lunedì 20 febbraio 2017

Mons. Schneider: "Lutero non è un testimone del Vangelo" (stralcio dell'intervista per Rorate caeli). In morte dell'eresiarca tedesco 

 

 

Il 18 febbraio 1546 moriva suicida l’eretico Martin Lutero, dopo una notte di gozzoviglie. Vi sono varie “testimonianze”, protestanti e cattoliche, su questo ultimo gesto disperato di Lutero.
Qui, ci basti ricordare la principale; quella del suo servo personale, Ambrogio Kuntzell (o Kudtfeld) il quale, colpito nell’animo da quel terribile castigo di Dio sul suo padrone, finì col confessare tutte le particolarità! Ecco la sua testimonianza: «Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo obbligati a portarlo via, del tutto ubriaco, e coricarlo nel suo letto. Poi, ci ritirammo nella nostra camera, senza nulla presagire di spiacevole! All’indomani, noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi, come d’uso. Allora - oh, quale dolore! - noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al letto e strangolato miseramente! Aveva la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il collo rosso e deforme. Di fronte a questo orrendo spettacolo, fummo presi tutti da un grande timore! Non di meno corremmo, senza alcun ritardo, dai Prìncipi, suoi convitati della vigilia, ad annunziare loro quell’esecrabile fine di Lutero! Costoro, colpiti dal terrore come noi, ci impegnarono subito, con mille promesse e coi più solenni giuramenti, ad osservare, su quell’avvenimento, un silenzio eterno, e che nulla di nulla fosse fatto trapelare. Poi, ci ordinarono di staccare dal capestro l’orribile cadavere di Lutero, di metterlo sul suo letto e di divulgare, dopo, in mezzo al popolo, che il “maestro Lutero” aveva improvvisamente abbandonata questa vita»! Questo è il racconto della morte-suicida di Lutero, fatta dal suo domestico Kudtfeld; un “racconto” che fu pubblicato, ad Anversa, nel 1606, dallo scienziato Sédulius. Il dottor de Coster - subito chiamato! - fu lui che constatò che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato appunto strangolato. Questa sua diagnosi la si può verificare su una incisione che Lucas Fortnagel fece subito il giorno dopo la morte di Lutero, e che fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: Tre riformatori, a pagina 49 (dell’edizione francese). Lutero, quindi, non morì di morte naturale, come si è falsamente scritto su tutti i libri di storia del protestantesimo, ma morì “suicida” nel suo stesso letto, dopo una lautissima cena in cui, come al solito, aveva bevuto smisuratamente e si era rimpinzato di cibo oltre ogni limite! Sopra il suo letto, un giorno, egli vi aveva scritto: «Papa, da vivo ero la tua PESTE; da morto sarò la tua MORTE»! (Pestis eram vivus, moriens ero mors tua).
Del resto, come poteva morire se non in modo così disperato chi aveva in orrore anche solo il leggere il canone della Messa e che il giorno della sua stessa ordinazione sacerdotale, mentre il suo Vescovo gli conferiva la potestà di consacrare (Accipe potestatem sacrificandi pro vivis et mortuis), si augurava che la terra l’inghiottisse (così ricorda Jacques Maritain, Tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, Morcelliana, Brescia, 20018, con Introduzione di Antonio Pavan e Prefazione di Giovanni Battista Montini, pp. 52-53)?
Nonostante la sua morte suicida, non crediate che sia in Paradiso a godere il pegno dei giusti. Egli, infatti, giace all’Inferno, tormentato di continuo dai demoni, dopo aver rifiutato l’ultima ancora di salvezza che Dio gli aveva offerto. Come abbiamo già ricordato in altra occasione (v. qui).
