HA SENSO LA MESSA IN RITO ANTICO?
Vi
siete mai chiesti perché ci sono alcuni cattolici che vanno alla Messa in
latino?
Questo
articolo spiega con parole semplici e chiare:
Forse
vi è capitato di assistere alla Messa romana e vi siete chiesti il perché ci
siano dei cattolici che vi assistono. Magari voi stessi avete appena finito di
sentirne una, forse per la prima volta. Magari avete già discusso con un vostro
amico che va alla Messa in latino sulla situazione attuale della Chiesa, o vi
siete trovati a passare per caso là dove si celebrava in rito antico. Certo,
per la gente quello che colpisce di più è la lingua, il latino. Ma si rimane
colpiti anche dalla bellezza delle cerimonie che evoca ormai l'immagine di un
tempo lontano.
Al di là della nostalgia
Ma
il latino, le belle cerimonie e la nostalgia per «i bei tempi andati» non sono
in realtà le ragioni principali per cui si conserva il rito di sempre. Si tratta
di conservare l'integrità della dottrina cattolica e di offrire a Dio un
culto buono e rispettoso. A questo proposito risponde bene la Messa romana. La
Santa Vergine vi ottenga la grazia di perseverare «saldi e forti nella
fede che avete appreso» (2 Ts 2, 14).
Una tipica Messa moderna
In
una tipica Messa moderna di una comune parrocchia, l'intero rito si svolge in
lingua volgare. Il celebrante si trova seduto o in piedi di fronte ai fedeli e
spesso si rivolge loro con richiami spontanei durante lo svolgimento del rito.
Nel coro, i fedeli possono aggiungere i loro commenti o leggere le Sacre
Scritture. Una parte del rito si svolge attorno ad un altare-tavola. Il
tabernacolo non si trova quasi mai sull'altare, ma alle spalle del sacerdote, o
relegato in un angolo. Il «segno di pace» è un'occasione per applausi, emozioni
o conversazioni personali. Il celebrante dà alla maggior parte dei fedeli la Comunione
nella mano, assistito in questo da uomini e donne laici. Il prete fà pochissime
genuflessioni. É raro comunque che due celebrazioni del nuovo rito siano
esattamente uguali; variano infatti da sacerdote a sacerdote e da parrocchia a
parrocchia. Da qualche parte sono stati addirittura introdotti degli elementi
bizzarri come la «messa dei pagliacci», «dei pupazzi» o «dei palloncini»,
mentre in altre si proiettano diapositive, si fanno scenette o si suona la
musica popolare.
La Messa antica
Tutto
ciò differisce con la Messa celebrata da sempre nell'antica e venerabile lingua
della Chiesa. Il celebrante sta di fronte a Dio sacramentato nel tabernacolo;
non fà commenti personali, ma recita esattamente quelle stesse preghiere che i
sacerdoti hanno usato per secoli, e solo lui può toccare con le mani l'Ostia
consacrata. Al momento della Comunione, i fedeli si inginocchiano di fronte al
Signore e lo ricevono soltanto in bocca. Non ci sono applausi e conversazioni
prima della Comunione. I fedeli seguono la Messa con devozione. I gesti del
sacerdote sono rispettosi e composti, e prevedono molte genuflessioni come atto
di rispetto per il Santissimo Sacramento. Il testo e il rito della Messa romana
sono gli stessi ovunque e non variano da celebrante a celebrante o da
parrocchia a parrocchia, poiché tutto è governato da ruoli uniformi e molto
specifici.
