31 GENNAIO
SAN GIOVANNI BOSCO (m)
SAN GIOVANNI BOSCO (m)
Sacerdote
Orazione O Dio, che in san Giovanni Bosco hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani, suscita anche in noi la stessa fiamma di carità a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli. Per il nostro Signore.
INVITATORIO Ant. Venite, adoriamo il pastore supremo, Cristo Signore.
Seconda Lettura Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco (Epistolario, Torino, 1959, 4, 202. 294-205. 209)
Imitare Gesù e lasciarsi guidare dall'amore
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere. Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E' certo più facile irritarsi che pazientare, minacciare un fanciullo che persuaderlo. direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo. Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione. Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l`aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poco fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11, 29). Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione. In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita. Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi. Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimen-to del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù.
Responsorio Cfr. Mc 10, 13-14; Mt 18, 5
Presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù disse: Lasciate che vengano a me, non glielo impedite:
* a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me:
a chi come loro appartiene il regno di Dio.
Semper amanter adlaboravi
In primis, si vidéri cúpimus sollíciti veræ beatitúdinis nostrórum alumnórum quo facílius eos inducámus ad própria offícia adimplénda, opórtet ne umquam obliviscámini vos vices ágere paréntum iúvenum dilectórum, pro quibus semper amánter adlaborávi, stúdui et sacerdotália múnera exércui, et non ego solus, sed tota Salesiána socíetas. Quóties, filíoli mei, in meo non brevi currículo mihi persuadéndum fuit de huiúsmodi magna veritáte! Facílius est irásci quam sustinére, púero minári quam persuadére; dicam immo commódius esse nostræ impatiéntiæ et supérbiæ pœna affícere pervicáces pótius quam eos corrígere, fírmiter suavitérque tolerándo. Caritátem tamen Pauli vobis comméndo, qua ipse se gerébat in neóphytos, quæ sæpe ad lácrimas eum adducébat et ad supplicatiónem, quando eos parum dóciles et suæ dilectióni obniténtes inveniébat. Cavéte ne quis iúdicet vos veheménti ánimi ímpetu commovéri. Diffícile est in puniéndo illam ánimi constántiam serváre, quæ necessária est, ne dúbium exoriátur nos ad ostendéndam nostram auctoritátem ágere vel ad ánimi ímpetum effundéndum. Ut fílios aspiciámus eos, in quos áliqua potéstas est nobis exercénda. Constituámus nos quasi in eórum famulátum, quemádmodum Iesus, qui ad obœdiéndum venit, non ad imperándum, pudeátque nos ipsíus speciéi dominándi; nec dominémur in ipsis, nisi ad mélius eísdem serviéndum. Huiúsmodi erat agéndi rátio Iesu cum Apóstolis, qui eos, ignorántes et rudes, immo et parum fidéles sustinébat, et in peccatóres se ea cum benignitáte et familiári amicítia gerébat, ut álii stupórem, álii vero scándalum concíperent, aliíque dénique spem a Deo impetrándi véniam. Ideóque nobis mandávit ut essémus mites et húmiles corde. Nostri sunt fílii, quaprópter cum eórum erróres compéscimus, omnem iram deponámus vel ádeo temperémus quasi omníno exstinxérimus. Non in ánimo concitátio, non in óculis contémptio, non in ore contumélia, sed misericórdia in præsénti, spes futúri témporis, ut veros decet patres, qui veræ stúdeant correctióni et emendatióni. In gravíssimis rerum adiúnctis præstat Deum supplíciter et humíliter exoráre, quam verbórum flumen emíttere, quæ, dum audiéntium ánimos offéndunt, nullam sóntibus áfferunt utilitátem.
Responsorium Mc 10, 13-14; Mt 18, 5
Offerébant Iesu párvulos, ut tángeret illos; discípuli autem comminabántur eis. At videns Iesus, ait illis: * Sínite párvulos veníre ad me. Ne prohibuéritis eos; tálium est enim regnum Dei.
Qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo,
Qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo,
me súscipit.
Sínite párvulos veníre ad me. Ne prohibuéritis eos; tálium est enim regnum Dei.
