Sposati da 63 anni, vogliono suicidarsi.
I tre figli li convincono a fare
l’eutanasia:
«Non sapevamo che ci amaste
così tanto»
François e Anne Schiedts sono stati uccisi con l’eutanasia
il 17 giugno, rispettivamente a 89 e 86 anni.
Il figlio: «Se uno dei due fosse morto,
l’altro sarebbe rimasto completamente dipendente da noi»
I coniugi di Bruxelles François e Anne Schiedts (nella
foto, © JP Schiedts) si sono fatti uccidere con l’eutanasia, con il
benestare dei figli, rispettivamente a 89 e 86 anni, dopo 63 anni di felice
matrimonio. La coppia, morta il 17 giugno, aveva lasciato prima di morire
insieme al figlio una lunga intervista al portale belga Moustique, che
l’ha riproposta su internet il 16 settembre.
PAURA DELLA SOLITUDINE. Nessuno dei due era malato terminale, anche se lui si curava
da 20 anni per un tumore alla prostata, mentre lei era cieca da un occhio e
quasi sorda. Ma non è questo il motivo per cui i due anziani hanno deciso di
uccidersi: «Vogliamo andarcene insieme perché abbiamo paura del futuro», hanno
dichiarato al giornalista, spiegando che «soprattutto temiamo di rimanere soli
con tutte le conseguenze della solitudine». La coppia, che aveva tre figli, ha
aggiunto anche di voler «lasciare questo mondo per la qualità della vita
deteriorata».
MEGLIO UN COLPO DEL DOTTORE. Inizialmente i due coniugi avevano pensato di suicidarsi il
3 febbraio 2015, giorno del loro 64esimo anniversario di nozze. Ma siccome «ci
vuole troppo coraggio a saltare dal ventesimo piano» o a «impiccarsi» o a
«gettarsi in un canale», avevano programmato di assumere dosi massicce di
farmaci e di mettersi un sacchetto in testa. «All’ultimo momento, però, abbiamo
informato i nostri figli». Uno di loro, Jean-Paul, 55 anni, invece di
dissuaderli, ha consigliato l’eutanasia: «Un dottore che ti fa una puntura e ti
lascia addormentare dolcemente non richiede neanche che tu abbia coraggio».
«PENSAI DI ESSERE UN MOSTRO». Restava da trovare il medico disposto a uccidere la coppia
di anziani. Il figlio si è incaricato di cercarlo. Il primo a cui si è rivolto
è stato il medico curante, che però replicò: «”Ma signore, ho fatto il
giuramento di Ippocrate, io do la vita, non la morte”. Rimasi sbalordito. Per
un attimo ho pensato di essere un mostro e di non essere più in sintonia con la
realtà, come se i miei genitori mi avessero fatto il lavaggio del cervello». La
madre insisteva spesso dicendogli: «Siamo troppi sulla terra. Non ci sono più
soldi per pagare le pensioni. Per i giovani non c’è abbastanza lavoro (…).
Allora perché non lasciarci andare?». Ma a rassicurare Jean-Paul, che ha
trovato disponibilità nelle Fiandre, la parte del Belgio dove si verificano
l’82 per cento dei casi di eutanasia da quando è stata legalizzata nel 2002,
ci ha pensato un altro medico: «Sin dalla prima conversazione telefonica trovai
un mondo di differenza. Una voce amichevole, calorosa, mi ha detto che ci
avrebbero potuto aiutare: “Sì, quello che chiedi si può fare. Sì, questa è una
domanda normale”» .
«NON SAPEVO CI AMASSI TANTO». In poco tempo, tutto è stato organizzato. «Senza nostro
figlio e nostra figlia non ci saremmo riusciti», hanno commentato
François e Anne esprimendo la loro gratitudine. E spiegando che al
pensiero di morire si sentivano «non tristi ma felici», hanno ricordato la loro
reazione alla notizia che tutto era stato predisposto: «Quando ci dissero che
avremmo potuto lasciare la vita insieme e facilmente ci sembrò di volare su una
nuvola: come quando si esce da un tunnel e improvvisamente si vede la luce».
Il figlio ha a sua volta espresso soddisfazione al giornalista nel sentire i genitori parlare della morte «come di una bella vacanza», ribadendo che l’eutanasia è «la soluzione migliore», perché «se uno [dei due] muore, quello che resta vivrebbe in modo molto triste e totalmente dipendente da noi». E i figli non sarebbero riusciti «ad andarli a trovare tutti i giorni». Meglio l’eutanasia per tutti dunque, perché «se si lascia che il destino faccia il suo corso, uno dei due finisce da solo». Prima che i genitori morissero, Jean-Paul ha detto di sentirsi «triste», dato che «in fondo perderemo nostro padre e nostra madre». Ma a rassicurarlo definitivamente era stato il padre: «Non sapevo che ci amassi così tanto».
Il figlio ha a sua volta espresso soddisfazione al giornalista nel sentire i genitori parlare della morte «come di una bella vacanza», ribadendo che l’eutanasia è «la soluzione migliore», perché «se uno [dei due] muore, quello che resta vivrebbe in modo molto triste e totalmente dipendente da noi». E i figli non sarebbero riusciti «ad andarli a trovare tutti i giorni». Meglio l’eutanasia per tutti dunque, perché «se si lascia che il destino faccia il suo corso, uno dei due finisce da solo». Prima che i genitori morissero, Jean-Paul ha detto di sentirsi «triste», dato che «in fondo perderemo nostro padre e nostra madre». Ma a rassicurarlo definitivamente era stato il padre: «Non sapevo che ci amassi così tanto».
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