La liturgia esprime la dottrina
Anche
il più fortunato degli osservatori può concludere che il rito moderno e quello
antico sembrerebbero mandare due tipi di «segnali» radicalmente diversi su ciò
che la Messa sia, a cosa serva o cosa ci chieda di credere. Il nuovo rito ci
lascia l'impressione che la Messa non sia altro che un banchetto conviviale; il
vecchio rito, invece, che la Messa sia un'azione diretta ad adorare Dio. Ciò ci
porta a quel principio che è la chiave per capire il perché ci siano dei cattolici
che vanno alla Messa romana: per sua stessa natura, la liturgia esprime la
dottrina; ne parlò Sua Santità Pio XII (papa dal 1939 al 1958) nella
Lettera Enciclica Mediator
Dei (1947): «Il culto che la Chiesa offre al Signore è una
continua professione della fede cattolica [...]; nella liturgia si esprime
apertamente e chiaramente la dottrina cattolica». La liturgia non solo esprime
la dottrina, ma esplicita anche ciò che i fedeli devono credere. Le preghiere e
i gesti liturgici che esprimono riverenza verso la Presenza Reale di Cristo
nell'Eucarestia, ad esempio, rafforzano e raffermano la nostra comune fede
nella dottrina. Se dal culto pubblico si tolgono tutte quelle preghiere e quei
gesti rituali che alludono a quella particolare verità (come la Presenza
Reale), si può dubitare che col tempo i fedeli cesseranno di crederci.
La Messa romana e la
dottrina cattolica
Poiché
la Messa romana esprime la dottrina e nello stesso tempo esplicita ciò che i
fedeli devono credere, la Chiesa, nei secoli passati, ha sempre vigilato
attentamente sui testi liturgici in modo da assicurarsi che essi riflettessero
pienamente la fede cattolica ed escludendo tutto ciò che potesse
comprometterla. La Chiesa ha sempre parlato della Messa innanzitutto come di un sacrificio.
É insegnamento infallibilmente rilevato che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa
un sacrificio visibile «in modo che il Suo sacrificio, già offerto una
volta sulla Croce, potesse nuovamente essere reso attuale» 3.
La dottrina secondo cui la Messa è prima di tutto un sacrificio offerto a Dio,
è magnificamente e chiaramente espresso nella Messa romana. E così pure
tantissimi altri punti dell'insegnamento cattolico come la Presenza Reale, la
natura del Sacerdozio, l'esistenza del Purgatorio, l'identificazione della vera
Chiesa di Cristo con quella cattolica e l'intercessione dei Santi.
Protestantizzare i
cattolici?
Anche
i protestanti sono sempre stati al corrente di quanto la Messa cattolica
esprima bene la dottrina della Chiesa. Infatti, quando vollero diffondere i
loro insegnamenti fasulli e innovativi, cominciarono col cambiare la liturgia.
Nel XVI secolo, Martin Lutero (1483-1546) riuscì a protestantizzare i
cattolici cominciando proprio dal culto, come si legge in una sua biografia: «E
venne quindi la riforma liturgica, che colpì il fedele più a fondo poiché ne
intaccò la devozione personale: lo si invitò infatti a bere il vino del
sacramento, a prendere la particola con le proprie mani, a comunicarsi
senza prima essersi confessato, a sentire le parole della consacrazione nella
sua stessa lingua e a prendere parte attiva nel coro sacro. Lutero elaborò quei
principî teorici che furono poi alla base dei suoi cambiamenti più innovativi,
il più importante dei quali era che la Messa non fosse un sacrificio» 4.
I cambiamenti liturgici introdotti finirono per essere un mezzo per sminuire la
dottrina cattolica e diffondere al suo posto una dottrina rivoluzionaria. Le
riforme liturgiche che Lutero apportò nel XVI secolo per distruggere l'idea
cattolica che la Messa fosse un sacrificio, sono ormai tramontate?
Le riforme cattoliche
Il
Concilio Vaticano II fu convocato da Giovanni XXIII (1881-1963).
Egli disse di voler «aprire le porte» al mondo moderno e di voler «aggiornare»
la Chiesa per rendere la sua presenza più «incisiva» per quei tempi e per
richiamare più gente nel suo seno. Il Papa convocò i Vescovi per discutere su
grandi riforme della liturgia, della disciplina ecclesiastica e della dottrina.
Dopo la morte di Giovanni XXIII, i lavori del Concilio proseguirono sotto Paolo
VI (1897-1978) e sfociarono in radicali cambiamenti. I cattolici si
ritrovarono così di fronte alle riforme in ogni fase della propria vita
religiosa. I fedeli si sentirono ripetere innumerevoli volte che«l'essenza
della fede non era stata toccata» e che il Vaticano II avrebbe apportato «un
vero rinnovamento» all'interno della Chiesa.
