In una Domenica fredda del gennaio 2012
S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello
IV Domenica del Tempo Ordinario/B
Teano, 29 gennaio 2012
Saluto iniziale
Carissimi fratelli e sorelle,
l’azione sacramentale della Chiesa è sempre per opera e sotto l’azione dello Spirito Santo: è lo Spirito che trasforma il pane nel Corpo e il vino nel Sangue di Cristo; è lo Spirito che, di Eucarestia in Eucarestia, trasforma la Chiesa da popolo raccogliticcio in popolo di Dio, che muta la natura delle persone componenti la Chiesa.
In questa Eucaristia, oltre quest’azione concreta, facciamo esperienza della trasformazione interiore, da parte dello Spirito, di alcuni giovani che riceveranno il Sacramento della Confermazione. “Trasformáti”: si entra in un modo e si esce con una nuova identità. Iniziamo questa celebrazione con spirito di umiltà: davanti al mistero di Dio ci sentiamo sempre estremamente piccoli e indegni, e per questo chiediamo umilmente perdono.
LETTURE
Deuteronomio 18, 15-20
1 Corinzi 7, 32-35
Marco 1, 21-28
Omelia
“Che è mai questo? Una dottrina insegnata con autorità” - si chiede la gente ascoltando Gesù. Gesù dice le stesse cose o, più o meno, le stesse che affermano gli scribi e i farisei; fa riferimento alla stessa Parola, agli stessi testi dell’Antico Testamento, eppure la gente percepisce in Lui un’autorevolezza, tanto da meravigliarsene.
Carissimi fratelli e sorelle, per essere un maestro non basta la cattedra. Forse alcuni di voi insegneranno, tutti noi abbiamo avuto degli insegnanti nella nostra vita a partire dalla maestra elementare, dai docenti delle scuole medie inferiori e superiori; chi fra noi sia stato all’università avrà avuto dei docenti più o meno famosi: entravano, salivano in cattedra, si faceva grande silenzio in aula, a volte con centinaia di studenti.
Chi è rimasto tra le decine e decine di docenti incontrati nel nostro percorso scolastico? - fate per un attimo mente locale - Chi è rimasto? Ne abbiamo incontrati tanti. Qualcuno ha lasciato una scia, una traccia nella nostra vita, indelebile, al punto che anche dopo 50’anni e anche quando quella persona è già defunta, ancora parla, ancora incide. Una lezione di vita in una giornata qualsiasi del nostro liceo, delle nostre medie superiori o dell’università, una digressione, una parentesi aperta partendo da una citazione, forse – amo pensarlo – cambiò la nostra vita. Ancora oggi quella parola ci chiama, ci reclama, ci struttura (faccio riferimento alla nostra esperienza per cercare di capire questo stupore).
Gli altri, i disattenti (ce ne sono molti anche oggi), avrebbero potuto dire alla gente che si meravigliava: Ma in fondo che ha detto di strano? Cosa ha fatto di nuovo? Quello che dicono gli altri! Ma c’era, nei suoi silenzi, nel suo parlare, nella sua fraseologia, nei suoi occhi, nell’inflessione della voce, qualcosa che si imponeva e chiedeva attenzione: la reclamava e la manteneva. Questo è Gesù profeta.