seconda lettura Dal "Piano di Regolamento per l'Oratorio maschile di san Francesco di Sales" (1854) scritto da san Giovanni Bosco, sacerdote
(Ed. P. Braido et Alii, Scritti pedagogici e spirituali, Roma 1987, 41-44, passim)
Un nuovo modo di evangelizzare i giovani
"[...] per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11, 52). Le parole del santo Vangelo che ci fanno conoscere il Divin Salvatore essere venuto dal cielo in terra per radunare insieme tutti i figli di Dio, dispersi nelle varie parti della terra, mi pare che si possano letteralmente applicare alla gioventù dei nostri giorni. Questa porzione la più delicata e la più preziosa dell'umana società, su cui si fondano le speranze di un felice avvenire, non è per se stessa di indole perversa. Tolta la trascuratezza dei genitori, l'ozio, lo scontro dei tristi compagni, cui vanno specialmente soggetti nei giorni festivi, riesce facilissima cosa l'insinuare nei teneri loro cuori i principi di ordine, di buon costume, di rispetto, di religione, perché se accade talvolta che già siano guasti in quella età, lo sono piuttosto per inconsideratezza, che non per malizia consuma-ta. Questi giovani hanno veramente bisogno di una mano benefica, che prenda cura di loro, li coltivi, li guidi alla virtù, li allontani dal vizio. La difficoltà consiste nel trovar modo di radunarli, poter loro parlare, moralizzarli. Questa fu la missione del Figlio di Dio; questo può solamente fare la santa sua religione. Ma questa religione, che è eterna ed immutabile in sé, che fu e sarà sempre in ogni tempo la maestra degli uomini, contiene una legge così perfetta, che sa piegarsi alle vicende dei tempi, e adattarsi all'indole diversa di tutti gli uomini. Fra i mezzi atti a diffondere lo spirito di religione nei cuori incolti e abbandonati, si reputano gli Oratori. Sono questi Oratori luoghi in cui si intrattiene la gioventù in piacevole ed onesta ricreazione, dopo di aver assistito alle sacre funzioni di chiesa. I conforti che mi vennero dalle autorità civili ed ecclesiastiche, lo zelo con cui molte persone vennero in aiuto con mezzi temporali e con le loro fatiche, sono segno non dubbio delle benedizioni del Signore, e del pubblico gradimento degli uomini. Io non intendo dare né leggi né precetti; mio scopo è di esporre le cose che si fanno nell'Oratorio maschile di san Francesco di Sales in Valdocco; è il modo con cui queste cose sono fatte. Forse taluno troverà espressioni che sembrano dimostrare che io vada cercando gloria ed onore; non lo creda: attribuisca ciò all'impegno che ho di scrivere le cose che sono realmente avvenute e come tuttora si trovano. Quando mi sono dato a questa parte di sacro ministero intesi di consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di Dio e a vantaggio delle anime; intesi di adoperarmi per fare buoni cittadini in questa terra, perché fossero poi un giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter così continuare fino all'ultimo respiro di mia vita.
responsorio Cf Col 3,17; 1 Cor 16,14
Tutto quello che fate in parole e in opere, si compia nel nome del nostro Signore Gesù Cristo,
* in rendimento di grazie a Dio Padre per mezzo di lui.
Tutto tra voi si faccia nella carità di Cristo,
in rendimento di grazie a Dio Padre per mezzo di lui.
Oppure: seconda lettura Dalle "Lettere" di san Giovanni Bosco, sacerdote
(Lettera del 9 giugno 1867; Epistolario, Torino 1959, I, 473-475)
La sequela di Cristo nella Società Salesiana
Primo oggetto della nostra Società è la santificazione de' suoi membri. Perciò ognuno nella sua entrata si spogli di ogni altro pensiero, di ogni altra sollecitudine. Chi ci entrasse per godere una vita tranquilla, aver comodità a proseguir gli studi, liberarsi dai comandi dei genitori, o esimersi dall'obbedienza di qualche superiore, egli avrebbe un fine storto e non sarebbe più quel «Seguimi» del Salvatore, giacché seguirebbe la propria utilità temporale, non il bene dell'anima. Gli apostoli furono lodati dal Salvatore e venne loro promesso un regno eterno, non perché abbandonarono il mondo, ma perché abbandonandolo si professavano pronti a seguirlo nelle tribolazioni, come avvenne di fatto, consumando la loro vita nelle fatiche, nella penitenza e nei patimenti, sostenendo infine il martirio per la fede.
Nemmeno con buon fine entra o rimane nella Società chi è persuaso di essere necessario alla medesima. Ognuno se lo imprima bene in mente e nel cuore: cominciando dal Superiore generale fino all'ultimo dei soci, nessuno è necessario alla Società. Dio solo ne deve essere il capo, il padrone assolutamente necessario. Perciò i membri di essa devono rivolgersi al loro capo, al loro vero padrone, al rimuneratore, a Dio, e per amore di lui ognuno deve farsi iscrivere nella Società; per amore di lui lavorare, ubbidire, abbandonare quanto si possedeva nel mondo per poter dire alla fine della vita al Signore che abbiamo scelto per modello: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?» (Mt 19,27).
«Chi vuol farsi mio discepolo, dice il Salvatore, mi segua con la preghiera, con la penitenza, e specialmente rinneghi se stesso, prenda la croce delle quotidiane tribolazioni e mi segua. Ma fino a quando seguirlo? Fino alla morte, e, se fosse necessario, anche ad una morte di croce.
Ciò è quanto nella nostra Società fa colui che logora le sue forze nel sacro ministero, nell'insegnamento o altro esercizio sacerdotale, fino ad una morte anche violenta di carcere, di esilio, di ferro, di acqua, di fuoco, fino a tanto che dopo aver patito o essere morto con Gesù Cristo sopra la terra, possa andare a godere con lui in Cielo.
