rinuncia ad amare proprie certe cose, certi segni, una tradizione, una fede. No, non è giusto. Èl’oicofobia (*), l’odio della nostra casa, tanto più se in essa sta appeso un crocifisso. Secondo questa religione di Stato laica sempre più maggioritaria avrebbero ragione coloro che pretendono di togliere dalle aule scolastiche il crocifisso. Invece noi siamo questo crocifisso. Anche chi non lo prega ne è costituito. E nei gesti pubblici è molto triste che sia additato persino nel dolore comune come simbolo di divisione”.

Ecc.za rev.ma, (o forse preferisce il più umile termine Padre Moraglia?) Lei e l’Imam siete stati messi sullo stesso piano perché, a questo padre di famiglia, colpito negli affetti più cari, è indifferente chi benedice, non ha contrarietà perché non gli interessa, è solo rispetto per Lei, e Lei in cambio ha fatto a meno di dire la verità ad un funerale.

Lei non ha fatto il Nome di Colui che è padrone della vita e della morte, di Colui al quale questa anima si è presentata.
Lo ha fatto per paura? Un giornalista laico è stato coraggioso.

Sì, cita il Salmo e nel Suo flebile discorso dice: ” l’uomo è questo fiore che, nonostante il vento che sradica, permane. Il salmo, poi, ricorda che c’è qualcosa che non viene meno: l’amore, l’amore di Dio che è “da sempre” e sa bene che “noi siamo polvere”… ma l’amore di Dio va accolto e non rifiutato! Non viene meno questo Amore, verissimo, ma non può sostituirsi a Dio e far credere alla Famiglia che la Figlia, perché uccisa in modo drammatico, sia quasi canonizzata!

Siamo polvere, siamo vasi di creta, la Bibbia contiene un mare di espressioni poetiche per definire la nostra miseria, ma qui c’è palese un rifiuto netto dei Genitori alla Bibbia e allora ci viene da chiederLe: perché citare il Salmo, perché usare questo termine generico “Dio” e censurarsi nel fare il Nome di questo Dio che ha una identità propria e che ha detto chiaramente che chi non crederà sarà condannato? (Mc 16,16)

Di che cosa aver paura?
La Chiesa eleva il pio suffragio per l’anima immortale del defunto, nella speranza della sua eterna salvezza, e ne onora con una degna sepoltura il corpo esanime, nell’attesa della sua risurrezione. Tale certezza nella risurrezione, perché Gesù Cristo è risorto pagando il riscatto anche per quell’anima, fa delle esequie una celebrazione di vita e di profonda serenità, pur nell’amarezza delle lacrime per il distacco e apre i credenti all’attesa di un rinnovato incontro con chi vive e ci aspetta lassù…

Queste sono le parole che un Patriarca, un Vescovo, un Sacerdote, un parroco, deve dire, a chiunque, specie se invitato a dire qualcosa anche se non si tratta di un funerale cattolico, altrimenti è meglio non andare.

E invece?: “Ci spiace non potervi aiutare come vorremmo. La vostra dignità ci sorprende e fa riflettere”.
A noi non sorprende affatto e non ci fa riflettere la scelta di un padre che è stato coerente fino alla fine con le sue idee che non ha voluto cambiare neppure davanti alla morte: «Non abbiamo voluto un funerale cattolico perché mia figlia non ha avuto una educazione religiosa …», a noi sorprende e fa riflettere la scelta della posizione della nuova chiesa nel piegarsi alle nuove regole del mondo.
Perché sia chiaro, un conto è rispettare le scelte di un padre, altra cosa è piegarsi a delle richieste che nessuno Le ha imposto, neppure questo padre colpito negli affetti più cari.

Non era obbligato ad andare anzi, poteva dire a questo padre affranto: “Non comprenda male le mie intenzioni, ma non verrò a questo funerale perché io sono un Vescovo e non un politico. Guardi, mentre voi starete in piazza a fare il funerale laico, io starò con il mio clero in ginocchio davanti al Tabernacolo, davanti a Gesù Cristo il quale, che lei creda o meno, è Colui che sta accogliendo in queste ore l’anima di sua figlia…”.

La scelta fatta è per noi immenso dolore e forte delusione.  Piegarsi alla politica corretta, ma esprime parole forti quali: “In nome di Dio, cambiate il vostro modo d’essere! Iniziate dal cuore, abbiate questo coraggio! Sì, si tratta del coraggio di dire: abbiamo sbagliato tutto. Chiedete perdono! Chiedere perdono è la dignità dell’uomo …”.
Belle parole ma rivolte a chi? Anche questi sono morti… Chiedere perdono a chi poi? ad un dio generico o a quel Dio Crocefisso del quale però non si ha il coraggio di fare il Nome santo e benedetto?
Inizia dal cuore è vero, ma se non è formato e i formatori hanno paura di dire in piazza la Verità … hanno paura di fare quel Nome santo e benedetto, come arriveranno mai a dire perdono?

Forse il Patriarca crede davvero che l’ateismo o il sincretismo di questo padre che, con orgoglio, ha detto che alla figlia non hanno dato alcuna educazione religiosa, sia meno devastante – per noi cristiani – di questi altri che uccidono con le bombe?

