«LA CHIESA DEVE RICONOSCERE IL VALORE DELL'AMORE GAY». VOILÀ L'AGENDA DEL SINODO «OMBRA»
mi sono tornate in mente le parole dell’Esorcismo compilato da Leone XIII allorquando ebbe la famigerata visione durante la Messa – a quanto pare sulla chiesa di oltre un secolo dopo, dove vide il cielo sopra il Cupolone ricoperto di demoni, che arrivarono a lambire il Soglio – laddove si danno indizi per riconoscere la presenza e l’opera del Demone:
«Perché tu sei l’autore dell’incesto; tu sei il capo dei sacrileghi; tu sei il maestro delle depravazioni; tu sei il dottore degli eretici; tu sei l’inventore di ogni oscenità; il corruttore della giovinezza». L’Oscenità.
Di
seguito la cronaca tutta da leggere, fatta su Repubblica di ieri da Marco
Ansaldo, dell'incontro a porte chiuse tra alcuni leader dell'ala «kasperiana»
dell'episcopato europeo sui temi del Sinodo.
«Cosa possiamo dire a una gioventù che non si ritrova negli
orientamenti della Chiesa? Come dobbiamo impostare una pratica dell'eros? Qui
ci troviamo di fronte a problemi con cui fare i conti, altrimenti la gente
finirà per allontanarsi».
L'allarme pacato lanciato a metà lavori da un sacerdote e
docente scuote i tavoli messi a rettangolo fra i 50 convenuti all'Università
Gregoriana di Roma, nella giornata di studio organizzata per il Sinodo dei
vescovi previsto in autunno. "Matrimonio e divorzio",
"Sessualità come espressione dell'amore" sono i titoli su cui si
discute. Temi di un'attualità bruciante, dopo il sì del referendum in Irlanda
sulle nozze gay. Ci sono molti big della Chiesa, come il cardinale Reinhard
Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera e capo dei vescovi tedeschi,
l'arcivescovo di Marsiglia Georges Pontier che è presidente
della Conferenza episcopale francese, quello di Havre,Brunin, il
vescovo di Dresda, Koch, quello della Bassa Sassonia, Bode,
lo svizzero Gmur, il segretario generale dei vescovi tedeschi Langendorfer,
teologi emeriti e professori universitari come il presidente della Comunità di
Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. Tutti ospitati dal vice rettore
della Gregoriana, padre Hans Zollner, e vincolati a non attribuire la
paternità delle dichiarazioni agli intervenuti. Lavori a porte chiuse, a cui è
stata invitata a partecipare, quale unico media italiano, La Repubblica.
E la discussione è stata ampia e molto libera. Sfiorando
anche l'argomento delle unioni gay richiamato dal voto irlandese. «La questione
non è tema del Sinodo - precisa un sacerdote e teologo tedesco - ma è comunque
materia culturale. Se fra due persone dello stesso sesso c'è una relazione
forte, che porta a un riconoscimento, questo deve diventare un vincolo anche
per la Chiesa». Aggiunge poi: «Personalmente dico che questa unione dovrebbe
essere riconosciuta, anche se non come matrimonio. Se la Chiesa non la
riconosce, ciò non significa una discriminazione, ma che si intende riaffermare
il principio della famiglia costituita da un uomo e una donna».
Una posizione innovativa. Nessuno qui si oppone. Il
confronto, anzi, si allarga. «È chiaro - afferma un monsignore francese - che
stiamo vivendo una nuova realtà pastorale». E, a proposito dei divorziati
risposati, continua una docente: «Con l'allungarsi della vita anche la frontiera
della fedeltà si sposta. Ma la disciplina della Chiesa oggi è lungi dall'
essere immobile. Dopo un fallimento, un abbandono, ci si può impegnare in una
nuova vita con un'altra persona. Questi problemi ci arrivano da esponenti
impegnati anche nel magistero, oltre che dai fedeli». Applausi, e si va oltre.
Commenta un vescovo tedesco: «I dogmatici dicono che
l'insegnamento della Chiesa è fisso. Invece uno sviluppo esiste. E abbiamo
bisogno di uno sviluppo sulla sessualità. Anche se non dobbiamo fissarci solo
su questa». Ammette un presbitero che è anche professore: «Essendo la nostra
una vita da single, il celibato di noi preti rende difficile parlare agli altri
delle loro vite di coppia».
Nessuno qui usa la parola «parresìa», franchezza, termine
chiave del pontificato di Francesco. Ma la discussione alla tavola della
Gregoriana si svolge tutta alla sua ombra. Un sacerdote e docente svizzero, che
fa un intervento spaccato al secondo seguendo da buon elvetico il proprio
orologio, parla senza indugi di «carezze, baci, "coito" nel senso del
"venire insieme", co-ire», come di «quel che accompagna le luci e le
ombre non coscienti delle pulsioni e del desiderio». Un suo collega:
«L'importanza dello stimolo sessuale rappresenta la base per un rapporto
duraturo». Si cita Freud. Viene richiamato Fromm. «La mancanza della sessualità
- si aggiunge - può accomunarsi alla fame, alla sete. La domanda che la
caratterizza è: "Hai voglia di fare sesso?". Ma questo non significa
desiderare l' altro, se l'altro non vuole. La domanda dovrebbe essere: "Tu
mi desideri?". Ecco allora come il desiderio sessuale dell' altro può
unirsi all'amore».
Il dialogo è serrato e tocca i sacramenti, il battesimo,
l'argomento delicato della comunione ai divorziati risposati. «Come possiamo
negarla, come fosse una punizione, alle persone che hanno fallito e trovato un
nuovo partner con cui ricominciare una vita?». C'è poi spazio per il dolore dei
figli di chi si è separato: «Nelle confessioni ascoltiamo molto i racconti
degli adolescenti che si autoaccusano del divorzio dei genitori. Ma, a volte,
la separazione è anche un bene».
Parole che sembrano rivoluzionarie se pronunciate da uomini
in clergyman. Per un'iniziativa fatta nel cuore di Roma dalle Conferenze
episcopali di Francia, Germania e Svizzera. Vescovi da molti considerati all'
avanguardia. Starà a chi di loro prenderà parte al prossimo Sinodo, come il
cardinale Marx che ha concluso i lavori, portare riflessioni tanto liberali.
Fino al Papa. Commenta uno dei partecipanti al Sinodo dello scorso ottobre:
«Magari ci fosse stata una simile discussione in Vaticano. Non c' è ancora
stata quella libertà di parola che abbiamo avuto noi, qui, oggi. Ma abbiamo la
speranza che tutto questo, adesso, serva».
da «Triskell 182»
Nessun commento:
Posta un commento