In una commovente gara al “volemose bene” cieco e senza senso (o con un senso drammaticamente chiaro … ) anche l’Expo diventa occasione per vivere la “grazia della interreligiosità”. Gioiosa mensa comune tra induisti, anglicani, islamici, valdesi, ebrei, buddisti e … cattolici (?).
di Paolo Deotto
Non scopro nulla di nuovo ricordando che qualsiasi fesseria, o qualsiasi nefandezza, se ripetuta ossessivamente, diventa “verità”. Il mondo ci bombarda da tempo col ripugnante omosessualismo e senza dubbio ha ottenuto dei risultati: quante persone “benpensanti” non sono pronte a riconoscere un “diritto” degli omosessuali a costituire grottesche parodie di famiglie, magari con tanto di diritto all’adozione? E quanti fini intelletti, pur pronti a difendere l’unica famiglia possibile, non si preoccupano di chiarire “non sono omofobo”, accettando così la stessa logica che credono di combattere?
Bene. Il mondo ci sta lavando il cervello con l’omosessualismo, il “gender” & follie annesse. Mi pare però lecito notare che la Chiesa cattolica, o meglio, la gerarchia che attualmente la rappresenta, non perde occasione per lavarci il cervello su un concetto pericolosissimo e inaccettabile: l’interreligiosità, peraltro definita in alto loco come “grazia”. Ne abbiamo già parlato (clicca qui) pochi mesi fa.
Il mondo è insanguinato da guerre condotte con una ferocia senza pari, nelle quali, se ancora a qualcuno interessa, le vittime sono per lo più i cristiani? Ma basta “dialogare”, “aprirsi alla interreligiosità”, fare qualche bella preghiera “comune”. Peccato che poi le guerre e le persecuzioni anticristiane continuino … Lo sfascio morale e la violenza distruggono la società (un tempo) civile? Ma dov’è il problema? Dialogo, interreligiosità, sediamoci attorno a un tavolo e parliamo. Guarda caso, la corruzione e la violenza dilagano lo stesso. Eccetera.
Ora, poteva forse una vetrina mondiale come l’Expo sfuggire alla propaganda della interreligiosità?
Naturalmente, no. E infatti, come ci informa la diocesi di Milano sul suo sito (clicca qui), si è svolto un incontro interreligioso – “Il cibo dello spirito nella Carta di Milano” – per discutere sugli “approcci religiosi diversi al problema della nutrizione”. I rappresentati delle diverse “religioni” firmeranno assieme, ovviamente, la “Carta di Milano”. Cosa sia la “Carta di Milano”, lo confesso, non l’ho capito, anche se mi sorge il sospetto che, dato l’argomento dell’Expo, la “Carta” sia un menù, appunto un menù alla Carta. Ma non divaghiamo.
Non divaghiamo nemmeno soffermandoci più di tanto su una dichiarazione strampalata del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che ha detto, testualmente: “il dialogo tra le religioni è avanzamento sulla strada della sfida della democrazia del cibo”. Se qualcuno mi spiega questa frase, lo ringrazio.
Quello che scandalizza non è che si perda il tempo su discussioni vuote, su parole al vento. Se ne dicono tante… ciò che scandalizza è vedere, per l’ennesima volta, la Chiesa cattolica, o meglio gli uomini che la rappresentano, tutti presi da questa ansia di “dialogo” e cordiale partecipazione ad avvenimenti puramente mondani, preoccupata di “essere parte”, attiva ma soprattutto paritaria, della società che, forse a qualcuno ciò sfugge, è tutt’altro che cristiana.
Intendiamoci: la Chiesa, custode della Fede e quindi custode anche dell’ordine morale, dovrebbe sempre far sentire la sua voce autorevole anche nella società, per indicare chiaramente dove è il bene e dove è il male.
Ma questa Chiesa, tutta presa dalla grazia della “interreligiosità”, si ricorda ancora di essere la custode della Fede? Si ricorda ancora del compito di annunciare Cristo a tutte le genti, di annunciare a tutti che “Extra ecclesiam nulla salus”?