Gesù è un profeta. Quello che abbiamo ascoltato nel Libro del Deuteronomio si realizza in Lui. Avete ascoltato che il popolo ha paura, ha paura di Dio, e chiede degli intermediari, qualcuno che faccia da ponte (da “ponte” viene “pontefice”), che faccia da altoparlante. Il popolo è come se dicesse a Dio: Mandacelo a dire! Non ce lo dire tu direttamente! E Dio dice: Va bene, stabilirò un profeta. Ce ne sono stati tanti, ma Gesù è il profeta per eccellenza, e il profeta è colui che parla in nome di Dio; non vede il futuro, non lo prevede, non è un indovino: è un uomo aderente al presente, ma che lo apre. Anche questo nostro presente, così difficile, ha bisogno d’essere aperto. Ci sarà un congegno, una combinazione che apra questo presente, perché sia illuminato, perché ci faccia intravedere una via per uscire dalla ristrettezza, non solo economica, nella quale ci siamo impantanati. Il profeta ha questo ruolo: è Dio in mezzo alla sua gente, parla con parole umane, ma media Dio, per cui il suo collegamento personale, segreto, tormentato, doloroso con Dio è forte: egli ne è aggiogato, prima di poter aggiogare l’attenzione degli altri. Al tempo stesso, il profeta è un uomo vero, è uomo di Dio, ma è anche un uomo nel senso che sa il sapore della vita, sa gli umori della vita, conosce il dolore, conosce il dramma, ama la convivialità, ama le cose umane; è così vicino e così lontano, è così come noi e così diverso… Sto parlando in una maniera un po’ paradossale, perché questi due aspetti, cioè la presenza di Dio e la Sua umanità, coesistono, si coniugano in una maniera che ci attrae. Il profeta è un’opera d’arte.
Il profeta stana il male (lo abbiamo visto nell’episodio del Vangelo). Gesù parla con autorità, e questa autorità si rivela nel disagio che un ascoltatore sente al punto da contorcersi, al punto da gridare nel bel mezzo dell’assemblea, al punto da chiedere la distanza con il profeta - Che c’è tra me e te, Gesù di Nazareth? Sei venuto a rovinarci? - perché c’è un impero del male anche dentro di noi e nella nostra società, oggi come allora, che fa lotta, che ha dichiarato guerra al profeta, non tanto come persona, ma in quanto banditore della verità, in quanto attraversato da una verità, ripeto, dolorosamente attraversato da una verità, perché la verità ferisce, la verità fa male, la verità dice a noi stessi ciò che noi siamo, senza maschere. Allora ecco l’azione di stanamento. Adesso noi non la sperimentiamo in una maniera così eclatante come abbiamo ascoltato dal Vangelo, e tra l’altro non ce lo auguriamo neppure (ci sono degli indemoniati che sono più degli isterici che degli indemoniati veri e propri), eppure c’è questo disagio, c’è qualcosa che ci rode dentro, una sorta di avversione: ci verrebbe voglia di uscire di chiesa a volte - spero lo abbiate sperimentato e dico “spero” perché significa che state attenti - abbiamo voglia di andarcene. Magari anche a voi che siete venuti qui per ricevere la Cresima, ascoltando la Parola, appena è cominciata la celebrazione, vi siete chiesti: Ma che ci faccio qui? Me ne voglio andare. Rinuncio anche al dono che la mia madrina, il mio padrino, mi ha preparato… Preziosissimo!, ma preferisco la mia pace (una falsa pace, ovviamente!). Quindi qualcuno di voi potrebbe andarsene, potrebbe scappare via da questa celebrazione perché stanato, stanato!, in quell’aspetto di male che ciascuno di noi si porta dentro, in quella opposizione (“diavolo” viene da un verbo greco che significa proprio “opposizione”), che avvertiamo dentro di noi.