A questo riguardo assai interessante è il dialogo – vero – tra Lutero e la moglie, la ex monaca Katharina von Bora, come ci è riportata da uno storico, al di sopra di ogni sospetto quale fu Jean-Marie-Vincent Audin, nella sua Storia della vita di Martin Lutero. Ecco la traduzione italiana: «Una sera, le stelle scintillavano di straordinario splendore, il cielo sembrava di fuoco … - Osserva come quei punti luminoso risplendono, disse Caterina a Lutero … Lutero alzò gli occhi – Oh! che viva luce! disse, essa non risplende per noi! – E perché? soggiunse Bora, forse che saremmo privati del regno de’ cieli? Lutero sospirò … - Forse, disse, per punirci perché abbiamo abbandonato il nostro stato - Bisognerebbe dunque ritornarvi? suggiunse Caterina. – È troppo tardi, il carro è impantanato, replicò il dottore, e ruppe il colloquio» (Jean-Marie-Vincent Audin, Storia della vita, delle opere e delle dottrine di Martino Lutero, vol. II, Milano 1842, p. 126. Nella versione francese, Id., Histoire de la vie, des écrits e des doctrines de Martin Luther, vol. II, Paris 1841, p. 278). Lutero aveva, dunque, rimorsi di coscienza per aver abbandonato i suoi voti? Dio, dunque, nella sua infinita misericordia, aveva offerto all’eresiarca un’ultima ancora di salvezza, nella speranza che lo spettacolo del cielo lo inducesse a pentimento ed a resipiscenza per il male commesso, per i voti infranti e per essere stato causa, con le sue empie, dottrine, della dannazione di molte genti ed intere generazioni di uomini.
Che sia dannato, poi, non lo diciamo noi. Ce l’attestano i mistici. Una di queste, come ricordavamo in altre occasioni, fu la Beata Maria Serafina Micheli, elevata agli onori degli altari nel maggio 2011 (v. qui e qui). Come ci racconta don Marcello Stanzione (v. Suor Serafina Micheli e la visione di Lutero all’Inferno, in Milizia di San Michele, nonché La posizione di Martin Lutero all’inferno/ Extra Ecclesiam nulla salus, in Radiospada, 24.8.2012), nel 1883, la mistica si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico (10 novembre 1483), che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini ... d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”. Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
Vanno perciò rigettati, in quanto erronei, contrari alla fede, maleodoranti, perniciosi, storicamente falsi, che portano all’esaltazione di un’anima reproba ed al danno di tante anime, tutti quegli insegnamenti “magisteriali”, che dipingono l’eresiarca come un sincero cercatore di un rinnovamento spirituale della Chiesa, come un una persona profondamente religiosa che ardeva di ansia apostolica per la salvezza delle anime (forse chi lo dice dimentica i Discorsi conviviali dell’eresiarca … o che aveva avallato la bigamia: v. qui) o come personaggio il cui pensiero sarebbe asseritamente cristocentrico, un personaggio che aveva idee cattoliche, ecc. (su queste ed altri insegnamenti “magisteriali” sull’eresiarca, in piena continuità tra loro, cfr. Lutero e la Riforma: Bergoglio in continuità con Wojtyla e Ratzinger, in UCCRline.it, 16.2.2017). Nulla di più fallace ed erroneo. Non foss’altro perché – come ricordato con un aforisma in altra occasione - anche Lucifero aveva buone intenzioni (dal suo punto di vista ovviamente) ed iniziò bene: era un eccelso angelo! Pure Giuda Iscariota iniziò bene: era un discepolo prescelto da Gesù stesso! Pure Ario o Nestorio iniziarono bene (l’uno era prete e l’altro patriarca di Costantinopoli) ed avevano – inizialmente – idee cattoliche … . Chi dice questo non ha inteso che, nella logica del Vangelo, non è detto che chi inizia bene, finisca parimenti bene. Anzi, è vero il contrario. Nella storia della Chiesa, molti Santi hanno iniziato la vita da grandi peccatori, per poi finire bene. È la logica degli operai dell’ultim’ora.
Non a caso, peraltro, la Chiesa ha sempre invitato i fedeli ad invocare da Dio il dono della perseveranza finale, poiché il momento della morte è quello decisivo, più importante persino della nascita: è quello in cui ci si gioca l’eternità. Poco importa – dinanzi a Dio – cosa si sia stati in vita: ciò che conta è come ci si trovi, in rapporto a Dio, al momento della morte. Per questo, invochiamo la Vergine, nell’Ave Maria, di pregare per noi «adesso e nell’ora della nostra morte» (nunc et in hora mortis nostrae), stante la decisività di quell’istante finale nel quale è in gioco l’eternità.
Nel giorno della morte dell’eresiarca, perciò quanto mai appropriato è questo stralcio dell’intervista a Mons. Schneider, nel quale – in maniera chiara – ricorda come Lutero non possa essere definito un testimone del Vangelo. L’intervista è riportata in Rorate caeli, Feb. 16, 2017.

http://www.scuolaecclesiamater.org/2017/02/mons-schneider-lutero-non-e-un.html

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