«Vedremo se chi ha votato la legge sull’incesto poi si riempirà ancora la bocca con gli slogan sulla difesa della famiglia»
Intervista ad Alfredo Mantovano (Pdl)
«Signor Presidente, onorevoli colleghi, un vecchio adagio popolare dice che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni e io non nego la buona intenzione. Anzi la lodevole intenzione di eliminare una serie di presunte – spiegherò perché presunte – discriminazioni a carico dei figli di una unione incestuosa». Sono le parole di Alfredo Mantovano, deputato pidiellino, ex sottosegretario all’Interno, firmatario degli emendamenti bocciati e contrari al riconoscimento dei figli dell’incesto previsto dalla norma varata ieri dal Parlamento con 366 favorevoli, 31 contrari e 58 astenuti.
Lo scopo della legge era quello di riconoscere i diritti di tutti i figli naturali, nati anche al di fuori del matrimonio, ma il sapore della norma è più di una legittimazione dei diritti degli adulti, al di là di ogni responsabilità civile contratta attraverso il matrimonio. «Se davvero si volevano tutelare i figli, perché si è votato per dare ai responsabili di un incesto il diritto di riconoscere quel figlio, contro il suo vero interesse e contrastando con l’articolo 564 del Codice penale che prevede il carcere per chi pratica l’incesto? Il contrasto tra la nuova legislazione civile e il Codice penale porterà a una sua depenalizzazione. Vedere la gente esultare in aula per l’approvazione di questa legge è stato uno spettacolo grottesco».
Chi ha voluto questa norma ha parlato, come Rosy Bindi, di una civiltà liberata dal fardello del bigottismo che non tutela i figli nati fuori dal matrimonio, anche quelli dell’incesto che si dice non avessero diritti. È così?
In aula c’era chi citava santi e sacre scritture a favore di questa norma; io mi sono limitato laicamente a citare il diritto positivo e a svolgere considerazioni esclusivamente laiche. In primo luogo, oggi il divieto di riconoscimento – come tutti sanno, ma è il caso di ricordarlo – non è assoluto. Il riconoscimento è possibile in una serie di ipotesi: quando si ignorava al momento del concepimento l’esistenza di un vincolo parentale; quando, in epoca successiva al concepimento, è venuto meno per l’annullamento di un matrimonio il vincolo di affinità. Non solo, la giurisprudenza ha applicato la categoria della buona fede anche alla vittima di violenza, quindi la donna che subiva la violenza dell’incesto poteva già operare il riconoscimento. Il figlio, poi, come recita l’articolo 580 del Codice civile, non otteneva l’eredità ma solo da un punto di vista formale, perché – di fatto – aveva diritto ad un assegno vitalizio che corrispondeva all’eredità che gli sarebbe spettata. Il figlio naturale, senza essere costretto ad apparire figlio di un rapporto incestuoso, poteva quindi ottenere il mantenimento, l’istruzione e l’educazione e, se maggiorenne ed in stato di bisogno, ottenere anche gli alimenti, come prevede l’articolo 279 del Codice civile. È nell’interesse di un figlio, che si trovi in tale drammatica situazione, avere questo marchio, che non dipende dalla sua volontà, ma può dipendere anche dalla volontà di chi è stato autore di una violenza? Perché qui non è più il figlio che, maggiorenne – come dice l’attuale normativa -, decide sul riconoscimento o meno, ma è l’esatto contrario, è il padre o la madre, comunque chi ha commesso una violenza, che d’ora in poi potrà decidere autonomamente se riconoscerlo o meno. Si può arrivare a delle vere e propria assurdità: L’articolo 564 del Codice penale, che nessuno ancora ha abolito, punisce come un delitto con pena severa l’atto di incesto, che accadrà ora?
Perché sono stati respinti gli emendamenti alla legge, anche se contrari solo a questo passaggio?
Per un insieme di ragioni gravi. Da una parte la sinistra ormai non si presenta più come un alternativa sul piano economico e politico, ma ha spostato la sua attenzione, come tutti i partiti europei, verso temi antropologici di matrice libertaria e radicale. Questo purtroppo accade perché ormai le politiche economiche, strutturali e di sviluppo sono stabilite dall’Europa. C’è poi una ragione politica: si sta rinforzando il patto con Sel a cui si dà carta bianca su tutte le proposte più ideologiche. Non meno grave il fatto che, dall’altra parte, il Pdl sia assente. Siamo pochi ad avere le idee chiare sull’importanza di queste tematiche per la società futura. Perciò è mancata, anche in questo caso, la volontà di agire con decisione. Peggio: il partito non è stato capace di fare una battaglia e un terzo di noi ha votato a favore della norma. e così hanno agito anche ad alcuni parlamentari della Lega, ma anche dell’Udc. Vedremo se questi stessi saranno quelli che sentiremo riempirsi la bocca di slogan sulla famiglia durante la prossima campagna elettorale. Perciò dico che bisogna leggere bene le analisi del sangue di chi parlerà: si può già fare guardando chi ha votato la norma sull’incesto. Perché, come diceva Jean-Paul Sartre, «quanto alla famiglia, scomparirà soltanto quando avremo cominciato a sbarazzarci del tabù dell’incesto; la libertà deve essere pagata a questo prezzo».
Hanno votato la legge sull’incesto. Qualcuno si è spinto fino a teorizzare che sia lecito?
Chi teorizza che i figli si possono fare in qualsiasi caso e che i genitori non devono essere discriminati rispetto a quelli sposati sono molti, con Paola Concia in testa. Solo che la cosa è subdola perché la lesione dei diritti dei bambini non è esplicita, ma passa con il vessillo della difesa dei diritti degli adulti: bisogna avere diritti senza responsabilità delle proprie azioni. Questa è l’idea di libertà teorizzata dai più radicali. Poi, di fatto, pagano i bambini, ma intanto le norme passano anche con lo sponsor di certi cattolici che sempre più ingrossano le cifre dei voti radicali.