Ma
i preti e le suore hanno abbandonato in massa la loro sacra vocazione, i
seminari, che una volta erano pieni, ora sono semivuoti o chiusi, l'assistenza
alla Messa della domenica è calata drammaticamente, i teologi si sono posti
dubbi o hanno rifiutato la dottrina cattolica, gli insegnamenti della Chiesa
sulla morale vengono apertamente combattuti e ignorati di proposito sia dal clero
che dai laici.
I principî del Vaticano
II
Il
Vaticano II si apre a due principî: l'ecumenismo e la nuova teologia:
L'ecumenismo cerca
di trovare punti di unione tra il cattolicesimo con le religioni non
cattoliche. Tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che i protestanti o gli
altri non cattolici trovano sgradite, devono, di conseguenza, essere eliminate,
sminuite o rese ambigue.
I
nuovi teologi insegnano spesso che le verità cambiano di epoca in epoca e
che, di conseguenza, anche la Chiesa debba cambiare in modo da essere così
«incisiva» nel mondo secolare. Il clero moderno assimila il culto, la dottrina
e la moralità tradizionale filtrandola attraverso la filosofia relativista
moderna e i «principî» e i «valori» della società secolare. I modernisti
spogliano così la fede da tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che alla
mentalità moderna possono apparire troppo intransigenti, esclusiviste,
difficili, oscurantiste, fanatiche o imbarazzanti. Come risultato, la nozione
stessa di verità oggettiva viene a cadere, la religione viene così ridotta a
poco più di un sentimento o di un simbolo, mentre gli stessi principî della
morale divengono vaghi.
La nascita della nuova
Messa
Poiché
tutti quei concetti e pratiche liturgiche rifiutate dai non cattolici e dalla
mentalità moderna abbondavano nella Messa romana, nuovi teologi suggerirono di
abbandonare il rito di sempre e di crearne uno nuovo che potesse rimpiazzarlo.
Questo avrebbe dovuto soddisfare due propositi:
*
Per soddisfare i protestanti, nel nuovo rito bisognerebbe eliminare, o almeno
sminuire, la dottrina cattolica secondo cui la Messa fosse un sacrificio
propiziatorio 6,
celebrata da un ministro consacrato, in cui Cristo diviene presente sotto le
Specie del pane e del vino mediante la «transustanziazione».
* Per
soddisfare l'uomo moderno occorreva invece abolire o stemperare parole forti
come «inferno», «pena», «punizione eterna», «miracolo», «anima» e «separazione
dal mondo».
Il compito di
formulare un tale rito fu affidato ad una commissione chiamata Consilium (Consilium
ad exequendam Costitutionem de Sacra liturgia). Tra gli osservatori non
cattolici vi erano sei pastori protestanti: Ronald Jasper, Massey
Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max
Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, dei luterani e della comunità di Taizé.
Sul
loro ruolo all'interno del Consilium, il Vescovo William Baum (poi
Cardinale nel 1976) disse: «Essi non si trovavano lì solo come
osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al
rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati
ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente». E fu la promulgata la nuova
Messa nell'aprile del 1969.
Un documento rivelatore
Nel
1969, l'Institutio Generalis Missalis Romani introdusse per primo i testi
ufficiali della nuova Messa. Gli estensori ne presentarono i principî
dottrinali che erano alla base del rito che avevano elaborato. Esso costituisce
un documento rivelatore. Eccone i punti salienti:
* Definizione
di Messa: l'Institutio Generalis si riferisce alla Messa come alla «Cena
del Signore», termine questo gradito ai protestanti, e la definisce come «sacra
assemblea o riunione del popolo di Dio volta alla celebrazione del memoriale del
Signore sotto la presidenza del sacerdote». Un futuro vescovo
disse di questo passo: «Si parte dal concetto di assemblea per
dare una definizione alla Messa».
* Il
banchetto comunitario: l'Institutio presenta la Messa anzitutto come un
banchetto comunitario o un memoriale, piuttosto che come un sacrificio.