Entrato un socio con queste buone disposizioni, deve mostrarsi senza pretese ed accogliere con piacere qualsiasi ufficio gli possa essere affidato. Insegnamento, studio, lavoro, predicazione, confessione, in chiesa, fuori di chiesa; le più basse occupazioni devono assumersi con ilarità e prontezza d'animo, perché Dio non guarda le qualità dell'impiego, ma guarda il fine di chi lo ricopre. Quindi tutti gli uffizii sono egualmente nobili, perché egualmente meritori agli occhi di Dio. Dio ricolmi voi e le vostre fatiche di benedizioni e la grazia del Signore santifichi le vostre azioni e vi aiuti a perseverare nel bene.
responsorio 2 Cor 13,11; Fil 4,
State lieti, tendete alla perfezione, vivete in pace.
* E il Dio della pace e dell'amore sarà con voi.
La pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori in Cristo Gesù.
E il Dio della pace e dell'amore sarà con voi.
oppure: Dalla lettera "luvenum Patris" di Giovanni Paolo II, papa (AAS 80 [1988] 969-987)
San Giovanni Bosco "Padre e Maestro della gioventù"
San Giovanni Bosco sentiva di aver ricevuto una speciale vocazione e di essere assistito e quasi guidato per mano, nell'attuazione della sua missione, dal Signore e dall'intervento materno della Vergine Maria. La sua risposta fu tale che la Chiesa lo ha proposto ufficialmente ai fedeli quale modello di santità. La sua statura di Santo lo colloca, con originalità, tra i grandi Fondatori di Istituti religiosi nella Chiesa. Egli eccelle per molti aspetti: è l'iniziatore di una vera scuola di nuova e attraente spiritualità apostolica; è il promotore di una speciale devozione a Maria, Ausiliatrice dei Cristiani e Madre della Chiesa; è il testimone di un leale e coraggioso senso ecclesiale, manifestato attraverso mediazioni delicate nelle allora difficili relazioni tra la Chiesa e lo Stato; è l'apostolo realistico e pratico, aperto agli apporti delle nuove scoperte; è l'organizzatore zelante delle Missioni con sensibilità veramente cattolica; è, in modo eccelso, l'esemplare di un amore preferenziale per i giovani, specialmente per i più bisognosi, a bene della Chiesa e della società; è il maestro di un'efficace e geniale prassi pedagogica, lasciata come dono prezioso da custodire e sviluppare. Proprio un tale interscambio tra "educazione" e "santità" è l'aspetto caratteristico della sua figura: egli è un "educatore santo", si ispira a un "modello santo" - Francesco di Sales -, è discepolo di un "maestro spirituale santo" - Giuseppe Cafasso -, e sa formare tra i suoi giovani un "educando santo" - Domenico Savio. Per san Giovanni Bosco, fondatore di una grande Famiglia spirituale, si può dire che il tratto peculiare della sua "genialità" è legato a quella prassi educativa che egli stesso chiamò "sistema preventivo". Questo rappresenta, in un certo modo, il condensato della sua saggezza pedagogica e costituisce quel messaggio profetico, che egli ha lasciato ai suoi e a tutta la Chiesa , ricevendo attenzione e riconoscimento da parte di numerosi educatori e studiosi di pedagogia. La sostanza del suo insegnamento rimane; la peculiarità del suo spirito, le sue intenzioni, il suo stile, il suo carisma non vengono meno, perché ispirati alla trascendente pedagogia di Dio. Nella Chiesa e nel mondo la visione educativa integrale, che vediamo incarnata in Giovanni Bosco, è una pedagogia realista della santità. Urge ricuperare il vero concetto di "santità", come componente della vita di ogni credente. L'originalità e l'audacia della proposta di una "santità giovanile" è intrinseca all'arte educativa di questo grande Santo, che può essere giustamente definito "maestro di spiritualità giovanile". Il suo particolare segreto fu quello di non deludere le aspirazioni profonde dei giovani (bisogno di vita, di espansione, di gioia, di libertà, di futuro), e insieme di portarli gradualmente e realisticamente a sperimentare che solo nella "vita di grazia", cioè nell'amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici.
responsorio Fil 3,17; 4,9; cf 1 Cor 1,10; 10,31
Fatevi miei imitatori: ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. * E il Dio della pace sarà con voi.
Vi esorto, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a fare tutto per la gloria di Dio.
E il Dio della pace sarà con voi.
Orazione O Dio, che in san Giovanni Bosco hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani, suscita anche in noi la stessa fiamma di carità a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli. Per il nostro Signore.
Vel: Deus, qui sanctum Joannes Confessorem tuum adolscentium Patrem et Magistrum excitasti, ac per eum, auxiliatrice Virgine Maria, novas in Ecclesia tua familias florescere voluisti: concede, quæsumus; ut eodem caritatis igne succensi, animas quærere, tibique soli servire valeamus. Per Dominum.
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