Quello che è più interessante è che ciascuno di noi, non solo il Vescovo, Don Tommaso che è presbitero, Roberto che è diacono, cioè non solo le persone che vivono un ministero ordinato, ma tutti i battezzati - e quindi, tanto più i cresimati - siamo chiamati a vivere questa dimensione profetica. Allora mi verrebbe da chiedere - ma non mi rispondete - a quelli che sono venuti per la Cresima: siete pronti a svolgere questo ministero? E voi potreste dirmi: Eccellenza, ma noi siamo venuti qui solo per un timbro, perché devo fare da madrina… devo sposarmi… come se questo fosse una sorta di lasciapassare e non “essere costituiti profeti oggi”. Voi dite: Ma non sono preparato! Non c’è bisogno di una preparazione teologica chissà quanto articolata, ma certamente c’è bisogno di un’attenzione e di una tensione nei confronti della Parola di Dio. E se la Parola è esule dalle nostre vite, se non l’ascoltiamo, se a Messa non ci andiamo, se è una parola fra le tante, allora anche all’atto in cui proverete a ripeterla, la direte stancamente: è come una parola morta, nasce come un aborto, nasce e muore sulle vostre labbra, perché non c’è consuetudine, perché non c’è legame, non c’è amore, non c’è passione. Il profeta è un appassionato di Dio, è un appassionato dell’uomo. Noi abbiamo bisogno di questi credenti, ne abbiamo bisogno particolarmente oggi. La Chiesa avrà futuro nella misura in cui questi credenti, profeti, anche papà e mamme di famiglia, fidanzati, professionisti, sentiranno che lo Spirito del Signore li abita, li pone in una relazione dolorosa e gioiosa con Dio, li pone in una vicinanza-lontananza dalla banalità quotidiana, li pone nella tensione: Ma cosa è bene fare adesso? Ma qual è il prossimo passo che come single, come famiglia, come coppia dobbiamo fare? Ecco, il profeta si chiede delle cose. Gesù se l’è chieste come profeta, come uomo, come Figlio di Dio e il Suo semplice passare ha diviso le persone, ma è quella divisione del bisturi che taglia ciò che è marcio - e quindi porterebbe alla morte l’intero organismo - da ciò che è sano. Un cresimato deve fare questo.
Non vi impressionate, ma se siete fidanzati, questa Cresima potrebbe dividervi dal vostro ragazzo, nel caso ci sia qualcosa di marcio - pensateci bene! - potrebbe dividervi da amici di antichissima data, perché quella relazione non è sana, non è santa, non è umana. Ricordatevi che quello che è santo è anche umano, e ciò che non è santo è anche disumano, è anche compromesso. Quindi ci penserei bene… Ho visto che alcuni fidanzati si sono guardati: Ma ci andiamo o non ci andiamo? Pensateci, perché la Parola divide, ma potrebbe anche legarvi in una maniera fortissima, così come nessun amore umano riuscirebbe mai. Dipende dalla bontà, dalla verità del nostro essere.
Allora il Vescovo, che è ancora qui perché ancora sogna, spera per la sua Chiesa, vi augura e si augura che da questa celebrazione anche un po’ anonima - perché le celebrazioni in Cattedrale hanno questa caratteristica (ieri Luigi, facendo una battuta a pranzo, ha detto: “Il primo indulto dell’anno”, perché in Cattedrale arrivano quelli che hanno fatto un corso di corsa, senza giudicarvi…) -, di motivazioni non proprio cristalline, non proprio limpide, non proprio di forte adesione di partenza, ma lo Spirito è imprevedibile e lo Spirito potrebbe cambiare, cioè cambierà nella realtà, ma poi l’adesione, la coscienza, la libertà, taglia le ali allo Spirito, imbavaglia lo Spirito che è di per sé uno Spirito loquace, che parla, che dice, che indica, imbavaglia la nostra libertà… Faccio la Cresima e mi tolgo il pensiero… Faccio la Cresima perché mi hanno chiesto di svolgere il ruolo di padrino per il Battesimo (spero che sappiate che per essere padrini nel Battesimo, nella Cresima di altri c’è bisogno d’aver chiuso l’iter di iniziazione cristiana che si conclude appunto con la Cresima).
Io amo sperare che lo Spirito profetico entri dentro di voi come un terremoto. Sentirete un brivido nella schiena, un sommovimento, un sovvertimento di quello che vi sembrava essere giusto e che forse giusto non è. Allora anche voi parlerete - e la gente si meraviglierà - direte le stesse cose che dicono tutti, ma le direte con una forza che penetra, che entra, che divide, che si modula sul cuore di ciascuno indicando il bene.
Santi? Sì. I profeti sono santi, che non significa “impeccabili”, ma santi che generano altri santi, inquietudine che genera altra inquietudine, pace che genera altra pace. Chiedo che questo avvenga adesso, qui, nella nostra Cattedrale, in una Domenica fredda del gennaio 2012.
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Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.
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