* La
presenza di Cristo: l'Institutio non fà alcuna menzione della Presenza
Reale di Gesù Cristo nell'Eucarestia e della Transustanziazione. Insegna invece
che Cristo è presente nell'assemblea, nella lettura delle Sacre Scritture, nel
sacerdote, e che l'Ultima Cena viene così resa presente.
* Il
ruolo del celebrante: é l'assemblea che «offre» la Messa e sembra che il
sacerdote si limiti a «presiederla» perché il suo ruolo ora non sia più quello
del sacrificatore e mediatore, ma quello di un semplice «presidente
dell’assemblea».
* La
Consacrazione: ciò che nel vecchio rito veniva definita «consacrazione», nella
nuova Messa è ora chiamata narratio institutionis («racconto
dell'istituzione»). Questo termine viene usato dai novatores per significare
che l'Eucaristia, invece di essere un sacrificio, è un mero richiamo al
racconto dell'Ultima Cena. Ma quando il sacerdote recita le parole della
Consacrazione in modo puramente narrativo, la sua intenzione viene considerata
insufficiente e la Messa è così invalida: Cristo non diviene realmente presente
e il sacrificio non ha luogo. Ma quando i fedeli avvertirono l'allarme su come
il nuovo rito promuovesse idee così pericolose, i creatori della nuova Messa
cercarono di occultare le proprie intenzioni. Nel 1970, infatti, gli innovatori
elaborarono una seconda edizione dell'Institutio che aboliva la maggior
parte del linguaggio fatto oggetto di obiezioni e che includeva invece termini
tradizionali. Ma d'altra parte lasciarono completamente invariato il nuovo rito.
La perdita della fede
La
liturgia, di per sé, come già abbiamo detto, influenza la fede di coloro che vi
partecipano. Quindi, i frutti della nuova Messa non dovrebbero costituire per
noi una sorpresa. I cattolici dubitano sul dogma principale della Messa, che
cioè il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo con la
Transustanziazione. In un sondaggio condotto dal New York Times,
nell'aprile del 1994, fu chiesto ai cattolici americani se il pane e il vino
nella Messa fossero:
- «cambiati
nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo» (secondo la dottrina tradizionale);
- «ricordi
simbolici di Cristo» (secondo il credo protestante).
Ebbene,
il 70% degli intervistati, nella fascia di età tra i diciotto e i
quarantaquattro anni, rispose che il pane e il vino nella Messa erano solamente «ricordi
simbolici». Anche nella fascia di età tra i quarantacinque e i sessantaquattro
anni, il 58% rispose in tal modo, e solo il 38% ribadì la dottrina
tradizionale. Negli intervistati di età superiore ai sessantacinque anni, solo
un sofferto 51% optò per l'insegnamento tradizionale, mentre il 45% rispose
nella maniera succitata. Nel passato, i martiri cattolici avrebbero scelto di
morire piuttosto che affermare che la Presenza Reale di Cristo non era altro
che simbolica!.
Letture raccomandate
Cardinali
A. Bacci e A. Ottaviani, Breve esame critico del Novus Ordo Missæ
NOTE
Dall'originale
in lingua inglese Welcome to the Traditional Latin Mass («Benvenuti
alla Messa tradizionale in latino»), Catholic Restoration, Troy (Michigan)
1995, a cura di Luca Schiano.
La
forma liturgica celebrata fino al Concilio Vaticano II viene spesso chiamata in
diversi modi: «Messa tradizionale», «Messa di San Pio V», o «Messa tridentina»;
tuttavia, a nostro avviso, l'aggettivo più corretto e che più le si addice è
quello di «Messa romana», che noi utilizzeremo nel corso di questo libretto
(N.d.R.).
3 Sacrosanto
Concilio di Trento.
4 Cfr.
R. Bainton, Here I Stand («Io resto qui»), Ed. Mentor, pag. 156.
5 Tenutosi
dall'11 ottobre del 1962 all'8 dicembre 1965.
6 Offerto
in riparazione dei peccati.
liberamente adattato da:
http://www.crisinellachiesa.it/articoli/liturgia/non_solo_nostalgia/non_solo_nostalgia.htm
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