lunedì 5 novembre 2012

cattolicesimo

Beata gens, cujus est dominus Deus ejus, populus quem elegit in haereditatem sibi. Ps. XXXII, 12


".... Un cristianesimo capito e accolto dal mondo, come annunciarlo? Come renderlo assimilabile e interessante di fronte alle sfide sempre più attraenti e interessanti della modernità? Domande che risuonano in continuazione dai pulpiti di molti cattolici, e dalle quali prende vita un cattolicesimo secolarizzato che trova plausi e consensi dappertutto, mentre la “sana dottrina non è più sopportata”:«non sopportando più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. IV, 3, 4.)

Si è convinti della necessità di un cambiamento, o meglio di “adattamento” o “riconciliazione” con i tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede; il tutto con uno stile buonista, pacifista e ottimista, come ingredienti fondamentali per una fede adulta e aperta. Tutto questo dovrebbe portare una sorta di “primavera nella Chiesa e nel mondo”; un’era di pace e di fraternità degna di quei scenari romanzeschi, e in un certo qual modo sorprendentemente profetici, (sempre poco letti e conosciuti), che ritroviamo nel trionfo dell’umanitarismo del “padrone del mondo” di Benson, o nel verde e pacifista “anticristo” di Soloviev
[1].
Dove ci ha portato questo fiume in piena del “cambiamento a tutti i costi”, di un certo “progressismo cattolico”, che da più di un trentennio irrompe all’interno della Chiesa stessa? Al risultato opposto: cattolici sempre più divisi, diffusione di dottrine eterodosse sostenute con forza e convinzione da tanti teologi, la divisione nel seno stesso della Chiesa, un indebolimento della fede cristiana.
E noi cosa possiamo fare?

Mi vengono in mente le parole di un grande scrittore e umorista, che molto fece discutere di sè, Giovannino Guareschi il quale fa dire al suo “Don Camillo”: “Signore, cos’è mai questo vento di pazzia? Cosa possiamo fare noi?”- e il Signore gli risponde: “...ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi...Bisogna salvare il seme: la fede”.
In un momento in cui una gran confusione, cioè l'incapacità di giudizio, sembra dilagare dappertutto urge tenere fisso lo sguardo su colui che unicamente può segnarci la strada e confermarci nella fede: “Tu es Petrus...Portae inferi non prevalebunt.”.

Don Matteo De Meo

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