ANCHE DALLA DIOCESI DI VICENZA ARRIVA UN SEGNALE AL SINODO: APRITE ALL'AMORE OMOSESSUALE
di Gianfranco Amato
Sono tranquillamente seduto in un comodo scompartimento del
Frecciargento in partenza dalla Stazione Termini. Destinazione Vicenza, per la
consueta conferenza serale su gender, educazione, “diritti gay”, famiglia e
affini. Mi dicono che Vicenza sia una piazza particolarmente difficile,
soprattutto per quanto riguarda il mondo soi-disant cattolico. Me ne accorgo
subito leggendo una surreale iniziativa che la Diocesi di Vicenza ha inteso
organizzare per mercoledì 6 maggio, a ridosso del mio incontro. Si tratta della
presentazione di un libro di Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini intitolato
“L’amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo
per una nuova sintesi” (Cittadella Editrice, 2014). Il luogo della
presentazione non si può certamente considerare neutro: è il celebre Palazzo
delle Opere Sociali in piazza Duomo, edificio di proprietà della diocesi di
Vicenza, e attuale sede di uffici diocesani e associazioni cattoliche.
La locandina dell’evento descrive senza ipocrisie il contenuto del
saggio da presentare: «Un’occasione per porsi alcuni interrogativi sul tema al
centro del Sinodo e per condividere con varie realtà, ecclesiali e non, i
risultati dei questionari raccolti nelle parrocchie del vicentino, che
interpellano la nostra Chiesa; il libro vuole essere un punto d’incontro, che
corrisponde all’invito di Papa Francesco ad “uscire”, a porsi in ascolto, con
fiducia, convinti che è nello scambio rispettoso di opinioni che le nostre
comunità, laica e cristiana, possono addentrarsi nella verità di fenomeni
complessi e ancora, tutt’oggi, controversie e ignoti».
Introduce la presentazione del libro don Andrea Guglielmi,
assistente generale dell’azione cattolica vicentina. Seguono gli interventi di
Paolo Rigliano psichiatrico psicoterapeuta scrittore; Cristina Simonelli
teologa, docente presso la facoltà teologica dell’Italia settentrionale e
presidente del coordinamento delle teologhe italiane; Riccardo Battocchio
teologo, docente presso la facoltà teologica del Triveneto e Segretario
dell’associazione teologica italiana. Questi i soggetti che hanno dato il
patrocinio all’iniziativa: Ufficio per la pastorale per il Matrimonio e la
Famiglia della Diocesi di Vicenza, CTI Coordinamento Teologhe Italiane,
Cittadella editrice, Casa di Cultura Popolare, Libreria San Paolo, Pastorale
giovanile le diocesi di Vicenza, Società Generale di mutuo soccorso, Società
Filosofica Italiana – sezione vicentina, Centro culturale San Paolo ONLUS, Istituto
di Scienze Sociali “Nicolò Rezzara”, Congregazione dell’oratorio di Vicenza,
Caritas vicentina, Azione cattolica Vicenza, Associazione La parola.
A dissipare qualunque dubbio sulla buona fede degli organizzatori,
e sul contenuto del saggio, ci ha pensato lo stesso Damiano Migliorini, uno dei
due autori, in un’intervista pubblicata da “Progetto Gionata”: «La carenza più
grande che si riscontra nel modo “tradizionale” di affrontare la tematica è la
scelta di non voler considerare la relazione tra due persone dello stesso sesso
come una forma autentica d’amore; le ambiguità della dottrina cattolica,
espressa nei documenti più recenti, nascono principalmente da qui, ed è per
questo motivo che l’omosessualità costituisce ancora un “punto ermeneutico molto
critico” per la Chiesa».
