venerdì 13 gennaio 2012

la libertà di opinione non è un diritto all’insulto


 
 
 
Manifestare è sacrosanto
di Francesco Agnoli

Ricordo ancora le vignette contro Maometto pubblicate alcuni anni orsono in Norvegia. L’effetto di quella trovata, e di analoghe successive, fu l’uccisione di alcuni cristiani. Ma anche a prescindere da quella reazione maledetta, personalmente mi indignai anche contro quell’ottuso giornalista occidentale che aveva voluto prendersi gioco, in quel modo, di una religione (che pure è, per un cattolico, falsa ed erronea). Penso che non si possa mai affrontare un dibattito, con qualsiasi avversario, ingiuriandolo in ciò che ha di più caro. Sputando sopra ciò in cui crede. Con un islamico, un buddista o quello che si vuole, si può discutere, argomentare, ma sempre usando la ragione e il rispetto.

Invece la cultura laicista, questo, non lo capisce.
Perché è profondamente intollerante, per natura. Non sopporta che vi sia nulla di sacro, di elevato, di metafisico.

La cultura laicista è quella che permette ad un Romeo Castellucci qualsiasi, in nome di una, di mettere in scena Gesù Cristo, una immagine del suo santo volto, del suo dolce sguardo d’amore, per renderla bersaglio di odio, di lancio di escrementi, di volgarità. Sul volto di Cristo sputavano già, duemila anni fa, i suoi persecutori. Per un credente è quasi una legge della fede: Cristo continua ad essere oggetto di odio dei malvagi, come aveva predetto.

Che Egli sia vittima, ostia per noi, non significa, però,
che si possa stare sempre a guardare. E’ giunta l’ora, per i cattolici, di far sentire la propria voce. I motivi sono tanti: il primo, ovviamente, è che Gesù Cristo è il Salvatore e che una ingiuria nei suoi confronti non può non ferirci profondamente, ben più che fosse rivolta a noi.

Il secondo è che tutti hanno diritto ad una voce che si alzi,
finalmente, contro la continua desacralizzazione in corso nella nostra civiltà, sempre più decadente e in decomposizione. Ogni giorno assistiamo a pseudo-artisti che, incapaci di bellezza, inventano presepi, crocifissi, dipinti blasfemi; di continuo vediamo derisi e svillaneggiati la famiglia, la vita, la paternità, la maternità…tutto ciò che vi è di più prezioso e di più sacro. Molti assistono instupiditi a questo spettacolo. Forse, se qualcuno alzasse la mano, per ribellarsi, non pochi prenderebbero coraggio, seguirebbero, e lascerebbero crescere in loro un urlo liberatorio: “Basta! Non ne possiamo più”.
Sì, la manifestazione del 28 gennaio, così come altre manifestazioni del genere, è profondamente giusta e doverosa. Plaudo a coloro che l'hanno convocata, sull’onda, forse, di quanto è già successo in Francia. Dove un gruppo di giovani è sceso in strada, ed ha espresso pubblicamente il proprio sdegno. Vedendo quei ragazzi dal volto pulito, che non rivendicavano né aborto libero gratuito, né spinello per tutti, ho pensato: che sia finito il 1968? Che stia cambiando qualcosa? Che quei giovani siano la speranza di domani? Non urlano, non spintonano, non odiano, non difendono i propri capricci o i propri interessi. Difendono il Volto stesso della Bontà, della Bellezza, della Verità. A costo di essere considerati dei reazionari, dei pazzi, degli intolleranti. Sì, perché la cultura laicista, intollerante, cari ragazzi che manifesterete, cercherà di far passare voi, i derisi, i vilipesi, per gli intolleranti, i nemici della libera espressione. Menzogne.
Certo, i pericoli ci sono. Se posso permettermi un consiglio, usate la massima prudenza, moderazione. Pregate, con lo stile composto dei cristiani; non urlate; non lasciatevi provocare da quei giornalisti alla ricerca di una frase un po’ forte, ad effetto. Cercheranno di impiccarvi ad un calzino spaiato, ad un rosario del colore sbagliato; ad una testa calva spacciata per altro… Tenete lontano qualsiasi movimento o partito politico, qualsiasi persona voglia fare approfittarne per fare il protagonista. Chiedete a chi viene con voi di portare con sé una sola bandiera, quella del battesimo; oppure, in mancanza di essa, un solo desiderio: quello di rivendicare il diritto al rispetto. Poi, poco importa se ci saranno cattolici più tradizionali o più progressisti (sarà il più sano degli ecumenismi); se ci sarà o meno l’appoggio di questo o di quel vescovo, di questo o di quel sacerdote…
C’è sempre bisogno di qualcuno che si fa forza e apre la strada… Magari, dopo di voi, sull’onda del vostro coraggio, della vostra compostezza, della vostra nobiltà di gesti e di azioni, del vostro contegno signorile, qualcuno avrà il coraggio di dire al suo edicolante di nascondere la pornografia esposta in bella vista; un altro oserà, in autobus, dire al vicino di non bestemmiare, “per favore”; qualcuno prenderà il coraggio di ricordare agli amici che quando l’umanità perde la capacità di porsi un limite, di riconoscere ciò che è sacro, finisce per ridurre ad escrementi non solo il cartellone di Castellucci, con il volto impresso di Cristo, ma anche la famiglia, la scuola, le strade, la vita di tutti i giorni. Auguri ragazzi, e siate, come voleva Cristo, serpenti e colombe; accorti e puri.
 
 

p. Serafino Lanzetta scrive all'Arcivescovo di Milano

A PROPOSITO DELLO SPETTACOLO BLASFEMO DI CASTELLUCCI
 PADRE SERAFINO LANZETTA SCRIVE ALL'ARCIVESCOVO DI MILANO
 
Al Rev.mo Signor Cardinale Angelo Scola,
Arcivescovo di Milano
 
 
Eminenza Reverendissima,
purtroppo nella sua città di Milano sarà inscenata una rappresentazione davvero blasfema contro il Volto e quindi la Persona di Nostro Signore Gesù Cristo.
La preghiamo caldamente di intervenire, levando la sua voce a nome di tutti i cattolici milanesi e italiani, perché Gesù Cristo sia rispettato da tutti, come noi rispettiamo gli altri.
A nulla vale camuffare il proprio dileggio per l'altrui fede, trincerandosi dietro i contorni evanescenti dell'arte contemporanea, il cui vero intento sarebbe noto solo all'artista, rimanendo ad altri (profani) sfuggevole e sempre al di là. No, si tratta di buon senso e, anche, di rispetto per le persone credenti in Gesù Cristo.
La libertà religiosa, come ci insegna Santa Madre Chiesa, è anzitutto un'esigenza del rispetto del diritto alla libertà religiosa e di conseguenza di tutto ciò che è contenuto sacro di una fede religiosa.
Eminenza, confidiamo pertanto in un suo intervento saggio e prudente, perché cessi davvero questo clima di cristianofobia che sempre più si alimenta. I nostri fratelli cristiani in altre parti del mondo vengono uccisi perché sono di Cristo. Uniamo la nostra voce al loro sangue e difendiamo la nostra identità.
L'occasione mi è anche gradita per formularLe sinceri e cordiali auguri di un Santo Anno nuovo.
p. Serafino M. Lanzetta
Francescani dell'Immacolata
parroco di Ognissanti-Firenze
Firenze, 9 gennaio 2012

Nessun commento:

Posta un commento