Naufragio al Giglio, il cappellano d. Raffaele Malena: "L'equipaggio si è prodigato"
Il sacerdote a bordo: in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall'acqua, non c'è stato niente da fare
Roma, 15 gen. (TMNews) - "La nave ha preso lo scoglio e uno squarcio di 70 metri non ti perdona. Ti manda subito a fondo", è questo il racconto di don Raffaele Malena, cappellano di bordo della Costa Concordia, ai microfoni di Radio Vaticana. "Quei momenti sono di panico - racconta il sacerdote - forse non hanno dato subito l'allarme, l'abbandono nave. Cercavano un'altra cosa, quando si è verificato il fatto, lo squarcio alla nave: erano, infatti, andati a vedere in sala macchina se potevano risolvere il black out. Ma è stato troppo tardi, perché in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall'acqua: non c'è stato niente da fare. Il comandante ha cercato di arrivare con la nave sottoriva, vicino al porto: ma la nave ha incominciato ad inclinarsi a 150-200 metri dal porto, non più lontano".
Il religioso difende poi l'equipaggio. "E' troppo facile dire 'impreparazione'. Il disordine non è stato creato dall'equipaggio - afferma don Malena - l'ha creato il panico, l'ha creata la paura tra i passeggeri. Il panico fa quello che fa. Per carità di Dio, lì, in quei momenti, si vede la propria vita in pericolo. L'equipaggio si è prodigato, non è vero che era passivo. Ma io, quando ho capito che c'era stato uno squarcio di 60-70 metri, ho detto a Gesù: pensaci tu".
Don Malena racconta poi i primi soccorsi prestati. "Il cappellano dove è chiamato deve correre. Ho incoraggiato i passeggeri. C'erano tanti bambini, una bambina me la sono presa in braccio, ho chiamato la mamma e ho detto di mandarla subito nella scialuppa e la mamma l'hanno fatta evacuare per prima. Sono momenti di panico e di paura per i passeggeri. Poi, devo ringraziare molto il parroco del Giglio, che ha aperto subito la chiesa. Questa è un'isola di mille e 200 persone in estate e 700 in inverno. Tutti volevano dare un mano: hanno aperto gli alberghi, ci hanno dato da mangiare, ci hanno dato coperte e tutto quello che avevano ce lo davano. Agli abitanti dell'Isola del Giglio dovremmo fare un monumento. Non ci hanno abbandonati".
Il religioso difende poi l'equipaggio. "E' troppo facile dire 'impreparazione'. Il disordine non è stato creato dall'equipaggio - afferma don Malena - l'ha creato il panico, l'ha creata la paura tra i passeggeri. Il panico fa quello che fa. Per carità di Dio, lì, in quei momenti, si vede la propria vita in pericolo. L'equipaggio si è prodigato, non è vero che era passivo. Ma io, quando ho capito che c'era stato uno squarcio di 60-70 metri, ho detto a Gesù: pensaci tu".
Don Malena racconta poi i primi soccorsi prestati. "Il cappellano dove è chiamato deve correre. Ho incoraggiato i passeggeri. C'erano tanti bambini, una bambina me la sono presa in braccio, ho chiamato la mamma e ho detto di mandarla subito nella scialuppa e la mamma l'hanno fatta evacuare per prima. Sono momenti di panico e di paura per i passeggeri. Poi, devo ringraziare molto il parroco del Giglio, che ha aperto subito la chiesa. Questa è un'isola di mille e 200 persone in estate e 700 in inverno. Tutti volevano dare un mano: hanno aperto gli alberghi, ci hanno dato da mangiare, ci hanno dato coperte e tutto quello che avevano ce lo davano. Agli abitanti dell'Isola del Giglio dovremmo fare un monumento. Non ci hanno abbandonati".
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