Migliorini riesce ad essere ancora più preciso nel delineare gli
obiettivi del libro: «Nell’analisi dell’esegesi, della Tradizione, di alcune
categorie etiche fondamentali (come quella di legge morale naturale) che
offriamo, cerchiamo proprio di mostrare come, introducendo una visione
integrale e positiva dell’amore omosessuale, si possa tranquillamente rivedere
la posizione corrente, senza abbandonare alcuna delle categorie etiche della
tradizione morale della Chiesa; purché i cambiamenti si collochino al suo
livello olistico di complessità e solidità; il nostro tentativo è quello di
mostrare come il rinnovamento dottrinale sia il risultato proprio di quelle
categorie, e come sia la Tradizione, sia la Sacra Scrittura, sia la teologia
morale abbiano al loro interno tutte le potenzialità per favorire questo
rinnovamento, purché ci si accordi su quale sia l’antropologia biblica e la
visione cattolica della sessualità». L’obiettivo è semplice: rinnovare la
dottrina capovolgendola.
Gli autori del libro si definiscono degli sperimentatori: «È una
strada che non è ancora stata battuta e che noi vorremmo contribuire a
esplorare, attraverso l’esposizione del pensiero di studiosi e documenti
“cattolici” e delle Chiese sorelle, di laici impegnati, anche non credenti».
Tutto ciò per «far sì che il dibattito interno alla Chiesa si apra agli apporti
esterni, nei quali è depositato qualche seme di verità», perché «le corpose
parti storiche» che gli autori offrono «servono proprio a creare dialogo,
scoprendo da dove provengono le nostre culture e identità». Migliorini spiega,
inoltre, come nel libro si analizzino anche i questionari proposti nelle
parrocchie in cui hanno tenuto alcuni incontri formativi, dai quali emergerebbe
«con chiarezza che il sensus fidei si sta trasformando, soprattutto nelle
generazioni più giovani», un dato che, sempre secondo Migliorini, «la Chiesa
non può ignorare»: essa, infatti, «deve lasciarsi interrogare dal nuovo modo in
cui i fedeli interpretano l’amore omosessuale». Gli autori ritengono sia giunto
il momento di questo cambiamento epocale: «Crediamo che la Chiesa sia pronta
per un cambio di passo, ma si deve interrogare – noi ci abbiamo provato – sulle
ragioni profonde e umane che spingono a un riconoscimento giuridico e
sacramentale di tale amore; si tratta di chiedersi quali siano la forma e i
presupposti teologici per vivere una vera fraternità con i fratelli
omosessuali». «Riconoscimento giuridico e sacramentale dell’amore omosessuale»
è espressione che non lascia dubbi di sorta.
Migliorini e Brogliato hanno almeno l’onestà intellettuale di
essere assolutamente chiari, cosa che pare, invece, mancare ai patrocinatori
dell’iniziativa. E’ difficile riconoscergli persino l’attenuante della
superficialità o della dabbenaggine. Qualcuno di loro avrà pur letto il libro,
o quantomeno le inequivocabili interviste rilasciate dagli autori. Diciamo
allora, per carità cristiana, che forse dalle parti della Diocesi di Vicenza
oggi pare regnare una perniciosa confusio doctrinae fidei. Triste, se si pensa
che la comunità cristiana vicentina vanta una più che millenaria e inossidabile
tradizione di fede, fin dal suo primo Vescovo Oronzio attorno al 590 d.C.
Ai cattolici di quelle nobili terre venete occorrerebbe fraternamente ricordare
l’ammonimento scritto nella prefazione del mio libro “Gender (d)Istruzione”
dall’Arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri: «Non bisogna perdere il tempo,
non bisogna inventarsi cose che non abbiano il rigore e la chiarezza
dell’Annuncio cristiano, non bisogna farsi “sballottare dalle onde e portare
qua e là da qualsiasi vento di dottrina” (Ef. 4,14)». Per questa ragione, mi
permetto di chiedere pubblicamente che il Pastore della comunità vicentina, Sua
Eccellenza mons. Beniamino Pizziol, intervenga per fare chiarezza
sull’improvvida iniziativa patrocinata dalla Diocesi. Parafrasando la celebre
espressione di François Andrieux sul giudice berlinese, dovremmo anche noi
chiederci «si nous n’avions pas de évêques a Vicenza». Ma noi siamo certi che
esiste un Vescovo a Vicenza. E che si farà sentire.
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