Sui temi antropologici le differenze fra i partiti vanno sempre più assottigliandosi. Cosa accadrà alle prossime elezioni?
Nella prossima legislazione la maggioranza sarà ancora più libertaria. Date le forze in campo, mi pare evidente che stiamo andando verso un’estremizzazione dei temi etici. Si proporrà il riconoscimento della famiglia omosessuale, la legalizzazione dell’eutanasia, la legge sull’omofobia. E tutto avverrà anche grazie al silenzio imbarazzato di molti, come ormai accade da tempo. Forse ci si accorgerà di quello che sta accadendo quando dovranno chiudere i seminari o le scuole paritarie, come sta succedendo Oltreoceano, ma sarà tardi.
Le spinte libertarie e l’assenza di un’alternativa e un’azione forte ci stanno portando a quello che Pier Paolo Pasolini dichiarò negli anni Settanta, quando profetizzo la svolta del Pci, favorevole ad aborto e divorzio, verso un grande partito radicale di massa?
Ci stiamo tutti omologando. Ma a quanti hanno citato il Vangelo e i santi a sproposito per giustificare la norma a favore dell’incesto vorrei ricordare le cronache di Sodoma e Gomorra e la fine dell’impero romano imploso nella sua immoralità. Mentre a chi tace dico che, come Sodoma e Gomorra, forse meritiamo la distruzione dei partiti e della politica già in atto.
[Fonte: Tempi.it, 28.11.12]
Leggi anche: In nome dell’uguaglianza, la legge sull’incesto è cieca e sorda alla realtà (Tempi, 27.11.12)
Maschio e femmina?
Una differenza da superare
(di Federico Catani) Risale a circa due anni fa l’istituzione, in Svezia, dell’asilo statale Egalia, dove i bambini vengono, se così si può dire, privati della propria sessualità. In nome delle pari opportunità, infatti, i fanciulli dell’istituto scandinavo ricevono un’educazione tale per cui l’essere maschio o femmina viene messo tra parentesi, in quanto sarebbe pregiudizievole per un corretto e libero sviluppo della personalità e per la tutela del diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione tra i sessi.
Il 15 novembre scorso, su “Repubblica” è stato ripreso un articolo di John Tagliabue, in cui il giornalista del “New York Times” esprime viva soddisfazione per questa inquietante iniziativa. «Nella piccola biblioteca della scuola – nota compiaciuto Tagliabue – sono presenti poche fiabe tradizionali, come Cenerentola o Biancaneve, con i loro rigidi stereotipi maschili e femminili, però ci sono molti racconti i cui protagonisti sono genitori single, figli adottivi o coppie dello stesso sesso». Inoltre, il pezzo prosegue spiegando che «le bambine non vengono spinte a giocare con cucine-giocattolo e i mattoncini del Lego non sono considerati giochi per maschi. Quando un alunno si fa male, gli insegnanti lo confortano come farebbero con le bambine. E tutti possono giocare con le bambole, alcune delle quali sono di colore».
In pratica si è davanti al trionfo del politicamente e sessualmente corretto e un quotidiano laicista, relativista e anticristiano come “Repubblica” non può che gongolare. Sono ben quaranta i piccoli iscritti ad Egalia e non è difficile provare una profonda pena per questi poveri bambini vittime dell’insensataggine dei propri genitori. Chi mai potrà quantificare i danni psicologici che subiranno?
Nell’articolo, Tagliabue nota con malcelato entusiasmo che «la Svezia è probabilmente altrettanto celebre per la sua mentalità egualitaria quanto lo è per i mobili Ikea». E noi aggiungiamo che le due realtà si fondono: non è un caso infatti, che gli spot pubblicitari di Ikea, di cui uno molto recente e trasmesso su tutte le televisioni, hanno più volte promosso l’omosessualità, facendola apparire come uno dei tanti comportamenti possibili. Non c’è da stupirsi quindi se per difendere l’uguaglianza e le pari opportunità uno Stato ritenuto avanzato e di esempio per tutti come la Svezia arrivi a consentire oscenità come l’asilo “desessualizzato”. In questa struttura, «evitiamo di usare parole come bambino o bambina. ‒ dice una maestra intervistata dal giornalista americano ‒ Preferiamo usare il nome, oppure diciamo andiamo, ragazzi!».
Insomma, con la scusa della non discriminazione, così solennemente sbandierata ai nostri giorni, si arriva a giustificare un’aberrazione vera e propria. Dalla Svezia, poi, l’invenzione si è diffusa in Danimarca, Islanda e Lituania. In quest’ultima nazione, un tempo cattolicissima, si è deciso di dare il via a un progetto, finanziato dall’Unione Europea, che prevede negli asili la lettura di testi che dovrebbero aiutare i bambini a comprendere il valore della cosiddetta “flessibilità sessuale”: si tratta per lo più di storie in cui si raccontano le avventure di maschi e femmine che si scambiano i ruoli. I toni enfatici usati da Tagliabue e fatti propri dal giornale di Ezio Mauro nel parlare dell’asilo svedese non possono essere tollerati.
L’ideologia del gender ormai prende sempre più piede e in Francia il presidente Hollande ha deciso di legalizzare i matrimoni omosessuali con possibilità di adozione. In Italia la questione delle unioni civili ritornerà nella imminente campagna elettorale. Certo, forse la vicenda di Egalia resta al momento un fatto isolato. Ma poiché nessuno sembra badare allo scandalo e anzi in uno dei più importanti quotidiani italiani se ne parla con soddisfazione, i motivi di preoccupazione sono tanti.
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