Domande retoriche. Quello che abbiamo davanti agli occhi è una Chiesa che si preoccupa di mettersi su un piano di perfetta parità con tutte le altre “religioni”, e metto la parola “religioni” tra virgolette, perché sappiamo che non esistono “tante fedi e tante religioni”. Esiste una sola Vera Fede, la fede in Nostro Signore Gesù Cristo, ed esiste una sola Chiesa, la Chiesa di cui Nostro Signore stesso è capo, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Punto.
Quello che abbiamo davanti agli occhi, e che scandalizza, è una Chiesa che ci parla di lotta alla corruzione, lotta alla fame, misericordia erga omnes, accoglienza, e tutta un’infinità di belle cose, e non ci parla più di salvezza dell’anima, non ci parla più di apostolato, sembra essersi ripiegata in una dimensione puramente mondana, in cui oltretutto prende un atteggiamento quasi timido, “dialogante”, appunto, come se volesse ben evidenziare di non aver nulla da insegnare a nessuno.
L’incontro all’Expo si è concluso, è sempre il sito della diocesi di Milano che ce lo comunica, con un bell’atto “ecumenico”: “Tutti i ministri delle religioni hanno poi concluso l’incontro con sette benedizioni sul cibo secondo sette tradizioni diverse, con profonde sfumature di significato”.
“Profonde sfumature di significato”. La frase è suggestiva, senza dubbio, ma qualcuno sarebbe così cortese, magari l’Arcivescovo stesso, da chiarirci cosa mai voglia dire?
Io non ho capito nulla, o meglio capisco quello che chiunque può capire: siamo a una nuova festa di questa “interreligiosità”, che poi, all’atto pratico, vuol dire che la Chiesa rinuncia al suo stesso ruolo di evangelizzatrice del mondo.
Sette benedizioni? Ma vogliamo renderci conto che sei di queste non sono, perché non possono essere, “benedizioni”?
“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16, 15-16). Per caso è stata modificata la parola di Nostro Signore e nessuno ci ha informato?
Questa Chiesa che partecipa gioiosa alle cerimonie interreligiose, e poi magari licenzia un insegnante di religione che spiega ai suoi allievi cos’è realmente un aborto, questa Chiesa che non si preoccupa più di dire ai “rappresentanti di altre religioni”: “Convertitevi e sarete salvi”, ma con questi dialoga, questa stessa Chiesa che in alto loco arrivò a definire il proselitismo “una solenne sciocchezza”, dove sta precipitando?
Tempo fa l’ex presidente israeliano Shimon Peres parlò al Pontefice del progetto di costituire una “Onu delle religioni”. Il Pontefice lo incoraggiò a proseguire su questo bel progetto. Una bella assemblea mondiale in cui tutte le religioni si incontrino, su un piano, è ovvio, di assoluta parità. L’anticamera della Religione Unica Mondiale.
No, grazie. Che questo disastro venga incoraggiato dalla incredibile superficialità di chi dovrebbe dosare ogni parola che esce dalla bocca, o che venga contrabbandato in occasione di una vuota discussione sugli “approcci religiosi diversi al problema della nutrizione”, io dico “no, grazie”: continuo a desiderare ardentemente di salvare la mia anima.
Sono nato cattolico il giorno in cui ho ricevuto il Battesimo e voglio morire cattolico. E nel caos sono ancora in grado di individuare le parole che non cambiano, che non cambieranno mai. Ciò che è sempre più terribilmente difficile è trovare chi queste parole le custodisca e abbia l’autorità, che deriva dall’Ordine, per insegnarle ogni giorno.
Di questo abbiamo bisogno: di Pastori che non abbiano paura di essere cattolici. Lo so, è scomodo e spesso impopolare. Ma tra un bel dialogo quaggiù e la salvezza eterna, consentitemi, continuo a scegliere la salvezza eterna.
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