C’è modo e modo di uccidere qualcuno, e c’è modo e modo di morire, Lei dovrebbe saperlo meglio di noi che adesso saremo accusati di essere insensibili per quel che abbiamo detto, ma soprattutto per aver messo Cristo al centro, sì al centro anche di un funerale laicista perché, al di là di come la pensano gli atei o i sincretisti, noi crediamo davvero che solo Gesù Cristo è VIA, VITA E VERITA’, altrimenti perché è andato vestito pure da Patriarca, poteva andarci in borghese, tanto oggi va di moda e così non si urtano le coscienze di chi non crede in Cristo.

In questo funerale laicista e di piazza, caro Patriarca, si è negato, nascosto, censurato – si scelga il termine che si vuole – ad un vasto pubblico presente: la Via, la Verità e la Vita verso la quale questa anima è andata.

Ecc.za e amato Patriarca,
la delusione del Suo comportamento è davvero tanta.
Nella conclusione afferma che: “insieme alla Chiesa che è in Venezia, con tutte le confessioni cristiane presenti in questa città…”, quasi fosse ora il portavoce anche dei non cattolici, di fatto è stato onorato il ruolo di Patriarca che ricopre nella città, peccato che Lei non abbia onorato, pubblicamente, quel Crocefisso che ha un Nome, Gesù Cristo + e che le ha dato quel ruolo.

Ci siamo permessi molto con Lei in questa Lettera aperta, ma lo abbiamo fatto con l’affetto di figli feriti ed umiliati dalla Sua scelta, una scelta di partecipazione alla quale nessuno l’obbligava, ci permetta di concludere con un pensiero forse un poco cattivello, ma siamo persone sincere.

Facevamo davvero a gara nel desiderare che il Papa le donasse quella porpora cardinalizia, ma questa storia ci ha aperto gli occhi. 

Chissà, forse la porpora le giungerà o forse per colpa di questa non le arriverà più, il tempo lo dirà e noi comprenderemo allora tante cose.

Le lasciamo le parole di due Donne Dottore della Chiesa.
In questa con quelle parole di Santa Ildegarda, Dottore della Chiesa, quando scrisse al Papa Anastasio IV:
«O uomo accecato dalla tua stessa scienza, ti sei stancato di por freno alla iattanza dell’orgoglio degli uomini affidati alle tue cure, perché non vieni tu in soccorso ai naufraghi che non possono cavarsela senza il tuo aiuto?
Perché non svelli alla radice il male che soffoca le piante buone?
Tu trascuri la giustizia, questa figlia del Re celeste che a te era stata affidata.
Tu permetti che venga gettata a terra e calpestata…
Il mondo è caduto nella mollezza, presto sarà nella tristezza, poi nel terrore…
O uomo, poiché, come sembra, sei stato costituito pastore, alzati e corri più in fretta verso la giustizia, per non essere accusato davanti al Medico supremo di non aver purificato il tuo ovile dalla sua sporcizia!
Uomo, mantieniti sulla retta via e sarai salvo. Che Dio ti riconduca sul sentiero della benedizione riservata ai suoi eletti, perché tu viva in eterno!».
E a terminare con Santa Caterina da Siena dove sollecita il mondo laico a servire Dio:
«Aiutate a favoreggiare, e a levar su l’insegna della santissima croce; la quale Dio vi richiederà, a voi e agli altri, nell’ultima estremità della morte, di tanta negligenza e ignoranzia, quanta ci si è commessa, e commette tutto dì. Non dormite più (per l’amore di Cristo crocifisso, e per la vostra utilità!), questo poco del tempo che ci è rimaso; perocché il tempo è breve, e dovete morire, e non sapete quando. Cresca in voi un fuoco di santo desiderio a seguitare questa santa croce, e pacificarvi col prossimo vostro. E per questo modo seguiterete la via e la dottrina dell’Agnello svenato, derelitto in croce; e osserverete i comandamenti»
(S. Caterina da Siena – Lettera CCXXXV – Al Re di Francia).
E qui i Pastori:
«Oimè, oimè, disavventurata l’anima mia! Aprite l’occhio e ragguardate la perversità della morte che è venuta nel mondo, e singolarmente nel corpo della santa Chiesa. Oimè, scoppi il cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio. Vedete, padre, che ‘l lupo infernale ne porta la creatura, le pecorelle che si pascono nel giardino della santa Chiesa; e non si trova chi si muova a trargliele di bocca. (…)
Oimè, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè che il sangue di Cristo, che è dato per grazia e non per debito, egli sel furano con la superbia, tollendo l’onore che debbe essere di Dio, e dannolo a loro».
[Lettera 16 (XVI) di S. Caterina da Siena al card. Di Ostia, citata da Paolo VI nella Proclamazione della Santa a Dottore della Chiesa il 4.10.1970].
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(*) oicofobia: la paura di vedere invasa la propria sfera privata da parte di terzi, senza un manifesto benestare del soggetto interessato.

https://bergoglionate.wordpress.com/2015/11/26/lettera-al-patriarca-di-venezia-francesco-moraglia/

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