s. G. Crisostomo sul Ss. Sacramento
Poiché il Verbo ha detto: «Questo è il mio corpo»; adoriamo e crediamo e contempliamolo cogli occhi dello spirito. Perché Cristo non ci ha dato nulla di sensibile; ma sotto cose sensibili ci dà tutto a comprendere. Lo stesso è nel battesimo: dove per mezzo di una cosa sensibile, cioè l'acqua, ci si conferisce il dono; ma spirituale è la cosa che si compie, cioè la rigenerazione e rinnovazione. Se tu non avessi il corpo, non ci sarebbe nulla di corporale nei doni ch'egli ti dà; ma perché l'anima è unita al corpo, perciò ti dona lo spirituale mediante il sensibile. Quanti ora dicono: Vorrei vedere la sua forma, la sua figura, le vesti, i calzari? Ebbene, tu lo vedi, lo tocchi, lo mangi. Tu desideri vederne le vesti, egli invece ti concede non solo di vederlo, ma ancora di mangiarlo, di toccarlo e di riceverlo dentro di te.
Nessuno dunque si accosti con nausea, nessuno con trascuratezza; siano tutti ardenti, pieni di fervore e premurosi. Che se i Giudei mangiavano l'agnello pasquale in piedi, calzati e col bastone in mano, con premura; molto più tu devi avere questa sollecitudine. Perché mentre quelli dovevano partire per la Palestina e perciò erano in assetto di viaggiatori, tu invece devi emigrare al cielo. Quindi bisogna che tu sia vigilante in tutto; che si minaccia non piccola pena a chi si comunica indegnamente. Pensa quanto ti sdegni contro chi lo tradì e contro quelli che lo crocifissero: bada pertanto che anche tu non divenga colpevole del corpo e del sangue di Cristo. Quelli ne uccisero il corpo santissimo, ma tu lo ricevi coll'anima impura, dopo tanti benefici. Non contento d'essersi fatto uomo, d'essere stato schiaffeggiato e crocifisso, egli di più si unisce a noi così che noi diventiamo uno stesso corpo con lui, e non solo mediante la fede, ma effettivamente e in realtà. Chi dunque dev'essere più puro di colui che partecipa a tanto sacrificio? quanto più splendida del raggio del sole non dev'essere la mano che distribuisce questa carne? la bocca che si riempie di questo fuoco spirituale, la lingua che s'imporpora di sangue sì tremendo? Pensa a tutto l'onore che ne ricevi, a qual mensa prendi parte. Ciò che gli Angeli riguardano con tremore, e non possono mirare liberamente per lo splendore abbagliante, noi ne facciamo nostro alimento, ci uniamo ad esso e diventiamo con Cristo un solo corpo e una sola carne. «Chi ridirà i prodigi del Signore, farà udire tutte le sue lodi?» (Sal.105,2).
Qual pastore pasce le pecorelle col proprio sangue? Ma che dico pastore? Ci sono molte madri che dànno ad altre nutrici i figli che esse hanno messo al mondo. Egli non ha fatto così; ma ci nutrisce lui stesso col proprio sangue, e c'incorpora assolutamente a sé. Cristo per mezzo di questi misteri si unisce a ognuno dei fedeli, e dopo aver dato loro la vita, li nutrisce di se stesso, né li affida ad altri; e con ciò ti persuade ancor una volta aver egli assunto la nostra carne. Non abbandoniamoci dunque al torpore dopo essere stati stimati degni di tanta carità e onore. Non vedete con che premura i pargoletti si attaccano alle papille, e con quanta avidità applicano le labbra alle poppe? Accostiamoci anche noi colla stessa diligenza a questa mensa e a queste poppe della bevanda spirituale: anzi, più avidi ancora dei pargoli lattanti, aspiriamo la grazia dello spirito: e il nostro dolore sia solo d'esser privi di questo cibo celeste. Ciò che noi abbiamo sotto gli occhi non è l'opera della potenza umana: colui che altra volta operò queste meraviglie nella cena è lo stesso che le opera anche adesso. Noi non siamo che suoi ministri; chi santifica e trasforma è lui. Non ci sia dunque qui alcun Giuda, alcun avaro; poiché questa mensa non ammette cotali. Chi è discepolo, si accosti; infatti egli disse: Faccio la Pasqua coi miei discepoli. Questa mensa è la stessa (dell'ultima cena), e non c'è niente di meno. Perché non è dovuta l'una a Cristo e l'altra all'uomo; ma questa è opera ugualmente di Cristo.
Nessuno si accosti con sentimenti inumani, nessuno crudele e spietato, nessuno impuro. Dico questo a quanti si comunicano, ed a voi ministri. Ché anche a voi devo rivolgere la parola, affinché distribuiate questi doni con molta diligenza. Non piccolo castigo vi si minaccia se, consapevolmente, permetterete a qualche colpevole di partecipare a questa mensa: vi sarà domandato conto del sangue di Cristo. Sia pure un capo d'esercito, o un gran magistrato, o un principe coronato di diadema, interdiscigli l'accesso, se vi si accosta indegnamente: tu hai un'autorità superiore alla sua. Perciò Dio v'insignì di siffatto onore, per discernere simili cose. In ciò è la vostra dignità, in ciò la vostra sicurezza, in ciò tutta la vostra corona; e non già nel circondare l'altare vestiti di candida e splendida tunica. Ma anche tu, o laico, quando vedi un sacerdote che offre il sacrificio, non pensare che sia il sacerdote che fa questa azione, ma vedi sull'altare la mano di Cristo invisibilmente distesa.
( dall’Omelia 60 al popolo d'Antiochia)
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